Nel corso della vita possono capitare numerosi imprevisti e situazioni stressanti che possono metterci a dura prova. Su ciascuno di noi il peso delle difficoltà cala il suo colpo in maniera diversa e con i più svariati effetti. Mentre alcuni di noi diventano semplicemente più nervosi e irritabili o accusano sintomi fisici che non hanno mai sperimentato, altri possono sviluppare una vera psicopatologia, come la depressione.
Questa sindrome si presenta con dei connotati abbastanza specifici che la rendono una condizione di profonda sofferenza che necessita dell’aiuto di un esperto. Il problema è che molti di noi non sono avvezzi al tema salute mentale, e quando questo bussa alla porta e inizia a riguardarli in prima persona non sanno a chi rivolgersi. Ad esempio, nel caso della depressione, neurologo o psichiatra è la scelta giusta? Se anche tu ti trovi in questa situazione di incertezza, continua a leggere e troverai la risposta che ti serve per orientarti.
Quando nasce la depressione?
Partiamo con la precisazione di un presupposto senza il quale non avrebbe senso iniziare alcun ragionamento: la depressione è una condizione che può capitare a chiunque e, nonostante ci sia un fattore di predisposizione genetica che rende più propense certe persone a rispondere in questo modo ai momenti di crisi, è qualcosa che succede spesso in seguito agli eventi della vita.
Un lutto, una separazione molto combattuta, la perdita del lavoro, la percezione di essere soli e la tristezza che ne deriva, sono tutte situazioni che possono preparare il terreno per una depressione da cui è difficile riprendersi in autonomia. Purtroppo è ancora molto diffuso il pregiudizio secondo il quale solo i deboli hanno bisogno di vedere un esperto per queste cose, perché le cose brutte capitano a tutti e bisogna essere abbastanza forti da superarle. Niente di più sbagliato.
Questo pregiudizio poggia sulla convinzione che la depressione sia un semplice momento di abbattimento, quando in realtà si tratta di un vero e proprio disturbo che, per essere combattuto, richiede strumenti precisi e la salda guida di un professionista della salute mentale. Facciamo un esempio: penseresti mai di poterti curare un tumore senza rivolgerti a un medico? La depressione fa più o meno la stessa cosa: erode la tua vita, portandoti via, poco a poco, ciò che ami e che ti rende chi sei. Amici, interessi, passioni, voglia di vivere, i piccoli piaceri quotidiani… tutto questo è il bersaglio di questa terribile malattia e la forza di volontà non basta per combatterla perché la depressione divora anche quella.
Ecco perché, esattamente come le malattie organiche, anche quelle mentali necessitano della figura adatta per trovare una cura. La buona notizia, infatti, è che dalla depressione si può guarire, basta sapere a chi affidarsi.
La visita dal medico di base
Alcune persone non si accorgono subito di soffrire di depressione. Magari iniziano a notare dei sintomi fisici, come una stanchezza cronica che non si sanno spiegare, una certa inappetenza e l’incapacità di sentire il sapore delle piccole cose. In modo automatico pensano a qualche problema fisico, motivo per cui molte volte il primo step per cercare la cura a questa psicopatologia è la visita dal medico di base.
Del resto, è più facile aprirsi e raccontare il proprio disagio a un dottore che si conosce, che si stima e a cui si è legati da un rapporto di fiducia. Ma il medico di famiglia non sempre ha la soluzione in tasca e, dopo aver raccolto i sintomi del paziente e ascoltato attentamente le sue osservazioni, solitamente decide per due alternative:
- se la depressione lamentata dalla persona è piuttosto lieve, deciderà in genere di attingere alla propria esperienza e al buonsenso prescrivendo una terapia farmacologica molto blanda, dando anche qualche consiglio;
- se il problema è più grave, difficilmente agirà in autonomia e potrà prescrivere al paziente una visita da un esperto della salute mentale, specializzato nel settore e con un bagaglio di esperienza più specifica.
Qui sorge il primo problema: il più delle volte, il professionista indicato dal medico, a meno che non venga ipotizzata la presenza di un danno organico, è lo psichiatra, e non per tutti questa prescrizione è facile da accettare.
A causa della stigmatizzazione che riguarda ancora oggi questa figura, può capitare che il paziente si senta addirittura offeso, o che abbia pausa di essere additato come matto perché ha bisogno di uno strizzacervelli. Tuttavia, la mancata aderenza alla prescrizione del medico può causare un aggravamento della condizione di depressione, fino alla cronicizzazione, che rende poi più difficile qualsiasi tentativo di cura.
Il dilemma della depressione: neurologo o psichiatra?
A causa di queste credenze erronee, l’invio dal neurologo viene visto un po’ meglio e incontra meno resistenze. Questa potrebbe quindi sembrare la soluzione migliore, se non fosse che il neurologo non è tipicamente il professionista che prende in carico pazienti che soffrono di disturbi mentali come depressione e ansia. La sua specializzazione, infatti, lo rende esperto nelle malattie a carico del Sistema Nervoso Centrale che hanno origine organica, come epilessia, cefalee e demenze. Non si occupa dell’aspetto emotivo che, invece, è sotto attacco nel caso della depressione.
Ma perché molte persone si spaventano quando viene loro prescritta una visita psichiatrica e, invece, accettano di buon grado di rivolgersi al neurologo? La risposta risiede nel modo in cui sono radicati i luoghi comuni per cui lo psichiatra sia il medico dei matti, mentre il neurologo viene visto come più adatto a curare i nervi, e quindi anche le condizioni di esaurimento nervoso. Avrai sentito molte volte usare quest’espressione, una categoria che peraltro non esiste nel lessico scientifico e solitamente viene utilizzata per indicare, ma senza nominarla, proprio la depressione, come se fosse una semplice questione di nervi.
Queste credenze hanno potato alla formazione di convinzioni errate che devono cambiare per potersi curare in modo efficace, sondando le diverse possibilità senza resistenze. Tra queste non c’è solo lo psichiatra, ma anche lo psicoterapeuta, che è una professione in un certo senso complementare.
A chi rivolgersi in caso di depressione: la collaborazione tra psichiatra e psicoterapeuta
Psichiatra e psicoterapeuta hanno lo stesso oggetto di lavoro, ovvero i disturbi mentali che riguardano la sfera emotiva, sociale e cognitiva e che in qualche modo compromettono il benessere psicofisico dell’individuo e il suo funzionamento. Il loro modo di lavorare, però, è completamente diverso.
L’approccio dello psichiatra alla psicopatologia consiste principalmente nella somministrazione di farmaci specifici, che vengono scelti sulla base delle esigenze del paziente, del suo disturbo e della sua condizione medica (molti, infatti, comportano degli effetti collaterali che non si adattano a certe problematiche). Lo psicoterapeuta, invece, si serve dei colloqui di psicoterapia, articolati in un percorso di cambiamento e riconquista del benessere che spesso si rivela anche una scoperta di sé e una crescita personale. Gli strumenti che utilizza sono particolari tecniche che ha appreso alla scuola di specializzazione (ad esempio la ristrutturazione cognitiva, l’esposizione, la meditazione), non può, infatti, prescrivere medicinali.
Questi due approcci al problema sono fondamentali e complementari. Da una parte, infatti, i farmaci sono efficaci da subito o quasi (nel caso degli antidepressivi ci vogliono almeno due settimane per osservarne gli effetti positivi, a volte anche un mese), sono semplici da usare e sono potenzialmente semplici da usare richiedendo unicamente un’assunzione regolare. Gli antidepressivi sono fondamentali, ma è bene associarli ad una psicoterapia affinché si potenzi ulteriormente il loro effetto. Specialmente quando vi sono fattori ambientali ricorrenti (come problemi al lavoro, in ambito relazionale, ecc.) che fungono da trigger per nuovi episodi depressivi.
La psicoterapia, invece, è molto impegnativa per il paziente, al quale viene richiesto di svolgere attivamente un lavoro su di sé per diventare attore attivo e protagonista del suo cambiamento. I risultati possono impiegare molto tempo per arrivare e dipendono in larga parte anche dalla forza del legame tra il professionista e il suo paziente. Tuttavia, questo percorso insegna strategie e strumenti che durano per tutta la vita, producendo dei benefici duraturi.
Quindi, per rispondere alla domanda se, per la depressione, il neurologo o lo psichiatra siano meglio, possiamo affermare che solitamente è meglio iniziare un percorso di psicoterapia a cui, eventualmente, nei casi più gravi, si può affiancare una collaborazione con lo psichiatra: nei casi più lieve la psicoterapia potrebbe bastare, ma qualora il quadro fosse più grave è fondamentale effettuare una visita da uno psichiatra per iniziare una terapia farmacologica.
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