Il DSM-5: guida alla quinta edizione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali

Il DSM-5 è la quinta edizione il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali.

Vediamo ora nello specifico che cos’è, com’è strutturato e quali sono le prospettive per il futuro.

Cosa si intende per DSM-5?

Il DSM-5 è nella pratica un manuale, sviluppato dall’American Psychiatric Association (APA). Si tratta di un utile strumento per chi lavora nel settore psicologico oppure in quello psichiatrico. Questo testo è nato con l’intento di fornire criteri chiari e uniformi per classificare i disturbi mentali.

Lo scopo ultimo è permettere ai professionisti della salute mentale di svolgere diagnosi accurate e consentire in seguito una scelta di trattamento.

Il DSM-5 fornisce una lista di criteri diagnostici dettagliati che guidano il professionista nella valutazione dei sintomi del paziente. Si tratta di uno strumento di cui l’utilità è fornire una base obiettiva per la diagnosi dei pazienti.

Com’è organizzato il DSM-5?

Il manuale contiene tre sezioni principali:

  1. Sezione I: fondamenti e utilizzo del DSM-5

Si tratta della prima sezione del manuale e contiene informazioni e linee guida per comprendere come utilizzarlo al meglio. Inoltre, evidenzia le modifiche della quinta edizione rispetto alle versioni precedenti.

  1. Sezione II: criteri diagnostici e codici

La seconda sezione si focalizza invece sui criteri specifici delle diagnosi dei vari disturbi mentali. I disturbi, vengono a loro volta organizzati in categorie che verranno esplicitate in seguito.

Questa seconda sezione è il cuore del testo, e rappresenta uno strumento estremamente utile per i professionisti che si occupano di salute mentale.

  1. Sezione III: ulteriori strumenti diagnostici e modelli culturali

Infine, l’ultima sezione approfondisce quali sono gli strumenti di valutazione supplementari, che possono essere di aiuto ai professionisti che devono diagnosticare e valutare i pazienti.

All’interno di quest’ultima area sono inoltre presenti una serie di informazioni relative agli aspetti culturali. Nello specifico, ciò significa che alcuni sintomi e caratteristiche dei pazienti vanno indagati e letti tenendo conto della cultura di appartenenza.

Come sono organizzati i disturbi mentali all’interno del DSM-5?

Come precedentemente accennato, la seconda sezione del manuale è dedicata all’elenco dei vari disturbi mentali e ai loro criteri. Alcune categorie che è possibile trovare nel DSM-5 sono:

  • disturbi psicotici: si tratta di una serie di disturbi che implicano delle alterazioni nella percezione, nel pensiero e nel comportamento;
  • disturbi del sonno: in questo caso vengono esposti vari disturbi quali insonnia, disturbo da apnea del sonno e altre condizioni;
  • disturbi di personalità: questa categoria è una sua volta suddivisa ulteriormente in tre gruppi chiamati Cluster. In ognuno di essi è possibile trovare disturbi differenti ma aventi alcune caratteristiche che li accomunano;
  • disturbi correlati al trauma: essi possono manifestarsi dopo aver subito oppure essere stati a contatto in generale con esperienze traumatiche. I traumi possono ripresentarsi alla persona sotto forma di incubi e flashback.

La storia dei DSM

Il primo DSM, noto come DSM-I venne pubblicato nel 1952 dall’American Psychiatric Association (APA). In questa prima edizione la lista dei disturbi era relativamente breve rispetto alle ultime versioni. La pubblicazione del testo segnò tuttavia un passo importante rispetto all’organizzazione diagnostica per psicologi e psichiatri.

Successivamente, nel 1968 venne pubblicata la seconda versione, ossia il DSM-II e nel 1980 uscì invece la terza con il nome di DSM-III.

Nella terza edizione si assiste a cambiamenti significativi rispetti ai primi due manuali, in quanto i criteri diagnostici diventano più oggettivi e scientifici.

Nel 1994 venne pubblicata la quarta versione, ossia il DSM-IV, tra le novità del manuale è possibile riscontrare un’attenzione maggiore relativa agli aspetti culturali.

Infine, nel 2013 viene pubblicata la quinta edizione, il DSM-5. I presupposti di quest’ultimo manuale sono stati, di aver mantenuto l’attenzione sull’oggettività dei criteri, cercando però di rispondere alle critiche mosse ai precedenti e alle nuove scoperte scientifiche.

Punti di forza e limiti

Dopo la pubblicazione del manuale, gli autori e i professionisti del settore hanno esposto quali sono i punti di forza del DSM-5 e quali invece i limiti e le debolezze di cui tener conto in vista dell’uscita delle edizioni successive.

Tra i punti di forza è possibile riscontrare:

  • standardizzazione: i criteri diagnostici espressi nel manuale risultano chiari e uniformi, in modo tale che i professionisti possono effettuare delle diagnosi precise e confrontabili;
  • base scientifica: la base scientifica del manuale è risultata in miglioramento rispetto alle precedenti edizioni;
  • comunicazione: uno dei grandi vantaggi del DSM-5 e dei DSM in generale è la possibilità di avere un linguaggio comune tra i professionisti, che permette di comprendersi tra loro.

Gli esperti del settore hanno segnalato anche aspetti su cui lavorare, limiti e debolezze del testo:

  • poca considerazione del contesto culturale: sebbene il contesto culturale abbia preso un ruolo di maggior importanza, tuttavia alcuni studiosi sottolineano la necessità di dare ulteriore spazio a questo fattore;
  • conflitti di interesse: alcuni critici affermano la presenza di legami interni al comitato che hanno portato a conflitti di interesse;
  • scarsa valutazione dei fattori ambientali: viene criticato al DSM-5 di non aver dato abbastanza attenzione all’analisi del contesto, ai fattori ambientali, allo stress e a fattori sociali. Tutte queste variabili possono infatti influenzare la salute mentale.

In sintesi, il DSM-5 è uno strumento di comprovata utilità, ma avente comunque alcuni limiti e debolezze. Ciò sottolinea ulteriormente l’importanza della continua ricerca e del continuo scambio di informazioni tra professionisti.

Prospettive future

Le prospettive future legate al DSM si concentrano perlopiù in diverse aree di miglioramento e sviluppo. Alcune aree appunto in cui si auspica un avanzamento sono:

  • approccio dimensionale avanzato: l’approccio attuale del DSM è dimensionale, c’è comunque la volontà di ampliare tale concetto, permettendo così una valutazione ancora più efficace del sintomo e della situazione del paziente;
  • personalizzazione dei trattamenti: grazie anche alla comprensione sempre maggiore dei sottotipi dei vari disturbi, la speranza in futuro sarà di poter proporre dei trattamenti maggiormente specifici. Ciò risulta fondamentale anche in quanto potrebbe ridurre la percentuale di tentativi ed errori in tema di trattamento.

Ogni revisione del DSM richiede anni di lavoro, ricerca e dibattiti tra esperti. La decisione di pubblicare o meno sarà sempre nelle mani della American Psychiatric Association (APA), in quanto ente responsabile per questo tipo di manuali.

DSM-5: uno strumento per professionisti

Il manuale è pensato per professionisti qualificati che si occupano quotidianamente di salute mentale. È dunque importante sottolineare, che non si tratta di uno strumento destinato all’auto diagnosi e all’auto trattamento.

Addentrarsi individualmente nell’auto diagnosi senza richiedere l’opinione di un professionista potrebbe essere fuorviante e pericoloso. Il supporto di un esperto, in un processo delicato come quello diagnostico, è assolutamente essenziale.

Molti sintomi possono infatti essere comuni a più disturbi per cui è rilevante discriminare il contesto in cui un certo sintomo si presenta. Va inoltre valutata la possibilità che alcuni sintomi siano presenti ma non così di impatto nella vita quotidiana da richiedere necessariamente una diagnosi.

Infine, in altre situazioni è possibile riscontrare la presenza di più diagnosi, poiché alcuni disturbi tendono a presentarsi spesso assieme.

Anche l’auto trattamento può risultare pericoloso. Il trattamento richiede una valutazione e una pianificazione svolte con accuratezza. Auto trattarsi senza una guida professionale e una diagnosi corretta può portare a risultati inadeguati e al peggioramento della situazione.

Concludendo, nel caso in cui si sospetti di avere un disturbo mentale è necessario consultare un professionista qualificato al fine di condurre un’eventuale diagnosi in modo accurato e offrire un trattamento personalizzato e appropriato alla situazione.

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Revisori

reviewer

Dott. Domenico De Donatis

Medico Psichiatra

Ordine dei Medici e Chirurghi della provincia di Pescara n. 4336

Laurea in Medicina e Chirurgia presso l'Università degli Studi di Parma. Specializzazione in Psichiatria presso l'Università Alma Mater Studiorum di Bologna.

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Dott. Federico Russo

Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale e Neuropsicologo, Direttore Clinico di Serenis

Ordine degli Psicologi della Puglia n. 5048

Laurea in Psicologia Clinica e della Salute presso l’Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti. Specializzazione in Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale a indirizzo neuropsicologico presso l’Istituto S. Chiara di Lecce.

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Dott.ssa Martina Migliore

Psicologa Psicoterapeuta specializzata in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale

Ordine degli Psicologi dell'Umbria n.892

Psicologa e Psicoterapeuta cognitivo comportamentale, docente e formatrice. Esperta in ACT e Superhero Therapy. Membro dell'Associazione CBT Italia, ACT Italia e SITCC. Esperta nell'applicazione di meccaniche derivanti dal gioco alle strategie terapeutiche evidence based e alla formazione aziendale.