Avere sempre sonno: guida completa alle ipersonnie

I disturbi del sonno possono avere molte sfaccettature e riguardare diversi problemi. Viene spontaneo pensare subito all’insonnia, ma all’interno della stessa categoria troviamo molte altre sindromi. Tra queste, ad esempio, c’è l’opposto del disturbo da insonnia, ovvero i disturbi da ipersonnia. Questi sono caratterizzati dalla sensazione di avere sempre sonno, nonostante non vi siano deprivazioni volontarie di riposo, con la conseguenza di trascinarsi appresso un senso di spossatezza e il desiderio di dormire per tutta la giornata.

Le ipersonnie sono di vario tipo, ma possiamo distinguere due gruppi principali: i disturbi da ipersonnolenza e la narcolessia. Se vuoi saperne di più, leggi il nostro articolo e scoprirai le differenze, come riconoscere i sintomi, le cause e le possibilità di trattamento.

Il disturbo da ipersonnolenza

Iniziamo a vedere la prima categoria di ipersonnie, ovvero il disturbo da ipersonnolenza, così definito dal DSM-5, il Manuale Diagnostico Statistico dei Disturbi Mentali.

Anche se il risultato è sempre lo stesso, ovvero una sensazione di sonnolenza eccessiva nonostante un quantitativo adeguato di sonno notturno (ovvero almeno 7 ore), i sintomi coprono un ampio spettro. Possono, infatti, manifestarsi, come un prolungamento involontario del sonno notturno, una tendenza altrettanto involontaria a dormire durante il giorno, uno stato di veglia deteriorato nel quale non si è completamente lucidi, episodi di inerzia del sonno, ovvero la propensioni a non entrare pienamente in stato di veglia dopo il riposo notturno o un sonnellino.

La premessa per diagnosticare questo disturbo è che il sonno notturno deve essere buono come qualità: nonostante molte ore di sonno ristoratore, la persona accusa fatica al risveglio, apparendo talvolta confusa o manifestando aggressività e nervosismo, e durante il corso della giornata manifesta numerose intrusioni di sonno. Ciò accade perché, anche se l’addormentamento è immediato e a volte il sonno notturno supera addirittura le dieci ore, non è ristoratore e spesso induce la persona a cedere a pisolini diurni involontari.

La gravità del disturbo da ipersonnolenza viene stabilita dal numero di intrusioni di sonno che irrompono durante la veglia, e generalmente dal peggioramento dello stato di veglia attenta e della concentrazione durante il tempo di attività

La narcolessia

Il secondo disturbo che ha a che fare con l’avere sempre sonno è la narcolessia, che è caratterizzata da una maggiore gravità rispetto al disturbo da ipersonnolenza. Si tratta, infatti, di una patologia neurologica molto invalidante e cronica, ovvero che permane per tutta la vita. Può essere riconosciuta grazie a quattro sintomi principali:

  • durante il giorno la persona presenta delle intrusioni di sonno che sono vissute come irresistibili, ovvero causano un irrefrenabile bisogno di dormire. Questo può dare luogo ad addormentamenti improvvisi o attacchi di sono che si verificano soprattutto mentre si stanno svolgendo delle attività monotone e ripetitive;
  • episodi di cataplessia, ovvero perdita completa della tonicità muscolare e delle forze al punto che l’individuo si affloscia a terra. Ciò avviene in presenza di eventi scatenanti che provocano forti emozioni, sia positive che negative;
  • allucinazioni ipnagogiche, ovvero visioni che si verificano durante la veglia e sogni a occhi aperti, spesso con la sensazione di cadere o una forte ansia associata che può sfociare anche nel panico;
  • episodi di paralisi in cui la persona mantiene lo stato di coscienza ma non riesce a muoversi. Succede soprattutto al momento di addormentarsi o a quello del risveglio.

Quali sono le conseguenze dell’aver sempre sonno?

Se le cause dell’aver sempre sonno si legano a uno di questi disturbi, le conseguenze sul piano della funzionalità della persona possono essere molto importanti.

L’incapacità di sentirsi riposato dopo il sonno notturno, così come la sensazione di non essere completamente lucidi, automaticamente comportano un calo di alcune funzioni cognitive, come attenzione, capacità di concentrazione e memoria, che in molte occasioni sono fondamentali, in primo luogo nell’ambiente di lavoro. La produttività scende perché la persona non riesce a rendere al massimo delle sue potenzialità, ma è anche più probabile che commetta errori, vada incontro a un infortunio o causi degli incidenti.

Il disturbo da ipersonnolenza e la narcolessia, quindi, rappresentano un rischio anche per la stessa salute del paziente e di coloro che gli stanno intorno, e anche la persona interessata lo sa. Questo può innescare preoccupazioni circa il proprio stato di salute o il timore di causare problemi, innescando un circolo ansioso che può anche aggravare il disturbo del sonno peggiorando la qualità del riposo.

Inoltre, queste problematiche non sono generalmente vissute bene e tendono a causare molto imbarazzo. Per questo motivo chi ne soffre può arrivare a provare vergogna, sfiducia in se stesso, sviluppare una scarsa autostima e vedere compromesso il suo funzionamento sociale.

Ipersonnie: diffusione e durata

I singoli episodi, nel caso del disturbo da ipersonnolenza e narcolessia, devono ripetersi almeno tre volte a settimana e durare da almeno tre mesi per poter porre diagnosi.

Nel caso dell’ipersonnolenza, l’esordio avviene solitamente nella prima età adulta, tra i 17 e i 24 anni, ma la diagnosi viene effettuata generalmente con molto ritardo (anche 10-15 anni) rispetto all’insorgenza dei primi sintomi. Questo fatto può essere spiegato dalla tendenza generale a sottovalutare i disturbi del ciclo sonno-veglia in generale, e chi ne soffre chiede aiuto solo quando non ce la fa più.

La narcolessia, invece, vede due picchi principali di insorgenza: il primo corrisponde a prima dei 25 anni, mentre il secondo si colloca tra i 30 e i 35. L’inizio può essere molto graduale, con la manifestazione di primi sintomi simili all’ipersonnolenza (banalmente, l’avere sempre sonno), oppure includere da subito gli episodi di paralisi e cataplessia.

Fortunatamente non sono disturbi molto diffusi: il disturbo da ipersonnolenza riguarda circa l’1% della popolazione, sia in Europa che negli Stati Uniti, mentre la narcolessia si colloca tra lo 0,02 e lo 0,04%. Entrambi, a grandi linee, colpiscono egualmente sia maschi che femmine ed è molto difficile osservarne dei sintomi nei bambini.

Avere sempre sonno: quali sono le cause?

Nonostante le ricerche e i gruppi di studio numerosi sui disturbi del sonno, per le ipersonnie è ancora oggi difficile trovare una spiegazione causale, anche se gli studiosi propendono per la presenza di una componente genetica e, nella narcolessia, sembra avere un certo peso la carenza dell’ipocretina (conosciuta anche come orexina), un neurotrasmettitore presente nel liquor spinale.

Esistono anche evidenze a sostegno del fatto che le persone che manifestano un bisogno maggiore di sonno rispetto agli altri (soprattutto con riferimento ai famigliari) e presentano altre problematiche legate al sonno, come le parasonnie (sonnambulismo, incubi frequenti, bruxismo o disturbi comportamentali del sonno REM), sono più propense a sviluppare narcolessia.

Il disturbo da ipersonnia, invece, merita una parentesi a parte, perché la sua origine e il suo mantenimento sono influenzati anche dalla sfera psicologica. Può insorgere, infatti, come disturbo temporaneo parallelamente a un uso massiccio di alcol, ma anche a un periodo di forte stress. A volte il circolo della scarsa qualità del sonno alla base dell’ipersonnolenza viene alimentato da altre psicopatologie, come la depressione o i disturbi d’ansia, che impediscono notoriamente un sonno ristoratore.

Il trattamento delle ipersonnie

Ti riconosci in una delle due situazioni che abbiamo descritto? Se la risposta è sì, ti starai chiedendo come puoi uscirne. Purtroppo per la narcolessia ancora non si conosce un rimedio definitivo, anche se è possibile ricorrere a farmaci e accorgimenti comportamentali che possono limitare i sintomi.

Per il disturbo da ipersonnolenza il discorso è diverso. Oltre agli psicofarmaci antidepressivi, che possono essere prescritti dallo psichiatra dopo un’attenta valutazione, la viloxatina sembra efficace nel migliorare la vigilanza, ma è importante anche accostare un approccio corretto con alcuni accorgimenti:

  • fare frequenti pause durante le attività che richiedono attenzione e concentrazione, ma molto brevi;
  • evitare di esporsi a situazioni potenzialmente rischiose se si manifestano i sintomi della patologia (ad esempio mettersi alla guida o utilizzare macchinari che potrebbero essere pericolosi);
  • quando è necessario mantenere uno stato di veglia lucida, ci si può aiutare con sostanze stimolanti come il caffè, mentre sono da ridurre il più possibile gli alcolici.

Infine, deve essere considerato attentamente anche l’aspetto psicologico che accompagna questi disturbi. L’aspetto di vergogna sociale, ad esempio, deve essere trattato in separata sede con l’auto di un professionista della salute mentale. Inoltre, se l’ipersonnolenza si associa e viene mantenuta da altre problematiche psicologiche, un percorso su di sé può essere molto utile. Questa è la proposta che ti offriamo noi di Serenis: sulla nostra piattaforma troverai psicoterapeute e psicoterapeuti pronti ad aiutarti a ritrovare la serenità e il benessere grazie a un percorso interamente online.

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Revisori

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Dott. Raffaele Avico

Psicoterapeuta, psicotraumatologo e terapista certificato EMDR I

Ordine degli Psicologi del Piemonte num. 5822

Psicoterapeuta, psicotraumatologo e terapista EMDR. È membro della ESDT (European Society for Trauma and Dissociation) e socio AISTED (Associazione italiana per lo studio del trauma e della dissociazione).

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Dott. Rosario Urbani

Psicoterapeuta specializzato in cognitivo comportamentale

Ordine degli Psicologi della Campania num. 6653/A

Laureato in Neuroscienze presso la Seconda Università di Napoli. Specializzato presso l’istituto Skinner in psicoterapia cognitivo comportamentale. Analista del comportamento ABA e specializzato anche nella tecnica terapeutica dell'EMDR.

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Dott.ssa Maria Vallillo

Psicoterapeuta specialista in Lifespan Developmental Psychology

Ordine degli Psicologi del Lazio num. 25732

Laurea in Psicologia presso l'Università degli Studi di Chieti. Specializzazione in psicoterapia e psicologia del ciclo di vita presso l’Università la Sapienza di Roma. Esperta in neuropsicologia e psicodiagnostica e perfezionata in psico-oncologia.