Ammalarsi dopo un lutto: emozioni che si esprimono attraverso il corpo

Quando si affronta un lutto, le emozioni intense possono influenzare il corpo in modi diversi, portando a sintomi fisici e malattie. Scopri come il dolore emotivo può manifestarsi attraverso il corpo e influenzare la salute fisica.

Il lutto è uno stato d’animo che segue una perdita importante, che comporta un carico emotivo molto variegato a seconda della persona che lo sta vivendo e dello specifico legame che aveva con il defunto, ma alcuni aspetti possono essere comuni al vissuto di tanti. In certi casi, però, la morte di una persona cara assume i connotati di un evento traumatico e chi rimane non riesce ad attingere alle sue risorse interne ed esterne per elaborare la sua sofferenza. Ecco che allora si parla di lutto complicato o non elaborato, in particolare quando questo stato d’animo si protrae per più tempo della media.

In certi casi è addirittura possibile ammalarsi dopo un lutto, quando questo diventa talmente intenso da scatenare malesseri secondari come stati depressivi o ansiosi o da dare luogo a sintomi fisici mai riportati in precedenza. Se vuoi saperne di più, continua a leggere il nostro articolo e troverai le risposte a tutte le tue domande.

Quando il lutto diventa patologico: ammalarsi dopo un lutto

Per prima cosa può essere utile definire quali sono i casi in cui si rischia di ammalarsi dopo un lutto, ovvero quelli in cui il lutto diventa patologico o complicato. Il disturbo da lutto persistente complicato è infatti riconosciuto come patologia dal DSM-5 (Manuale Diagnostico Statistico dei Disturbi Mentali) in quanto eccede le condizioni in cui normalmente il lutto viene vissuto dalla maggior parte delle persone e nella gran parte dei casi.

Tutti noi, infatti, prima o poi siamo chiamati a fronteggiare un simile evento nel corso della nostra via, ed è normale stare male, soffrire, sentirsi sopraffatti dalla tristezza, dalla rabbia, dal dolore e dal senso di ingiustizia quando una persona che amiamo ci viene portata via, a volte in un modo brutale che può scatenare un vero e proprio trauma. È normale avere crisi di pianto, non avere voglia di fare nulla e sentirsi privati di tutte le energie. È normale anche non avere il desiderio di vedere nessuno e lasciarsi trascinare da pensieri quasi ossessivi che riguardano il morto, ma tutti questi sentimenti e stati d’animo tendono a essere superati in un certo periodo, com’è fisiologico che accada. Spesso un fattore che comporta notevoli complicazioni nell’elaborazione del lutto è il senso di colpa, rispetto a ciò che si pensa si sarebbe potuto fare e non si è fatto.

Il lutto è da considerarsi uno degli eventi più stressanti della vita, ma la differenza tra questi modi sani di viverlo, che poi tenderanno a una spontanea risoluzione, e il lutto patologico, deve essere chiara e definita. Una volta che la persona che soffre sia riuscita a stabilire dentro di sé un nuovo equilibrio e abbia compreso che la sua vita può e deve continuare, il lutto può dirsi superato, ma a volte qualcosa va storto e alcune persone tendono addirittura ad ammalarsi dopo un lutto.

Questo succede quando il lutto non viene vissuto nel modo corretto, ma in maniera disfunzionale. Si parla quindi di lutto non elaborato, complicato e, in alcuni casi, addirittura di lutto somatizzato, quando la sofferenza trova un diverso canale per essere espressa attraverso il corpo. Per poter apporre la diagnosi di disturbo da lutto persistente complicato è necessario che la fase acuta della sofferenza superi la durata di 12 mesi.

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Che cos’è il lutto somatizzato?

Ma che cosa significa esattamente ammalarsi dopo un lutto? Le persone che incappano in un lutto complicato possono sviluppare, come abbiamo accennato, degli ulteriori disturbi, sia sul piano psichiatrico, sia su quello fisico, andando incontro al cosiddetto lutto somatizzato. Questi possono essere della tipologia più varia, da diversi tipi di dolore che si manifestano con frequenza, soprattutto a testa, petto e schiena, ma anche senso di affaticamento, stress da lutto, difficoltà a respirare e senso di vertigine.

Cosa significa tutto questo? Che il dolore sofferto per la perdita della persona che si ama non è stato sufficientemente considerato dall’individuo, il quale si è inconsapevolmente ritrovato a evitare di lavorare sulle sue emozioni e sui pensieri negativi e intrusivi allontanandoli da sé. In questi casi, allora, è il corpo a fare largo alla sofferenza attraverso la sola via che conosce, ovvero quella dei sintomi somatici.

Ma non sempre questa condizione è facile da individuare: molte persone fanno fatica ad associare il dolore fisico al dolore emotivo, così ancora una volta tendono a ignorare il secondo focalizzandosi sul primo.

Ammalarsi dopo un lutto e morire di crepacuore

Tutti noi abbiamo sentito più e più volte l’espressione “morire di crepacuore“, ma sai che esiste una condizione reale che non è poi così lontana da questo detto? A proposito di ammalarsi dopo un lutto, la cardiomiopatia di Takotsubo è una condizione acuta che affligge il cuore e si sviluppa in condizioni di forte stress.

Non è difficile associare la sua insorgenza a un evento drammatico come la morte di una persona che si ama, per questo motivo la sindrome viene anche conosciuta come sindrome del cuore spezzato. Gli studi, infatti, hanno dimostrato che vivere un lutto aumenta l’incidenza di patologie a carico del sistema cardiovascolare e di infarto del miocardio non fatale. Non solo: ad accrescere è anche la possibilità di ammalarsi dopo un lutto di malattie come cancro e infezioni croniche.

La frequenza con cui queste complicazioni si presentano è valsa loro il nome di effetto vedovanza, anche se si tratta di eventi che possono verificarsi non solo in seguito alla morte del compagno, ma anche di quella di una persona particolarmente cara. Sono eventi da considerarsi rari, ma esistono in letteratura scientifica.

Ci sono persone più predisposte ad ammalarsi dopo un lutto?

Abbiamo detto che il modo di vivere il lutto è diverso per ciascuno, seppure alcuni elementi sono comuni. Molta della differenza dipende dalle esperienze di vita di ognuno, dalle sue risorse interne e dal suo modo di pensare ed esprimere le emozioni. A seconda di come tutti questi fattori si incastrano e interagiscono tra loro, può verificarsi o meno la comparsa di sintomi somatici oppure di disturbi mentali.

Gli studi hanno cercato di comprendere da che cosa derivino le diverse reazioni e alcuni legami sono stati trovati con lo stile di attaccamento e con le credenze che riguardano se stessi e gli altri. In particolare, le persone con attaccamento sicuro tendono a sperimentare un lutto molto intenso durante la prima fase successiva alla perdita, per poi riuscire a metabolizzarla e superarla.

Al contrario, le persone con attaccamento insicuro di tipo ansioso sono più propense a sperimentare angoscia e le loro preoccupazioni assumono il carattere ossessivo delle ruminazioni. Queste persone sono più tendenti alla depressione, a un lutto complicato che vive nel suo dolore senza che questo riesca ad attenuarsi. Piuttosto, le persone che con maggiore frequenza mostrano sintomi fisici sono quelle caratterizzate da un attaccamento insicuro evitante: la loro abitudine di celare e trattenere le emozioni negative non dà loro modo di prendere contatto con il dolore che stanno provando, seppellendolo sotto una cortina di strategie di evitamento che però non possono fare nulla contro i sintomi fisici.

Entrare in contatto con le proprie emozioni dopo un lutto

Quindi, l’ammalarsi dopo un lutto mostrando dei sintomi fisici è particolarmente tipico di persone che non sono abituate a esprimersi liberamente. Ma nel caso di un evento forte come quello della perdita di una persona amata non è possibile nascondere i propri sentimenti, e questi trovano un altro modo di farsi strada.

Entrare in contatto con il proprio mondo interiore è fondamentale per superare il lutto e lasciarsi la sofferenza alle spalle, riuscendo così a riprendere in mano le redini della propria vita. Nei casi di lutto complicato e di lutto somatizzato, però, non è facile trovare da soli il modo, e per questo motivo molte volte si rivela utile chiedere l’aiuto di un esperto. Noi di Serenis ti offriamo proprio questa possibilità: per noi lavorano solo psicoterapeute e psicoterapeuti esperti, che potranno accompagnarti attraverso il processo di elaborazione del lutto. La nostra modalità completamente online ti dà la possibilità di approfittare di tutte le comodità, in modo che tu possa concentrarti completamente su di te. Iniziando il tuo percorso scoprirai quanto è salutare prendere consapevolezza delle proprie emozioni e sentirsi liberi di esprimerle, di parlare apertamente con qualcuno che sia in grado di accoglierle e normalizzarle. Affrontare un lutto è un processo molto impegnativo, ma l’accettazione ti aiuterà a non ammalarti e a diminuire progressivamente la tua sofferenza.

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Revisori

reviewer

Dott. Domenico De Donatis

Medico Psichiatra

Ordine dei Medici e Chirurghi della provincia di Pescara n. 4336

Laurea in Medicina e Chirurgia presso l'Università degli Studi di Parma. Specializzazione in Psichiatria presso l'Università Alma Mater Studiorum di Bologna.

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Dott. Federico Russo

Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale e Neuropsicologo, Direttore Clinico di Serenis

Ordine degli Psicologi della Puglia n. 5048

Laurea in Psicologia Clinica e della Salute presso l’Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti. Specializzazione in Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale a indirizzo neuropsicologico presso l’Istituto S. Chiara di Lecce.

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Dott.ssa Martina Migliore

Psicologa Psicoterapeuta specializzata in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale

Ordine degli Psicologi dell'Umbria n.892

Psicologa e Psicoterapeuta cognitivo comportamentale, docente e formatrice. Esperta in ACT e Superhero Therapy. Membro dell'Associazione CBT Italia, ACT Italia e SITCC. Esperta nell'applicazione di meccaniche derivanti dal gioco alle strategie terapeutiche evidence based e alla formazione aziendale.