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Bulimia nervosa: cos’è, cause, cura e sintomi

I disturbi alimentari fanno riferimento a modalità di assunzione di cibo che compromettono lo stato di salute fisica e il funzionamento psicosociale di una persona che ne è affetta. Tra questi c’è anche la bulimia nervosa.

Soffrire di bulimia vuol dire procurarsi cibo a sufficienza, ingerirne grandi quantità in poco tempo, per lo più in solitudine, e vivere un conseguente senso di colpa che si trasforma tipicamente in condotte di compensazione come vomito autoindotto.

Cos’è la bulimia

La bulimia nervosa è un disturbo del comportamento alimentare caratterizzato dall’eccessiva assunzione di cibo – le abbuffate – seguite da episodi che aiutano a liberarsi della quantità di cibo ingerita tramite metodi come il vomito autoindotto o l’uso di lassativi.

Una patologia che in realtà si rivela difficile da riconoscere, in quanto spesso le persone che ne soffrono presentano un peso corporeo che è nella norma.

Può insorgere a qualsiasi età, anche se, in genere, colpisce le donne di età compresa tra i 16 e i 40 anni. Non mancano casi in uomini e in bambini, ma si tratta di eventi piuttosto rari.

Un disturbo associato ad atteggiamenti anomali nei confronti del cibo o della propria immagine corporea. A livello generale, le persone bulimiche sperimentano sensi di colpa e si vergognano per i loro comportamenti, per questo cercano di tenerli segreti. I cicli di abbuffate-comportamenti compensatori possono essere scatenati sia dalla fame, sia dallo stress ma, più frequentemente, costituiscono soltanto un modo per fronteggiare i propri stati d’ansia.

Il significato della bulimia

Cosa significa soffrire di bulimia?

Significa vivere secondo precisi schemi prestabiliti, in cui il cibo e il vomito, o l’attività fisica e l’uso eccessivo di lassativi, diventano rituali ineluttabili. Questi rituali creano una sensazione di totale mancanza di libertà alimentare, imprigionando la persona bulimica in un ciclo distruttivo.

Significa anche vivere con la costante paura di essere scoperti. Questa paura porta spesso a chiudersi in bagno, cercando disperatamente un momento di solitudine in cui poter espellere ciò che è appena stato ingerito. Il terrore dell’aiuto, benché possa sembrare contraddittorio, è una parte integrante di questa lotta.

Soffrire di bulimia significa sentirsi costantemente in colpa dopo un episodio di abbuffata. Il senso di vergogna è travolgente, spingendo a comportamenti di eliminazione come il vomito autoindotto, che, paradossalmente, sembrano offrire un sollievo temporaneo dalla colpa.

In alcuni casi, la bulimia può far sentire potenti e forti, almeno inizialmente. C’è una percezione distorta che permette di mangiare qualsiasi cosa, perché si sa che, in seguito, verrà espulsa attraverso i comportamenti compensatori. Tuttavia, questa sensazione di potere è effimera e illusoria, poiché la bulimia alla lunga ha gravi conseguenze sulla salute fisica e mentale.

Vivere con la bulimia significa vivere una dura battaglia quotidiana che va oltre il semplice rapporto con il cibo. È una lotta che coinvolge il corpo, la mente e le emozioni, spesso creando un circolo vizioso che richiede un supporto empatico e professionale per essere superato.

Significato della bulimia: una visione psicodinamica

Una prospettiva psicodinamica può offrire una comprensione più approfondita delle radici e dei meccanismi della bulimia, evidenziando come questo disturbo possa essere influenzato da esperienze infantili e dinamiche familiari complesse.

Questo disturbo, insieme all’anoressia, è spesso considerato come due facce della stessa medaglia, condividendo alcune caratteristiche fondamentali.

Le persone che lottano con la bulimia spesso hanno difficoltà a controllare i loro impulsi. Questo comportamento è spesso il risultato di un Io indebolito (senso di sé debole) e di un Super-Io (voce critica interna) meno forte. Il comportamento di mangiare in modo eccessivo e poi cercare di liberarsi del cibo non è solo un problema di controllo sugli impulsi, ma spesso viene accompagnato da comportamenti sessuali impulsivi, autolesionismo e uso di sostanze.

Un tema comune nella storia infantile delle persone con bulimia è l’assenza di un oggetto transizionale, come un ciuccio o una copertina, che aiuta il bambino a separarsi psicologicamente dalla madre. 

Questa lotta evolutiva per separarsi può essere invece inscenata utilizzando il corpo: il mangiare rappresenta il desiderio di essere vicini alla madre, mentre il cercare di liberarsi del cibo simboleggia il tentativo di allontanarsi da lei.

All’interno delle dinamiche familiari, spesso emergono forti bisogni da parte dei genitori di essere visti come “tutti buoni”. Le qualità inaccettabili e gli aspetti negativi dei genitori vengono proiettati sul figlio/figlia bulimico/a, che finiscono per sentirsi come i “cattivi“. 

Tuttavia, il sentimento residuo di “bontà” è instabile, poiché è basato sulla scissione, sul diniego e sulla proiezione dell’aggressività piuttosto che sull’integrazione del cattivo con il buono.

Le cause della bulimia

Individuare quali siano le cause della bulimia nervosa non è semplice: anche se questo disturbo è legato principalmente alla paura di ingrassare, nella maggior parte dei casi intervengono altre emozioni più difficili da identificare.

Le abbuffate e i conseguenti comportamenti di eliminazione del cibo sono, il più delle volte, il solo modo che le persone che soffrono di questa patologia conoscono per affrontare le più complicate emozioni sottostanti.

I problemi più comuni che possono portare alla bulimia sono:

  • bassa autostima: si considera la perdita di peso un modo fondamentale per far crescere l’autostima;
  • depressione: si utilizza l’abbuffata come sistema per ridurre i propri stati d’animo negativi, ma la costante presenza dei comportamenti di eliminazione non riesce ad alleviare queste emozioni e il ciclo riprende;
  • stress: il disturbo può comparire dopo aver affrontato un’esperienza traumatica o nel corso di importanti eventi che cambiano la vita.

La bulimia nervosa può verificarsi anche in persone che hanno sofferto di una malattia fisica e in quelle che hanno subito abusi sessuali.

Contribuiscono a far soffrire di bulimia nervosa anche problemi psicologici. La ricerca scientifica sull’argomento mostra che la bulimia è più comune nelle persone con:

  • disturbi d’ansia;
  • disturbo ossessivo-compulsivo (DOC);
  • disturbo da stress post-traumatico (PTSD);
  • disturbi della personalità.

Infine, ci sono anche motivi legati prettamente a fattori socio-culturali e genetici, come ad esempio la familiarità del disturbo.

Sintomi della bulimia

I principali sintomi della bulimia nervosa comprendono:

  • abbuffate compulsive;
  • inappropriate condotte compensatorie per prevenire l’aumento di peso (vomito autoindotto, rigida restrizione alimentare, abuso di lassativi e diuretici, eccessiva attività fisica);
  • forti preoccupazioni per la magrezza;
  • autostima influenzata in misura eccessiva dalla forma e dal peso corporei.

Le crisi bulimiche avvengono in solitudine e gli episodi possono essere più o meno programmati. Sono schemi comportamentali che possono comparire singolarmente o in parallelo a dipendenze multiple da alcool, droghe e così via.

I comportamenti di abbuffata, in molti casi, continuano finché l’individuo bulimico non si sente “pieno da star male”. In seguito a ciò emergono stati di umore negativo, stress e intensa fame a causa di una restrizione dietetica. Oppure, sentimenti di insoddisfazione che riguardano il peso, la forma del corpo o il cibo.

Una crisi di bulimia è anche accompagnata dalla sensazione di perdere il controllo che porta a ricorrere frequentemente a inappropriati comportamenti compensatori tra cui il vomito.

Espellere cibo dalla bocca, infatti, riduce la sensazione di malessere fisico, oltre alla paura di ingrassare. In altri casi, invece, chi soffre di bulimia nervosa potrebbe usare in maniera non opportuno lassativi e diuretici.

Altre misure compensatorie per le abbuffate sono il digiuno nei giorni successivi o l’esercizio fisico eccessivo.

Bulimia Test – come misurare la fame nervosa

Se pensi di essere una persona che soffre di bulimia, a tua disposizione ci sono diversi test, online e non, per misurare la fame nervosa. Il più usato è l’Eating Attitude Test (EAT-26).

Questo strumento consiste in un questionario di auto-somministrazione, ma affinché possa fornire informazioni accurate richiede risposte oneste e aperte. Consente, infatti, l’identificazione precoce dei disturbi legati ai problemi alimentari, portando a iniziare una cura più rapidamente e quindi più efficace.

La differenza tra bulimia e anoressia

Pur classificate entrambe come disturbi del comportamento alimentare (DCA), anoressia e bulimia presentano caratteristiche peculiari e differenze. La maggiore diversità tra le due patologie è legata principalmente al peso:

  • l’anoressia nervosa consiste in un’eccessiva perdita di peso corporeo accompagnata da un fortissimo terrore di ingrassare e da una distorsione della propria immagine corporea che ti fa percepire grasso anche se in realtà sei sottopeso;
  • la bulimia nervosa è spesso il rovescio della medaglia dell’anoressia. La sua caratteristica principale è l’ abbuffata compulsiva seguita da comportamenti compensatori. Ma in realtà, di primo impatto, chi soffre di bulimia non mostra caratteristiche preoccupanti come l’eccessiva magrezza.

Bulimia: le cure per smettere

Uscire dalla bulimia nervosa è possibile. Esistono diverse cure per non avere più questo errato comportamento alimentare e per aiutare le persone che soffrono di questo disturbo.

Se pensi di soffrire di bulimia nervosa, il primo passo che devi fare è riconoscere di avere un problema e rivolgerti al tuo medico di famiglia. La terapia, di solito, inizia con una cura psicologica che si propone di ristabilire atteggiamenti e comportamenti corretti nei confronti del cibo. Tra queste ci sono:

  • la terapia cognitivo-comportamentale (CBT): prevede colloqui con un terapeuta volti ad analizzare i problemi e modificare la convinzione che il peso e le forme fisiche siano l’unico, o il principale fattore secondo cui definire il proprio valore. Il tutto con l’obiettivo di aiutare chi soffre di questo disturbo a gestire i propri comportamenti o a sostituirli con altri che risultano più adeguati;
  • psicoterapia interpersonale (IPT): incontro con un terapeuta al fine di discutere e analizzare i problemi,  specialmente dal punto di vista delle relazioni interpersonali. Lo scopo è identificare e modificare il contesto nel quale i problemi psichici si sono sviluppati.

Si è dimostrata efficace anche la cura della bulimia nervosa con i farmaci. In particolare, l’uso di antidepressivi migliora il tono dell’umore e riduce il sintomo delle abbuffate nel breve periodo.

Infine, in presenza di gravi complicazioni e di situazioni a rischio, può essere necessario il ricovero ospedaliero.

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Terapia farmacologica per la bulimia

La prima cosa da fare per curare la bulimia nervosa è intraprendere una corretta e tempestiva diagnosi della malattia. In seguito, si può intervenire con diversi tipi di trattamenti che coinvolgono specialisti, e in alcuni casi affiancati a rimedi a base di farmaci antidepressivi.

Gli antidepressivi maggiormente impiegati sono gli inibitori selettivi del reuptake della serotonina. Per la bulimia nervosa si ricorre soprattutto alla fluoxetina. Ma se necessario, i medici specialisti potrebbero prescrivere anche la somministrazione di medicinali volti a contrastare i sintomi della bulimia, come, ad esempio, le alterazioni del ciclo mestruale

Testimonianze di persone che hanno vissuto la bulimia

Seppur un processo lento e non privo di ostacoli, guarire dalla bulimia nervosa è possibile. A dimostrazione di quanto detto ci sono alcune testimonianze di persone che ci sono riuscite come Stefania che racconta: “Se si soffre di un disturbo alimentare non si può risolverlo partendo dal cibo. Prima di tutto bisogna ri-risolvere te stessa, senza farti frenare dalla paura, dalle tante volte che hai provato. Ce la puoi fare”.

Marcello, invece, ha voluto condividere le sue emozioni e tutto quello che ha guadagnato non appena guarito dalla bulimia nervosa: “ Quello che voglio dire è che si può guarire. Dobbiamo imparare ad amare noi stessi e a chiedere aiuto, quando ce n’è bisogno. Non c’è nulla di male in questo. Vorrei anche concludere sottolineando che la bulimia, l’anoressia e in generale i disturbi alimentari non sono capricci o manie dettate dalla moda del momento. Sono vere e proprie malattie, che coinvolgono mente e corpo. Vanno curate e le persone che ne soffrono vanno aiutate, seguite, capite ma soprattutto amate. Mai giudicate. Ora sto finalmente imparando ad accogliermi e ad amarmi, perché quel senso di morte, quella distruzione non è altro che un urlo alla vita. Non permettete che vi distrugga”.

Se hai un disturbo alimentare o conosci qualcuno che ne soffre, è possibile rivolgersi il numero verde S.O.S. disturbi alimentari  800.180.969.

La strada verso la guarigione inizia con il coraggio di chiedere aiuto.

La psicoterapia online di Serenis

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Revisori

reviewer

Dott. Raffaele Avico

Psicoterapeuta, psicotraumatologo e terapista certificato EMDR I

Ordine degli Psicologi del Piemonte num. 5822

Psicoterapeuta, psicotraumatologo e terapista EMDR. È membro della ESDT (European Society for Trauma and Dissociation) e socio AISTED (Associazione italiana per lo studio del trauma e della dissociazione).

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Dott. Rosario Urbani

Psicoterapeuta specializzato in cognitivo comportamentale

Ordine degli Psicologi della Campania num. 6653/A

Laureato in Neuroscienze presso la Seconda Università di Napoli. Specializzato presso l’istituto Skinner in psicoterapia cognitivo comportamentale. Analista del comportamento ABA e specializzato anche nella tecnica terapeutica dell'EMDR.

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Dott.ssa Maria Vallillo

Psicoterapeuta specialista in Lifespan Developmental Psychology

Ordine degli Psicologi del Lazio num. 25732

Laurea in Psicologia presso l'Università degli Studi di Chieti. Specializzazione in psicoterapia e psicologia del ciclo di vita presso l’Università la Sapienza di Roma. Esperta in neuropsicologia e psicodiagnostica e perfezionata in psico-oncologia.