Che cosa cura lo psichiatra: inquadramento di un esperto di salute mentale

Il mondo della salute mentale è ancora oggi velato da un alone di confusione, dovuto soprattutto alla scarsa informazione che lo domina e circonda i molti professionisti che vi lavorano. Ciò fa sì che le persone non abbiano ben chiaro il ruolo di ciascuno né la differenza tra un esperto e l’altro.

Di seguito parleremo nello specifico della figura dello psichiatra e del suo ruolo. Inoltre, sfateremo tutti i pregiudizi che, purtroppo, accompagnano ancora la percezione e la convinzione di molte persone, che vedono l’ambulatorio di un professionista della salute mentale come un luogo adatto ai matti. Vedremo che questa figura ha competenze e conoscenze specifiche, destinate a essere messe in campo per aiutare una particolare tipologia di utenza, così come precise tecniche di intervento. Se vuoi sapere che cosa cura lo psichiatra, prosegui nella lettura e troverai tutte le risposte che cerchi.

Chi è lo psichiatra?

Iniziamo, prima di tutto, a inquadrare la figura professionale dello psichiatra. La prima cosa che devi sapere è che lo psichiatra è un medico. Ciò significa che è laureato in medicina e chirurgia e ha conseguito l’abilitazione (ovvero la certificazione che gli permette di svolgere la sua professione) in seguito all’esame di stato. Dopodiché, ha svolta un’ulteriore specializzazione in psichiatria e si è iscritto all’albo professionale degli psichiatri.

Ma per comprendere che cosa cura lo psichiatra, è utile precisare che cosa sia esattamente la sua disciplina. La psichiatria è una branca specifica della medicina, che si occupa di diagnosi, prevenzione e cura di alcuni tipi di disturbi psichici. In pratica, lo psichiatra effettua, come tutti i medici, una prima visita ai suoi pazienti, raccoglie gli elementi necessari a inquadrare il problema e a porre una diagnosi che identifichi in maniera scientifica il malessere in questione. A questo punto cercherà di trovare il rimedio più adatto ed efficace per il paziente. Dal momento che lo psichiatra è un medico, gli strumenti che preferenzialmente utilizza a scopo terapeutico sono gli psicofarmaci, anche se durante i colloqui non viene mai lasciata da parte la componente relazionale e di dialogo con il paziente.

Che cosa cura lo psichiatra? I disturbi più diffusi

Abbiamo detto che lo psichiatra si occupa nello specifico di alcuni tipi di disturbi mentali, o psicopatologie. Ma come capire se si ha un problema che richiede l’intervento di questo professionista e che può essere efficacemente trattato con un percorso psichiatrico? Ovviamente bisogna conoscere le categorie di disturbi che lo psichiatra cura.

Fondamentalmente si tratta di patologie che, per essere tenute sotto controllo, necessitano obbligatoriamente di un intervento farmacologico. L’esempio più eclatante sono i disturbi psicotici, come la schizofrenia. In questi casi, i sintomi possono essere anche molto gravi e compromettere in maniera importante la quotidianità della persona, arrivando a stroncare la sua autonomia. Pensa, ad esempio, all’effetto che può avere sentire regolarmente delle voci nella tua testa (allucinazioni uditive) o essere colti da deliri paranoidi. Gli psicofarmaci non permettono di risolvere definitivamente il problema facendo scomparire il sintomo, ma rappresentano l’unico modo per tenerlo a bada e aiutare l’individuo a ricostruire parte della sua vita.

Ma lo psichiatra non si occupa solo di queste problematiche: per alcuni disturbi il farmaco non è l’unica soluzione ma può fornire un valido aiuto, combinato a un percorso psicologico di lavoro su di sé. È il caso, ad esempio, della depressione grave e degli altri disturbi dell’umore, dei disturbi d’ansia e del disturbo ossessivo-compulsivo. Ci sono, inoltre, delle patologie che sono strettamente correlate alla storia della persona e possono essere aggravate da periodi di stress, come i disturbi del sonno, quelli legati all’abuso di sostanze (incluso l’alcolismo) o le dipendenze comportamentali (come quella da gioco d’azzardo). Anche in questi casi i farmaci possono essere un valido supporto, mentre la persona lavora sul rafforzare la propria resilienza.

Naturalmente, non puoi farti una diagnosi in autonomia, ma puoi avere il sospetto di soffrire di una di queste patologie. In questo caso, la tua situazione clinica verrà valutata da un’équipe multidisciplinare o da un libero professionista, che poi deciderà quale percorso di cura è il più adatto alle tue necessità.

Come funziona la prima visita dallo psichiatra?

Abbiamo detto che il percorso psichiatrico inizia con una prima visita, della durata di circa un’ora, della quale il professionista si serve per inquadrare il problema in base alla domanda che porterai alla sua attenzione e alle informazioni che gli fornirai. L’esame psichiatrico consiste nella raccolta anamnestica (ovvero di tutte le informazioni importanti sulla tua storia di vita e clinica, su eventuali terapie pregresse e utilizzo di farmaci) e, a volte, nella somministrazione di alcuni test mirati a identificare la presenza di un disturbo o di una particolare struttura di personalità.

Nel corso del colloquio, il medico non presta attenzione solo al contenuto del discorso, ma anche alla componente non verbale, considerando tutti gli elementi che possono essere indice di un’alterazione, come variazioni nella fluenza dell’eloquio, particolari gestualità e ogni genere di mimica peculiare. Alla fine verranno considerati tutti questi fattori per essere integrati in una diagnosi. In base a essa si ipotizzerà il trattamento psicofarmacologico migliore, che coinciderà con quello più funzionale e con minori effetti collaterali possibili.

A questo punto, però, occorre fare una precisazione: anche se solitamente lo psichiatra prescrive dei farmaci, in certi casi può giudicarli non necessari e consigliare al paziente un percorso di psicoterapia. Ciò accade specialmente quando la psicopatologia non è troppo grave al punto da impedire al paziente di impegnarsi in un lavoro su di sé e non è cronica, ovvero non è qualcosa di trascurato e diventato ormai costante. Spesso, comunque, il trattamento di elezione è quello farmacologico combinato alla psicoterapia, ma la scelta dipende anche dalla motivazione della persona.

In pratica, chi è disposto a lavorare sodo per guarire, ha maggiori possibilità di successo, dal momento che la psicoterapia può rappresentare il superamento definitivo del problema, contrariamente al farmaco che, chiaramente, ha effetto solo nel periodo in cui lo si assume. Nella scelta della terapia, poi, vengono anche considerati eventuali timori da parte del paziente, che può avere delle resistenze nei confronti dei farmaci. A seguito di tutti questi elementi verranno stabilite anche posologia e frequenza degli incontri.

Le visite di controllo

La prima visita, infatti, è solo l’inizio del trattamento, dal momento che da qui in poi sarà necessario monitorare la situazione con regolari colloqui. Le visite successive alla prima, solitamente, hanno una durata ridotta, e servono per controllare che la terapia farmacologica stia riportando dei risultati benefici. Lo psichiatra si occupa quindi di verificare che la persona abbia migliorato la sua integrazione nei diversi ambiti della sua quotidianità, come quello lavorativo, sociale e famigliare. Non è detto che i risultati siano da subito positivi: a volte è necessario correggere in corso la terapia, cambiando il dosaggio del farmaco o sostituendolo con un altro.

Ma, come abbiamo detto, spesso c’è un affiancamento tra psicofarmaci e psicoterapia. I colloqui piscoterapici hanno la funzione di favorire un’esplorazione dei propri processi interni e di acquisire degli strumenti per contrastare la propria sofferenza. In questi casi la durata è di circa 50 minuti, mentre la frequenza può essere settimanale o quindicinale, a seconda di cosa è utile e funzionale.

Che cosa succede se un disturbo psichiatrico non viene curato?

Purtroppo, come accennavamo all’inizio, sono ancora molti gli stigmi che vedono lo psichiatra come un professionista che cura i matti, e per questo motivo molte persone fanno resistenza o dimostrano diffidenza verso questo specialista, rifiutando la possibilità di intraprendere un percorso di cura. Ma questa non è la sola motivazione per cui tanti preferiscono evitare di rivolgersi allo psichiatra: c’è anche chi sottovaluta un disturbo, nella convinzione che la sofferenza passerà da sola. Quali sono le conseguenze di queste condotte?

Gli studi condotti a questo riguardo dimostrano che non solo ignorare il problema peggiora la sintomatologia, a causa della sedimentazione di schemi comportamentali e di pensiero che solidificano il problema, ma comporta anche una maggiore comorbilità. Con questo termine si intende la presenza contemporanea di più psicopatologie. Questo significa che una depressione non trattata, nel tempo, oltre a peggiorare, può condurre all’origine di altre problematiche, ad esempio l’insorgenza di attacchi di panico o una dipendenza da sostanze.

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Revisori

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Dott. Raffaele Avico

Psicoterapeuta, psicotraumatologo e terapista certificato EMDR I

Ordine degli Psicologi del Piemonte num. 5822

Psicoterapeuta, psicotraumatologo e terapista EMDR. È membro della ESDT (European Society for Trauma and Dissociation) e socio AISTED (Associazione italiana per lo studio del trauma e della dissociazione).

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Dott. Rosario Urbani

Psicoterapeuta specializzato in cognitivo comportamentale

Ordine degli Psicologi della Campania num. 6653/A

Laureato in Neuroscienze presso la Seconda Università di Napoli. Specializzato presso l’istituto Skinner in psicoterapia cognitivo comportamentale. Analista del comportamento ABA e specializzato anche nella tecnica terapeutica dell'EMDR.

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Dott.ssa Maria Vallillo

Psicoterapeuta specialista in Lifespan Developmental Psychology

Ordine degli Psicologi del Lazio num. 25732

Laurea in Psicologia presso l'Università degli Studi di Chieti. Specializzazione in psicoterapia e psicologia del ciclo di vita presso l’Università la Sapienza di Roma. Esperta in neuropsicologia e psicodiagnostica e perfezionata in psico-oncologia.