Sintomi dell’ADHD: una guida essenziale

La diagnosi dell’ADHD, che può richiedere alcuni mesi, si basa su valutazioni dettagliate, incluse osservazioni di genitori/insegnanti e criteri clinici. Riconosci i sintomi dell’ADHD.
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Iperattività

L’ADHD, acronimo di Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività, è una condizione neurocomportamentale che colpisce un numero significativo di individui in tutto il mondo. L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha recentemente pubblicato un Concept Paper individuando che la prevalenza della diagnosi di ADHD nei bambini e negli adolescenti è stimata tra il 5,9 e il 7,1% a livello globale. La così alta diffusione della sindrome ADHD richiede una comprensione approfondita dei suoi sintomi, delle modalità di diagnosi e delle opzioni di trattamento disponibili.

L’ADHD si manifesta con sintomi diversi che influenzano la sfera dell’attenzione, della concentrazione e del controllo impulsivo. In accordo con la definizione fornita dal DSM 5 un sintomo chiave dell’ADHD è rappresentato dall’iperattività. Questo comportamento è caratterizzato da un’eccessiva attività motoria, irrequietezza e impulsività. Nei bambini con ADHD può tradursi in incessanti movimenti delle mani e dei piedi, difficoltà a rimanere seduti e una tendenza a parlare in modo eccessivo. Gli adulti affetti da ADHD possono sperimentare una forma più sottile di iperattività manifestata da una costante sensazione di inquietudine e la tendenza a compiere azioni impulsivamente.

Sintomi dell’ADHD

Oltre alla iperattività, l’ADHD è associato a una serie di sintomi chiave che possono variare in intensità e combinazione tra gli individui. L’Istituto Superiore di Sanità individua tra i sintomi principali:

  • difficoltà a mantenere l’attenzione su compiti specifici
  • difficoltà a portare a termine un’attività
  • dimenticanze frequenti
  • difficoltà ad organizzare e pianificare
  • procrastinazione cronica
  • eccessiva vivacità motoria come correre, arrampicarsi o saltare
  • propensione a essere facilmente distratti
  • parlare in continuazione o interrompere quando gli altri parlano
  • non riuscire ad aspettare il proprio turno

Chi soffre di ADHD può manifestare in prevalenza sintomi della disattenzione oppure essere prevalentemente iperattivo e impulsivo. Quando sono presenti entrambe le tipologie di sintomi si parla di ADHD combinato.

Sintomi dell'ADHD

Sintomi ADHD negli adulti

L’ADHD negli adulti può presentarsi diversamente rispetto all’infanzia, ma le principali aree di difficoltà rimangono l’inattenzione, l’iperattività e l’impulsività.

Sintomi comuni dell’ADHD negli adulti, oltre a quelli precedentemente citati sono:

  • bassa autostima e insicurezza
  • difficoltà nelle relazioni interpersonali
  • problemi con la gestione del tempo e il rispetto delle scadenze
  • comportamenti di ricerca di sensazioni forti
  • difficoltà a mantenere un equilibrio tra lavoro e vita privata

ADHD: come riconoscerlo

Recenti indagini hanno fatto luce su diversi aspetti riguardanti la diagnosi e la cura dell’ADHD, compresi i fattori di rischio nell’infanzia associati alla remissione o alla persistenza in età adulta.

Nonostante i significativi progressi nella nostra comprensione della fisiopatologia del disturbo la diagnosi di ADHD si basa su sintomi comportamentali di disattenzione, impulsività e iperattività (Leffa et al., 2022). Nei bambini, le problematiche legate all’attenzione diventano spesso evidenti durante il periodo scolare.

I sintomi però possono emergere già durante l’età prescolare e si manifestano con la difficoltà a seguire le istruzioni, la mancanza di interesse per le attività strutturate e un’attenzione breve.

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Quando diventano evidenti le problematiche dell’attenzione nei bambini affetti da ADHD?

Nonostante l’enorme quantità di ricerche sull’ADHD negli ultimi 10-20 anni, mancano ancora marcatori neurobiologici validi o altri criteri oggettivi che possano portare a una classificazione diagnostica inequivocabile. Al contrario, il concetto di ADHD sembra essere diventato più ampio ed eterogeneo. Pertanto, la diagnosi e il trattamento dell’ADHD rappresentano ancora una sfida per i medici (Drechsler et al., 2020).

Le problematiche legate all’attenzione possono diventare evidenti nei primi anni della vita scolastica. Il confronto con i coetanei mette in luce le difficoltà nel completare i compiti assegnati, l’organizzazione dello studio e la partecipazione attiva in classe.

L’identificazione precoce di questi segnali è cruciale per avviare un intervento tempestivo e migliorare la qualità di vita del bambino.

Quanto tempo ci vuole per diagnosticare l’ADHD?

La diagnosi dell’ADHD richiede tempo e una valutazione accurata da parte di professionisti qualificati. Non esiste un singolo test che confermi la presenza del disturbo e gli specialisti si basano su una combinazione di interviste, osservazioni e test psicologici. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità  la valutazione deve considerare i sintomi presenti da almeno sei mesi in più di un ambiente, come scuola e casa, prima di poter arrivare a una diagnosi.

Quanto tempo ci vuole per diagnosticare l'ADHD?

Diagnosi e test per l’ADHD

La diagnosi dell’ADHD dipende principalmente dalle indicazioni fornite da genitori e insegnanti. I neuropsichiatri e gli psicologi possono utilizzare diverse scale di valutazione dell’ADHD:

  • ADHD Conners Rating Scales: si tratta di un questionario suddiviso in tre moduli somministrati a genitori, insegnanti e bambini in modo da evidenziare le difficoltà nello specifico contesto familiare e scolastico;
  • Achenbach System of Empirically Based Assessment (ASEBA): l’ASEBA è largamente utilizzato per indagare difficoltà emotive e problemi di condotta nei bambini e negli adolescenti;
  • Test delle Prestazioni Continuate (CPT): questo test standardizzato è utilizzato per misurare l’attenzione, la concentrazione e l’impulsività nei pazienti attraverso la risposta di funzionamento rispetto a tre tipologie di distrattori (visivi, uditivi e combinati).

Secondo l’American Academy of Pediatrics i segni e i sintomi dei disturbi concomitanti e la gestione dell’ADHD differiscono nella prima infanzia, nella media infanzia e nell’adolescenza (Rajaprakash & Leppert, 2022).

ADHD: Come comportarsi

Una volta ottenuta la diagnosi di ADHD è essenziale adottare un approccio strategico nella gestione del disturbo. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità l’approccio più efficace risulta la terapia multimodale che può includere interventi farmacologici, terapie comportamentali, supporto educativo e psicologico.

Per ottenere un risultato positivo è fondamentale adottare interventi efficaci per sviluppare tecniche di gestione del comportamento e il bambino a migliorare le capacità di attenzione e di concentrazione.

ADHD e lo studio

Oltre alla propensione dei bambini con ADHD ad avere difficoltà emotive, essi hanno anche una maggiore frequenza di disturbi nell’apprendimento, cognitivi e linguistici (Rajaprakash & Leppert, 2022). Perciò è importante che i bambini con ADHD apprendano strategie specifiche per migliorare le loro abilità di studio.

L’uso di ambienti tranquilli, la suddivisione dei compiti complessi in attività più brevi e la creazione di routine strutturate possono contribuire a migliorare la concentrazione e la produttività nello studio.

Scopri se per l’ADHD è meglio il PEI o il PDP.

ADHD e lo studio

Psicoterapia per ADHD

La psicoterapia gioca un ruolo fondamentale nel trattamento dell’ADHD, soprattutto per gestire gli aspetti emotivi e relazionali della sindrome. Terapie comportamentali, come la terapia cognitivo-comportamentale (CBT) possono aiutare gli individui a sviluppare strategie per gestire l’impulsività e migliorare l’autoregolazione.

Leggi quali sono i farmaci per l’ADHD consigliati.

Fonti

  • Leffa, D. T., Caye, A., & Rohde, L. A. (2022). ADHD in Children and Adults: Diagnosis and Prognosis. In Current topics in behavioral neurosciences (pp. 1–18).
  • Drechsler, R., Brem, S., Brandeis, D., Grünblatt, E., Berger, G., & Walitza, S. (2020). ADHD: current concepts and treatments in children and adolescents. Neuropediatrics, 51(05), 315–335.
  • Rajaprakash, M., & Leppert, M. (2022). Attention-Deficit/Hyperactivity Disorder. Pediatrics in Review, 43(3), 135–147.
Redazione

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Revisori

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Dott. Domenico De Donatis

Medico Psichiatra

Ordine dei Medici e Chirurghi della provincia di Pescara n. 4336

Laurea in Medicina e Chirurgia presso l'Università degli Studi di Parma. Specializzazione in Psichiatria presso l'Università Alma Mater Studiorum di Bologna.

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Dott. Federico Russo

Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale e Neuropsicologo, Direttore Clinico di Serenis

Ordine degli Psicologi della Puglia n. 5048

Laurea in Psicologia Clinica e della Salute presso l’Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti. Specializzazione in Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale a indirizzo neuropsicologico presso l’Istituto S. Chiara di Lecce.

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Dott.ssa Martina Migliore

Psicologa Psicoterapeuta specializzata in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale

Ordine degli Psicologi dell'Umbria n.892

Psicologa e Psicoterapeuta cognitivo comportamentale, docente e formatrice. Esperta in ACT e Superhero Therapy. Membro dell'Associazione CBT Italia, ACT Italia e SITCC. Esperta nell'applicazione di meccaniche derivanti dal gioco alle strategie terapeutiche evidence based e alla formazione aziendale.