La felicità: che cos’è davvero?

La felicità è una condizione complessa e soggettiva che può essere coltivata attraverso la pratica di gratitudine, relazioni significative, ricerca di significato e consapevolezza delle proprie emozioni, portando alla realizzazione di una vita soddisfacente e significativa.

La felicità è il sogno che tutti noi inseguiamo per tutta la vita, è l’ultimo dei nostri scopi e ci immaginiamo che il suo raggiungimento coincida con il perfetto coronamento della nostra esistenza. Ogni scelta che ci troviamo ad affrontare ogni giorno viene gestita n quest’ottica, pensando a quale sia la soluzione che alla fine ci condurrà alla felicità.

Ma è possibile essere davvero felici? In che cosa consiste esattamente la felicità? C’è un modo per misurarla? Di seguito cercheremo di rispondere a tutte queste domande, quindi se anche tu te le stai ponendo, continua a leggere!

Che cos’è la felicità?

Non è certo semplice trovare una definizione di felicità, dopo che per molti secoli filosofi, scienziati e, ultimamente, psicologi, hanno cercato di trovarne una attendibile e soddisfacente per tutti.

Infatti, la prima cosa che possiamo dire per avvicinarci al vero significato di felicità, è che per ciascuno significa qualcosa di diverso. Se io provo a immaginare che cosa mi rende felice, sicuramente sarà qualcosa di differente rispetto a quello che invece immagini tu, che a sua volta sarà diverso da ciò che immagina qualcun altro, e così via. Sicuramente, comunque, il concetto di felicità ha a che fare con il nostro benessere psico-fisico, perché è qualcosa che ci fa stare bene.

Generalizzando, possiamo dire che la felicità è uno stato d’animo composto da un insieme di emozioni positive, che includono la soddisfazione personale in numerosi ambiti della propria vita (ad esempio quello famigliare, sociale, lavorativo).

Fondamentale è anche l’appagamento inteso sia nei termini di ciò che si è riusciti a ottenere, sia in termini di considerazione della propria persona. La felicità, infatti, non può prescindere dalla visione che abbiamo di noi stessi, che deve essere quantomeno positiva e includere un certo livello di autostima. Se così non fosse, può darsi che non sentiremmo di meritare ciò che ci è capitato, vedendolo solo come un colpo di fortuna dato dal trovarsi nel posto giusto al momento giusto o, ancora, saremmo terrorizzati all’idea che tale fortuna possa svanire da un momento all’altro.

Infine, la felicità è anche costituita dalla consapevolezza di aver realizzato i propri progetti di vita. Questo aspetto ha una dimensione più profonda, legata a ciò che siamo e che ci rispecchia, perché i nostri progetti dicono molto su chi siamo. Riuscire a realizzarli rappresenta il massimo compimento della nostra esistenza, e quindi la felicità consiste anche nel trovare la propria personale meta e conquistarla.

Tutti questi fattori rientrano nel concetto di felicità che, come si può vedere, non è semplicemente una sorta di pace interiore ma una soddisfazione completa e globale. Da qui derivano numerosi fraintendimenti e luoghi comuni sul significato che le persone generalmente attribuiscono alla parola felicità.

Che cosa non è la felicità?

Prima di tutto, per trovare la felicità è necessario uscire dal presupposto erroneo che questo stato d’animo coincida semplicemente con la normalità, con l’assenza di problemi. Forse ti sarà capitato di sentirti dire da più persone che se hai un lavoro che ti mantiene, una famiglia, una casa in cui stare e la salute fisica, che altro puoi desiderare? Ma il calcolo non è così automatico: non necessariamente vivere in una condizione di tranquillità, senza gravi difficoltà, significa essere felici. Occorre, infatti, ragionare prima su altre questioni. Il lavoro che fai ti piace? Le tue relazioni famigliari e sociali sono sane? Stai davvero facendo quello che il tuo cuore desidera? Ti senti sereno e appagato o solo in salute fisicamente? In caso la risposta ad almeno una di queste domande sia negativa, forse ti stai accontentando o ti sei adattato a una situazione che in realtà non è quella che desideri. Accontentarsi di ciò che ci fa sopravvivere non è essere felici.

Allo stesso modo, non bisogna confondere la felicità con la contentezza. Questa è un’emozione effimera, che dura solo un attimo come conseguenza di un obiettivo raggiunto, di un risultato inatteso, di un lieto fine a una vicenda. Ad esempio, se ottieni una promozione al lavoro, sarai contento, ma non sarà certo il momento risolutivo della tua esistenza che ti renderà veramente felice. Poco dopo la contentezza andrà svanendo, diventando normalità. Ma abbiamo appena detto che la felicità non è la normalità. È la stessa cosa che accade quando ci compriamo qualcosa che desideriamo da molto tempo: questo momentaneo appagamento sensoriale durerà una manciata di minuti per poi ridimensionarsi subito.

Infine, un altro luogo comune è che la felicità sia fatta di momenti che sono il frutto della capacità di pensare positivo. In pratica, anche di fronte alle avversità, che riesce a reagire con umorismo e ironia, trovando sempre il lato positivo di ogni situazione, riesce a essere felice ugualmente, non lasciandosi toccare dagli eventi negativi. Torniamo allora al punto di prima: sopravvivere non è essere felici e chi usa l’ottimismo per far fronte ai problemi ha sicuramente della marce in più, ma ciò non significa che non soffra o che sia immune alle emozioni negative. Quindi, non significa assolutamente che sia felice.

La felicità come realizzazione dei progetti di sé

Ma è pur vero che la felicità è frutto delle scelte che facciamo ogni giorno: quelle che ci consentono di raggiungere gli obiettivi e realizzare i nostri disegni, ovvero i progetti di vita, quelli che agognamo con tutte le nostre forze e che sono in grado di dare uno scopo alla nostra esistenza, di farci sentire veramente appagati, fieri di noi stessi e che ci fanno stare bene.

Com’è possibile tutto questo? Capendo che cosa è giusto per noi, lasciando da parte i luoghi comune e i canoni della società. Per trovare la felicità è necessario uscire dagli schemi che ci vengono imposti dall’esterno, perché quei “così si dice”, “così si deve” e “così si fa” sono regole standardizzate che non si possono adattare a ciascuno. I sogni di ciascuno possono essere completamente differenti dalle norme sociali, come formare una famiglia, avere un lavoro stabile e ben retribuito o la casa di proprietà.

Il filosofo Martin Heidegger chiamava queste norme sociali “pubblicità“, perché determinano il modo in cui una persona deve apparire agli altri per potersi uniformare alla comunità. Ma contrapposta alla pubblicità c’è la necessità di trovare se stessi e realizzare pienamente la propria identità, perché ciascuno di noi è anche i suoi progetti di vita. Perciò, saremo completamente felici solo quando avremo ottenuto ciò che noi vogliamo davvero indipendentemente dalla società, compiendo a pieno la nostra identità e trovando chi siamo.

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Felicità e patologia

Che cosa succede, invece, se non riusciamo in questo intento? Chi si accontenta, magari asseconda i desideri degli altri invece dei propri, e si conforma a ciò che la società impone senza seguire i suoi veri progetti, non va incontro alla realizzazione di sé, ma a una frattura identitaria. Non porta a compimento la persona che realmente è o vorrebbe essere, finendo con l’allontanare da sé il benessere e, molte volte, anche sviluppando un disturbo mentale.

Il più rappresentativo di un mancato raggiungimento della felicità è sicuramente la depressione, che deriva dalla chiusura delle possibilità di agire nel mondo che la persona vorrebbe fare proprie e in qualche modo limitano la sua esistenza mantenendola prigioniera di una realtà che non è identitaria e, per questo, fa soffrire.

Ma molti altri sono i modi di reagire a questo sentirsi intrappolati in una realtà che non rispecchia i propri desideri, come le sindromi ansiose o addirittura i disturbi di dipendenza da sostanze o comportamentali (ad esempio il disturbo da gioco d’azzardo), in cui l’individuo cerca rifugio in un mondo parallelo che gli consenta di dissociarsi da una realtà che è troppo dolorosa e spaventante da affrontare. Che cosa fare in questi casi? Le ripercussioni possono essere serie, dal momento che oltre a un ostacolo al benessere, le psicopatologie possono avere delle conseguenze in altri ambiti della vita, rendendo per la persona difficile portare avanti la sua esistenza. Per questo motivo una soluzione può essere quella di chiedere aiuto a un professionista: noi di Serenis proponiamo percorsi di supporto psicologico o psicoterapia online.

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Redazione

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Revisori

reviewer

Dott. Domenico De Donatis

Medico Psichiatra

Ordine dei Medici e Chirurghi della provincia di Pescara n. 4336

Laurea in Medicina e Chirurgia presso l'Università degli Studi di Parma. Specializzazione in Psichiatria presso l'Università Alma Mater Studiorum di Bologna.

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Dott. Federico Russo

Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale e Neuropsicologo, Direttore Clinico di Serenis

Ordine degli Psicologi della Puglia n. 5048

Laurea in Psicologia Clinica e della Salute presso l’Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti. Specializzazione in Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale a indirizzo neuropsicologico presso l’Istituto S. Chiara di Lecce.

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Dott.ssa Martina Migliore

Psicologa Psicoterapeuta specializzata in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale

Ordine degli Psicologi dell'Umbria n.892

Psicologa e Psicoterapeuta cognitivo comportamentale, docente e formatrice. Esperta in ACT e Superhero Therapy. Membro dell'Associazione CBT Italia, ACT Italia e SITCC. Esperta nell'applicazione di meccaniche derivanti dal gioco alle strategie terapeutiche evidence based e alla formazione aziendale.