Cos'è l'ADHD: sintomi, cause e trattamenti
In questo articolo troverai una guida completa sull'ADHD, o Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività: un disturbo del neurosviluppo che si presenta a partire dall'infanzia ma può influenzare anche la vita adulta. Vediamo quali forme assume e come può essere gestito.

Punti chiave:
- Cos'è l'ADHD: l'ADHD, o Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività, è un disturbo neuropsichico che colpisce l'attenzione, il controllo degli impulsi e l'attività motoria. Può manifestarsi fin dalla prima infanzia e perdurare nell'età adulta. Le persone con ADHD spesso hanno difficoltà a concentrarsi e a completare attività quotidiane.
- Sintomi dell'ADHD: i sintomi principali dell'ADHD includono difficoltà a concentrarsi, impulsività e iperattività. Le persone con ADHD possono essere facilmente distratte e non riuscire a portare a termine compiti. Inoltre, tendono ad avere difficoltà a seguire le regole e a restare ferme in situazioni che richiedono calma e attenzione.
- Diagnosi dell'ADHD: la diagnosi dell'ADHD viene effettuata da un professionista della salute attraverso una valutazione clinica approfondita. Questo processo può includere interviste, osservazioni comportamentali e questionari. La diagnosi si basa sulla presenza dei sintomi in contesti diversi e sulla durata nel tempo, escludendo altre possibili cause.
Definizione e significato di ADHD
Il DSM-5-TR (2024), ovvero il manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, inserisce il Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività o DDAI o ADHD (dall'inglese Attention-Deficit/Hyperactivity Disorder) nella categoria dei disturbi del neurosviluppo.
Lo definisce come una serie di condizioni che si sviluppano durante l'infanzia e compaiono nelle prime fasi dello sviluppo ma che possono condizionare la sfera sociale, scolastica, lavorativa e personale anche nella vita adulta. Secondo il DSM 5, i sintomi compaiono entro i primi 4 anni di vita e comunque sempre prima dei 12 anni. La diagnosi viene solitamente fatta tra gli 8 e i 10 anni, ma i soggetti con la variante disattentiva possono essere diagnosticati anche dopo l'adolescenza.
I diversi tipi di ADHD nel DSM-5
Secondo il DSM-5-TR (il Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, Fifth Edition, Text Revision), il Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività (ADHD) può presentarsi in tre forme diverse:
- ADHD con attenzione ridotta in cui il sintomo principale è la disattenzione.
- ADHD con impulsività e iperattività in cui l’impulsività e l’iperattività sono le manifestazioni prevalenti
- ADHD di tipo combinato (o ADHD-C) in cui disattenzione, impulsività e iperattività sono co-presenti.
Diffusione ed epidemiologia dell'ADHD
L'ADHD è uno dei disturbi che occorrono più di frequente nell'infanzia e nelle fasi evolutive. Per esempio, un'indagine nazionale condotta nel 2022 ha evidenziato che negli Stati Uniti l'11% dei ragazzi dai 3 ai 17 anni ha ricevuto una diagnosi di ADHD (fonte: cdc.gov). Gli stessi dati mostrano che
- i ragazzi (15%) hanno una probabilità più elevata delle ragazze (8%) di sviluppare ADHD.
- bambini e ragazzi con altre condizioni oltre all'ADHD, come disturbi della condotta, disturbi dell'apprendimento, ansia o depressione, sono più propensi a manifestare sintomi severi di ADHD.
Nel 2015 l'Agenzia Italiana del Farmaco riportava per l'Italia una percentuale di ragazzi dai 6 ai 17 anni con ADHD diagnosticata di appena l'1%, nettamente inferiore alla media mondiale.

Nonostante l'ADHD sia associato ai disturbi dell'infanzia, non sempre viene riconosciuto nei primi anni di vita del bambino. Le differenze neurologiche sono infatti persistenti e circa la metà dei soggetti (fonte DSM-V) presenta i sintomi anche in età adulta.
Tuttavia l'ADHD nei bambini e negli adulti presenta alcune differenze.
ADHD nei bambini
L’ADHD nei bambini viene considerata come una diversità neurologica, ovvero un funzionamento del cervello diverso rispetto a quello "neurotipico", cioè comune alla maggior parte della popolazione.
I primi sintomi di ADHD compaiono in genere tra i 3 e i 6 anni di età. Chi soffre di ADHD ha un cervello affamato di stimoli esterni: ad esempio, anche la più piccola distrazione può risultare un ostacolo al mantenimento della concentrazione.
Gli studi neuropsicologici di Nigg hanno evidenziato differenze tra bambini con e senza ADHD su una serie di compiti, in particolare, le aree principali in cui si verificano i deficit sono:
- l'attenzione;
- il controllo cognitivo o funzione esecutiva;
- i meccanismi motivazionali (ad esempio, chi soffre di ADHD ha un approccio diverso al meccanismo di rinforzi e incentivi).
Circa il 78% dei bambini con ADHD presenta anche i sintomi di una condizione complementare, in particolare:
- circa il 50% dei bambini con ADHD soffre anche di un disturbo del comportamento o della condotta;
- circa il 40% dei bambini con ADHD presenta anche sintomi d'ansia.
Talvolta l'ADHD nei bambini viene confuso con l'ipercinesia, una condizione che consiste nella presenza di movimenti muscolari involontari e indesiderati.
ADHD negli adulti
Secondo la Dichiarazione di Consensus Internazionale della Federazione Mondiale dell’ADHD dell'Associazione AIFA, l'ADHD si verifica nel 5,9% dei giovani. Inoltre si stima che circa la metà delle persone con ADHD in età infantile e adolescenziale continui a soffrirne in età adulta: il 2,5-2,8% degli adulti presenta tale condizione.
Se nei bambini i problemi possono essere meno impattanti, l'ADHD nell'adulto rischia di compromettere pesantemente la sua vita quotidiana. Ad esempio, la disattenzione nell'adulto può comportare gravi problemi lavorativi, come ricordarsi di ordini, scadenze o meeting.
Come mostrano molte testimonianze di adulti con ADHD, si fa molta fatica a pianificare e ad organizzare le proprie attività lavorative e non. Inoltre, gli adulti con ADHD possono avviare e concludere relazioni in maniera impulsiva.
Tenendo conto di questi risultati e delle linee guida internazionali, è stato elaborato con un gruppo di lavoro multidisciplinare un documento di raccomandazioni finali condivise per l’assistenza alla transizione tra servizi pediatrici e servizi per adulti al compimento della maggiore età per giovani con ADHD.
Nei casi più gravi l'ADHD negli adulti può dare diritto anche a ricevere una pensione di invalidità: in alcuni casi si può quindi beneficiare della legge 104 per l'ADHD.
Quali sono le cause dell'ADHD?
Ad oggi le cause del Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività sono ancora molto dibattute.
Alcuni studi hanno evidenziato che potrebbero esserci cause genetiche, altri ancora addebitano l’ADHD alle aree cerebrali che regolano “l’inibizione della risposta”, cioè quelle che controllano le nostre reazioni di fronte agli stimoli esterni.
Ciò che sappiamo dell'eziologia dell'ADHD è che si tratta di un disturbo neurobiologico, con una forte componente genetica. Infatti, è spesso già presente dalla nascita. Le cause di natura neurobiologica che possono causare la comparsa dell’ADHD sono deficit nella struttura e nel funzionamento dell'area frontale del cervello, responsabile di processi cognitivi primari come la pianificazione e l’organizzazione dei comportamenti, l’attenzione e il controllo inibitorio.
I sintomi dell'ADHD
I sintomi principali dell'ADHD sono tre:
- l’iperattività
- l’impulsività
- i problemi di attenzione.
I primi segnali possono essere presenti già durante l’infanzia, in genere a scuola, dove le difficoltà di concentrazione e l’iperattività motoria tendono a essere più evidenti (e spesso a costituire un problema).
I genitori possono notare i sintomi anche nei primi mesi di vita, quandoil bambino implementa dei comportamenti “fuori scala”: disturbi del sonno, agitazione costante, pianto inconsolabile e difficoltà relazionali possono essere segnali precoci già in età prescolare.
In alcuni casi invece la diagnosi di ADHD viene effettuata in età adulta, quando i problemi di impulsività, la procrastinazione continua, le oscillazioni dell’umore, la mancanza di concentrazione e di organizzazione diventano sempre più problematiche fino a intaccare la sfera professionale, sociale, affettiva e relazionale in generale. Spesso, chi riceve la diagnosi in età adulta è sempre stata considerata come una persona pigra, distratta e indolente.
Vediamo nel dettaglio in cosa consiste ciascuno dei principali sintomi di ADHD.
L'iperattività
L’iperattività consiste in un’eccessiva attività motoria.
Nei bambini, specialmente nei più piccoli, ciò si traduce in difficoltà a rimanere seduti quando richiesto, come in classe o durante momenti di quiete. L’adulto con ADHD muove spesso le mani e i piedi nervosamente; ha la tendenza ad alzarsi in situazioni che richiedono di stare seduti; vive una sensazione di irrequietezza e agitazione interiore; parla durante attività nelle quali non sarebbe appropriato; agisce come “azionato da un motorino”; è noto come un instancabile conversatore e non lascia spazio agli altri; risponde alle persone prima che finiscano di dire ciò che stanno dicendo.
L'impulsività
L’impulsività consiste in comportamenti avventati che possono avere conseguenze negative.
Ad esempio, nei bambini può trattarsi di attraversare la strada senza guardare; negli adolescenti e negli adulti, potrebbe includere decisioni improvvise come abbandonare la scuola o un lavoro senza riflettere sulle implicazioni che questo comporta; può esserci inoltre una reazione esageratamente intensa a una critica esterna e ciò potrebbe generare difficoltà relazionali.. L’impulsività può essere alla base dell’accesso al gioco d’azzardo e a conseguenti problemi finanziari.
I problemi di attenzione
La disattenzione si manifesta come una ridotta capacità di focalizzarsi su un'attività specifica.
Ad esempio, un bambino con ADHD potrebbe avere difficoltà nell'impegnarsi in attività che richiedono concentrazione, tempi di reazione rapidi, attenzione selettiva e ascolto. La situazione è ancora più complicata se si richiede che questi siano mantenuti per un periodo prolungato.
La persona adulta con ADHD spesso fa fatica a prestare attenzione ai dettagli e risulta a volte confusa commettendo errori per distrazione in attività scolastiche, lavorative o quotidiane (ad esempio, tende a trascurare o omettere particolari, con risultati poco accurati).
Inoltre, possono manifestarsi deficit di attenzione nella lettura di un libro e/o nella visione di un film, a meno che non sia particolarmente interessante. La persona, adulta, con ADHD può non riuscire a concentrarsi su una conversazione a tal punto da non sapere di cosa si stia parlando.
Comorbilità: ADHD e altri disturbi associati
L'ADHD (Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività) è spesso associato a una serie di disturbi, le cosiddette condizioni comorbide. Alcuni dei più comuni includono:
- Disturbi d'ansia: a volte aggravata dalle difficoltà di concentrazione e organizzazione tipiche dell'ADHD.
- Disturbi dell'umore: le difficoltà nel gestire le emozioni, i problemi interpersonali e la bassa autostima possono contribuire allo sviluppo di sintomi depressivi.
- Disturbi del comportamento Oppositivo-Provocatorio (ODD) e Disturbi della Condotta: comune specialmente nei bambini che possono manifestare comportamenti oppositivi, provocatori o aggressivi. In alcuni casi, possono sviluppare un disturbo della condotta, caratterizzato da comportamenti antisociali, aggressivi o illegali. Spesso ADHD e DOP si presentano insieme.
- Disturbi dell'apprendimento come dislessia (difficoltà di lettura), disgrafia (difficoltà di scrittura), o discalculia (difficoltà nei calcoli matematici).
- Disturbi del sonno
- Disturbi da uso di sostanze: chi soffre di ADHD ha un maggior rischio di sviluppare dipendenze da sostanze come alcol, nicotina, o altre droghe.
- Disturbi alimentari: in particolare la bulimia o il disturbo da alimentazione incontrollata, causati da difficoltà nel controllo degli impulsi e nella regolazione emotiva.
- Disturbo ossessivo-compulsivo (OCD), anche se meno comune.
- Disturbi dello spettro autistico (ASD): sebbene autismo e ADHD siano condizioni distinte, possono condividere alcune caratteristiche, come difficoltà di attenzione e regolazione delle emozioni.
- Disturbi del Movimento (come la Sindrome di Tourette)
La presenza di altre condizioni può influenzare significativamente il trattamento e la gestione dell'ADHD, rendendo necessario un'approccio terapeutico integrato e personalizzato.

Diagnosi e criteri ADHD: cosa dice il DSM-5
La diagnosi di ADHD richiede la presenza di caratteristiche specifiche a seconda che venga posta sui bambini o su persone adulte.
La diagnosi per l'ADHD nei bambini è complessa, in quanto va differenziato il sintomo da una specificità caratteriale del bambino. A complicare la diagnosi di ADHD è poi la presenza di sintomi comuni ad altre patologie che portano ad escludere il disturbo dell’attenzione e dell’iperattività oppure a considerarlo secondario. Spesso infatti si aspetta l'inizio del periodo scolare per poter effettuare una vera e propria diagnosi.
La diagnosi di ADHD negli adulti di solito viene effettuata in tre o quattro sedute psicologiche, in cui vengono svolti dei test e si fa una valutazione dei sintomi. Spesso, ADHD e ADD possono manifestare sintomi comuni per esempio una scarsa capacità di ascolto e risposte impulsive. Ciò che differisce tra i due disturbi riguarda il livello di gravità di questi sintomi e la loro prevalenza nel soggetto.
Se necessaria, viene effettuata una consulenza con uno/una psichiatra o neuropsichiatra per valutare la prescrizione o meno di farmaci per l'ADHD.
Quindi i professionisti che intervengono nella diagnosi di ADHD sono:
- psicologo o psicoterapeuta;
- neuropsichiatra infantile;
- psichiatra;
Durante l’iter diagnostico è utile la presenza di un familiare o di una persona di riferimento, per ricostruire più fedelmente il quadro clinico.
Criteri diagnostici per l'ADHD
Nel DSM-5 (2013), la definizione di ADHD è stata aggiornata con una revisione dei criteri diagnostici legati all'età. Per confermare la diagnosi, i sintomi devono manifestarsi prima dei 12 anni, anziché prima dei 7 anni come indicato nella versione precedente.
Il DSM-5 riporta indicazioni molto precise per quanto riguarda i criteri diagnostici.
- Essere presenti spesso per più di 6 mesi
- Essere molto più evidenti rispetto a quanto atteso per un bambino di pari sviluppo
- Verificarsi in almeno 2 situazioni (ad esempio a casa e a scuola)
- Essere presenti prima dei 12 anni (almeno alcuni sintomi)
- Interferire con le funzionalità a casa, a scuola o al lavoro”
(Sulkes, 2024)
I criteri diagnostici per l’ADHD variano inoltre in base al sottotipo valutato:
- Tipo disattento predominante (talvolta detto ADD): devono essere presenti 6 o più sintomi di disattenzione.
- Tipo iperattivo/impulsivo: è necessaria la presenza di 6 o più sintomi di iperattività e impulsività.
- ADHD combinato: richiede la presenza di 6 o più sintomi sia di disattenzione che di iperattività/impulsività.
Test per l'ADHD
Esistono diversi test online per l’ADHD. Bisogna ricordare tuttavia che non sono sufficienti per la diagnosi. Permettono di ottenere delle indicazioni, ma se si ha il sincero dubbio di avere l'ADHD è necessario rivolgersi ad una figura professionale.
Nel frattempo, puoi completare gratuitamente il test ADHD nel nostro sito per scoprire se hai sintomi riconducibili a questa condizione.
Su Serenis puoi trovare psicologi selezionati esperti in ADHD che potrebbero darti una mano, sia nella diagnosi che nel trattamento.

Come si cura l'ADHD
Non esiste una vera e propria cura per l’ADHD, ma è possibile gestirne i sintomi attraverso interventi personalizzati e multidisciplinari.
Dopo la diagnosi, ci sono due attività importanti che si possono intraprendere.
- La prima è la “psicoeducazione”, ovvero un percorso individuale o di gruppo con una/uno psicoterapeuta per comprendere le proprie caratteristiche legate all’ADHD.
- Una terapia farmacologica, non è sempre necessaria.
Se necessario, può essere utile rivolgersi a centri per l'ADHD, dove si possono trovare équipe multidisciplinari di medici che assistono il paziente sotto tutti i punti di vista.
Trattamento farmacologico
L'Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), prevede, per il trattamento farmacologico dell'ADHD, l'uso di determinati farmaci approvati. Tali farmaci possono essere prescritti solo da un medico specialista (psichiatra, neuropsichiatra infantile per i bambini, o neurologo), in seguito ad un'accurata valutazione. In generale, l'indicazione è quella di ricorrere all'uso di farmaci solo in situazioni gravi, o dove altre misure di intervento educative, psicologiche e comportamentali non si dimostrino sufficienti.
Si ricorre quasi sempre ad una valutazione multidisciplinare del paziente che soffre di ADHD, includendo una valutazione psicologica e supporto educativo.
Nella tabella qui sotto abbiamo riportato i principali farmaci che vengono prescritti a chi soffre di ADHD. Ricorda sempre che prima di assumere qualsiasi farmaco è necessario rivolgersi ad un professionista per ottenere una prescrizione corretta sulla base delle proprie esigenze.
Farmaco | Nome commerciale | Per chi è indicato | Descrizione |
Metilfenidato | Ritalin®, Medikinet®, Concerta® | Per i bambini e gli adolescenti dai 6 anni di età in su. | È un farmaco stimolante del sistema nervoso centrale. È il trattamento farmacologico più comune per l'ADHD. |
Atomoxetina | Strattera® | Per il trattamento dell'ADHD in bambini di età superiore ai 6 anni, adolescenti e adulti, quando il trattamento con farmaci stimolanti non è appropriato, non è tollerato o è inefficace. | È un farmaco non stimolante che agisce come inibitore selettivo del riassorbimento della noradrenalina. |
Lisdexanfetamina | Elvanse® | Per il trattamento dell'ADHD in bambini di età superiore ai 6 anni e adolescenti quando il trattamento con metilfenidato è clinicamente inappropriato o inefficace. | È un pro-farmaco stimolante che viene convertito in dextroamfetamina nel corpo, ed è utilizzato per trattare i sintomi dell'ADHD. |
Guanfacina | Intuniv® | Per il trattamento dell'ADHD in bambini e adolescenti dai 6 ai 17 anni, quando il trattamento con stimolanti non è adatto o efficace. | È un agonista del recettore alfa-2 adrenergico, un farmaco non stimolante utilizzato per il trattamento dell'ADHD. |
Oltre alla prescrizione medica, è fondamentale che il medico curante operi un continuo monitoraggio del pazienti.
Trattamento comportamentale
Il trattamento comportamentale include tutte quelle strategie non farmacologiche per aiutare il paziente a gestire meglio i sintomi dell'ADHD. Spesso è il trattamento più utile nel caso di bambini o adolescenti, ma può essere utilizzato con successo anche negli adulti.
- Terapia cognitivo comportamentale: nel contesto dell'ADHD, la CBT può aiutare a sviluppare abilità di auto-regolazione, migliorare l'organizzazione, la gestione del tempo e la pianificazione.
- Parent training: fornisce ai genitori strategie per gestire il comportamento del bambino con ADHD in modo efficace. Include tecniche come il rinforzo positivo, l'uso di premi e punizioni coerenti, e l'applicazione di strategie di gestione del comportamento.
- Interventi comportamentali in classe con la collaborazione degli insegnanti, oltre allo sviluppo di piani didattici come il PEI o il PDP
- Strategie di autogestione e monitoraggio del comportamento: questo trattamento, più efficace negli adulti, insegna alle persone con ADHD a monitorare e autoregolare i propri comportamenti. Può includere l'uso di calendari, promemoria visivi, elenchi di cose da fare e strumenti per l'organizzazione.
- Interventi basati sulla mindfulness
- Sistemi di token economy per ricompensare i bambini con punti e premi.

Vivere con l'ADHD
La qualità della vita con l'ADHD può variare molto da persona a persona, in base alla gravità dei sintomi, alla presenza di condizioni di comorbidità, all'età del paziente e al contesto in cui la persona con ADHD vive.
È molto importante iniziare il trattamento il prima possibile, già in età infantile perché un trattamento corretto e continuo può migliorare significativamente la prognosi dell'ADHD.
Punti di forza delle persone con ADHD
Pensare all’ADHD non solo come a un disturbo o una mancanza, ma come a una diversità neurobiologica permette di riconoscere che questa condizione porta con sé non solo sfide, ma anche potenziali punti di forza in determinati contesti.
Tra i punti di forza più comuni si evidenziano:
- l'iperfocus: alcune persone con ADHD riescono a concentrare intensamente la propria attenzione su attività o argomenti che trovano stimolanti o motivanti. Questa capacità, se ben incanalata, può portarli a diventare estremamente competenti o produttivi in settori specifici.
- la reattività alle crisi: molti individui con ADHD riferiscono di dare il meglio in situazioni di emergenza o ad alta pressione. In questi momenti, l’iperattività e l’impulsività possono tradursi in una risposta rapida, efficiente e mirata, dove altri potrebbero faticare a mantenere la lucidità.
- la creatività e il pensiero divergente: la propensione a distrarsi o a pensare fuori dagli schemi permette spesso di vedere soluzioni innovative e approcci originali a problemi complessi. Questo pensiero non convenzionale può essere un vantaggio significativo in settori che richiedono innovazione o flessibilità..
Su Serenis puoi iniziare un percorso di psicoterapia per ADHD che può aiutarti a gestire i sintomi e le difficoltà nella vita di tutti i giorni.
Fonti:
- Sulkes, S. B. (2024, April 10). Attention-Deficit/Hyperactivity Disorder (ADHD). MSD Manual Consumer Version. https://www.msdmanuals.com/
- EpiCentro. (n.d.). Sindrome da deficit di attenzione - EpiCentro - Istituto Superiore di Sanità. EpiCentro. https://www.epicentro.iss.it/deficit-attenzione/
- Nigg, J. T., & Casey, B. J. (2005). An integrative theory of attention-deficit/ hyperactivity disorder based on the cognitive and affective neurosciences. Development and Psychopathology, 17(03). https://www.cambridge.org/
- Tripp, G., & Wickens, J. R. (2009). Neurobiology of ADHD. Neuropharmacology, 57(7-8), 579-589.
- ADHD in Adults: 4 Things to know. (n.d.). National Institute of Mental Health (NIMH). https://www.nimh.nih.gov/health/publications/adhd-what-you-need-to-know