Cos'è l'ADHD: sintomi, cause e trattamenti

In questo articolo troverai una guida completa sull'ADHD, o Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività: un disturbo del neurosviluppo che si presenta a partire dall'infanzia ma può influenzare anche la vita adulta. Vediamo quali forme assume e come può essere gestito.

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Punti chiave:

  • Cos'è l'ADHD: l'ADHD, o Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività, è un disturbo neuropsichico che colpisce l'attenzione, il controllo degli impulsi e l'attività motoria. Può manifestarsi fin dalla prima infanzia e perdurare nell'età adulta. Le persone con ADHD spesso hanno difficoltà a concentrarsi e a completare attività quotidiane.
  • Sintomi dell'ADHD: i sintomi principali dell'ADHD includono difficoltà a concentrarsi, impulsività e iperattività. Le persone con ADHD possono essere facilmente distratte e non riuscire a portare a termine compiti. Inoltre, tendono ad avere difficoltà a seguire le regole e a restare ferme in situazioni che richiedono calma e attenzione.
  • Diagnosi dell'ADHD: la diagnosi dell'ADHD viene effettuata da un professionista della salute attraverso una valutazione clinica approfondita. Questo processo può includere interviste, osservazioni comportamentali e questionari. La diagnosi si basa sulla presenza dei sintomi in contesti diversi e sulla durata nel tempo, escludendo altre possibili cause.

Definizione e significato di ADHD

Il manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-5-TR, 2024), inserisce il Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività o DDAI o ADHD (dall'inglese Attention-Deficit/Hyperactivity Disorder) nella categoria dei disturbi del neurosviluppo

Lo definisce come una serie di condizioni che si sviluppano durante l'infanzia e compaiono nelle prime fasi dello sviluppo, ma che possono condizionare la sfera sociale, scolastica, lavorativa e personale anche nella vita adulta. 

Secondo il DSM 5, i sintomi compaiono entro i primi 4 anni di vita e comunque sempre prima dei 12 anni. La diagnosi dell’ADHD viene solitamente fatta tra gli 8 e i 10 anni, ma i soggetti con la variante disattentiva possono essere diagnosticati anche dopo l'adolescenza.

 

Nella comunità scientifica, il disturbo da deficit di attenzione/iperattività è interpretato o come un disturbo del neurosviluppo, oppure come una neurodiversità, ovvero un diverso funzionamento neurologico.

I diversi tipi di ADHD nel DSM-5

Secondo il DSM-5-TR , il Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività (ADHD) può presentarsi in tre forme diverse: 

  • ADHD con attenzione ridotta in cui il sintomo principale è la disattenzione;
  • ADHD con impulsività e iperattività in cui l’impulsività e l’iperattività sono le manifestazioni prevalenti;
  • ADHD di tipo combinato (o ADHD-C) in cui disattenzione, impulsività e iperattività sono co-presenti.

Diffusione ed epidemiologia dell'ADHD

L'ADHD è uno dei disturbi che occorrono più di frequente nell'infanzia e nelle fasi evolutive. Per esempio, un'indagine condotta negli Stati Uniti nel 2022 ha evidenziato che l'11% dei ragazzi dai 3 ai 17 anni ha ricevuto una diagnosi di ADHD. Gli stessi dati mostrano che:

  • i ragazzi (15%) hanno una probabilità più elevata delle ragazze (8%) di sviluppare ADHD;
  • bambini e ragazzi con altre condizioni oltre all'ADHD, come disturbi della condotta, disturbi dell'apprendimento, ansia o depressione, sono più propensi a manifestare sintomi severi di ADHD. 

Nel 2015 l'Agenzia Italiana del Farmaco riportava per l'Italia una percentuale di ragazzi dai 6 ai 17 anni con ADHD diagnosticata di appena l'1%, inferiore alla media mondiale.

Nonostante l'ADHD sia associato ai disturbi dell'infanzia, questo disturbo dell’attenzione e iperattività non sempre viene riconosciuto nei bambini. Le differenze neurologiche sono infatti persistenti e circa la metà dei soggetti presenta i sintomi anche in età adulta, più complessi da diagnosticare perché meno evidenti o “mascherati”. 

Tuttavia l'ADHD nei bambini e negli adulti presenta alcune differenze.

ADHD nei bambini

I primi sintomi di ADHD nei bambini compaiono in genere tra i 3 e i 6 anni di età. Una persona con ADHD, come sottolinea il DSM-5, manifesta “divagazione dal compito, mancanza di perseveranza, difficoltà a mantenere l’attenzione e disorganizzazione, e non a causa di sfida o mancanza di comprensione.” 

Gli studi neuropsicologici di Nigg & Casey hanno evidenziato differenze tra bambini con e senza ADHD su una serie di compiti. In particolare, le aree principali in cui si verificano i deficit sono:

  • l'attenzione;
  • il controllo cognitivo o funzione esecutiva;
  • i meccanismi motivazionali (ad esempio, chi ha l’ ADHD ha un approccio diverso al meccanismo di rinforzi e incentivi).

Circa il 78% dei bambini con ADHD presenta anche i sintomi di una condizione complementare. Uno studio sulla comorbidità con l’ADHD afferma infatti che “I disturbi comorbidi più comuni erano: Disturbo Oppositivo Provocatorio (34,7%), Disturbi del Comportamento (30,7%), Disturbi d'Ansia (18,4%), Fobie Specifiche (11,0%), Enuresi (10,8%) e Disturbo della Condotta (DC) (10,7%). Tutti i singoli disturbi studiati avevano una prevalenza maggiore tra bambini e adolescenti con ADHD rispetto alla popolazione generale.”

Talvolta l'ADHD nei bambini viene confuso con l'ipercinesia, una condizione che consiste nella presenza di movimenti muscolari involontari e indesiderati.

adhd nei bambini

ADHD negli adulti 

Secondo la Dichiarazione di Consensus Internazionale della Federazione Mondiale dell’ADHD dell'Associazione AIFA, l'ADHD si verifica nel 5,9% dei giovani. Inoltre si stima che circa la metà delle persone con ADHD in età infantile e adolescenziale continui a presentare sintomi in età adulta: il 2,5-2,8% degli adulti presenta tale condizione.

Se nei bambini i problemi che derivano dal disturbo possono essere gestiti se presi in tempo, l'ADHD nell'adulto rischia di compromettere la sua vita quotidiana, fatta anche di responsabilità. Ad esempio, la disattenzione nell'adulto può comportare problemi lavorativi, come ricordarsi di ordini, scadenze o meeting. 

Come mostrano molte testimonianze di adulti con ADHD, si fa molta fatica a pianificare e a organizzare le proprie attività lavorative e non. Inoltre, gli adulti con ADHD possono avviare e concludere relazioni in maniera impulsiva.

Tenendo conto di questi risultati e dei protocolli e linee guida internazionali, è stato elaborato con un gruppo di lavoro multidisciplinare un documento di raccomandazioni finali condivise per l’assistenza alla transizione tra servizi pediatrici e servizi per adulti al compimento della maggiore età per giovani con ADHD.

Nei casi in cui i sintomi dell’ ADHD negli adulti diventino invalidanti, si può avere il diritto di beneficiare della legge 104 per l'ADHD e  ricevere una pensione di invalidità.

Quali sono le cause dell'ADHD?

Prima di soffermarci su quali sono i sintomi del disturbo dell'attenzione e dell’iperattività, parliamo delle cause, oggi ancora molto dibattute. 

Alcuni studi hanno evidenziato che l'ADHD ha una forte componente ereditaria, con un'ereditarietà stimata intorno al 74-80%.  Le neuroscienze evidenziano che in soggetti con ADHD ci sono alterazioni nelle reti cerebrali deputate alle funzioni esecutive, al controllo dell'impulsività e alla risposta inibitoria. In particolare, studi di neuroimaging hanno mostrato una ridotta attività nel lobo frontale destro, nella corteccia pre-supplementare e nel giro frontale inferiore durante compiti di inibizione. 

Fattori ambientali causa dell’ADHD

Secondo una ricerca, i fattori ambientali che possono contribuire allo sviluppo dell'ADHD sono molteplici e spesso interagiscono con la componente genetica. Tra i principali fattori ambientali si evidenziano:

  • fumo di sigaretta e consumo di alcol durante la gravidanza;
  • stress materno in gravidanza, complicazioni durante la gestazione e nel parto, come parto prematuro, basso peso alla nascita, ipossia perinatale;
  • esposizione a tossici ambientali come piombo e pesticidi o inquinamento atmosferico che possono interferire con lo sviluppo neurocognitivo.

Questi fattori ambientali devono sempre essere considerati nel contesto di una eziologia multifattoriale, dove interazioni gene-ambiente giocano un ruolo chiave. Nessuno di questi fattori da solo causa l’ADHD, ma possono aumentare la vulnerabilità nei soggetti geneticamente predisposti.

I sintomi dell'ADHD

I sintomi principali dell'ADHD sono tre:

  1. l’iperattività
  2. l’impulsività
  3. i problemi di attenzione.

I primi segnali possono essere presenti già durante l’infanzia, in genere possono emergere a scuola, dove le difficoltà di concentrazione e l’iperattività motoria tendono a essere più evidenti (e spesso a costituire un problema).

I genitori possono notare i sintomi anche nei primi mesi di vita, quando il bambino sviluppa dei comportamenti anomali. Per esempio, si può notare un legame tra ADHD e sonno, spesso disturbato e agitato, irregolare e con episodi di insonnia L’agitazione costante, il pianto inconsolabile e le difficoltà relazionali, possono poi essere ulteriori segnali precoci già in età prescolare.

In alcuni casi, invece, la diagnosi di ADHD viene effettuata in età adulta, quando i problemi di impulsività, la procrastinazione continua, le oscillazioni dell’umore, la mancanza di concentrazione e di organizzazione possono intaccare la sfera professionale, sociale, affettiva e relazionale. Vediamo nel dettaglio in cosa consiste ciascuno dei principali sintomi di ADHD. 

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L'iperattività

L’iperattività consiste in un’eccessiva attività motoria. 

Nei bambini, specialmente nei più piccoli, ciò si traduce in difficoltà a rimanere seduti quando richiesto, come in classe o durante momenti di quiete. L’adulto con ADHD muove spesso le mani e i piedi nervosamente; ha la tendenza ad alzarsi in situazioni che richiedono di stare seduti; vive una sensazione di irrequietezza e agitazione interiore; parla durante attività nelle quali non sarebbe appropriato; agisce come “azionato da un motorino”; è noto come un instancabile conversatore e non lascia spazio agli altri; risponde alle persone prima che finiscano di dire ciò che stanno dicendo.

L'impulsività

L’impulsività consiste in comportamenti avventati che possono avere conseguenze negative. 

Ad esempio, nei bambini l’impulsività può manifestarsi con atteggiamenti come attraversare la strada senza guardare; negli adolescenti e negli adulti, potrebbe includere decisioni improvvise come abbandonare la scuola o un lavoro senza riflettere sulle implicazioni che questo comporta.

Un’intensa reazione emotiva a critiche o stimoli esterni può causare serie difficoltà nelle relazioni sociali, con frequenti incomprensioni e conflitti. 

Si possono poi riscontrare correlazioni tra ADHD e imprenditorialità e la variabilità dell’impulsività, secondo uno studio, può essere associata al consumo di alcol negli adulti con una storia di ADHD infantile.

I problemi di attenzione

La disattenzione si manifesta come una ridotta capacità di focalizzarsi su un'attività specifica.

Ad esempio, un bambino con ADHD potrebbe avere difficoltà nell'impegnarsi in attività che richiedono concentrazione, tempi di reazione rapidi, attenzione selettiva e ascolto. La situazione è ancora più complicata se si richiede che questi siano mantenuti per un periodo prolungato. 

La persona adulta con ADHD spesso fa fatica a prestare attenzione ai dettagli e risulta a volte confusa commettendo errori per distrazione in attività scolastiche, lavorative o quotidiane (ad esempio, tende a trascurare o omettere particolari, con risultati poco accurati).

Inoltre, possono manifestarsi deficit di attenzione nella lettura di un libro e/o nella visione di un film, a meno che non sia particolarmente interessante. La persona adulta con ADHD può non riuscire a concentrarsi su una conversazione a tal punto da non sapere di cosa si stia parlando. 

Comorbilità: ADHD e altri disturbi associati

Come abbiamo accennato qualche paragrafo prima, l'ADHD è spesso associato a una serie di altri disturbi, le cosiddette condizioni comorbide. Alcune dei più comuni includono:

  • disturbi d'ansia: a volte aggravata dalle difficoltà di concentrazione e organizzazione tipiche dell'ADHD;
  • disturbi dell'umore: le difficoltà nel gestire le emozioni, i problemi interpersonali e la possibile bassa autostima possono contribuire allo sviluppo di sintomi depressivi;
  • disturbo Oppositivo-Provocatorio (ODD) e Disturbi della Condotta,  comuni specialmente nei bambini che possono manifestare comportamenti oppositivi, provocatori o aggressivi e, n in alcuni casi, comportamenti antisociali, aggressivi o illegali. Spesso ADHD e DOP si presentano insieme;
  • disturbi dell'apprendimento come dislessia (difficoltà di lettura), disgrafia (difficoltà di scrittura), o discalculia (difficoltà nei calcoli matematici);
  • disturbi del sonno
  • disturbi da uso di sostanze: le persone con ADHD potrebbero avere un maggior rischio di sviluppare dipendenze da sostanze come alcol, nicotina, o altre droghe;
  • disturbi alimentari: in particolare la bulimia o il disturbo da alimentazione incontrollata, causati da difficoltà nel controllo degli impulsi e nella regolazione emotiva;
  • disturbo ossessivo-compulsivo (OCD), anche se meno comune;
  • disturbi dello spettro autistico (ASD): sebbene autismo e ADHD siano condizioni distinte, possono condividere alcune caratteristiche, come difficoltà di attenzione e regolazione delle emozioni;
  • altri disturbi dello sviluppo neurologico come i cosiddetti “disturbi da tic” (come la Sindrome di Tourette)

La presenza di altre condizioni può influenzare significativamente il trattamento e la gestione dell'ADHD, rendendo necessario un'approccio terapeutico integrato e personalizzato.

Diagnosi e criteri ADHD: cosa dice il DSM-5

La diagnosi di ADHD richiede la presenza di caratteristiche specifiche a seconda che venga svolta sui bambini o su persone adulte. 

La diagnosi per l'ADHD nei bambini è complessa, in quanto va differenziato il sintomo da una specificità caratteriale del bambino. A complicare la diagnosi di ADHD è poi la presenza di sintomi comuni ad altri disturbi o patologie che portano a escludere il disturbo dell’attenzione e dell’iperattività oppure a considerarlo secondario. Spesso, infatti, si aspetta l'inizio del periodo scolare per poter effettuare una diagnosi approfondita.

La diagnosi di ADHD negli adulti di solito viene effettuata in tre o quattro sedute psicologiche, in cui vengono svolti dei test e si fa una valutazione dei sintomi. Spesso, ADHD e ADD possono manifestare sintomi comuni, per esempio una scarsa capacità di ascolto e risposte impulsive. Ciò che differisce tra i due disturbi riguarda il livello di gravità di questi sintomi e la loro prevalenza nel soggetto.

Se necessaria, viene effettuata una consulenza con uno/una psichiatra o neuropsichiatra per valutare la prescrizione o meno di farmaci per l'ADHD.

Quindi i professionisti che intervengono nella diagnosi di ADHD sono:

Durante l’iter diagnostico è utile la presenza di un familiare o di una persona di riferimento, per ricostruire più fedelmente il quadro clinico.

Criteri diagnostici per l'ADHD

Nel DSM-5 (2013), la definizione di ADHD è stata aggiornata con una revisione dei criteri diagnostici legati all'età. Per confermare la diagnosi, i sintomi devono manifestarsi prima dei 12 annie devono seguire indicazioni molto precise: 

"I criteri diagnostici di DSM-5-TR comprendono 9 sintomi e segni di disattenzione e 9 di iperattività e impulsività. La diagnosi con questi criteri richiede 6 o più sintomi e segni da uno o ciascun gruppo. Inoltre, i sintomi devono

  • Essere presenti spesso per più di 6 mesi
  • Essere molto più evidenti rispetto a quanto atteso per un bambino di pari sviluppo
  • Verificarsi in almeno 2 situazioni (ad esempio a casa e a scuola)
  • Essere presenti prima dei 12 anni (almeno alcuni sintomi)
  • Interferire con le funzionalità a casa, a scuola o al lavoro”

I criteri diagnostici per l’ADHD variano inoltre in base al sottotipo valutato:

  • tipo disattento predominante (talvolta detto ADD): devono essere presenti 6 o più sintomi di disattenzione;
  • tipo iperattivo/impulsivo: è necessaria la presenza di 6 o più sintomi di iperattività e impulsività;
  • ADHD combinato: richiede la presenza di 6 o più sintomi sia di disattenzione che di iperattività/impulsività.

Test per l'ADHD

Esistono diversi test online per l’ADHD.  Bisogna ricordare, tuttavia, che non sono sufficienti per la diagnosi. Permettono di ottenere delle indicazioni, ma bisogna evitare l’autodiagnosi e  rivolgersi ad una figura professionale che possa fare una diagnosi clinica. 

Nel frattempo, puoi completare gratuitamente il test ADHD nel nostro sito per scoprire se hai sintomi riconducibili a questa condizione.

Su Serenis puoi trovare psicologi selezionati esperti in ADHD che potrebbero supportarti, sia nella diagnosi che nel trattamento.

Come si cura l'ADHD

Non esiste una vera e propria cura per l’ADHD, ma è possibile gestirne i sintomi attraverso interventi personalizzati e multidisciplinari.

Dopo la diagnosi, ci sono due attività importanti che si possono intraprendere:

  • la prima è la “psicoeducazione”, ovvero un percorso individuale o di gruppo con una/uno psicoterapeuta per comprendere le proprie caratteristiche legate all’ADHD;
  • La seconda può essere una terapia farmacologica, non sempre necessaria e comunque da svolgere solo sotto prescrizione e stretto controllo medico. 

Se necessario, può essere utile rivolgersi a centri per l'ADHD, dove si possono trovare équipe multidisciplinari di medici che assistono il paziente sotto tutti i punti di vista. 

Trattamento farmacologico

L'Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), prevede, per il trattamento farmacologico dell'ADHD, l'uso di specifici farmaci. Tali farmaci possono essere prescritti solo da un medico specialista (psichiatraneuropsichiatra infantile per i bambini, o neurologo), in seguito a un'accurata valutazione. In generale, l'indicazione è quella di ricorrere all'uso di farmaci solo in situazioni gravi, o dove altre misure di intervento educative, psicologiche e comportamentali non si dimostrino sufficienti.

Si ricorre quasi sempre a una valutazione multidisciplinare del paziente che con ADHD, includendo una valutazione psicologica e supporto educativo.

Nella tabella qui sotto abbiamo riportato i principali farmaci che vengono prescritti a persone con  ADHD. Ricorda sempre che, prima di assumere qualsiasi farmaco, è necessario rivolgersi a un professionista per ottenere una prescrizione corretta sulla base delle proprie esigenze.

FarmacoNome commercialePer chi è indicatoDescrizione
MetilfenidatoRitalin®, Medikinet®, Concerta®Per i bambini e gli adolescenti dai 6 anni di età in su.È un farmaco stimolante del sistema nervoso centrale. È il trattamento farmacologico più comune per l'ADHD.
AtomoxetinaStrattera®Per il trattamento dell'ADHD in bambini di età superiore ai 6 anni, adolescenti e adulti, quando il trattamento con farmaci stimolanti non è appropriato, non è tollerato o è inefficace.È un farmaco non stimolante che agisce come inibitore selettivo del riassorbimento della noradrenalina.
LisdexanfetaminaElvanse®Per il trattamento dell'ADHD in bambini di età superiore ai 6 anni e adolescenti quando il trattamento con metilfenidato è clinicamente inappropriato o inefficace.È un pro-farmaco stimolante che viene convertito in dextroamfetamina nel corpo, ed è utilizzato per trattare i sintomi dell'ADHD.
GuanfacinaIntuniv®Per il trattamento dell'ADHD in bambini e adolescenti dai 6 ai 17 anni, quando il trattamento con stimolanti non è adatto o efficace.È un agonista del recettore alfa-2 adrenergico, un farmaco non stimolante utilizzato per il trattamento dell'ADHD.

Oltre alla prescrizione medica, è fondamentale che il medico curante operi un continuo monitoraggio del pazienti. 

Trattamento comportamentale

Il trattamento comportamentale include tutte quelle strategie non farmacologiche per aiutare il paziente a gestire meglio i sintomi dell'ADHD. Spesso è il trattamento più utile nel caso di bambini o adolescenti, ma può essere utilizzato con successo anche negli adulti. Tra i principali approcci psicoterapeutici utilizzati ci sono:

  • terapia cognitivo comportamentale: nel contesto dell'ADHD, la CBT può aiutare a sviluppare abilità di auto-regolazione, migliorare l'organizzazione, la gestione del tempo e la pianificazione;.
  • parent training: fornisce ai genitori strategie per gestire il comportamento del bambino con ADHD in modo efficace. Include tecniche come il rinforzo positivo, l'uso di premi e punizioni coerenti, e l'applicazione di strategie di gestione del comportamento;.
  • interventi comportamentali in classe con la collaborazione degli insegnanti, oltre allo sviluppo di piani didattici come il PEI o il PDP;
  • strategie di autogestione e monitoraggio del comportamento: questo trattamento, più efficace negli adulti, insegna alle persone con ADHD a monitorare e autoregolare i propri comportamenti. Può includere l'uso di calendari, promemoria visivi, elenchi di cose da fare e strumenti per l'organizzazione;
  • interventi basati sulla mindfulness;
  • sistemi di token economy per ricompensare i bambini con punti e premi.

Vivere con l'ADHD

La qualità della vita con l'ADHD può variare molto da persona a persona, in base all’entità dei sintomi, alla presenza di condizioni di comorbidità, all'età del paziente e al contesto in cui la persona con ADHD vive.

È molto importante iniziare il trattamento il prima possibile, già in età infantile perché un trattamento corretto e continuo può migliorare significativamente la prognosi dell'ADHD.

Punti di forza delle persone con ADHD

Pensare all’ADHD non solo come a un disturbo o una mancanza, ma come a una diversità neurobiologica permette di riconoscere che questa condizione porta con sé non solo sfide, ma anche potenziali punti di forza in determinati contesti.

Tra i punti di forza più comuni si evidenziano:

  • l'iperfocus: alcune persone con ADHD riescono a concentrare intensamente la propria attenzione su attività o argomenti che trovano stimolanti o motivanti. Questa capacità, se ben incanalata, può portarli a diventare estremamente competenti o produttivi in settori specifici;
  • la reattività alle crisi: molti individui con ADHD riferiscono di dare il meglio in situazioni di emergenza o ad alta pressione. In questi momenti, l’iperattività e l’impulsività possono tradursi in una risposta rapida, efficiente e mirata, dove altri potrebbero faticare a mantenere la lucidità;
  • la creatività e il pensiero divergente: la propensione a distrarsi o a pensare fuori dagli schemi permette spesso di vedere soluzioni innovative e approcci originali a problemi complessi. Questo pensiero non convenzionale può essere un vantaggio significativo in settori che richiedono innovazione o flessibilità..

Su Serenis puoi iniziare un percorso di psicoterapia per ADHD che può aiutarti a gestire i sintomi e le difficoltà nella vita di tutti i giorni.

Fonti:

Sitografia

Sindrome da deficit di attenzione - EpiCentro - Istituto Superiore di Sanità

EpiCentro

ADHD in Adults: 4 Things to know.

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Susanna FerreliPsicologa e Psicoterapeuta
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Sono la Dott.ssa Susanna Ferreli, sono laureata in Psicologia clinica e sono specializzata in psicoterapia rogersiana, orientamento fenomenologico esistenziale. Nella pratica professionale, mi ritengo un compagno di viaggio che guida la persona verso l'autorealizzazione, in termini di trovare o ritrovare la propria salute psichica, favorire il cambiamento, raggiungere gli obiettivi, conoscersi e/o approfondire la conoscenza di sé, affrontare e superare i momenti critici del ciclo di vita.
FRFederico Russo
Federico RussoPsicologo, Psicoterapeuta, Neuropsicologo
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Psicologo e psicoterapeuta con 8 anni di Esperienza. Iscrizione all’Ordine degli Psicologi - Regione Puglia, n° 5048. Laurea in Psicologia clinica e della salute, Università degli Studi di Chieti. Specializzazione in Psicoterapia presso l'Istituto S. Chiara. Crede che la parte migliore del suo lavoro sia il risultato: l’attenuazione dei sintomi, la risoluzione di una difficoltà, il miglioramento della vita delle persone.
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