L‘anoressia nervosa rientra nei disturbi del comportamento alimentare (DCA) ed è una patologia che non fa discriminazioni di genere, età o background socio-culturale. Guarire dall’anoressia è possibile, ma la strada verso la guarigione può essere una sfida. In questo articolo, esamineremo in dettaglio l’anoressia nervosa, esplorando le sue origini, i sintomi e le opzioni di trattamento, con l’obiettivo di sensibilizzare e offrire un supporto informativo a coloro che ne sono coinvolti.
Ostacoli dell’anoressia
I disturbi alimentari colpiscono non solo il corpo, ma anche la mente, portando a una complessa interazione tra i fattori fisici e psicologici. Tra questi, l’anoressia è una delle patologie più comuni e insidiose, ma non è l’unica. L’incidenza di disturbi come la bulimia nervosa e il disturbo da alimentazione incontrollata (binge-eating disorder) è anch’essa in crescita.
Il fiocchetto lilla è riconosciuto come simbolo nella lotta contro i DCA.
Secondo l’ultima indagine epidemiologica condotta a livello nazionale come parte del Progetto “Piattaforma per il contrasto alla malnutrizione in tutte le sue forme,” finanziato dal Ministero della Salute e conclusosi a febbraio 2021, siamo di fronte a un aumento allarmante di queste patologie in tutto il territorio italiano.
Ciò che sul piano diagnostico caratterizza l’anoressia nervosa è in realtà una ricerca spasmodica della magrezza, intrecciata a un’opprimente paura di ingrassare.
La diagnosi per guarire dall’anoressia spesso si basa su un criterio che stabilisce una significativa perdita di peso corporeo, portando il peso al di sotto dell’85% del valore minimo normale per età e altezza.
Una delle caratteristiche più insidiose di anoressia e bulimia è la negazione della propria condizione. Spesso, chi ne è affetto non riconosce il problema legato all’alimentazione e in molti casi, sono amici e familiari a notare i segni evidenti, come una drastica perdita di peso corporeo o comportamenti alimentari sempre più scorretti.
Spesso, ciò che rende difficile definire la guarigione in questo contesto è la mancanza di chiarezza sui suoi parametri.
Contrariamente alle malattie fisiche, dove i segni evidenti di recupero sono più tangibili, i disturbi dell’alimentazione hanno una narrazione più sfumata.
L’autostima, l’accettazione del proprio corpo, il ripristino del peso naturale e il superamento dei comportamenti disfunzionali sono solo alcuni dei pilastri su cui poggia la strada verso la guarigione.
Cosa significa guarire dall’anoressia nervosa?
La vera guarigione dall’anoressia e da un disturbo dell’alimentazione va oltre la semplice cessazione dei sintomi visibili. Implica un profondo cambiamento sia fisico che psicologico, che porta il paziente a vivere una vita soddisfacente e funzionale, libera dalle restrizioni e dagli atteggiamenti distorti legati all’alimentazione.
Un aspetto importante della guarigione dall’anoressia è la riappropriazione di una relazione sana con il cibo, il corpo e l’immagine di sé. Ciò significa non solo mangiare in modo appropriato dal punto di vista nutrizionale, ma anche sviluppare una consapevolezza e un rispetto per i bisogni del proprio corpo, e imparare a gestire ansie e pensieri negativi legati all’alimentazione e all’aspetto fisico. Inoltre, i bisogni fisiologici di base come cibo e nutrizione, costituiscono il fondamento della piramide di Maslow.
La guarigione dall’anoressia comporta spesso anche la risoluzione delle cause sottostanti del disturbo dell’alimentazione, che possono essere di natura psicologica, emotiva o relazionale. Questo può richiedere un lavoro approfondito con terapeuti specializzati per affrontare traumi passati, bassa autostima, problemi di controllo, o altre sfide personali che hanno contribuito allo sviluppo del disturbo.
La parte fisica della guarigione può richiedere anche il recupero delle conseguenze fisiche del disturbo dell’alimentazione, come la riparazione dei danni alla salute causati da restrizioni alimentari eccessive o da episodi di abbuffate eccessive.
Infine, la vera guarigione dall’anoressia implica anche l’integrazione sociale. Questo può includere:
- coltivare relazioni sociali e familiari,
- partecipazione ad attività e interessi che portano gioia e soddisfazione,
- raggiungimento di obiettivi personali trascurati durante il periodo di malattia.
Riappropriarsi della libertà: sconfiggere l’anoressia nervosa
Guarire dall’anoressia significa riprendersi in mano la propria vita. Soffrire di DCA è una lotta quotidiana che va ben oltre la paura di mangiare.
Soffrire di anoressia significa… |
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Vivere con un’ansia costante e il timore delle situazioni sociali legate al cibo. Le festività diventano momenti di stress. |
Ossessione per il peso corporeo, con umore legato al numero sulla bilancia e auto-colpevolizzazione in caso di aumento. |
Profonda insoddisfazione con l’immagine corporea, con dismorfia corporea che rende difficile accettarsi. |
Irritabilità e depressione a causa della privazione costante di cibo, trasformando l’esperienza quotidiana in una lotta mentale ed emotiva. |
Isolamento sociale e profonda tristezza dovuta alla preoccupazione costante per il cibo e il peso corporeo, creando un circolo vizioso che alimenta la malattia. |
Necessità di comprensione e sostegno per affrontare la lotta contro l’anoressia nervosa e superare i mille ostacoli che questa malattia comporta. |
Il cibo, una fonte di nutrimento e gioia per molti, diventa un avversario implacabile per la guarigione verso l’anoressia nervosa. Queste persone si sottopongono a regimi alimentari estremamente restrittivi, saltando pasti o digiunando per lunghi periodi. L’obiettivo costante è raggiungere un peso desiderato o, spesso, mantenerlo al di sotto di un certo livello.
Anche se, una volta che si raggiunge il peso desiderato, spesso si fissa immediatamente un obiettivo ancora più basso, in un ciclo senza fine di auto-critica e auto-restrizione, poiché chi soffre di anoressia nervosa, raramente si sente mai abbastanza magra o abbastanza magro, indipendentemente da quanti kili possa aver perso.
Guarire dall’anoressia: cura e trattamenti
La psicoterapia rappresenta un pilastro fondamentale per guarire dall’anoressia nervosa. Questo disturbo alimentare coinvolge non solo problemi fisici ma anche profonde sfide psicologiche ed emotive, e la psicoterapia offre un approccio mirato a indirizzare questi aspetti complessi. Affidarsi a centri specializzati nei DCA può aiutare in modo determinante nella guarigione dall’anoressia.
Terapia | Descrizione |
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Terapia Cognitivo Comportamentale (CBT) | Basata sulla comprensione dei legami tra pensieri e comportamenti, aiuta a modificare convinzioni distorte riguardo al cibo e alla dieta, promuovendo pensieri più sani. |
Terapia familiare | Parte integrante del trattamento, specialmente per i giovani pazienti, mira a promuovere dinamiche familiari più sane e coinvolgere attivamente i familiari nel processo di guarigione. |
Terapia farmacologica | Utilizzata in combinazione con la psicoterapia, mira a trattare disturbi come DOC e depressione associati all’anoressia nervosa, utilizzando SSRI e olanzapina come farmaci principali. |
Nutrizionista | Affiancamento essenziale per il piano terapeutico, fornisce suggerimenti su come aumentare gradualmente e in modo equilibrato l’assunzione di cibo per favorire un aumento di peso sano. |
Comprendiamo che trovare aiuto per guarire dall’anoressia essere un processo personale e delicato. Se preferisci parlare con uno psicologo online, abbiamo collaboratori altamente qualificati pronti ad offrirti il sostegno e l’ascolto che meriti. La tua salute mentale è importante per noi, e siamo qui per aiutarti a trovare il percorso migliore per il tuo benessere. Se hai un disturbo alimentare o conosci qualcuno che ne soffre, si può contattare il Numero verde S.O.S. disturbi alimentari – 800.180.969.
Ricorda: non si è soli in questa battaglia. Cercare aiuto è un passo coraggioso verso la guarigione.
Anoressia nervosa: una lettura psicodinamica
Come abbiamo detto, per guarire dall’anoressia è importante affrontare le cause. Un’analisi psicodinamica dell’anoressia fornisce una comprensione delle radici e dei meccanismi psicologici dietro questa complessa condizione. Secondo Hilde Bruch, l’ossessione per il cibo e il peso rappresentano manifestazioni tardive di un disturbo più profondo del concetto di sé.
- Molti pazienti con anoressia nervosa sono spesso state “brave bambine” durante l’infanzia, cercando incessantemente di compiacere i genitori. Tuttavia, in adolescenza, queste persone diventano testarde e negativiste: rappresentano una sorta di ribellione a un’infanzia segnata da un profondo senso di inutilità.
- Le origini dell’anoressia nervosa possono essere individuate in una relazione disturbata tra bambina e la madre: la madre sembra prendersi cura della figlia in funzione dei propri bisogni invece che di quelli della bambina stessa. Così la bambina inizia a sentirsi come un’estensione della madre, come se il proprio corpo fosse abitato da un “cattivo introietto materno”. Il digiuno può quindi diventare un tentativo di bloccare la crescita di questo oggetto interno ostile e intrusivo. In questo senso il ruolo della madre nell’anoressia può avere un impatto notevole.
- Ricevere cibo o amore mette la persona direttamente di fronte alla realtà che non può possedere ciò che desidera, scatenando quindi la scelta di rifiutare tutto.
- Entrambi i genitori spesso cercano un sostegno emotivo dalla figlia invece di offrirlo. La figlia diventa un oggetto-sé che riflette e convalida i genitori, ma a cui è negato un proprio senso di sé.
Questo può portare alla convinzione che gli altri, inclusi i genitori, non possono mettere da parte i propri interessi e bisogni, facendo sì che la bambina aumenti progressivamente le restrizioni alimentari come un disperato tentativo di ottenere l’attenzione e l’aiuto che tanto desidera.
Fonti:
- Hepworth, Julie. “La costruzione sociale dell’anoressia nervosa”. La costruzione sociale dell’anoressia nervosa (1999): 1-160.
- Moskowitz, Lindsay e Eric Weiselberg. “Anoressia nervosa/anoressia nervosa atipica”. Problemi attuali nell’assistenza sanitaria pediatrica e adolescenziale 47.4 (2017): 70-84.
- Stewart, Maria-Christina, Pamela K. Keel e R. Steven Schiavo. “Stigmatizzazione dell’anoressia nervosa”. Rivista internazionale dei disturbi alimentari 39.4 (2006): 320-325.