La somatizzazione: significato e cura di un malessere a cavallo tra corpo e mente

Scopri il significato della somatizzazione e come affrontare un malessere che coinvolge corpo e mente. Esplora con noi le radici psicologiche di questo fenomeno e scopri strategie efficaci per la sua gestione e cura.

Hai mai pensato che corpo e mente siano connessi e il malessere di uno possa indicare un problema che riguarda l’altra? In effetti è proprio così, e questo è precisamente il significato di somatizzazione: periodi di stress prolungato, ansia e difficoltà a gestire le emozioni negative possono dare luogo a sintomi fisici che apparentemente non hanno una causa a livello di corpo ma, di fatto, partono tutti dalla testa. Esistono alcuni test che puoi fare per scoprire se soffri di questi disturbi.

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Somatizzazione: significato dei sintomi fisici

Siamo abituati a pensare che corpo e mente siano due entità separate, eppure già Cartesio, ai suoi tempi, ipotizzò che ci fosse un collegamento: se condo lui il punto di congiunzione era l’ipofisi, che metteva in comunicazione res cogitans (l’anima) e res extensa (la materia, il corpo). Per un po’ questo concetto venne trascurato in Occidente, ma ha sempre fatto parte della filosofia orientale, dalla quale è stato nuovamente importato grazie anche alle discipline come meditazione e mindfulness, che oggi sono molto diffuse anche nel nostro continente.

L’idea è quindi che, in quanto persone, sia il corpo che la mente fanno parte di noi, e anche il corpo non è pura materia, ma un corpo vivo, che agisce nel mondo e lo percepisce, lo avverte nella carne sotto forma di emozioni, prima ancora che lo faccia la mente. La massima espressione di come entrambe queste parti siano parte di noi è la somatizzazione, che consiste nell’esprimere attraverso il malessere del corpo un malessere mentale che però non viene riconosciuto in quanto tale e non viene metabolizzato.

La somatizzazione si riconosce tipicamente quando, riscontrando un problema fisico, si chiede un consulto al medico, e questi non riesce a trovare alcuna patologia o causa organica che possa spiegare il sintomo. Questo è indice della presenza di un sintomo somatico, che parte dalla mente per arrivare al corpo. Ciò non significa che il sintomo non ci sia, che sia finto o non abbia valore: il sintomo è estremamente reale, ha tutte le caratteristiche di ciò che accadrebbe se fosse in corso una malattia, solo che la sua origine è psicogena.

Ma anche così il paziente ne soffre e, anzi, il problema può arrivare a interferire in modo significativo con la sua esistenza. Questo perché, quando non ascoltiamo la nostra sofferenza emotiva, il corpo prende in mano la situazione e urla quanto sta male allo scopo di essere ascoltato. E continuerà a farlo fino a che il problema non sarà risolto alla radice, ovvero avremo curato ciò che ci fa stare male. Questo è il motivo per cui, se optiamo per un approccio medico, e quindi agiamo sul sintomo (ad esempio ci curiamo il mal di pancia), poco dopo se ne svilupperà un altro a sostituirlo (come la fibromialgia).

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Fenomenologia della somatizzazione

La somatizzazione ha un significato che è strettamente correlato allo stress, provato in maniera continuativa per un periodo prolungato. Può trattarsi di una psicopatologia come la depressione o di uno stato d’animo ansioso che non hanno modo di esprimersi nella loro pienezza perché la persona non si permette di affrontare le emozioni negative, dal momento che non sa gestirle. Infatti, molto spesso i sintomi somatici colpiscono le persone che, nonostante lo stress e la difficoltà emotiva, si sforzano di passare oltre, senza elaborare le loro emozioni pur di non fermarsi. Come abbiamo detto prima: quando non ascoltiamo la nostra mente e non le concediamo spazio, il corpo prende il sopravvento per costringerci a uno stop.

Il corpo sceglie attentamente l’organo bersaglio: spesso si tratta di una parte che già soffre per qualche motivo, e viene eletta come canale preferenziale per buttare fuori una particolare emozione. Ad esempio, quando ci si stressa per molto tempo, ad esempio con sovraccarichi di lavoro e un quantitativo di riposo inadeguato, è più facile ammalarsi perché il sistema immunitario ne risulta indebolito. La malattia solitamente arriva dopo che il periodo stressante è finito, quando finalmente ci si rilassa, ma può anche darsi che intervenga anche durante.

Chi viene colpito dalla somatizzazione?

La somatizzazione non è la modalità di esprimere il malessere che utilizzano tutti. Come abbiamo detto, è facile che vengano colpite le parti già vulnerabili, per questo molto diffusi come sintomi somatici sono i vari dolori (testa, schiena, petto, stomaco o pancia, articolazioni, dolori mestruali e dolori legati alla penetrazione). Altri sintomi tipici sono anche quelli gastrointestinali, come diarrea, nausea, vomito e bruciore di stomaco. Infine, tra gli altri segni che dovrebbero mettere in allarme ci sono problemi legati alla pelle, alla respirazione, perdita di capelli e disfunzione erettile.

Ma non solo gli organi bersagli sono determinanti nel capire chi può essere predisposto alla somatizzazione: bisogna considerare anche alcuni tratti di personalità. I più predisposti sono coloro che hanno più bisogno di un supporto relazionale o sociale per affrontare i loro problemi, e se non ne ricevono a sufficienza si sentono isolati. Da soli fanno fatica a elaborare la loro sofferenza emotiva e preferiscono accantonare il problema, che trova comunque modo di esprimersi con la somatizzazione.

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Queste persone rifiutano di accogliere il problema per quello che realmente è, ritenendo di non avere sufficienti risorse interne per affrontarlo sul piano emotivo e, sentendosi sole, non hanno modo di raccontare la loro sofferenza a parole. Il corpo, quindi, interviene perché la persona non può più trattenere l’ansia e le altre emozioni negative che sta sperimentando, e cerca di lanciare un segnale, una richiesta d’aiuto.

I disturbi legati alla somatizzazione

Alcune persone sperimentano episodi isolati di sintomi somatici, proprio in corrispondenza dei picchi di stress o subito dopo, mentre altre sviluppano dei veri e propri disturbi, riconosciuti a livello clinico dal DSM-5 (Manuale Diagnostico Statistico dei Disturbi Mentali).

Ad esempio, nel disturbo da sintomi somatici il paziente converte la sua ansia indirizzandola ai sintomi, sotto forma di pensieri e preoccupazioni che assumono un’intensità eccessiva, al punto che può rendere difficile lo svolgimento delle sue attività quotidiane in diversi ambiti.

Il disturbo d’ansia di malattia è piuttosto simile, ma implica un’evoluzione dei pensieri di preoccupazione a un livello diverso, solitamente proiettato nel futuro. In pratica, la persona è convinta di soffrire di una patologia grave, che i sintomi somatici che sta sperimentando ne siano la prova e che questa malattia lo condurrà inevitabilmente alla morte. L’individuo ha bisogno di continue rassicurazioni da parte dei medici, ma spesso nemmeno queste sono in grado di attenuare i pensieri intrusivi, per cui chiede il parere di più persone. È il disturbo che precedentemente si chiamava ipocondria.

Nel disturbo da conversione, invece, i sintomi ricalcano quelli che avrebbero luogo se la persona soffrisse di una patologia nervosa. È ciò che prima veniva definito isteria e, ovviamente, i sintomi sono reali e vissuti come tali ma non esiste un correlato biologico che ne spieghi l’esistenza.

Infine, tutti questi disturbi non devono essere confusi con il disturbo fittizio, in cui troviamo una differenza fondamentale: a differenza di quanto accade in tutte le altre patologie, nelle quali i sintomi sono reali, in questo caso la persona li finge allo scopo di ottenere dei vantaggi, come dei rimborsi economici o delle giornate di malattia dal lavoro, e lo fa in modo sistematico.

Come si tratta la somatizzazione?

Che si tratti di un disturbo definito come quelli di cui abbiamo parlato poco fa, oppure di una condizione transitoria che però viene vissuta con sofferenza e fastidio, la somatizzazione necessita di un intervento specifico da parte di professionisti della salute mentale. Ciò proprio in virtù del fatto che corpo e mente contribuiscono, nel loro insieme, a comporre il nostro essere e della mancanza di tracce organiche che giustifichino i sintomi.

Come abbiamo detto, infatti, trattare i sintomi non porterà a nulla, se non alla loro migrazione in un altro distretto corporeo. Per questo motivo è fondamentale dare alla somatizzazione il suo significato, iniziando a interrogare la mente e scavando a fondo delle emozioni di ansia e depressione che determinano il malessere fisico.

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Redazione

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Revisori

reviewer

Dott. Domenico De Donatis

Medico Psichiatra

Ordine dei Medici e Chirurghi della provincia di Pescara n. 4336

Laurea in Medicina e Chirurgia presso l'Università degli Studi di Parma. Specializzazione in Psichiatria presso l'Università Alma Mater Studiorum di Bologna.

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Dott. Federico Russo

Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale e Neuropsicologo, Direttore Clinico di Serenis

Ordine degli Psicologi della Puglia n. 5048

Laurea in Psicologia Clinica e della Salute presso l’Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti. Specializzazione in Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale a indirizzo neuropsicologico presso l’Istituto S. Chiara di Lecce.

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Dott.ssa Martina Migliore

Psicologa Psicoterapeuta specializzata in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale

Ordine degli Psicologi dell'Umbria n.892

Psicologa e Psicoterapeuta cognitivo comportamentale, docente e formatrice. Esperta in ACT e Superhero Therapy. Membro dell'Associazione CBT Italia, ACT Italia e SITCC. Esperta nell'applicazione di meccaniche derivanti dal gioco alle strategie terapeutiche evidence based e alla formazione aziendale.