Erezione debole: guida completa ai disturbi erettili

Una guida completa ai disturbi erettili, con particolare attenzione all’erezione debole. Esplora le cause fisiche e psicologiche di questo problema, insieme alle opzioni di trattamento disponibili. Informazioni e consigli su come affrontare i disturbi erettili in modo efficace, ripristinando la fiducia e il piacere nelle relazioni intime.

La sessualità è sempre un argomento delicato e quando insorgono dei problemi, per alcune persone, non è facile chiedere aiuto. Sia uomini che donne possono accusare delle difficoltà in questo senso, e di seguito ci occuperemo in particolar modo delle disfunzioni dell’erezione di cui fanno parte:

Conosciute comunemente con il nome di impotenza ma classificate nel DSM-5 (manuale Diagnostico Statistico dei Disturbi Mentali) come disturbo erettile.

Di seguito vedremo quali sono le caratteristiche per riconoscerlo, le cause e i possibili rimedi per un’erezione debole.

Che cos’è il disturbo erettile o erezione debole

Il disturbo erettile, come abbiamo detto, viene racchiuso nel capitolo dedicato ai disturbi sessuali e consiste nella difficoltà a raggiungere o mantenere un’erezione sufficiente da avere un rapporto sessuale soddisfacente. Questa condizione si verifica nella totalità o quasi dei rapporti sessuali, ed è indipendente dallo stimolo sessuale specifico.

Il problema, quindi, può presentarsi sia fin dall’inizio dell’approccio che dopo la penetrazione, ma in ogni caso rende impossibile il raggiungimento dell’orgasmo. Tradizionalmente questo problema viene associato alla cosiddetta ansia da prestazione, strettamente legata a una serie di stereotipi sociali relativi all’idea di virilità. Secondo questa mentalità comune, purtroppo molto diffusa, l’essere uomo si esprime anche attraverso le prestazioni sessuali, dando così vita a una concezione di mascolinità tossica che vede un uomo impotente quasi come un emarginato.

Questo luogo comune è alla base della difficoltà nel parlare con qualcuno del problema per trovare una soluzione, al punto che molti uomini preferiscono tacere o trovare dei rimedi alternativi in autonomia, ma questo ovviamente non significa riuscire a risolvere il problema. Anzi, in questo modo i rischi si acuiscono e finiscono per coinvolgere anche la vita relazionale, minando il benessere della coppia.

Quali sono i sintomi dell’erezione debole?

Ma come riconoscere quando il problema è serio e necessita di correre ai ripari? Il DSM-5 descrive i sintomi del disturbo erettile in maniera precisa, definendolo, prima di tutto, come una marcata difficoltà che si presenta costantemente nei rapporti sessuali (in una percentuale che varia tra il 75 e il 100%). In particolare, deve essere presente almeno uno di questi sintomi:

  • difficoltà a raggiungere l’erezione;
  • diminuzione della rigidità (quindi erezione debole);
  • difficoltà a mantenere l’erezione fino al completamento dell’attività sessuale e quindi al raggiungimento dell’orgasmo.

I casi, quindi, possono essere numerosi, e infatti sarebbe più corretto parlare di disfunzioni erettili al plurale, anche a seconda del momento della loro comparsa. Possiamo parlare di disturbo primario (o permanente) quando la difficoltà si presenta da subito quando l’individuo inizia a essere sessualmente attivo; in altri casi, è dipendente dalla storia di vita, quindi l’erezione debole è secondaria a un altro tipo di problema. Il fatto che questa seconda tipologia sia più frequente, insieme al fatto che con la masturbazione, nella stragrande maggioranza dei casi, l’erezione venga raggiunta e mantenuta, è un chiaro indice di come il fattore psicologico sia implicato nell’origine e nel mantenimento del problema.

A seconda dei soggetti, inoltre, il disturbo può essere situazionale o generalizzato. Nel primo caso è molto legato al momento contingente: magari l’erezione viene raggiunta ma si perde in un attimo quando il partner o la partner attua un comportamento che la inibisce, o quando è l’altro a prendere l’iniziativa. Altre volte, invece, il problema può dipendere direttamente dal partner sessuale (ad esempio palesarsi solo con l’amante) e sottendere dei problemi di coppia.

Nel disturbo generalizzato, invece, la mancanza di erezione è totale o quasi, indipendentemente dalla situazione, e rende impossibile portare a termine il rapporto sessuale.

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Quanto dura il disturbo erettile?

Il DSM-5 include anche un criterio temporale relativo all’erezione debole, sostenendo che, affinché si possa parlare di disturbo, il problema deve presentarsi da almeno 6 mesi in maniera costante. Per il resto, è molto significativo che queste disfunzioni riguardino soprattutto uomini che, con l’avanzare dell’età, accusano maggiori problematiche. Questo fatto è ovviamente fisiologico, ma a questo si aggiunge un altro fattore di rischio: con l’età è più probabile assumere farmaci o presentare problemi cardiocircolatori che possono interferire con l’attività sessuale.

In ogni caso, i dati parlano chiaro: l’erezione debole interessa quasi la metà degli uomini oltre i 70 anni, mentre solo il 2% dei giovani tra i 18 e i 30 anni. Gli effetti sulla salute mentale possono variare di molto nelle diverse fasce di età, ma quando diventano clinicamente significativi e arrecano molto disagio è necessario intervenire.

Le cause dell’erezione debole

Per individuare le cause, per prima cosa è necessario escludere la presenza di problemi organici e l’assunzione di sostanze che possono ostacolare l’erezione. Tolti questi elementi, la disfunzione erettile può essere il risultato di diversi fattori che interferiscono, soprattutto di matrice psicologica.

Come abbiamo visto, gli stereotipi sociali sono un fattore di rischio importante per l’insorgenza e il mantenimento del disturbo, dal momento che influiscono negativamente sull’autostima della persona che soffre di erezione debole. Il decorso tipico vede l’individuo sperimentare varie esperienze di insuccesso, entrando in una sorta di circolo di impotenza appresa e sviluppando una paura legata a un’aspettativa di fallimento. In pratica, si produce una profezia che si autoavvera, alimentata da un’ansia anticipatoria che blocca la persona.

A questo fatto si possono associare dei sintomi depressivi, che rappresentano un’altra concausa del peggioramento della situazione: i rapporti saranno ovviamente insoddisfacenti per l’uomo e la sua preoccupazione finisce per abbracciare anche il partner o la partner sessuale, verso cui si sentirà in colpa e inadeguato.

Tra i giovani, inoltre, i problemi legati all’erezione debole sono dovuti in particolar modo allo stress dovuto a un periodo di difficoltà psicologiche di altro tipo. Più precisamente, possono intervenire un lutto complicato, la presenza di un trauma o un vero e proprio episodio di depressione maggiore che contribuisce a mantenere un’immagine di sé autosvalutante, una bassa autostima e una scarsa speranza per il futuro.

L’erezione debole come sintomo

Ma che cosa succede quando, invece, la disfunzione erettile si associa a una crisi di coppia? In questo caso abbiamo due possibili situazioni: nella prima la disfunzione erettile può essere la conseguenza, quindi il sintomo, di un conflitto o di un rapporto che sta andando alla deriva, mentre nella seconda è la causa di un momento difficile.

Nel primo caso il sesso viene strumentalizzato e, per il partner, può diventare arma di accusa e colpevolizzazione nei confronti dell’altro per attribuirgli la responsabilità della crisi, ma in realtà l’origine del problema risiede in una mancanza di fiducia all’interno della coppia. Questa dinamica non fa che peggiorare il problema, fino a portare a una chiusura totale da parte dell’uomo che presenta un’erezione debole e portarlo verso la disfunzione completa.

Quando, invece, è il disturbo stesso a innescare l’indebolimento del rapporto, il senso di colpa prevale. La consapevolezza di aver deluso le aspettative del partner o della partner, porta la persona a un ulteriore abbassamento dell’autostima, accompagnato da una sensazione di inadeguatezza. La controparte, invece, potrebbe facilmente mettere in dubbio la sua capacità di essere attraente o di saper stimolare l’altro in maniera adeguata. Ma in realtà questo fattore è generalmente estraneo ai problemi di erezione, ecco perché è fondamentale, nel caso di crisi di coppia derivante da questa difficoltà, una buona informazione.

Quali sono i rimedi per l’erezione debole?

Quando le disfunzioni erettili causano disagio, è necessario chiedere il supporto di diverse figure che possano condurre un lavoro multidisciplinare: i medici si occuperanno di individuare eventuali problemi organici, mentre psicologi o sessuologi ti potranno accompagnare lungo un percorso alla scoperta delle cause di questa difficoltà.

L’obiettivo è sempre uno: il benessere psicofisico del paziente, e ci sono diversi modi per raggiungerlo. In alcuni casi vengono prescritti degli integratori, ma anche altri rimedi naturali possono rivelarsi molto utili, tra i quali un aumento dell’esercizio fisico oppure il ricorso alla mindfulness, che aiuta a riprendere contatto con le proprie sensazioni corporee e a rimanere nel momento presente.

È importante anche focalizzare il ruolo della coppia nel mantenimento della problematica, oltre alla presenza di altre psicopatologie che possono essere la causa del sintomo e che, quindi, andrebbero trattate in modo specifico per risolvere il problema sessuale.

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In questo articolo parliamo di “donne” e “uomini” per semplicità, ma avere questi o quei genitali non determina necessariamente l’identità di genere. Ci sembra giusto sottolinearlo.

Redazione

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Revisori

reviewer

Dott. Domenico De Donatis

Medico Psichiatra

Ordine dei Medici e Chirurghi della provincia di Pescara n. 4336

Laurea in Medicina e Chirurgia presso l'Università degli Studi di Parma. Specializzazione in Psichiatria presso l'Università Alma Mater Studiorum di Bologna.

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Dott. Federico Russo

Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale e Neuropsicologo, Direttore Clinico di Serenis

Ordine degli Psicologi della Puglia n. 5048

Laurea in Psicologia Clinica e della Salute presso l’Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti. Specializzazione in Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale a indirizzo neuropsicologico presso l’Istituto S. Chiara di Lecce.

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Dott.ssa Martina Migliore

Psicologa Psicoterapeuta specializzata in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale

Ordine degli Psicologi dell'Umbria n.892

Psicologa e Psicoterapeuta cognitivo comportamentale, docente e formatrice. Esperta in ACT e Superhero Therapy. Membro dell'Associazione CBT Italia, ACT Italia e SITCC. Esperta nell'applicazione di meccaniche derivanti dal gioco alle strategie terapeutiche evidence based e alla formazione aziendale.