Incoscienza: quali sono i disturbi che ci portano a questa condizione

Per incoscienza di intende uno stato mentale dove la coscienza è assente: perché si verifica, quali sono i disturbi a cui è legata, cosa fare

La coscienza è un concetto che in psicologia è stato ampiamente approfondito. Cohadon & Salvi, per esempio, in articolo piuttosto recente l’anno definita come la “consapevolezza di sé, degli altri e dell’ambiente che ci circonda, quindi essere presenti per sé e per gli altri e rispondere agli stimoli”.

Quando questo non accade succede l’opposto, vale a dire che siamo in uno stato di incoscienza.

In questo articolo scopriremo insieme il concetto di incoscienza cercando di capire quali sono i disturbi che possono portare a questa condizione.

Definizione di incoscienza

L’incoscienza è uno stato mentale in cui la coscienza è assente. Sul vocabolario della lingua italiana Treccani, si può leggere che l’incoscienza è la: “Mancanza di consapevolezza di sé, del proprio esistere, dei propri atti, come condizione temporanea o abituale”.

Oppure, è la “Condizione e comportamento di chi agisce, d’abitudine o in certe occasioni, senza riflessione, senza senso di responsabilità verso sé stesso o verso altri”.

I disturbi della coscienza

Quando non riusciamo più a mantenere una consapevolezza su noi stessi e sull’ambiente circostante, possono emergere in noi dei disturbi che sono diversi per gravità ma che vanno ad affliggere le nostre funzioni mentali e affettive.

Certo, non ci portano tutti ad uno stato di incoscienza, ma sicuramente vanno a lavorare sulla capacità della nostra mente di essere presente. I vari studi scientifici condotti fino a questo momento hanno classificato i disturbi della coscienza in tre macrocategorie:

  • disturbi quantitativi della coscienza;
  • disturbi qualitativi della coscienza;
  • disturbi della coscienza soggettiva.

Disturbi quantitativi della coscienza

I disturbi quantitativi della coscienza sono così chiamati perché vanno in progressione, vale a dire che piano piano la coscienza diventa sempre più assente, fino a poter diventare incoscienza:

  • ottundimento: è un disturbo temporaneo che ci mette nella condizione di essere passivi, apatici, inoperosi e sonnambuli. Colpisce soprattutto i tossicomani e le persone che soffrono di gravi malattie fisiche;
  • obnubilazione: la nostra coscienza è scossa e turbata e presentiamo stati di confusione, di sconcerto, di insonnia e di ridotta vigilanza;
  • torpore: la nostra coscienza è perfettamente attiva, ma piano piano subisce un decadimento,
  • sopore: lo stato di coscienza è passivo ed inerte nelle azioni;
  • pre-coma e coma: siamo di fronte a una situazione di incoscienza; siamo in stato vegetativo e viviamo in una specie di sonno profondo.

Quest’ultimo, quindi il coma, è lo stato di incoscienza più noto a tutti. Le persone che sono in questa condizione non rispondono agli stimoli e non sono consapevoli di sé o degli altri. La condizione può andare a migliorare come, purtroppo, a peggiorare.

Disturbi qualitativi della coscienza

Sono parte dei disturbi qualitativi della coscienza i seguenti stati patologici:

  • stato crepuscolare: si presenta soprattutto nelle persone che possono essere affette da sonnambulismo, convulsioni, stati deliranti, allucinatori ed isteria di conversione;
  • stato oniroide o alterazioni oniriche: non c’è alcun controllo della coscienza e per questo si registra nelle persone che soffrono di stati confusionali e deliri;
  • stato confusionale o confusione psichica: problemi nelle facoltà cognitive, motorie, comunicative, affettive, emotive ed alterazione del ciclo sonno-veglia. Può presentarsi a seguito di traumi cranici, tossicodipendenza, stati psicotici ed infezioni organiche;
  • delirium: sindrome clinica che porta a un’alterazione della consapevolezza, dell’attenzione e dal disorientamento temporale e spaziale.

Disturbi della coscienza soggettiva

I disturbi della coscienza soggettiva vengono definiti anche “depersonalizzazione” che, come si può leggere su un articolo di IPSICO – Istituto di Psicologia e Psicoterapia Comportamentale e Cognitiva, è un’esperienza soggettiva di irrealtà, di distacco totale dalla propria identità, dai propri pensieri, sensazioni, emozioni, oltre che dal proprio corpo. In sostanza, quindi, in base alla gravità si vive una sorta di stato di incoscienza

Sierra, in un articolo del 2009, ha specificato che trasmette un senso di non esistenza, di sentirsi fuori dal proprio corpo.

Madden & Einhorn hanno invece sottolineato che questi disturbi della coscienza possono essere dovuti a effetti collaterali di farmaci o del consumo di droghe, oppure a causa di eventi gravi come la morte inaspettata di una persona cara, un incidente e così via.

Stato di incoscienza: quando si può intervenire a livello psicologico

È chiaro che ci sono situazioni di incoscienza, come quelle del coma, in cui la psicologia non ha molta utilità. Ci sono altri casi in cui, invece, il supporto psicologico si rivela fondamentale, come nelle situazioni dei disturbi della coscienza soggettiva.

La depersonalizzazione, infatti, si caratterizza per episodi persistenti o ricorrenti in cui la persona sperimenta un senso di irrealtà e un profondo distacco da sé stesso e dal mondo circostante, ma sempre rimanendo consapevoli che la percezione è alterata. La stessa cosa, invece, non succede nei disturbi psicotici.

Questi ultimi sono disturbi psichiatrici gravi in cui le persone sono completamente distaccate dall’ambiente che li circonda. I principali disturbi psicotici sono:

  • schizofrenia;
  • disturbo delirante;
  • disturbo schizofreniforme:
  • disturbo schizoaffettivo;
  • disturbo psicotico breve.

Incoscienza: quali sono gli interventi

In ambito psicologico gli interventi che si possono fare, per quei disturbi che prevedono possibili stati di incoscienza, si differenziano tra i disturbi della coscienza soggettiva e i disturbi psicotici.

Nei primi, nella maggior parte dei casi, si usa un modello strutturato in 3 fasi e ideato da van der Hart, Nijenhuis e Steele. Nella prima vi è la stabilizzazione dei sintomi; nella seconda si elaborano i ricordi traumatici che sono alla base del disturbo; la terza si chiama integrazione della personalità e si lavora su tutto ciò che si è realizzato nelle fasi precedenti fino al raggiungimento di un senso di sé unificato.

Per quanto riguarda i disturbi psicotici, invece, l’obiettivo è quello di ristabilire un corretto funzionamento biochimico del sistema nervoso centrale. In genere necessitano di un trattamento di tipo farmacologico che però deve essere sempre accompagnato da un intervento psicoterapeutico – riabilitativo. Qualsiasi sia la situazione che si sta vivendo, quindi, è assolutamente importante rivolgersi agli esperti della salute mentale.

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Fonti

  • Treccani, incosciènza.
  • IPSICO, Derealizzazione e depersonalizzazione: sintomi, cause e cura.
  • Sierra, M. (2009). In Depersonalization: A new look at a neglected syndrome. Cambridge, UK: Cambridge University.
  • Madden S. P., & Einhorn, P. M. (2018). Cannabis-induced Depersonalization-Derealization Disorder. The American Journal of Psychiatry Residents Journal, pp.3-6.
  • van der Hart, Nijenhuis, & Steeele (2011). Fantasmi nel Sé. Trauma e trattamento della dissociazione strutturale. Raffaello Cortina Editore.
Serena Proietti Colonna

Approccio:
Titolo di studio
Descrizione
Dottoressa di Ricerca in Psicologia e Scienze Cognitive, fin da piccola, ho coltivato la passione per il contatto umano e l'indagine delle persone. Ho scelto di studiare psicologia per migliorare la qualità della vita degli individui. Amo viaggiare, ispirata dalla mia sorella assistente di volo.

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Revisori

reviewer

Dott. Domenico De Donatis

Medico Psichiatra

Ordine dei Medici e Chirurghi della provincia di Pescara n. 4336

Laurea in Medicina e Chirurgia presso l'Università degli Studi di Parma. Specializzazione in Psichiatria presso l'Università Alma Mater Studiorum di Bologna.

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Dott. Federico Russo

Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale e Neuropsicologo, Direttore Clinico di Serenis

Ordine degli Psicologi della Puglia n. 5048

Laurea in Psicologia Clinica e della Salute presso l’Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti. Specializzazione in Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale a indirizzo neuropsicologico presso l’Istituto S. Chiara di Lecce.

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Dott.ssa Martina Migliore

Psicologa Psicoterapeuta specializzata in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale

Ordine degli Psicologi dell'Umbria n.892

Psicologa e Psicoterapeuta cognitivo comportamentale, docente e formatrice. Esperta in ACT e Superhero Therapy. Membro dell'Associazione CBT Italia, ACT Italia e SITCC. Esperta nell'applicazione di meccaniche derivanti dal gioco alle strategie terapeutiche evidence based e alla formazione aziendale.