La procrastinazione incide sul benessere psicologico

Per procrastinazione si intende l’atteggiamento di chi tende a rimandare gli impegni personali. Nella vita quotidiana capita a tutti di voler evitare di svolgere un compito noioso o che richiede uno sforzo eccessivo e quindi decidere di affrontarlo in un altro momento. A nessuno piace l’idea di doversi impegnare in qualcosa che sembra non essere così urgente. Purtroppo però il tempo è tiranno e arriva sempre il momento in cui non è più possibile rimandare. Nella maggior parte dei casi in questa situazione le persone si rimboccano le maniche e affrontano il problema portando a termine quell’attività. Questo è possibile quando si procrastinano pochi e futili compiti e soprattutto quando lo si fa in modo sporadico. Si potrebbe dire che si tratta di una cattiva abitudine che accompagna poche e semplici attività quotidiane. Ciò che distingue il procrastinatore vero e proprio dagli altri individui è invece la regolarità con cui rimanda qualsiasi compito da svolgere. Si tratta di un fenomeno molto più diffuso di quanto non si creda. Secondo uno studio condotto dall’Università di Durham, circa il 20% degli adulti e oltre il 50% degli studenti procrastina regolarmente. Per questi soggetti la procrastinazione diventa un vero e proprio modo di agire per affrontare i problemi che può avere conseguenze negative sul benessere psicologico.

Le teorie psicologiche che spiegano la procrastinazione


Il fenomeno della procrastinazione può essere spiegato da diverse teorie psicologiche.

La procrastinazione come evitamento della frustrazione


Il padre della psicoanalisi Sigmund Freud è stato tra i primi a fornire una spiegazione di questo atteggiamento ponendo alla base il desiderio di evitamento della frustrazione. Secondo lo psicoanalista le persone cercherebbero in tutti i modi di evitare di affrontare la frustrazione o l’ansia legate allo svolgimento di un compito difficile o poco gratificante. Per questo chi procrastina tende a giustificare in modo apparentemente razionale la decisione di non dedicarsi ad un compito o ad un’attività nonostante la sua urgenza. Questo modello spiega come mai talvolta il procrastinatore non sia del tutto consapevole delle conseguenze negative del suo comportamento e continui a mettere in atto questo atteggiamento nonostante gli insuccessi.

La teoria dell’autoregolazione


Uno studio più recente svolto dagli psicologi Dianne M. Tice e Roy F. Baumeister pubblicato nel 1997 sulla rivista Psychological Science dimostra che la procrastinazione è un modello di comportamento controproducente se adottato sul lungo termine. In questa ricerca gli studiosi hanno evidenziato come la procrastinazione sia altamente correlata con un alto tasso di stress e con una probabilità più elevata di sviluppare malattie. Secondo il noto psicologo sociale Baumeister l’origine della procrastinazione si trova nella mancanza di capacità di autocontrollo emotivo. La teoria dell’autoregolazione sviluppata da questo autore introduce l’idea che la quantità di energie che un individuo ha a disposizione è limitata quindi deve essere dosata con parsimonia. Quando si è sotto stress a causa di carichi di lavoro o di studio eccessivi può subentrare una condizione di disorganizzazione che porta la persona a procrastinare molte di queste attività. Secondo questa teoria la procrastinazione è dunque la conseguenza di una cattiva pianificazione e dalla facilità con cui l’individuo si distrae quando ha troppi impegni.

La ricerca della gratificazione immediata

Secondo la teoria elaborata dallo psicologo americano George Ainslie nel 2008 procrastinare assume il significato di una preferenza dell’individuo per una ricompensa più piccola ma immediata piuttosto che di una più grande ma più lontana nel tempo. La persona che tende a procrastinare segue l’impulso del piacere immediato e non si preoccupano delle conseguenze futuro oppure ricercano la gratificazione nel tempo presente sacrificando la possibilità di ottenere benefici maggiori in seguito. Questo atteggiamento basato sulla semplice utilità del momento piuttosto che sul valore autentico di un’attività potrebbe a lungo portare l’individuo a non essere più in grado di distinguere le cose più importanti da quelle futili. In altre parole si rischia di agire in modo impulsivo e poco razionale quando si devono prendere decisioni o fare delle scelte.

La teoria del puzzle


Una tra le teorie più accreditate sulla procrastinazione nel campo della psicologia è quella elaborata da Timothy Pychyl. Nella sua opera “Solving the Procrastination Puzzle” l’autore afferma che il fenomeno della procrastinazione va inserito come un pezzo del puzzle all’interno di un più complesso modello di azione. Come molte ricerche hanno dimostrato, la procrastinazione non è un problema di gestione del tempo ma piuttosto riguarda la gestione delle emozioni. I procrastinatori sono preoccupati di non essere in grado di soddisfare le aspettative, sono profondamente insicuri e credono poco nelle proprie capacità. In questo caso procrastinare servirebbe ad allontanare il momento tanto temuto del giudizio degli altri. Secondo questa teoria gli individui che hanno bassa autostima sono più inclini a procrastinare rispetto alle personalità più sicure.

Come smettere di procrastinare?


Sono numerosi i fattori che possono influenzare la procrastinazione. Ambienti di lavoro o scolastici poco stimolanti, una bassa motivazione, trovarsi in un periodo della vita particolarmente stressante sono esempi di variabili che incidono sulla capacità di pianificare le attività o di concentrarsi sui compiti più importanti. Per questo è importante individuare l’origine della difficoltà partendo dalla specifica storia di vita, dalle caratteristiche di personalità e dalla visione che il soggetto ha di se stesso e degli altri. E’ bene ricordare che la procrastinazione non è un tratto di personalità ma un modo di agire e risolvere i problemi che può comparire anche solo temporaneamente. Esistono diverse strategie che possono portare benefici immediati nel superamento del modello di procrastinazione.

Essere consapevole di cosa vuol dire procrastinare


Non bisogna scambiare la pigrizia con la procrastinazione. Chiunque può rimandare un’attività per motivi oggettivi come ad esempio la necessità di ridefinire le priorità perchè subentrano altri compiti più importanti. Oppure è possibile che ci si senta troppo stanchi per fare ciò che si era pianificato. In questi casi non si tratta di procrastinazione. Bisogna invece prestare attenzione ad alcuni comportamenti che sono dei segnali che indicano che è in atto una forma di procrastinazione:

  • Riempire la giornata con attività di scarsa importanza;
  • Iniziare un’attività urgente ed interromperla immediatamente prendendo una scusa;
  • Accettare di occuparsi di attività richieste da altri invece di andare avanti con le proprie;
  • Aspettare di essere dell’umore giusto o aspettare il momento giusto per affrontare un compito.

Scoprire i motivi all’origine della procrastinazione


Ciascuno ha delle ragioni diverse per scegliere di procrastinare. Ad esempio si può rimandare un compito perchè considerato noioso oppure perchè non si riesce ad organizzare il tempo a disposizione. Magari il motivo principale ha a che fare con la preoccupazione di fallire o di ricevere un giudizio negativo. Un’altra delle principali cause di procrastinazione è la difficoltà nel processo decisionale. Le persone che non riescono a decidere cosa fare tendono a rimandare.

Aumentare la motivazione e diminuire i sensi di colpa


Qualunque sia l’origine della procrastinazione, bisogna tenere conto del livello di motivazione che spinge a compiere le azioni e porta a raggiungere gli obiettivi. Quando la motivazione è bassa è più probabile che l’individuo cerchi una scappatoia di fronte ai problemi più urgenti con la conseguenza che questi possono diventare ancora più grandi. Lavorare sulle motivazioni significa trovare delle spinte ad occuparsi delle attività nel lungo termine. Può essere utile cercare una motivazione estrinseca (una gratificazione, un premio, un riconoscimento) oppure sviluppare una motivazione intrinseca (sentirsi bravi per aver portato a termine un compito). In tutti i casi in cui non si riesce a completare un compito entro la data prestabilita o si decide di rimandare per l’ennesima volta l’attività bisogna evitare di colpevolizzarsi. E’ importante imparare a perdonare se stessi, accettando l’idea di non dover sempre essere all’altezza di tutte le situazioni. Quando non si riesce ad affrontare da soli questa difficoltà è utile chiedere aiuto e intraprendere un percorso di psicoterapia. Prima che questo problema si trasformi in un senso di insoddisfazione generale per la propria vita è infatti meglio rivolgersi a professionisti della salute mentale.

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Revisori

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Dott. Raffaele Avico

Psicoterapeuta, psicotraumatologo e terapista certificato EMDR I

Ordine degli Psicologi del Piemonte num. 5822

Psicoterapeuta, psicotraumatologo e terapista EMDR. È membro della ESDT (European Society for Trauma and Dissociation) e socio AISTED (Associazione italiana per lo studio del trauma e della dissociazione).

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Dott. Rosario Urbani

Psicoterapeuta specializzato in cognitivo comportamentale

Ordine degli Psicologi della Campania num. 6653/A

Laureato in Neuroscienze presso la Seconda Università di Napoli. Specializzato presso l’istituto Skinner in psicoterapia cognitivo comportamentale. Analista del comportamento ABA e specializzato anche nella tecnica terapeutica dell'EMDR.

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Dott.ssa Maria Vallillo

Psicoterapeuta specialista in Lifespan Developmental Psychology

Ordine degli Psicologi del Lazio num. 25732

Laurea in Psicologia presso l'Università degli Studi di Chieti. Specializzazione in psicoterapia e psicologia del ciclo di vita presso l’Università la Sapienza di Roma. Esperta in neuropsicologia e psicodiagnostica e perfezionata in psico-oncologia.