Aggressività: che cos'è e da cosa deriva

L'aggressività può diventare un problema serio quando si manifesta con comportamenti duri verso l'esterno. Tuttavia, è possibile affrontarla e gestirla. Con il giusto supporto possiamo ridurre l’aggressività e migliorare le nostre relazioni e il nostro benessere. Scopri come fare il primo passo verso un equilibrio migliore.

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da cosa deriva l'aggressività

Che cosa si intende con il termine aggressività?

Il termine aggressività è molto generico e può comprendere diverse sfumature di significato. Possiamo definirlo con le parole dello psichiatra Luigi Valzelli: “l’aggressività è una componente del comportamento naturale che in forme differenti, a seconda dei finalismi da raggiungere e degli stimoli che la suscitano, viene messa in atto per rimuovere o superare qualsiasi minaccia all’integrità fisica e/o psichica, garantendo la salvaguardia del singolo e della specie”.

Nella sua accezione patologica invece, l'aggressività si riferisce a un comportamento disturbante caratterizzato dal tentativo di arrecare danno agli altri o a sé stesso. Questa condotta può manifestarsi in forme verbali, come minacce, insulti o linguaggio offensivo, oppure in forme fisiche, esprimendosi attraverso atti come pugni, graffi, morsi, urla e pianti.

L’aggressività come comportamento naturale

In passato, i nostri antenati dipendevano spesso da risposte aggressive per difendersi dai predatori o da altri gruppi rivali. Questo tipo di comportamento ha svolto un ruolo fondamentale nell'evoluzione umana, aiutando a garantire la protezione di risorse, territori e membri della comunità.

Anche oggi, sebbene in contesti sociali più regolamentati, l'aggressività può avere una sua utilità. Pensiamo, per esempio, alla determinazione che può derivare da una forma di aggressività costruttiva, come nel caso di un atleta che si spinge al limite delle proprie capacità per eccellere, o di un lavoratore che si batte per i propri diritti. Pertanto, l’aggressività può anche essere vista come uno strumento per perseguire obiettivi o difendere i propri interessi, purché sia contenuta entro limiti accettabili.

Quante tipologie di aggressività esistono?

Potremmo immaginare l’aggressività come una scala: alla base ci sono le forme più lievi, in cima quelle più estreme. Distinguiamo:

  • un’aggressività attiva, che viene esercitata con la forza;
  • un’aggressività passiva, che si serve, ad esempio, della diffamazione o dell’omissione di soccorso;
  • un’aggressività autodiretta, rivolta contro di sé;
  • un’aggressività reattiva, alimentata dalla vendetta per un torto subito;
  • un’aggressività proattiva, per esercitare un dominio sulle altre persone. Può sfociare anche in violenza verbale o fisica.

Aggressività: tra genetica e ambiente

Uno studio dell’Università di Montreal ha dimostrato che, prima dei 6 anni di vita, in ogni persona convivono un’aggressività reattiva e una proattiva. Crescendo, entrambe si riducono: in poche parole, i fattori ambientali hanno la meglio su quelli genetici, perché tra i 6 e i 12 anni impariamo a gestire meglio le nostre emozioni e a comunicare con le altre persone, adattandoci alle regole sociali. 

Questo processo si affina sempre di più, a meno che non sopraggiungano disturbi o condizioni patologiche in grado di inibire la nostra naturale autoregolazione.

La genetica può predisporre all’aggressività, mentre l’ambiente spesso agisce come un fattore scatenante o modulatore. Molte ricerche hanno evidenziato che esperienze negative nell'infanzia, come traumi, abusi o maltrattamenti, possono influenzare significativamente il comportamento aggressivo in età adulta.

Anche l'esposizione a modelli violenti nei media, la povertà, l'esclusione sociale o l'appartenenza a gruppi sociali con norme aggressive possono contribuire all'accentuazione di tali comportamenti.

D'altra parte, ambienti sicuri e stimolanti, in cui vengono promossi il dialogo e la gestione sana delle emozioni, possono aiutare a mitigare l’aggressività innata o appresa, orientandola verso forme più costruttive e positive di espressione.

È possibile prevenire l’aggressività?

Per prevenire l’aggressività reattiva bisognerebbe ridurre il più possibile le esperienze di vittimizzazione dei bambini e delle bambine. 

Per evitare lo sviluppo incontrollato dell’aggressività proattiva, sarebbe utile trasmettere loro i valori prosociali e insegnargli a sfogare la rabbia e gestire i conflitti in maniera consapevole, servendosi delle tecniche della comunicazione assertiva.

Quali sono i disturbi psichici collegati all’aggressività?

Il DSM-5 indica l’aggressività come uno dei sintomi di questi disturbi:

Il disturbo oppositivo provocatorio

I sintomi sono: umore irritabile, nervosismo, condotta polemica e di sfida, attitudine alla vendetta. Questo disturbo riguarda solo bambini e adolescenti e ha un impatto sullo sviluppo delle naturali capacità di autoregolazione inibitoria.

Il disturbo della condotta

Si contraddistingue per una forte aggressività rivolta verso persone e/o animali, per furti e/o danneggiamenti di proprietà, per gravi violazioni e per il disprezzo delle regole sociali. Questo disturbo riguarda solo gli adolescenti.

Il disturbo esplosivo intermittente

È caratterizzato da uno scoppio aggressivo di breve durata, impulsivo e non premeditato. Può essere fonte di disagio interiore perché danneggia il lavoro e la vita personale di chi lo sperimenta. Gli altri sintomi sono: pensieri maniacali, formicolii, tremori, oppressione toracica e sensazione di pressione alla testa.

Il disturbo antisociale di personalità

Il disturbo antisociale è una condizione attribuibile solo agli adulti ed è caratterizzata dal disprezzo per le norme sociali, dalla disonestà e dalla manipolazione. Gli altri sintomi sono l’irritabilità, la noncuranza per le altre persone e per sé e la mancanza di rimorso.

Come gestire l’aggressività?

Una volta compreso che l’aggressività è il risultato di una complessa interazione tra fattori biologici, genetici e ambientali, diventa importante trovare strategie efficaci per gestirla. 

Gestire l'aggressività inizia con la consapevolezza delle proprie emozioni, come rabbia e frustrazione. Tecniche come la respirazione profonda e la meditazione possono aiutare a rilassarsi e prevenire reazioni impulsive. È fondamentale anche imparare a comunicare in modo assertivo, esprimendo i propri bisogni senza offendere gli altri. Nei casi più complessi però, è necessario integrare la terapia, che può essere utile per modificare schemi di pensiero aggressivi.

Infine, creare ambienti inclusivi e promuovere l'educazione emotiva può ridurre l'aggressività a livello sociale.

Alcune curiosità sull’aggressività

  • Secondo una ricerca della Georgia Regents University, riversiamo la nostra aggressività soprattutto su chi ci sta vicino, che sia in casa o sul posto di lavoro.
  • Viene anche smontata una teoria che si considerava assodata: l’uomo non è più aggressivo della donna. L’aggressività maschile tende a essere attiva e chiaramente visibile nelle reazioni e nei comportamenti, mentre quella femminile è spesso passiva e “coperta”.

 

Fonti

  • Fernandez, E., & Johnson, S. L. (2016). Anger in psychological disorders: Prevalence, presentation, etiology and prognostic implications. Clinical Psychology Review, 46, 124–135. https://doi.org/10.1016/j.cpr.2016.04.012
  • Glancy, G., & Saini, M. A. (2005). An evidenced-based review of psychological treatments of anger and aggression. Brief Treatment & Crisis Intervention, 5(2).
  • Saini, M. (2009). A meta-analysis of the psychological treatment of anger: Developing guidelines for evidence-based practice. Journal of the American Academy of Psychiatry and the Law Online, 37(4), 473-488.
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Federico RussoPsicologo, Psicoterapeuta, Neuropsicologo
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Psicologo e psicoterapeuta con 8 anni di Esperienza. Iscrizione all’Ordine degli Psicologi - Regione Puglia, n° 5048. Laurea in Psicologia clinica e della salute, Università degli Studi di Chieti. Specializzazione in Psicoterapia presso l'Istituto S. Chiara. Crede che la parte migliore del suo lavoro sia il risultato: l’attenuazione dei sintomi, la risoluzione di una difficoltà, il miglioramento della vita delle persone.
Domenico De DonatisPsichiatra e Direttore Sanitario
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Domenico De Donatis è un medico psichiatra con esperienza nella cura dei disturbi psichiatrici. Laureato in Medicina e Chirurgia presso l'Università di Parma, ha poi ottenuto la specializzazione in Psichiatria all'Università Alma Mater Studiorum di Bologna. Registrato presso l'Ordine dei Medici e Chirurghi di Pescara con il n° 4336, si impegna a fornire trattamenti mirati per migliorare la salute mentale dei suoi pazienti.
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