L‘anoressia nervosa rientra nei disturbi del comportamento alimentare (DCA) ed è una patologia che non fa discriminazioni di genere, età o background socio-culturale.
Secondo dati recenti, l’incidenza stimata è di almeno 8-9 nuovi casi per 100.000 persone in un anno per le donne, mentre è compresa fra 0,02 e 1,4 nuovi casi per 100.000 persone in un anno, tra gli uomini. Tuttavia va notato che la sua incidenza nei maschi è in costante crescita.
Queste cifre potrebbero essere molto più alte, considerando che molte persone non riferiscono o non cercano aiuto per questa condizione, spesso dovuta alla vergogna o alla negazione.
Questi dati evidenziano la necessità di comprendere a fondo questa malattia, esplorare le sue cause complesse e garantire un accesso efficace alle cure necessarie.
In questo articolo, esamineremo in dettaglio l’anoressia nervosa, esplorando le sue origini, i sintomi e le opzioni di trattamento, con l’obiettivo di sensibilizzare e offrire un supporto informativo a coloro che ne sono coinvolti.
Cos’è un DCA?
Un disturbo del comportamento alimentare (DCA) è una categoria di malattie mentali caratterizzate da comportamenti alimentari disfunzionali, accompagnati da una preoccupazione eccessiva per il peso corporeo e l’immagine.
Questi disturbi colpiscono non solo il corpo ma anche la mente, portando a una complessa interazione tra i fattori fisici e psicologici.
In Italia, i DCA rappresentano un problema crescente e allarmante. Secondo dati recenti, l’incidenza dei DCA nel nostro paese è in costante aumento, con una maggiore diffusione tra le fasce di età più giovani: si stima che 1 giovane su 5 in Italia soffra di un qualche tipo di DCA.
Tra questi, l’anoressia nervosa è una delle patologie più comuni e insidiose, ma non è l’unica. L’incidenza di disturbi come la bulimia nervosa e il disturbo da alimentazione incontrollata (binge-eating disorder) è anch’essa in crescita.
Secondo l’ultima indagine epidemiologica condotta a livello nazionale come parte del Progetto “Piattaforma per il contrasto alla malnutrizione in tutte le sue forme,” finanziato dal Ministero della Salute e conclusosi a febbraio 2021, siamo di fronte a un aumento allarmante di queste patologie in tutto il territorio italiano.
La sorpresa più sconcertante è il costante abbassamento dell’età di esordio, con il 30% delle persone colpite che ha meno di 14 anni. Ma c’è di più: i DCA si stanno diffondendo in modo più esteso anche tra la popolazione maschile, con il 10% di incidenza nella fascia di età tra i 12 e i 17 anni.
Questi numeri parlano chiaro: i DCA rappresentano un problema che va affrontato con urgenza, con empatia e con l’obiettivo di cambiare storie di sofferenza in storie di guarigione.
Anoressia nervosa significato
L’anoressia nervosa è stata inserita nel DSM-5 nella più ampia categoria diagnostica dei disturbi del comportamento alimentare.
La definizione di anoressia nervosa può risultare fuorviante, poichè il termine “anoressia” (letteralmente mancanza di appetito) non risulta corretto per descrivere un disturbo in cui l’appetito è nella maggioranza dei casi conservato. Ciò che sul piano diagnostico caratterizza l’anoressia nervosa è in realtà una ricerca spasmodica della magrezza, intrecciata a un’opprimente paura di ingrassare.
La diagnosi spesso si basa su un criterio che stabilisce una significativa perdita di peso corporeo, portando il peso al di sotto dell’85% del valore minimo normale per età e altezza.
L’anoressia nervosa tende a manifestarsi nell’adolescenza o nella prima età adulta.
Una delle caratteristiche più insidiose è la negazione della propria condizione. Spesso, chi ne è affetto non riconosce il problema legato all’alimentazione e in molti casi, sono amici e familiari a notare i segni evidenti, come una drastica perdita di peso corporeo o comportamenti alimentari sempre più scorretti.
Le due principali forme di anoressia sono l‘anoressia nervosa di tipo restrittivo e l’anoressia nervosa di tipo binge-eating/purging (iperfagia/iperpurgazione).
- Anoressia nervosa di tipo restrittivo (ANR)
In questa forma, la persona limita drasticamente l’assunzione di cibo, spesso eliminando interi gruppi di alimenti dalla propria dieta (es, i carboidrati). La restrizione calorica è il metodo principale per controllare il peso, facendo affidamento sul proprio corpo anziché sul cibo per fornire il carburante necessario a sostenere il loro livello di attività, spesso molto elevato.
- Anoressia nervosa di tipo binge-eating/purging (ANBP)
Le persone affette da ANBP interrompono la loro restrizione alimentare impegnandosi in episodi di abbuffate, purgazione (espulsione) o entrambi i comportamenti. L’espulsione può avvenire attraverso il vomito autoindotto, l’uso eccessivo di lassativi o l’esercizio fisico intensivo.
Anoressia nervosa atipica
L’anoressia nervosa atipica, viene inserita nella categoria dei disturbi dell’alimentazione con altra specificazione.
L’anoressia nervosa atipica presenta molte somiglianze con l’anoressia nervosa, ma con una differenza chiave: non comporta un peso corporeo estremamente basso.
In altre parole, chi soffre di anoressia atipica condivide con l’anoressia nervosa:
- la paura di ingrassare;
- l’ossessione per la forma e l’aspetto del corpo;
- la restrizione dell’apporto calorico.
Tuttavia, la persona con anoressia atipica può perdere peso in modo significativo senza raggiungere uno stato di sottopeso estremo. Può persino trovarsi in una categoria di peso considerata “normale” o “sovrappeso” dalla società.
Mentre il peso corporeo può sembrare in linea con i parametri “normali”, ci sono altri sintomi che indicano la presenza di questo disturbo. Tra questi:
- rifiuto dei rapporti sociali;
- esercizio fisico eccessivo;
- una visione negativa o distorta del proprio peso o del proprio aspetto fisico;
- stanchezza;
- stitichezza.
E altro ancora.
Anoressia nervosa sintomi
Riconoscere i sintomi dell’anoressia nervosa può essere una sfida, poiché molte persone che ne soffrono cercano di nasconderli.
Il DSM-5 elenca una serie di criteri diagnostici per l’anoressia nervosa. Per ottenere una diagnosi di anoressia nervosa secondo il DSM-5, devono essere soddisfatti i seguenti criteri principali:
- restrizione dell’apporto calorico;
- paura intensa di ingrassare;
- distorsione dell’immagine corporea.
Inoltre, il DSM-5 specifica che possono essere presenti sintomi aggiuntivi, come:
- preoccupazione eccessiva per il cibo, la dieta e la preparazione del cibo;
- comportamenti ritualistici legati all’assunzione di cibo (es, contare le calorie prima di mangiare);
- rifiuto di accettare il fatto di essere sottopeso o malnutrito;
- perdita di interesse per attività sociali o altre attività che non siano correlate al cibo o all’esercizio fisico.
Cosa significa soffrire di anoressia nervosa?
Soffrire di anoressia nervosa è una lotta quotidiana che va ben oltre la paura di mangiare.
Significa vivere con un’ansia costante, il timore di dover affrontare situazioni sociali che coinvolgono il cibo, come uscire con amici e familiari. Le festività, invece di essere momenti di gioia, diventano prove che richiedono il consumo di cibo e il rischio di essere giudicati.
Significa alzarsi al mattino, con l’ossessione di pesarsi, con l’umore che oscilla in base a quel numero sulla bilancia. Se il peso non è diminuito, si scatena l’autocolpevolizzazione, spingendo a restrizioni ancora più severe nell’apporto calorico o all’aumento dell’attività fisica per bruciare più calorie.
Significa guardarsi allo specchio e vedere solo difetti, indipendentemente da quanto si è magri. Porta a una profonda insoddisfazione con l’immagine corporea, chiamata dismorfia corporea, una distorsione che rende difficile accettarsi.
Significa essere sempre irritati: la privazione costante di cibo può portare a irritabilità e depressione, trasformando l’intera esperienza quotidiana in una lotta mentale ed emotiva.
Significa chiudersi, perché parlare del proprio disturbo vuol dire ammettere di essere malati, ammettere di essere malati preclude una qualche forma di cura e trattamento. E si sa, chi soffre di anoressia nervosa (come di altri DCA), nella maggior parte dei casi, non vuole guarire.
La preoccupazione costante per il cibo e il peso corporeo può alienare dalla società, portando a un senso di solitudine e a una profonda tristezza: è un circolo vizioso in cui la malattia crea isolamento e l’isolamento alimenta ulteriormente la malattia.
Per questi motivi e altri mille, chi soffre di anoressia merita comprensione e sostegno.
Anoressia nervosa: il rapporto con il cibo
Il cibo, una fonte di nutrimento e gioia per molti, diventa un avversario implacabile per chi combatte contro l’anoressia nervosa.
Queste persone si sottopongono a regimi alimentari estremamente restrittivi, saltando pasti o digiunando per lunghi periodi.
L’obiettivo costante è raggiungere un peso desiderato o, spesso, mantenerlo al di sotto di un certo livello. Anche se, una volta che si raggiunge il peso desiderato, spesso si fissa immediatamente un obiettivo ancora più basso, in un ciclo senza fine di auto-critica e auto-restrizione, poiché chi soffre di anoressia nervosa, raramente si sente mai abbastanza magra o abbastanza magro, indipendentemente da quanti kili possa aver perso.
Cause anoressia nervosa
Le cause dell’anoressia nervosa sono complesse e spesso interconnesse, rendendo difficile identificare un singolo fattore scatenante.
Questo disturbo alimentare è influenzato da una combinazione di fattori biologici, psicologici, sociali e culturali.
- Fattori biologici
- Predisposizione genetica: esiste una componente genetica nell’anoressia nervosa, e le persone con parenti di primo grado affetti da disturbi alimentari hanno un rischio maggiore di svilupparli.
- Disfunzioni neurobiologiche: alterazioni a livello di neurotrasmettitori cerebrali, come la serotonina, possono influire sulla regolazione dell’appetito e dell’umore.
- Fattori psicologici
- Tendenza alla depressione e all’ansia.
- Difficoltà a gestire lo stress.
- Eccessiva preoccupazione, paure o dubbi circa il proprio futuro.
- Perfezionismo.
- Iper-controllo nel manifestare emozioni.
- Fattori sociali e culturali
- Pressione sociale: ideali di bellezza influenzati dai media e dalla società.
- Diet culture.
- Influenza dei pari.
Concorrono ad aumentare il rischio di sviluppare l’anoressia nervosa anche eventi scatenanti o traumi come:
- la perdita di una persona cara;
- esperienze di abuso;
- problemi relazionali o legati all’istruzione (scuola/università).
Anoressia nervosa: una lettura psicodinamica
Un’analisi psicodinamica dell’anoressia nervosa offre una comprensione approfondita delle origini e dei meccanismi psicologici sottostanti a questa malattia.
Secondo Hilde Bruch, una psichiatra statunitense di origine tedesca, nota soprattutto per i suoi studi sull’obesità e sui disordini alimentari, la preoccupazione e l’ossessione per il cibo e il peso rappresentano manifestazioni tardive di un disturbo più profondo del concetto di sé.
Bruch ha evidenziato che molti pazienti con anoressia nervosa sono spesso state “brave bambine” durante l’infanzia, cercando incessantemente di compiacere i genitori. Tuttavia, in adolescenza, queste persone diventano testarde e negativiste: rappresentano una sorta di ribellione a un’infanzia segnata da un profondo senso di inutilità.
Secondo Bruch, le origini dell’anoressia nervosa possono essere individuate in una relazione disturbata tra bambina e la madre: la madre sembra prendersi cura della figlia in funzione dei propri bisogni invece che di quelli della bambina stessa. Così la bambina inizia a sentirsi come un’estensione della madre, come se il proprio corpo fosse abitato da un “cattivo introietto materno”. Il digiuno può quindi diventare un tentativo di bloccare la crescita di questo oggetto interno ostile e intrusivo.
Ricevere cibo o amore mette la persona direttamente di fronte alla realtà che non può possedere ciò che desidera, scatenando quindi la scelta di rifiutare tutto.
Inoltre, entrambi i genitori spesso cercano un sostegno emotivo dalla figlia invece di offrirlo. La figlia diventa un oggetto-Sé che riflette e convalida i genitori, ma a cui è negato un proprio senso di sé.
Questo può portare alla convinzione che gli altri, inclusi i genitori, non possono mettere da parte i propri interessi e bisogni, facendo sì che la bambina aumenti progressivamente le restrizioni alimentari come un disperato tentativo di ottenere l’attenzione e l’aiuto che tanto desidera.
Anoressia: cura e trattamenti
La psicoterapia rappresenta un pilastro fondamentale nel trattamento dell’anoressia nervosa. Questo disturbo alimentare coinvolge non solo problemi fisici ma anche profonde sfide psicologiche ed emotive, e la psicoterapia offre un approccio mirato a indirizzare questi aspetti complessi.
La CBT è basata sulla comprensione che il modo in cui pensiamo influisce sui nostri comportamenti e viceversa. Nel contesto dell’anoressia nervosa, la CBT aiuta i pazienti a riconoscere e modificare pensieri e credenze distorti riguardo al cibo e alla dieta. Questi pensieri possono includere convinzioni come “ingrassare è la cosa peggiore che mi possa capitare nella vita.” o “se finisco l’intero pasto, le persone che sono a tavola con me penseranno che sono avida e insignificante”.
- Terapia familiare
Poiché l’anoressia nervosa può avere un impatto significativo sulla famiglia, l’intervento familiare è spesso parte integrante del trattamento, soprattutto nei giovani pazienti. Talvolta il disturbo è causato dai familiari stessi e dai loro canoni di bellezza. Gli obiettivi includono la promozione di dinamiche familiari più sane e il coinvolgimento attivo dei familiari nel processo di guarigione.
- Terapia farmacologica
La sola terapia farmacologica generalmente non è efficace nel trattamento dell’anoressia nervosa, ma può essere usata in combinazione con la psicoterapia per trattare quei problemi, come il disturbo ossessivo-compulsivo (DOC) e la depressione che in alcuni casi si associano all’anoressia nervosa.
Due delle principali categorie di farmaci usati sono:
- inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI), un tipo di antidepressivi che possono aiutare le persone anoressiche che hanno problemi di depressione e ansia;
- olanzapina, un farmaco che può aiutare a ridurre l’ansia legata al problema del peso e della dieta in soggetti che non hanno risposto ad altri trattamenti
Indipendentemente da quale sia la forma di terapia scelta, il piano terapeutico include dei suggerimenti su come accrescere la quantità di cibo da assumere per far aumentare il peso in modo graduale ed equilibrato. In questo processo, è necessario l’affiancamento di un/una nutrizionista.
Se hai un disturbo alimentare o conosci qualcuno che ne soffre, si può contattare il Numero verde S.O.S. disturbi alimentari – 800.180.969.
Ricorda: non si è soli in questa battaglia.
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Fonti
Gabbard, G. O. (2015). Psichiatria psicodinamica: quinta edizione basata sul DSM-5. Raffaello Cortina Editore.