Perdita dell’erezione durante il rapporto: che cosa significa?

La perdita dell’erezione durante il rapporto può suscitare preoccupazione, ma comprendere le sue cause psicologiche e fisiche è il primo passo verso una soluzione efficace.

I disturbi sessuali suscitano vergogna e difficoltà a comunicare il disagio, nonostante possano creare problemi a livello personale (ad esempio in termini di autostima o di delusione delle aspettative verso se stessi) ma anche all’interno della coppia. La scarsa comunicazione, infatti, può causare tensioni, ma spesso si preferisce tacere e sperare che il problema svanisca come è arrivato.

Buona parte del silenzio su questi temi si deve alla mancanza di consapevolezza che queste condizioni non sono qualcosa per cui ci si debba imbarazzare, ma delle problematiche che possono essere affrontate e riguardano molti uomini e donne.

Nel nostro articolo ci concentreremo su un particolare fenomeno, ovvero la perdita dell’erezione durante il rapporto: che cosa significa, come riconoscere quando è un problema e a cosa è dovuta? Ancora, esistono delle soluzioni?

La perdita dell’erezione durante il rapporto: che cos’è il disturbo erettile

Le disfunzioni sessuali maschili possono interessare vari aspetti della sessualità come:

Nel nostro articolo potrai trovare un approfondimento completo sul tema del disturbo erettile. Analizzeremo i sintomi di un’erezione debole o incompleta e troverai anche alcune indicazioni per riconoscere il disturbo vero e proprio, che merita un’attenzione clinica e una diagnosi, dalle condizioni transitorie che tendono a risolversi spontaneamente. Proveremo anche a identificare le possibili cause che determinano questa condizione.

Iniziamo quindi dal principio, ovvero dalla definizione di disturbo erettile, che potremmo identificare come l’incapacità di ottenere oppure di mantenere un’erezione sufficiente per consentire di avere dei rapporti sessuali soddisfacenti (o anche solo di concluderli).

La difficoltà può manifestarsi, perciò, sia dall’inizio dell’approccio sessuale, sia nel mantenimento dell’erezione durante o dopo la penetrazione. Ma la sola definizione non è sufficiente per capire la perdita dell’erezione durante il rapporto cosa significa e per saper riconoscere questo disturbo.

Passiamo allora ad approfondire la sintomatologia che caratterizza la perdita dell’erezione durante il rapporto oppure l’impossibilità del suo raggiungimento.

Quali sono i sintomi del disturbo erettile?

Il DSM-5 (Manuale Diagnostico Statistico dei Disturbi Mentali) riconosce il disturbo erettile all’interno della categoria dei disturbi sessuali e afferma che si può diagnosticare quando la problematica si presenta nel 75-100% dei rapporti sessuali, come uno o più tra i seguenti sintomi:

  • difficoltà a mantenere l’erezione fino al completamento del coito;
  • notevole diminuzione della rigidità del pene;
  • difficoltà a portare a termine la penetrazione;
  • marcata difficoltà a ottenere l’erezione durante il rapporto sessuale.

Di solito però, durante la masturbazione o nelle fasi che seguono il risveglio, l’individuo non riscontra alcuna difficoltà. In pratica, è possibile che l’erezione si presenti con la sola masturbazione, anche se può capitare che le disfunzioni erettili si manifestino anche in questo caso, ma si tratta di casi molto meno comuni.

Tuttavia, questi problemi possono assumere sfumature molto diverse e presentarsi in momenti della vita differenti. In base anche a questo fattore, possiamo distinguere diverse tipologie di disturbo erettile:

  • disturbo erettile primario o permanente: una condizione che si palesa sin dai primi rapporti sessuali e che può essere legata a patologie latenti;
  • disturbo erettile secondario o acquisito: si verifica quando l’esordio è successivo a periodi di attività sessuale normativa e soddisfacente. Questo tipo è più diffuso rispetto a quello primario, e non è raro che sia legato a tematiche di carattere psicologico.

Possiamo distinguere anche tra disturbo erettile situazionale o generalizzato e, secondo e recenti stime, questo problema potrebbe affliggere circa 3 milioni di italiani.

Ma a che età iniziano a presentarsi i primi problemi di erezione? Sempre in base ai dati raccolti, le disfunzioni giovanili riguardano solamente il 2% degli uomini con età compresa tra i 18 e i 30 anni, mentre si sale al 48% nel caso degli anziani con più di 70 anni.

Quanto dura il disturbo erettile?

Secondo il DSM-5, il disturbo erettile può essere diagnosticato solo se i criteri si presentano in modo costante per un periodo di almeno 6 mesi. Il suo decorso, però, dipende molto dall’età di chi ne soffre: abbiamo visto come colpisca pi facilmente gli uomini più avanti con gli anni, ma ci sono anche altri fattori che condizionano la prognosi, e sono legati alle possibili cause da cui origina il disagio, alle quali ci dedicheremo nel paragrafo successivo.

La perdita dell’erezione durante il rapporto può essere dovuta a diverse motivazioni: in questi casi, non è altro che un sintomo di un malessere più generalizzato o di altra origine. In quanto tale, non ha senso contrastarla direttamente, ma piuttosto è ragionevole cercare di risolverla occupandosi del problema che la crea. A questo scopo, possono essere indicate delle specifiche terapie mediche o, se la difficoltà è emotiva, un percorso di psicoterapia o con un esperto in sessuologia.

Perdita dell’erezione durante il rapporto: quali sono le cause?

Ma quindi, la perdita dell’erezione durante un rapporto, che cosa significa? Per rispondere dobbiamo considerare disturbo erettile come una problematica multidimensionale, che può dipendere da diversi fattori. Per semplificare, distingueremo tra:

  • cause organiche o neurologiche;
  • cause relazionali e psicologiche.

Cause organiche del disturbo erettile

Le cause organiche più comuni che possono condurre al disturbo erettile sono il diabete, le disfunzioni ormonali, le insufficienze renali, la sclerosi multipla e le lesioni chirurgiche legate a interventi in area pelvica.

A questi elementi si aggiungono l’obesità, un’eccessiva sedentarietà, l’abuso di alcol o di farmaci, problemi cardiocircolatori che spesso causano una disfunzione sessuale dai 50 anni in su.

Cause psicologiche del disturbo erettile

Ma perché un uomo può bloccarsi a livello sessuale? Per rispondere a questa domanda dobbiamo considerare le cause psicologiche del disturbo erettile, che devono sempre essere prese in considerazione prima di porre una diagnosi.

Un esempio lampante di causa psicologica è la depressione: dalla letteratura scientifica emergono prove di una correlazione tra gli stati di umore patologicamente basso e problemi di erezione. Fondamentali sono anche i fattori che possono pregiudicare le relazioni significative nella vita del paziente. Tra questi rientrano la paura dell’insuccesso, legata a traumi pregressi o a una scarsa attenzione al proprio piacere, che viene messo da parte per concentrarsi sulla performance, in modo da rispondere a delle presunte aspettative di virilità.

Infine, è importante sottolineare come tra le cause psicologiche di queste disfunzioni sussista anche la correlazione con lo stress, specialmente se i problemi si manifestano tra i 20 e i 40 anni.

Quali sono i rimedi per la perdita di erezione durante il rapporto?

Il trattamento per il disturbo erettile richiede una diagnosi attenta e un approccio multidisciplinare.

Per questo motivo, sono diversi gli esperti che potranno aiutare il paziente prescrivendo gli esami più idonei, dando un senso ai sintomi e alle cause che hanno portato al disagio.

Viene spontaneo pensare, come terapia di effetto immediato, a farmaci mirati, ma l’assunzione di psicofarmaci o di integratori dovrebbe avvenire sempre sotto controllo medico. Piuttosto, è importante prendere in esame il benessere psicofisico del paziente, che rappresenta la condizione imprescindibile per una vita sessuale soddisfacente.

A questo proposito, le soluzioni migliori sono rappresentate dagli interventi naturali, ad esempio svolgendo una sana attività fisica che aiuta a migliorare in maniera significativa la vigorosità. Anche la psicoterapia è molto utile, specialmente gli approcci di terza generazione, come quelli che si servono di tecniche di meditazione e mindfulness come strumenti per riacquisire il controllo sulle proprie sensazioni e sui propri processi mentali.

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Revisori

reviewer

Dott. Domenico De Donatis

Medico Psichiatra

Ordine dei Medici e Chirurghi della provincia di Pescara n. 4336

Laurea in Medicina e Chirurgia presso l'Università degli Studi di Parma. Specializzazione in Psichiatria presso l'Università Alma Mater Studiorum di Bologna.

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Dott. Federico Russo

Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale e Neuropsicologo, Direttore Clinico di Serenis

Ordine degli Psicologi della Puglia n. 5048

Laurea in Psicologia Clinica e della Salute presso l’Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti. Specializzazione in Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale a indirizzo neuropsicologico presso l’Istituto S. Chiara di Lecce.

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Dott.ssa Martina Migliore

Psicologa Psicoterapeuta specializzata in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale

Ordine degli Psicologi dell'Umbria n.892

Psicologa e Psicoterapeuta cognitivo comportamentale, docente e formatrice. Esperta in ACT e Superhero Therapy. Membro dell'Associazione CBT Italia, ACT Italia e SITCC. Esperta nell'applicazione di meccaniche derivanti dal gioco alle strategie terapeutiche evidence based e alla formazione aziendale.