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Critiche: distinguerle, capirle, accettarle

La capacità di accettare le critiche deriva da una profonda maturità psicologica ed emotiva, che ci permette di rapportarci alle parole degli altri per trarne insegnamenti e occasioni di crescita personale.

Questo non significa accettare indistintamente tutte le critiche, ma saper riconoscere quelle semplicemente distruttive da quelle che hanno un potenziale costruttivo che può aiutarci a migliorare come individui.

In questo articolo ne parleremo nel dettaglio, apprendendo come distinguere le critiche costruttive da quelle distruttive. In seguito parleremo della fase di comprensione della critica e di accettazione come fase fondamentale del processo di crescita.

Le critiche: cosa sono e dove trovarle

Nel corso della vita, andiamo tutti incontro a critiche più o meno gravi. Per critica, possiamo intendere qualsiasi forma di biasimo (verbale o non verbale) relativa a noi stessi, al nostro comportamento e alle nostre azioni.

Perché bisogna accettare le critiche? La risposta è tautologica: per la stessa ragione per cui bisogna accettare che la Terra gira intorno al Sole, che due più due fa quattro e via dicendo. In parole povere, le critiche esistono e non possiamo sfuggirgli (a patto di non vivere da eremiti in una landa desolata).

Ecco perché è necessario capire come affrontare le critiche, a partire dalla comprensione delle stesse e da una corretta valutazione del loro contenuto.

Critiche costruttive e distruttive

Possiamo individuare due tipi di critiche: quelle distruttive e quelle costruttive. Le prime hanno il semplice scopo di mortificarci come individui: spesso provengono da persone che non hanno a cuore il nostro bene o che mettono in atto comportamenti disfunzionali e di manipolazione.

Per esempio, un genitore potrebbe rivolgere critiche distruttive al figlio per tenerlo vicino a sé. La critica distruttiva ha infatti il potere di abbassare la nostra autostima, facendoci sentire incapaci e inadatti.

Questo tipo di critica, si ritrova spesso all’interno delle relazioni manipolatorie fondate sul ciclo della violenza: i narcisisti, gli psicopatici e i machiavellici (i tratti caratteriali della Triade Oscura) utilizzano questo meccanismo per soggiogare la propria vittima.

Ad esempio: un partner manipolatore potrebbe muovere critiche distruttive per sottrarre autonomia alla propria vittima e per farla sentire incapace di svolgere le più semplici azioni quotidiane.

In alternativa, la critica distruttiva potrebbe essere mossa da un odio o un rancore personale, pur avendo un fondo di verità. In questo caso, la questione è più complessa e chiama in causa la necessità di apprendere metodi di comunicazione nonviolenta.

Critiche costruttive

Le critiche costruttive si distinguono dalle distruttive per il loro scopo:

• non quello di umiliare o mortificare chi viene criticato;
• ma aiutarlo a migliorare o a fargli evitare atteggiamenti di tipo auto-distruttivo.

Per distinguere tra critica distruttiva e costruttiva, dobbiamo quindi chiederci:

• Qual è lo scopo di questa critica?
• L’interlocutore sta cercando di aiutarmi o di farmi del male?

Non sempre, infatti, colui che viene criticato si rende conto di avere un problema: ecco che diventa necessario utilizzare le critiche per cominciare un percorso di sviluppo dell’empatia intrapersonale.

Comprendere e valutare

Per accettare una critica è necessario comprenderla e, per comprenderla, è necessario avere autoconsapevolezza delle proprie emozioni e delle proprie azioni. La critica diviene così occasione per uno scavo interiore, che può permetterci di maturare come individui a patto di non fuggire dalle emozioni negative causate dall’evento.

Se vengo giudicato per un atteggiamento sbagliato potrei provare tristezza. Potrei allora essere portato a rispondere a questa tristezza con la rabbia (ad esempio attaccando l’interlocutore o allontanandomi dalla conversazione).

Al contrario, davanti a una critica ho il dovere di comprendere e valutare. Per farlo, posso allontanarmi dalla conversazione, prendermi del tempo per pensare e per normalizzare il mio stato emotivo. Comunicare questa necessità all’interlocutore non è una colpa: è anzi un diritto che devo cercare di esprimere nel migliore dei modi.

Accettare le critiche

L’ultima fase consiste nell’accettazione. Dopo aver valutato la critica, posso valutare se essa abbia o meno ragione di esistere. In caso positivo, dovrò fare il possibile per migliorare l’atteggiamento/l’azione/la credenza che mi ha portato ad essere oggetto di critica. In caso negativo, farò presente all’interlocutore il mio pensiero, utilizzando tecniche di comunicazione nonviolenta che non facciano scadere il dialogo in uno sterile conflitto.

In entrambi i casi, la critica si sarà rivelata strumento per lo sviluppo dell’auto-empatia e dell’empatia nei confronti del prossimo. Consigliamo a tutti i nostri lettori di chiedere un aiuto professionale se si vuole imparare a rapportarsi positivamente alle critiche costruttive, entrando in contatto con la propria sfera emotiva in maniera trasparente e funzionale.

Ricordiamo che un rapporto sano con la propria sfera emotiva è il primo passo verso la sanità mentale, sia nell’ambito privato che in quello sociale.

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Revisori

reviewer

Dott. Raffaele Avico

Psicoterapeuta, psicotraumatologo e terapista certificato EMDR I

Ordine degli Psicologi del Piemonte num. 5822

Psicoterapeuta, psicotraumatologo e terapista EMDR. È membro della ESDT (European Society for Trauma and Dissociation) e socio AISTED (Associazione italiana per lo studio del trauma e della dissociazione).

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Dott. Rosario Urbani

Psicoterapeuta specializzato in cognitivo comportamentale

Ordine degli Psicologi della Campania num. 6653/A

Laureato in Neuroscienze presso la Seconda Università di Napoli. Specializzato presso l’istituto Skinner in psicoterapia cognitivo comportamentale. Analista del comportamento ABA e specializzato anche nella tecnica terapeutica dell'EMDR.

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Dott.ssa Maria Vallillo

Psicoterapeuta specialista in Lifespan Developmental Psychology

Ordine degli Psicologi del Lazio num. 25732

Laurea in Psicologia presso l'Università degli Studi di Chieti. Specializzazione in psicoterapia e psicologia del ciclo di vita presso l’Università la Sapienza di Roma. Esperta in neuropsicologia e psicodiagnostica e perfezionata in psico-oncologia.