La disforia di genere
La disforia di genere è un tema complesso legato all’identità e alle emozioni. Affrontarlo ci invita a considerare come ciascuno di noi esprima la propria autenticità e come possiamo essere di supporto agli altri nel loro percorso.
Il disagio legato all’identità di genere e la “medicalizzazione” delle identità transgender (transessualità) sono da decenni temi controversi. Il rischio della stigmatizzazione è dietro l’angolo: anche per questo motivo il DSM V - il manuale che classifica i disordini psicologici e psichiatrici- ha preferito adottare l’espressione “disforia di genere”, sostituendola al patologizzante “disturbo dell’identità di genere” (inserito nel 1994 all’interno del DSM IV).
In ogni caso, noi preferiamo parlare di “identità di genere” o, quando si parla di transizione, “affermazione di genere”.
Cosa sono la disforia di genere e l’identità di genere?
L'incongruenza o disforia di genere è il disagio profondo di chi non si identifica, a livello di identità interiore o di genere, con il sesso fenotipico assegnato alla nascita, percependolo come una descrizione valida solo esteriormente.
Sesso e identità di genere, infatti, sono due cose diverse. Il sesso si riferisce alle caratteristiche fisiche e biologiche ricevute alla nascita, mentre l’identità di genere corrisponde al senso di appartenenza che percepiamo verso uno dei generi possibili (o verso nessuno di essi).
Il concetto di identità di genere va oltre le definizioni biologiche di "maschio" e "femmina" e riguarda la percezione di sé come uomo, donna, entrambi o nessuno dei due. L'identità di genere è spesso influenzata da fattori biologici, psicologici e sociali e può essere complessa.
È necessario precisare che la disforia di genere viene diagnosticata solo in presenza di tale disagio legato all'incongruenza di genere, poiché altrimenti non è considerata una condizione patologica.
Nel 2013, l’anno in cui il DSM V sostituì il termine “disturbo” con quello di “disforia”, segna una tappa importante nella storia dei diritti umani: la patologia non dipende dal nostro non riconoscerci nel sesso assegnatoci, ma nella sensazione di disagio e di emarginazione che ne deriva.
Psicopatologie associate alla disforia di genere
Ricerche del passato sulla disforia di genere hanno spesso indicato una forte associazione con vari disturbi psicologici, in particolare disturbi della personalità come quelli borderline, narcisistici e antisociali. Tuttavia, queste problemi erano considerati più causa che conseguenza del disturbo.
Studi più recenti hanno invece messo in luce come molte persone transgender non presentino necessariamente disturbi mentali gravi. In realtà, la comorbilità psicopatologica è spesso più legata allo stigma sociale, al rifiuto e alle pressioni ambientali che all'identità di genere in sé. Il rischio di suicidio tra le persone transgender è molto elevato, con legami a fattori di stress esterni e condizioni preesistenti, evidenziando l'importanza di un supporto psicologico adeguato.
Alcune delle psicopatologie frequentemente associate includono:
- Depressione: L'intenso disagio provato da chi vive in conflitto con il proprio genere può sfociare in stati depressivi. La sensazione di isolamento, rifiuto sociale o difficoltà nell'autoaccettazione può aggravare la condizione.
- Ansia: L'incertezza sul futuro, l'ansia sociale e le paure legate all'espressione della propria identità di genere in contesti familiari o pubblici possono amplificare il disagio.
- Disturbi dell'Alimentazione: Alcune persone con disforia di genere sviluppano disturbi alimentari come mezzo per tentare di cambiare la percezione del proprio corpo.
- Autolesionismo e Ideazione Suicidaria: L'elevata pressione psicologica può portare ad azioni autolesionistiche o, nei casi più gravi, a pensieri suicidari.
Il contesto sociale e familiare gioca un ruolo cruciale: il rifiuto da parte della famiglia o della comunità, la discriminazione e lo stigma possono aggravare le psicopatologie collegate alla disforia di genere.
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Disforia di genere: La diagnosi
I criteri per una diagnosi di disforia secondo il DSM-5 sono:
- Una marcata incongruenza di genere, che persiste per almeno sei mesi.
- Forte desiderio di essere del genere opposto, o insistente affermazione di appartenere al genere opposto.
- Disagio rispetto alle caratteristiche sessuali primarie e/o secondarie o forte desiderio di eliminarle o evitarle.
- Desiderio di assumere le caratteristiche sessuali del genere opposto.
- Significativo disagio clinico o compromissione del funzionamento in ambito sociale, lavorativo o altre aree importanti.
Qual è la differenza tra “identità di genere” ed “espressione di genere”?
L’identità di genere è legata al senso psicologico del proprio genere - ciò che noi percepiamo di essere. L’espressione di genere è invece culturalmente definita e varia dal punto di vista temporale e spaziale: per esempio, possiamo dire che nell’Italia degli anni ‘50 uno smoking veniva ritenuto espressione di genere maschile. In altre parole, l’espressione di genere non sempre coincide con la nostra identità di genere.
Qual è la differenza tra outing e coming out?
Fare outing significa dichiarare pubblicamente l’orientamento o l’identità di genere di un’altra persona senza il suo consenso. Fare coming out significa invece dichiarare alle altre persone la nostra specificità, con i nostri tempi e nel modo che preferiamo.
Quali sono le cause della disforia di genere?
Le cause della disforia di genere non sono ancora del tutto chiare, ma le teorie più accreditate suggeriscono che il disturbo derivi da una combinazione di fattori psicosociali, ambientali e biologici.
C’è chi evidenzia l’importanza dei fattori biologici (gli ormoni sessuali prenatali potrebbero avere un ruolo nello sviluppo dell’identità di genere) e chi si concentra maggiormente sui fattori ambientali di rinforzo (come l’educazione impartita dalla famiglia e le esperienze di vita).
Studi sui gemelli suggeriscono che i fattori genetici abbiano un ruolo nell'insorgenza della disforia di genere: infatti la probabilità che si manifesti in entrambi i gemelli è più alta nei monozigoti (che condividono lo stesso corredo genetico) e minore negli eterozigoti (che condividono solo il 50% del DNA).
La teoria più diffusa è multifattoriale: all’origine ci sarebbe una miscela di fattori biologici, psicologici e ambientali.
Ci sono alcune rare circostanze che possono originare la disforia di genere e intersessualità. E cioè i disordini dello sviluppo sessuale, come l’insufficienza congenita delle ghiandole surrenali (che determina alti livelli di ormoni sessuali maschili nelle persone di sesso femminile) e la sindrome di Morris (caratterizzata dal malfunzionamento del recettore per gli ormoni sessuali maschili: il corpo geneticamente maschile di chi ne soffre è insensibile a questi ormoni e sviluppa genitali femminili).
Un piccolo glossario per comprendere la disforia di genere
Quando si parla di genere, di sesso e di identità è semplice fare confusione. Ecco alcuni termini tecnici che può essere utile tenere a mente:
Cisgender e transgender
Il primo descrive una persona la cui identità di genere si allinea con il sesso assegnatole alla nascita.
Il secondo designa una persona che si identifica con il genere opposto al proprio sesso biologico, oppure con un genere intermedio tra il femminile e il maschile. Il termine "transessuale", usato prima come sinonimo, è ormai obsoleto.
Genere binario e genere non binario
La prima espressione può essere attribuita a una persona che si colloca all’interno della tradizionale bipartizione del genere in maschile e femminile.
Il genere non binario fa riferimento a una persona la cui identità di genere non è racchiusa nel binomio classico “uomo-donna”: può invece essere multipla, neutra, fluida o mutevole.
Queer e gender fluid
Il primo è un termine-ombrello che racchiude tutte le persone che non sentono di appartenere a un’identità di genere o a un orientamento sessuale “tradizionale”. Infatti, questa parola è traducibile dall’inglese come “strano”/”bizzarro”.
"Gender fluid" descrive le persone che non si identificano né come uomo né come donna e si muovono in maniera “fluida” fra i due generi, attribuendosi di volta in volta caratteristiche sia dell’uno sia dell’altro.
Drag
Indica chi assume comportamenti tipicamente non attribuibili al proprio sesso biologico e si veste con un abbigliamento di un certo genere: il fine è la performance. Le Drag Queen interpretano la femminilità in maniera teatrale, così come i Drag King esprimono una mascolinità artificiosa. Questo tipo di performance non indica in alcun modo la sessualità, l’identità di genere o l’orientamento sessuale di chi la compie.
Lgbtq+
È l’acronimo usato per fare riferimento alle persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender, queer e a tutte quelle che non si riconoscono nell’etichetta di donna o uomo eterosessuale. Quel “+” racchiude quindi anche asessuali (coloro che non provano attrazione sessuale nei confronti di nessun altra persona, indipendentemente dal genere), pansessuali (le persone che sono emotivamente, romanticamente e sessualmente attratte dalle altre, indipendentemente dal loro genere), aromantici (coloro che non provano attrazione romantica nei confronti di altre persone, qualunque sia il loro genere).
Ally
Indica una persona che fa parte di un gruppo di maggioranza ma si pronuncia in difesa dei diritti delle minoranze sessuali. Per esempio, una donna eterosessuale che partecipa a un gay pride e decide di battersi per i diritti della comunità LGBTQ+ è un’ally.
Come affrontare la disforia di genere
Affrontare la disforia di genere richiede un approccio personalizzato, che consideri sia il benessere psicologico sia i possibili interventi medici o chirurgici. Ogni persona ha un percorso unico e il percorso può includere vari tipi di interventi.
1. Supporto Psicologico
La consulenza psicologica è una delle prime e più importanti fasi di supporto per chi vive la disforia di genere. Non si tratta di "curare" l'identità di genere, ma di fornire uno spazio sicuro in cui esplorare le proprie emozioni e prendere decisioni consapevoli sul proprio percorso.
2. Transizione sociale
Per alcune persone, affrontare la disforia di genere implica una transizione sociale, che può includere il cambio del nome, l'abbigliamento e i pronomi usati dagli altri. Questo è spesso uno dei primi passi verso l'autenticità di genere.
3. Interventi medici
Alcuni individui optano per interventi medici come la terapia ormonale sostitutiva (HRT), che può aiutare ad allineare le caratteristiche fisiche con il genere percepito. La HRT può includere estrogeni o testosterone, a seconda del genere verso cui si sta transitando.
4. Interventi chirurgici
In casi più avanzati, si possono prendere in considerazione interventi chirurgici, come la mastectomia (per la rimozione del seno) o interventi di riassegnazione sessuale. Tuttavia, queste decisioni sono estremamente personali e richiedono un'attenta valutazione psicologica e medica.
Come viene trattata la disforia di genere a livello psicoterapeutico
L'intervento psicoterapeutico nella disforia di genere riveste un ruolo chiave nel trattamento della disforia di genere, con l'obiettivo di aiutare le persone a comprendere e gestire il disagio derivante dalla discrepanza tra il genere percepito e il sesso assegnato alla nascita, senza cercare di "curare" l'identità di genere.
La psicoterapia si concentra sull'esplorazione dell'identità e sull'accompagnamento nella transizione.
Un approccio ampiamente utilizzato è la terapia affermativa di genere, che mira a creare uno spazio sicuro e privo di giudizi per permettere alla persona di esplorare e accettare la propria identità.
Inoltre, la psicoterapia si concentra sulla riduzione del disagio emotivo associato alla disforia, fornendo strumenti per affrontare l'ansia, la depressione e migliorare l'autostima.
Fonti
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