Self-empowerment: significato e benefici

Una delle cose più frustranti che può accadere durante l’esistenza è quella di sentire che la propria vita è fuori controllo ma non si riesce a fare nulla per cambiare le cose. Considerare se stessi impotenti di fronte agli eventi che accadono è una sensazione che può danneggiare il benessere sia psicologico che fisico. Cosa si può fare in questi casi? Uno dei principali strumenti che possiamo mettere in campo è quello di imparare a padroneggiare emozioni, pensieri e comportamenti. In psicologia questa capacità si chiama self-empowerment e consiste nell’aumentare il potere di controllo sulla propria vita al fine di mettere in atto i cambiamenti necessari a migliorarla. Tutti desideriamo avere un’esistenza appagante e soddisfacente. Per farlo è necessario riuscire a lasciare alle spalle paure, insicurezze e ansia.

Che cos’è l’empowerment?


Il termine empowerment si riferisce al concetto di empower che in inglese significa accrescere il potere. Il self-empowerment è dunque un’abilità che permette di rafforzare il potere interiore attraverso l’aumento della consapevolezza dei propri punti di forza e dell’autoefficacia. Il potere definito dall’empowerment è dunque quello di consentire a se stessi di sviluppare le proprie potenzialità e aprirsi a nuove opportunità, un tipo di padronanza che può anche essere chiamata generativa. Attraverso il self-empowerment non solo si riprende il controllo della propria vita ma si riescono a prendere decisioni migliori, più consapevoli e costruttive. Uno degli aspetti più interessanti dell’empowerment riguarda il fatto che permette di diventare responsabili della propria felicità. Si assume la consapevolezza che la felicità non dipende dagli altri ma dalle proprie scelte. Le azioni delle altre persone diminuiscono quindi la loro forza nel condizionare la nostra sensazione di benessere. Spesso capita di attribuire ad altri l’origine della felicità o dell’infelicità.

I vantaggi del self-empowerment


Con l’empowerment personale si rafforza l’idea di essere in grado di cambiare le cose per renderle l’intera esistenza più coerente con i propri scopi o valori. In questo modo non saranno più gli altri a decidere della nostra felicità. Questa aumentata fiducia in se stessi a sua volta permette di superare più facilmente gli ostacoli interni che ci impediscono di realizzare i nostri sogni. Accade spesso che le paure e le insicurezze non permettano il raggiungimento di un obiettivo. Riconoscere ed affrontare queste ansie permette di tenerle sotto controllo. Dal punto di vista psicologico empowerment significa imparare ad esercitare un controllo sulle risorse interiori per soddisfare i propri bisogni di sviluppo e contribuire attivamente al miglioramento personale. Ciascuno dunque si può impadronire dei meccanismi che permettono di implementare l’efficienza individuale e di aumentare la motivazione intrinseca al raggiungimento degli obiettivi.

Chi ha elaborato la teoria dell’empowerment?


Lo psicologo che per primo ha formulato la teoria del self-empowerment è stato Marc Zimmerman. Nel suo fondamentale lavoro svolto negli anni 2000 Zimmermann ha suggerito che alla base dell’empowerment psicologico ci sia una componente chiamata speranzosità cioè un atteggiamento che porta l’individuo a credere che il futuro sarà positivo e che si possa avere il controllo sugli eventi della vita. Questo ottimismo rende l’individuo predisposto ad affrontare i cambiamenti che si rendono necessari in vista del raggiungimento dei suoi obiettivi. Al contrario, il disempowerment è la perdita della speranza e l’avanzare del pessimismo che blocca le azioni e non permette il miglioramento personale.

Le aree del self-empowerment


Il self-empowerment riguarda tre aree che coinvolgono l’aspetto intrapersonale, interazionale e comportamentale:

  • gli aspetti intrapersonali dell’empowerment psicologico riguardano dimensioni come l’autostima, l’autoefficacia e l’identità. Ciascuno di questi aspetti influenza gli altri. Infatti una maggiore fiducia in se stessi aumenta il senso di efficacia personale nell’intraprendere specifici compiti. La consapevolezza dei propri limiti e risorse a sua volta rafforza la percezione dell’identità sia individuale che sociale;
  • la dimensione dell’interazione descrive l’uso delle abilità da parte dell’individuo con l’obiettivo di influenzare il proprio ambiente di vita. Questa componente riguarda l’insieme dei comportamenti che riguardano il rapporto con gli altri nella sfera sociale come ad esempio l’efficacia comunicativa o lo sviluppo della comprensione empatica;
  • l’area del comportamento riguarda il modo in cui la persona assume il controllo del proprio ambiente partecipando all’interno di una comunità. Si tratta di tutte quelle azioni che consentono di trarre beneficio dalla vita collettiva, ad esempio prendere parte ad azioni politiche o comunitarie.


Da quello che si intuisce il self-empowerment non solo consente di sfruttare le proprie potenzialità, porsi obiettivi ragionevoli e mettere in atto azioni volte a raggiungerli ma anche sapersi individuare come membro di una collettività più ampia. Le persone self-empowered nutrono interesse per gli avvenimenti politici e culturali e sono pronti a contribuire attivamente con la loro azione al fine di migliorare l’intera società di cui fanno parte.

Come sviluppare il self-empowerment


Secondo lo psicologo Zimmerman il self-empowerment consiste in alcune dimensioni che possono essere apprese attraverso tecniche di potenziamento psicologico individuale:

  • lo sviluppo della convinzione che gli obiettivi possano essere raggiunti. Implementare questo aspetto è fondamentale per motivare l’individuo ad agire in vista di uno scopo. Al contrario, quando si ha la sensazione che le cose accadano indipendentemente dalla propria volontà o desiderio si affievolisce la spinta ad agire per un cambiamento;
  • la consapevolezza delle risorse e dei fattori che ostacolano o migliorano la possibilità di raggiungere tali obiettivi. Quali sono i punti di forza e i limiti che agiscono lungo la strada? Riconoscerli è utile per affrontare realisticamente le possibilità di soddisfare un desiderio senza trasformarlo in un sogno irrealizzabile;
  • gli sforzi che occorrono per realizzare gli obiettivi. Questo aspetto presuppone una capacità di pianificazione dei passi necessari da compiere per raggiungere uno scopo. Bisogna imparare a tenere conto della possibilità che l’impegno richiesto sia eccessivo oppure che il carico di lavoro non possa essere sopportato.


Più che un risultato, l’empowerment è dunque un processo che coinvolge sia la percezione di se stessi che l’azione.

Il self-empowerment in ambito lavorativo


Nella sfera lavorativa lo studioso Zimmerman ha dimostrato che gli individui che possiedono self-empowerment sviluppano una motivazione intrinseca che consente di vivere il proprio ruolo professionale in modo più coerente e positivo. In particolare l’empowerment in ambito lavorativo consente di:

  • dare significato al proprio lavoro;
  • percepire di essere in grado di svolgerlo;
  • trovare modi per essere autonomi;
  • riconoscere l’impatto del proprio lavoro sulle prestazioni complessive dell’organizzazione di cui si fa parte.


In altre parole l’empowerment psicologico potrebbe agire come uno stato motivazionale dinamico che sviluppa una capacità definita auto-leadership. Il lavoratore sente di essere il capo di se stesso ed è principalmente a se stesso che risponde in termini di efficacia e produttività.

I benefici dell’empowerment nel lavoro


Numerosi studi dimostrano che l’empowerment psicologico offre numerosi vantaggi nella sfera lavorativa. Alcuni dei benefici sul piano professionale del self-empowerment sono:

  • risultati positivi nelle prestazioni lavorative e miglioramento delle performance;
  • maggiore competenza nei compiti richiesti e aumento della motivazione intrinseca al lavoro;
  • capacità di adattamento e flessibilità;
  • atteggiamento proattivo e capacità di instaurare relazioni positive con i colleghi e i datori di lavoro.


Consapevoli di tutti i benefici che produce l’empowerment in ambito lavorativo le aziende oggi tendono a mettere in campo iniziative organizzative che hanno come obiettivo lo sviluppo di queste capacità psicologiche nei dipendenti. Questo intervento si chiama empowerment strutturale e quando è pienamente implementato si creano maggiori possibilità per il raggiungimento degli obiettivi aziendali, perchè si riescono a coinvolgere nelle decisioni organizzative sia i dipendenti che i manager. Quando il lavoratore è messo nelle condizioni di offrire il suo contributo attivo alla vita dell’organizzazione lavorativa avrà maggiori occasioni per dimostrare le sue capacità e si sentirà più coinvolto nel processo complessivo delle attività.

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Revisori

reviewer

Dott. Raffaele Avico

Psicoterapeuta, psicotraumatologo e terapista certificato EMDR I

Ordine degli Psicologi del Piemonte num. 5822

Psicoterapeuta, psicotraumatologo e terapista EMDR. È membro della ESDT (European Society for Trauma and Dissociation) e socio AISTED (Associazione italiana per lo studio del trauma e della dissociazione).

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Dott. Rosario Urbani

Psicoterapeuta specializzato in cognitivo comportamentale

Ordine degli Psicologi della Campania num. 6653/A

Laureato in Neuroscienze presso la Seconda Università di Napoli. Specializzato presso l’istituto Skinner in psicoterapia cognitivo comportamentale. Analista del comportamento ABA e specializzato anche nella tecnica terapeutica dell'EMDR.

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Dott.ssa Maria Vallillo

Psicoterapeuta specialista in Lifespan Developmental Psychology

Ordine degli Psicologi del Lazio num. 25732

Laurea in Psicologia presso l'Università degli Studi di Chieti. Specializzazione in psicoterapia e psicologia del ciclo di vita presso l’Università la Sapienza di Roma. Esperta in neuropsicologia e psicodiagnostica e perfezionata in psico-oncologia.