Differenza tra psichiatra e neuropsichiatra dell’infanzia e dell’adolescenza: facciamo chiarezza

Lo sapevi che la differenza tra uno psichiatra e un neuropsichiatra dell’infanzia e dell’adolescenza (NPIA) risiede principalmente nell’ambito di specializzazione? Scopri di più in questa guida informativa di Serenis.

Il mondo della salute mentale rappresenta ancora, per molte persone, un ambito poco chiaro. Ciò si deve, in parte, agli stigmi che ancora ruotano attorno al ruolo dei professionisti che vi lavorano e al loro tipo di utenza, in parte anche alla disinformazione che rende confusionario il quadro ai più. Del resto, per tanti è anche difficile inquadrare il compito di ciascuna figura, dal momento che spesso la collaborazione multidisciplinare che caratterizza il sistema della salute mentale vede molti professionisti lavorare insieme.

Ma è importante sapere che, in ciascun team, ognuno ha un ruolo e un compito diverso e ogni professionista ha alle spalle una formazione e un bagaglio di competenze che lo rendono specializzato in qualcosa e lo differenziano da tutti gli altri. Di seguito vedremo, in modo particolare, la differenza tra psichiatra e neuropsichiatra, due personalità che sono particolarmente soggette a dubbi e confusione.

Perché è importante conoscere la differenza tra psichiatra e neuropsichiatra?

Abbiamo detto che le figure che lavorano nel mondo della psicologia e della psichiatria hanno dei ruoli che non sempre appaiono chiari ai pazienti, ma è davvero così fondamentale conoscere le distinzioni? La risposta è sì, e la motivazione è questa: per ogni problema c’è una soluzione, ma non tutti sono in grado di fornirla, perché ciascun professionista si occupa di qualcosa di specifico in base al percorso di studi che ha compiuto.

Ciò significa, in modo molto pratico, che, quando hai un malessere mentale o hai una difficoltà di qualche tipo, devi sapere perfettamente a chi rivolgerti, perché a seconda di quale sia la tua domanda, ci sarà un particolare tipo di esperto che sarà pi indicato per aiutarti. Al contrario, molte persone non sanno a chi rivolgersi, o pensano che sia indifferente, proprio perché i diversi ruoli non sono ben delineati nell’immaginario collettivo e, in certi casi, questa demarcazione è particolarmente sottile e difficile da cogliere, come nel caso della differenza tra psichiatra e neuropsichiatra.

Ovviamene, quindi, informarsi in anticipo è sempre un bene e, anche in caso si venga inviati a un professionista da un altro, se non hai ben chiaro quale sia il suo compito e di che cosa si occupi, nulla ti impedisce di chiedere: ricorda che tu sei il paziente, non è tuo dovere sapere tutto, ma è buona norma per chi ti cura fornirti tutte le informazioni che ti servono.

Chi è lo psichiatra?

Ora che abbiamo messo in chiaro perché è importante fare chiarezza tra le diverse figure, entriamo nel merito della differenza tra psichiatra e neuropsichiatra iniziando a descrivere il primo. Per prima cosa, devi sapere che lo psichiatra è un medico: questo significa che ha frequentato e concluso il ciclo di laurea universitaria di durata di sei anni, dopodiché ha sostenuto l’esame di stato per ottenere l’abilitazione, ovvero la certificazione che gli conferisce il diritto di esercitare il suo lavoro. In seguito, ha ottenuto la specializzazione in psichiatria, che è un ulteriore corso specialistico di cinque anni, concentrato sullo studio della sofferenza mentale e sull’acquisizione degli strumenti per riconoscerla e per curarla.

Trattandosi di un medico, il metodo di cura preferenziale per lo psichiatra è la prescrizione di farmaci, o meglio psicofarmaci. Questa è la differenza fondamentale con lo psicologo che, invece, non è un medico, quindi non può prescrivere farmaci e utilizza i colloqui di supporto psicologico per intraprendere dei percorsi di cura.

Insomma, lo psichiatra possiede conoscenze approfondite sui processi biochimici che intervengono nel cervello in presenza di una sofferenza o di una psicopatologia e li tratta a livello farmacologico, ma senza trascurare l’importanza della parte relazionale con il paziente e dell’ascoltare il racconto del suo vissuto: se così non fosse, tratterebbe il paziente semplicemente come un macchinario da aggiustare, annullando la sua individualità.

Che cosa fa lo psichiatra?

Lo psichiatra interviene in particolare in presenza di determinati disturbi mentali, come la depressione, i disturbi d’ansia, i disturbi del sonno o del comportamento alimentare o, ancora, i disturbi di personalità. In queste circostanze, durante la prima visita, lo psichiatra si occupa di raccogliere gli elementi necessari (attraverso un processo che si chiama anamnesi) per inquadrare la storia clinica e poter fare una vera e propria diagnosi. Da questo momento potrà scegliere la terapia farmacologica più indicata, in base allo specifico paziente, ovvero quella che ha maggiore probabilità di essere efficace senza effetti collaterali invalidanti.

Durante la prima visita, quindi, il paziente arriverà con una domanda, esprimendo il suo disagio e chiedendo aiuto. Inoltre, si cerca anche di scavare in modo da trovare dei riferimenti che possano giustificare l’origine del problema e anche ricavare informazioni su eventuali interventi psicofarmacologici passati.

I colloqui successivi, invece, saranno improntati al sostegno e, soprattutto, al controllo, per verificare che il trattamento stia funzionando: a volte, infatti, può essere necessario modificare il dosaggio del farmaco o sostituirlo del tutto. La frequenza con cui avvengono questi incontri può variare in base alla funzionalità per il paziente e alle sue necessità.

Inoltre, anche se non è una regola, tendenzialmente le prime visite durano circa un’ora, mentre le successive mezz’ora. Tuttavia, molto dipende dall’approccio di ciascun professionista e anche dal tipo di interazione con il paziente: i colloqui molto intensi e carichi di informazioni, solitamente, hanno una durata minore per non sovraccaricare la persona che chiede aiuto.

Chi è il neuropsichiatra infantile?

Parliamo ora del neuropsichiatra, che in realtà sarebbe meglio definire neuropsichiatra infantile o neuropsichiatra dell’infanzia e dell’adolescenza. Questa precisazione è fondamentale per aiutarci a inquadrare meglio il ruolo della figura: si tratta, infatti, di un medico che si occupa nello specifico di pazienti che hanno un’età compresa tra gli 0 e i 18 anni e presentano disturbi neurologici o psicopatologie di vario tipo.

Anche il neuropsichiatra, quindi, ha una laurea in medicina e chirurgia, ma una diversa specializzazione, ovvero quella in neuropsichiatria infantile. A seguito di ciò, ha effettuato l’iscrizione all’albo professionale dei neuropsichiatri. È quindi definibile come un esperto nello sviluppo mentale e neurologico e il suo lavoro consiste nell’identificarli per curarli e prevenirne l’aggravamento.

Che cosa fa il neuropsichiatra dell’infanzia e dell’adolescenza?

A livello pratico, il neuropsichiatra dell’infanzia e dell’adolescenza può lavorare in svariati ambienti, ad esempio in studio privato come libero professionista, oppure all’interno di équipe multidisciplinari che operano in servizi pubblici e prevedono, tra gli altri, anche la presenza di psicologi, psicoterapeuti, terapisti occupazionali, psichiatri, logopedisti e neuropsicomotricisti. Il neuropsichiatra, quindi, può lavorare sia in ambulatorio che in reparto ospedaliero, ad esempio per le associazioni sanitarie territoriali, sia in rete insieme ad altri professionisti sia in autonomia a diretto contatto con bambini e ragazzi e con le loro famiglie.

A volte il passaggio dal neuropsichiatra infantile è quasi obbligato o routinario: la necessità di rivolgersi a questo esperto, infatti, non è di per sé automaticamente indice di gravità nella situazione del bambino o del ragazzo, ma a volte è necessario semplicemente per effettuare una diagnosi allo scopo di aiutare il giovane paziente a migliorare la sua situazione e l’integrazione nei suoi contesti di vita, come la scuola e il gruppo dei pari. Ad esempio, alcuni aiuti necessari vengono forniti solo in presenza di una diagnosi rilasciata da uno specialista, come i supporti che vengono concessi agli studenti dislessici. Si tratta, quindi, di un intervento finalizzato a escludere patologie gravi e a convalidare un sospetto per poter reagire in modo adeguato.

Alcuni esempi di disturbi che sono materia del neuropsichiatra? Sicuramente tutti quelli che rientrano nella categoria dei “disturbi del neurosviluppo“, come autismo, disabilità intellettiva o psicomotoria, disturbi del linguaggio, del comportamento e, infine, i più diffusi, i disturbi specifici dell’apprendimento.

A questo proposito può essere utile aprire una parentesi per definire meglio il ruolo del neuropsichiatra. In questo caso, la figura fa parte di un’équipe, insieme a psicologo e logopedista, che ha il compito di rilevare eventuali fragilità che possono causare delle difficoltà accademiche, come appunto dislessia, disgrafia, discalculia e disortografia. A questo scopo vengono somministrati test molto specifici e gli esperti hanno il compito di effettuare la diagnosi differenziale, ovvero dimostrare che l’alunno non soffre di disabilità intellettiva (ha un QI nella norma o superiore), non è presente una componente medica né comportamentale che giustifichi le sue difficoltà, ma evidenzia un disturbo specifico dell’apprendimento e, di conseguenza, necessita di supporti particolari per poter svolgere le attività scolastiche come tutti i suoi compagni.

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Revisori

reviewer

Dott. Domenico De Donatis

Medico Psichiatra

Ordine dei Medici e Chirurghi della provincia di Pescara n. 4336

Laurea in Medicina e Chirurgia presso l'Università degli Studi di Parma. Specializzazione in Psichiatria presso l'Università Alma Mater Studiorum di Bologna.

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Dott. Federico Russo

Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale e Neuropsicologo, Direttore Clinico di Serenis

Ordine degli Psicologi della Puglia n. 5048

Laurea in Psicologia Clinica e della Salute presso l’Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti. Specializzazione in Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale a indirizzo neuropsicologico presso l’Istituto S. Chiara di Lecce.

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Dott.ssa Martina Migliore

Psicologa Psicoterapeuta specializzata in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale

Ordine degli Psicologi dell'Umbria n.892

Psicologa e Psicoterapeuta cognitivo comportamentale, docente e formatrice. Esperta in ACT e Superhero Therapy. Membro dell'Associazione CBT Italia, ACT Italia e SITCC. Esperta nell'applicazione di meccaniche derivanti dal gioco alle strategie terapeutiche evidence based e alla formazione aziendale.