Come prima cosa è fondamentale ricordarsi che a tutti capita di sentirsi tristi, ma che il vero problema insorge quando certi stati d’animo perdurano quasi quotidianamente e pressoché ininterrottamente.
In questo articolo parleremo di una forma più lieve della depressione, ovvero la distimia.
Indice dall’articolo
Cos’è la distimia: significato
Chiediamoci “la distimia cos’è?”
Il “disturbo distimico” o semplicemente “distimia” è un disturbo dell’umore che, a causa di alcuni sintomi, sembra molto simile alla depressione, ma in realtà se ne differenzia per diversi aspetti. È importante, quindi, non confondere i due disturbi e per questo cercheremo di chiarire al meglio le differenze tra le due condizioni, e come affrontarla.
È una parola meno familiare rispetto a “depressione”, distimia: etimologia dal tedesco “dysthymie” che a sua volta deriva dal greco antico di “avvilimento, depressione”.
La distimia quindi fa parte dei disturbi del tono dell’umore. Comporta, infatti, una forma lieve ma tendente alla cronicità di depressione.
Oggigiorno, la definizione di sindrome distimica pura si associa a tutte le situazioni in cui i sintomi della depressione si presentano in modo continuativo, anche se in maniera e misura lieve rispetto a quelli della depressione maggiore.
Nonostante sia meno severa della depressione, la distimia è un problema i cui sintomi si ripresentano ogni giorno (ad eccezioni di interruzioni momentanee) per un determinato periodo di tempo.
Depressione e distimia: le differenze
Per capire meglio di cosa stiamo parlando, è bene comprendere la differenza tra distimia e depressione maggiore:
- durata dei due disturbi: la depressione maggiore ha un decorso minimo di due settimane (DSM 5) dopo le quali è possibile effettuare la diagnosi, il disturbo distimico (DSM IV-Tr) tende a durare di più.
- episodi, vale a dire in quei periodi in cui si verifica la sintomatologia: la depressione è caratterizzata dagli “episodi”, cioè è determinata dalla presenza di due o più episodi avvenuti in momenti diversi, la distimia invece vede costantemente presente un senso di malessere e di tono dell’umore basso. Ciò vuol dire che non si presenta in episodi;
- intensità dei sintomi: nella depressione maggiore l’intensità è molto forte, nella distimia la persistenza dei sintomi ha minore intensità (è più un malessere costante e sempre presente, come “un rumore di fondo”);
- pratica clinica nell’affrontare i due disturbi: il depresso vive un’interferenza maggiore del disturbo che nel distimico non si ritrova in modo eccessivo. In sostanza, alcune azioni semplici come alzarsi dal letto, nel primo caso diventano difficili, pregiudicando la normalità di vita, mentre nel secondo per via dei gradi diversi di persistenza del malessere, può essere più facile e normale eseguire questo tipo di attività.
La distimia, dunque, è un disturbo che crea molto disagio soggettivo, spesso sottovalutato, ma che oggi può essere efficacemente individuato grazie a diversi esami diagnostici, tra cui un’accurata valutazione psicologica e un attento esame obiettivo.
Fondamentale, però, riconoscerlo subito poiché spesso la diagnosi e quindi la cura possono essere molto tardive in quanto chi ne soffre tende a pensare che certi malesseri siano parte del proprio carattere, quindi impossibili da curare.
Distimia: invalidità
In Italia, chi ha la diagnosi di distimia – dopo svariate visite e accertamenti da parte di medici e dell’INPS – può fare domanda per l’invalidità civile. Di solito, la percentuale riconosciuta può variare dal 31% al 40%.
Distimia: sintomi per riconoscerla?
Chi soffre di distimia cronica presenta da almeno due anni alcuni sintomi depressivi e quasi tutti i giorni durante la maggior parte della giornata.
Tra i sintomi più spesso riscontrati troviamo:
- insonnia o ipersonnia;
- scarso appetito o iperfagia;
- bassa autostima, insicurezza, inadeguatezza, inefficienza, autosvalutazione;
- difficoltà a concentrarsi e a prendere decisioni;
- sconforto, tristezza, disperazione, pessimismo;
- affaticabilità e scarsa energia.
A livello generale sono gli stessi sintomi della depressione clinica, ma più attenuati e prolungati nel tempo.
Manifestandosi con un carattere cronico e persistente, la distimia può mettere nella condizione di pensare che un certo malessere sia parte del proprio carattere da sempre, e che non ci si possa fare granché. Una convinzione che si presenta anche per parenti e amici che possono ritenere che la persona sia pessimista e insicura.
Quali sono le cause della distimia?
Le cause della distimia sono poco chiare, ma si ritiene che a influire siano fattori di natura biologica, psicologica e ambientale, ma tutti che devono essere ancora approfonditi. La distimia, inoltre, si riscontra più spesso in situazioni in cui:
- individui che vivono o trascorrono molto del loro tempo con persone distimiche o depresse;
- soggetti che hanno sperimentato fasi di vita stressanti/drammatiche, come nel caso della perdita di una persona cara;
- le persone che necessitano costantemente di rassicurazioni e dell’approvazione degli altri.
Alla distimia, inoltre, possono associarsi diverse psicopatologie tra cui la depressione maggiore, i disturbi d’ansia, i disturbi alimentari e in molti casi coesiste con la presenza di un disturbo di personalità.
I fattori di rischio fanno riferimento principalmente a comportamenti controproducenti come:
- ruminazione mentale;
- riduzione o evitamento dei contatti sociali, delle normali attività quotidiane e dei compiti;
- autovalutazione negativa;
- tendenza a fare previsioni negative sul mondo e sul futuro.
Come capire se si soffre di distimia: test e diagnosi
Per verificare se soffri di distimia è necessario che tu venga sottoposto a un esame obiettivo, dei test di laboratorio e a una valutazione psicologica.
Test distimia: quali fare
Durante l’esame obiettivo, il medico indagherà se soffri (o hai sofferto in passato) di qualche problema di salute. I test di laboratorio si riferiscono a esami del sangue e della tiroide, questo perché sembra esserci un legame tra tiroide, contenuto di vitamina D nel sangue e disturbi dell’umore.
La valutazione psicologica consiste in una serie di domande che hanno lo scopo di comprendere i sentimenti, i pensieri e i disturbi dell’umore. Un momento fondamentale per stabilire esattamente la malattia mentale in atto.
In sostanza, gli esami di laboratorio servono al medico per comprendere se può esserci un collegamento tra i disturbi dell’umore e lo stato generale di salute, mentre la valutazione psicologica è necessaria per arrivare a stabilire quali sono le reali caratteristiche della malattia mentale in atto e per comprendere, infine, se si tratta effettivamente di distimia.
Di distimia si guarisce? Ecco come uscirne
La principale risorsa per affrontare la distimia è la psicoterapia.
La terapia di tipo cognitivo-comportamentale, come dimostrato da diversi studi come quello del National Institute for Health and Clinical Excelence del 2011, si rivela tra le più efficaci per affrontare e superare il disturbo con benefici a lungo termine, mentre uno degli obiettivi della psicoeducazione è insegnare ai familiari di chi soffre di questo disturbo come meglio comportarsi nei confronti del loro caro.
Per avere più speranze di guarire, però, è necessario che il paziente collabori con lo psicoterapeuta e che creda fermamente nei consigli e negli insegnamenti di quest’ultimo. Sarebbe opportuno, inoltre, evitare di isolarsi e di prendere decisioni nel momento in cui ci si sente giù di morale, poiché si potrebbero commettere delle azioni senza senso logico.
Infine, una soluzione efficace può rivelarsi anche iscriversi a un gruppo di supporto per malati (o guariti) di distimia e che le giornate siano organizzate nel dettaglio, in modo da tenersi occupati con varie attività.
Distimia: farmaci
La distimia, seppur difficile da diagnosticare, può essere trattata con basse dosi di farmaci antidepressivi di ultima generazione, ma fondamentale è l’aiuto di una psicoterapia, come quella cognitivo-comportamentale e la psicoeducazione.
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In questo blog troverai tantissimi altri articoli che parlano di salute mentale.
Questo in particolare parla di distimia.
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Bibliografia
- American Psychiatric Association (2000). DSM-IV-TR. Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, Fourth Edition, Text Revision. Washington D.C. (Tr. it.: DSM-IV-TR. Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, Text Revision. Masson, Milano, 2004);
- American Psychiatric Association (2013). Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, Fifth Edition, DSM-5. Arlington, VA. (Tr. it.: Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, Quinta edizione, DSM-5. Raffaello Cortina Editore, Milano, 2014);
- National Collaborating Centre for Mental Health (Great Britain), National Institute for Health, Clinical Excellence (Great Britain), British Psychological Society, & Royal College of Psychiatrists. (2011). Common mental health disorders: identification and pathways to care;
- Healthline, Persistent Depressive Disorder (Dysthymia).
- Arnow BA et al. Effectiveness of Psychoteherapy and Combination Treatment for Chronic Depression, Journal of Clinical Psychology (Aug. 2003): Vol. 59, No. 8, pp. 893- 905;
- Klein DN, et al. Dysthymia and Chronic Depression: Introduction, Classification, Risk Factores, and Course, Journal of Clinical Psychology (Aug. 2003): Vol. 59, No.8, pp. 807- 816.