Tra i disturbi del comportamento alimentare (DCA), i più noti sono senza dubbio anoressia e bulimia, particolarmente eclatanti nelle loro manifestazioni. Siamo abituati a considerare queste due patologie come in antitesi, ma non necessariamente questa visione è corretta: sorprendentemente, è possibile che una persona con anoressia si abbuffi, così come esistono casi di bulimia priva di vomito.
Queste variazioni sollevano interrogativi sulla nostra concezione tradizionale di questi disturbi, suggerendo piuttosto che siano parte di un continuum psicopatologico, incentrato sull’eccessiva preoccupazione per il peso corporeo. L’esperienza clinica suggerisce che anoressia e bulimia potrebbero essere interpretate come due sfumature di un unico disturbo, un concetto che esploreremo nel corso del nostro articolo.
Anoressia e bulimia: significato e definizione
Il termine “anoressia” deriva dal greco antico, composto da due parole: αν (che significa “senza” o “privazione”) e ορέξις (che significa “appetito”). Quindi, letteralmente, “anoressia” si riferisce a una mancanza o perdita di appetito, ma si tratta di un’espressione fuorviante. La fame infatti, è perennemente presente in una persona con anoressia. Tuttavia, si impone delle restrizioni alimentari che portano al crollo del peso in poco tempo, rafforzato da condotte compensatorie oppure eliminatorie. Bisogna ricordare però che il calo del peso corporeo non è determinante per la diagnosi di anoressia: infatti si parla anche di anoressia atipica e dei sintomi mentali associati. In genere ad essere colpite sono ragazze, ma è possibile anche un esordio più precoce.
La bulimia, invece, è un circolo di impulsività che ostacola il soggetto nel suo intento di tenere sotto controllo il peso, cedendo alla fame e mettendo in atto le tipiche abbuffate, ovvero l’assunzione spropositata di qualsiasi tipo di cibo, senza alcuna logica, fino a che la persona non arriva a star male fisicamente. Questo è evidente anche nell’etimologia: il termine “bulimia” ha radici nel greco antico ed è composto dalle parole βοῦς (che significa “bue” o “grande”) e λιμός (che significa “fame”). Quindi, letteralmente, “bulimia” si traduce in “fame da bue” o “fame eccessiva”. Questa fame il più delle volte è emotiva, e nella seconda parte del comportamento segue la condotta di eliminazione o compensatorie. Anche in questo caso parliamo soprattutto di adolescenti, anche se l’esordio solitamente è più tardo.
Le cause di anoressia e bulimia
I disturbi alimentari insorgono in presenza di un insieme di concause, in cui si intrecciano elementi genetici, biologici, ambientali, sociali e psicologici. Tra le cause più frequenti dietro anoressia e bulimia, gli esperti includono:
- influenza sociale per stereotipi di bellezza e corpi idealizzati;
- problemi di autostima e sicurezza in sé stessi;
- disturbi psicologici come depressione, ansia e disturbi dell’umore;
- esperienze traumatiche come abusi sessuali o fisici;
- casi di disturbi alimentari in famiglia o presenza di conflitti familiari;
- stress cronico e cambiamenti nella vita;
- peso delle aspettative dei genitori;
- sentimenti di abbandono o trascuratezza.
Le persone che soffrono di anoressia e bulimia traferiscono questi sentimenti e pensieri negativi su qualcosa che riescono a controllare, ovvero il peso. Quando effettivamente ci riescono, la soddisfazione che provano è per loro la conferma di essere capaci di fare qualcosa. Non commettiamo, quindi, l’errore di giudicare superficialmente chi soffre di questi disturbi: le cause sono molto più profonde di una mera ricerca di corrispondenza a un canone estetico dettato dalla società.
Caratteristiche principali
Sebbene i comportamenti associati ad anoressia e bulimia possano presentare sovrapposizioni, è importante comprendere le differenze che delineano questi due disturbi del comportamento alimentare. Riportiamo nella seguente tabella le caratteristiche principali a confronto in anoressia e bulimia:
Caratteristica | Anoressia | Bulimia |
---|---|---|
Principale comportamento alimentare | Restrizione calorica estrema, rifiuto del cibo, paura di aumentare di peso | Ingestione eccessiva di cibo seguita da comportamenti compensatori (vomito auto-indotto, uso di lassativi, digiuno) |
Percezione del peso e del corpo | Distorsione corporea con percezione di sovrappeso nonostante sottopeso | Distorsione corporea con percezione di sovrappeso nonostante normopeso o sovrappeso |
Controllo e rituali alimentari | Rigidi controlli alimentari, piani dietetici restrittivi | Episodi di abbuffate seguiti da sensi di colpa e comportamenti compensatori |
Impatto sull’emotività | Ansia e depressione, isolamento sociale, ritiro emotivo | Sensi di colpa, vergogna, auto-disprezzo, ansia |
Rischi per la salute fisica | Malnutrizione, denutrizione, ritardo nella crescita, problemi cardiaci | Desequilibrata assunzione di nutrienti, disidratazione, problemi gastrointestinali, danni dentali da vomito |
Rischi per la salute mentale | Disturbi dell’umore, ossessione, ansia, comportamenti ossessivo-compulsivi | Disturbi dell’umore, ansia, autolesionismo, abuso di sostanze |
Qual è la differenza tra anoressia e bulimia?
Nei DCA, la distinzione più significativa risiede nel significato psicologico che si cela dietro i comportamenti osservati. In particolare nell’anoressia, l’ossessione per il peso diventa un mezzo per ristabilire un senso di controllo sulla propria vita, un modo per governare ciò che sembra controllabile e per sentirsi in grado di influenzare la propria esistenza.
In parallelo, la bulimia condivide questa stessa aspirazione di controllo, ma connota un’incapacità nell’affrontare le proprie emozioni: l’individuo bulimico ricorre al cibo come fonte di conforto. Il cibo diventa una forma di auto-sostegno e conforto temporaneo, ma i sentimenti di colpa e vergogna che seguono le abbuffate rivelano una lotta interna tra il desiderio di soddisfare bisogni emotivi e il desiderio di conformarsi a ideali di magrezza.
È importante sottolineare che vi sono forme di DCA che sfuggono a una classificazione netta all’interno di uno specifico quadro diagnostico, tuttavia ciò non nega la validità delle distinzioni tra anoressia e bulimia come entità separate. È plausibile che un individuo possa transitare da un disturbo all’altro in momenti differenti della propria vita, poiché il modo in cui affronta il proprio malessere può variare nel tempo, pur restando costanti le radici delle cause che lo hanno generato.
Diffusione e statistiche
Le statistiche rendono più chiaro il modo in cui i diversi DCA possano trasformarsi e susseguirsi nel tempo. Ad esempio, circa il 40% delle persone con anoressia, entro 5 anni, inizia a presentare anche delle abbuffate e delle condotte di eliminazione, vertendo così verso la bulimia. È più difficile che dalla bulimia si passi all’anoressia, ma questi dati indicano come i disturbi del comportamento alimentare non siano affatto stabili. Queste patologie rappresentano una vera piaga: pensa che ne soffre circa il 5% delle persone. Uno studio conferma che l’incidenza tra le ragazze è nettamente superiore rispetto ai ragazzi, in rapporto di 10:1 per l’anoressia e di 20:1 per la bulimia.
Molte persone pensano che il modo migliore di trattare disturbi alimentari sia andare dal nutrizionista, ma questo approccio è sbagliato. Anoressia e bulimia si associano a un carico emotivo di tipo depressivo o ansioso che rende fondamentale chiedere aiuto a un professionista della salute mentale. Gli psicoterapeuti e le psicoterapeute di Serenis che possono aiutare i ragazzi e le ragazze con questo tipo di difficoltà in modo competente e professionale.
Se stai pensando di affrontare problemi come anoressia e bulimia, possiamo aiutarti a trovare uno psicologo online adatto alle tue esigenze. In alternativa puoi valutare di rivolgerti ai centri per disturbi alimentari, in grado di supportarti grazie alle sinergie di diversi professionisti. Ricordati che il tuo benessere mentale deve essere una priorità: non rimandare il prenderti cura di te.
Bibliografia:
- Kipman A., Gorwood P., Mouren-Siméoni M. C., Adès J. (1999), Genetic factors in anorexia nervosa, European Psychiatry, Vol. 14, Issue 4
- Ehrensing R. H., Weitzman E. L. (1970), The Mother-Daughter Relationship in Anorexia Nervosa, Psychosomatic Medicine 32(2):p 201-208