La malattia del sonno: sintomi e cura di un’infezione mortale

I disturbi del sonno sono una categoria di psicopatologie riconosciuta dal DSM-5 (Manuale Diagnostico Statistico dei Disturbi Mentali), la cui origine è solitamente neurologica o psicologica, a tali disturbi si accompagnano disagi psico-emotivi, come depressione e stati ansiosi che possono risultare anche molto invalidanti per la vita della persona che ne soffre.

Ma esistono anche delle vere e proprie condizioni mediche che turbano il normale equilibrio tra sonno e veglia, e alcune sono davvero pericolose, come la cosiddetta malattia del sonno, conosciuta scientificamente come tripanosomiasi africana. Si tratta di una malattia infettiva, che viene trasmessa all’uomo attraverso la puntura di una mosca tse-tse infettata da un parassita. Di seguito scoprirai molte cose sulla malattia del sonno: sintomi che permettono di riconoscerla, come si trasmette e come viene trattata.

Che cos’è la malattia del sonno?

La tripanosomiasi africana, come dice il nome, è tipica delle regioni equatoriali del continente africano, e deve il suo appellativo comune, ovvero malattia del sonno, ai principali sintomi che causa l’infezione: letargia e inattività apatica, fino a che la malattia non rende addirittura impossibile alzarsi e compiere in autonomia attività elementari come nutrirsi.

Tutto ciò, come abbiamo accennato, si verifica per colpa di un parassita che infetta le mosche tse-tse le quali, a loro volta, possono pungere l’uomo, trasmettendogli i tripomatisgoti metaciclici, i parassiti che infettano le sue ghiandole salivari.

Dinamica della malattia del sonno: come funzionano i tripanomastigoti

La trasmissione della malattia del sonno avviene principalmente per via ematica, attraverso un ciclo sostenuto dalle punture di una mosca che assume sangue infetto, da un uomo o da un altro animale che ha già contratto l’infezione. I tripanomastigoti prendono sede nell’intestino dell’insetto per iniziare la loro riproduzione, dopodiché migrano fino alle sue ghiandole salivari, in un tempo che richiede circa 20-30 giorni: da questo momento la mosca tse-tse infetta diventa davvero pericolosa perché, pungendo un uomo o un altro mammifero, contribuisce a diffondere la malattia.

I parassiti, una volta che sono passati per via transcutanea, iniziano la loro opera di infezione nel nuovo ospite, invadendo il sistema circolatorio sanguigno e quello linfatico, assumendo il nome di tripomastigoti circolanti. A questo punto, nel pieno della fase emolinfatica, iniziano a riprodursi per scissione binaria a un ritmo vertiginoso.

L’organismo, da parte sua, tenta di combattere l’infezione, imparando a produrre degli anticorpi specifici che, a intervalli alterni, riescono a tenere a bada l’invasione del sangue da parte del parassita. Questa, quindi, si presenta a intervalli periodici, dal momento che in alcuni momenti viene contrastata mentre, in altri, riesce a prevalere anche grazie all’azione di un piccolo gruppo di questi parassiti. A sua volta, questi apprendono come aggirare la risposta immunitaria dell’organismo ospite modificando le proteine di superficie: in questo modo riescono a proseguire nel loro inesorabile ciclo riproduttivo.

Man mano che l’infezione procede, inizia a espandersi e a invadere altri punti focali come milza, linfonodi e fegato. Dopo aver infettato molti altri organi, il parassita arriva al sistema nervoso centrale, in quello che viene chiamato stadio meningo-encefalitico. A questo punto, si giunge alla fase finale della malattia, che causa la morte nel giro di pochi giorni.

Il contagio della malattia del sonno

Come abbiamo visto, la malattia del sonno è molto diversa dai comuni disturbi del sonno-veglia riconosciuti in ambito psicologico, psichiatrico e neurologico, perché è la sindrome che manifesta la presenza di un’infezione. Il canale più diffuso attraverso il quale si contrae la malattia del sonno è la puntura da parte di un insetto infetto, ma non è l’unico. La trasmissione, infatti, è possibile anche direttamente tra un essere umano e l’altro, ad esempio nei rapporti sessuali. Oppure, nelle future madri che vengono punte, il parassita riesce ad attraversare la placenta e può attaccare anche il feto.

Le ricerche suggeriscono che sia possibile anche l’infezione da parte di altri insetti che si nutrono di sangue, anche se la dinamica non è chiara come nel caso della mosca tse-tse. Invece, è stato provato che siano avvenuti accidentalmente dei contagi tra tecnici di laboratorio, infermieri e altri operatori sanitari che hanno maneggiato strumenti infetti, come aghi per i prelievi e le iniezioni.

Malattia del sonno: sintomi e segni

Considerando il ciclo infettivo che mettono in atto i parassiti, possiamo distinguere il decorso della malattia del sonno in due fasi distinte, nel corso di ciascuna delle quali si manifestano sintomi specifici. Imparare a riconoscerli è fondamentale per saper identificare la presenza della patologia in tempo utile.

La prima fase si chiama stadio emolinfatico, ed è quella che si colloca all’inizio del processo infettivo, quando i tripanomastigoti infettano sangue e sistema linfatico. Il paziente manifesta primi sintomi molto generali, come febbre che si alza a intermittenza e dolori alle articolazioni, accompagnati da gonfiore e prurito nella zona della puntura. Si gonfiano in modo anomalo anche i linfonodi del collo.

Se, a questo punto, l’infezione non viene curata, i sintomi diventano più gravi e colpiscono cuore e reni, provocando miocarditi e insufficienze, oltre a una ingravescente anemia.

Quando l’infezione intacca il sistema nervoso, inizia lo stadio neurologico: i parassiti oltrepassano la barriera protettiva dell’encefalo e iniziano a causare sintomi molto riconoscibili: stati ansiosi, alterazioni del tono dell’umore come in presenza di una psicopatologia, apatia tipica della depressione, senso di debolezza e forte sonnolenza che diventa incontrollabile, cefalea e sudorazione eccessiva, rallentamento e deperimento generale, sia fisico che psichico, fino all’incapacità di alzarsi e alimentarsi in autonomia.

Le ultime battute della malattia del sonno comportano lo stato di coma e, infine, il decesso.

Le cause della malattia del sonno

La tripanosomiasi africana è quindi una malattia estremamente pericolosa, che nelle zone dell’Africa centrale e orientale contagia ogni anno moltissime persone: ufficialmente vengono registrati 10mila nuovi casi annualmente ma, secondo le stime dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), con tutta probabilità si tratta di un dato molto sottostimato, a causa della carenza del sistema sanitario locale che sarebbe causa di molte mancate diagnosi.

In queste zone del continente africano, i tripanomastigoti sono molto diffusi. Si tratta di un protozoo dotato di una lunga coda, detta flagello, che si trasmette da un organismo all’altro attraverso le punture di mosca tse-tse, che si nutre del sangue delle sue malcapitate vittime.

A seconda della regione geografica, possiamo identificare due specie di tripanomastigoti:

  • il trypanosoma brucei rhodiense contribuisce a diffondere la variante orientale della malattia del sonno, ovvero la sua forma subacuta, con decorso che può variare considerevolmente da pochi giorni ad alcuni mesi e si manifesta con sintomi importanti solo quando l’infezione si trova ormai a uno stadio avanzato, ovvero nella fase neurologica. Il rischio è mortale se non si interviene tempestivamente con una terapia antibiotica;
  • il trypanosoma brucei gambiense, invece, è responsabile della variante tipica del Gambia, che costituisce la quasi totalità dei casi di malattia del sonno. Queste forme sono molto subdole, dal momento che il protozoo può avere un’incubazione di addirittura svariati anni, nel corso dei quali il soggetto può anche non manifestare sintomi riconducibili all’infezione.

Come si cura la malattia del sonno?

Per la malattia del sonno, fortunatamente, esistono dei rimedi che permettono di contrastare l’altrimenti inevitabile mortalità. La scelta della terapia, però, dipende dallo stadio in cui si trova l’infezione, oltre che dalla sottospecie di parassita che l’ha causata. Non si può, quindi, prescindere da una diagnosi accurata. Generalmente vengono utilizzati pentamidina, suramina, eflornitina o malersoprol.

I primi due principi attivi vengono impiegati nella prima fase, quella emolinfatica, e hanno il vantaggio di essere meno aggressivi per il paziente, oltre che più facili da somministrare. La pentamidina, in particolare, assunta per iniezione intramuscolare o via endovenosa, viene tollerata molto bene ed è efficace nella maggior parte dei casi, a esclusione di quelli provocati dalla sottospecie orientale. La suramina, invece, può causare effetti collaterali e reazioni allergiche. Nella fase neurologica, i farmaci impiegati hanno un maggiore livello di tossicità per il paziente e sono principalmente melarsoprol, a elevato rischio di effetti avversi importanti come encefalopatiareattiva, ed eflornitina, che funziona esclusivamente contro la variante gambiense.

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Revisori

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Dott. Raffaele Avico

Psicoterapeuta, psicotraumatologo e terapista certificato EMDR I

Ordine degli Psicologi del Piemonte num. 5822

Psicoterapeuta, psicotraumatologo e terapista EMDR. È membro della ESDT (European Society for Trauma and Dissociation) e socio AISTED (Associazione italiana per lo studio del trauma e della dissociazione).

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Psicoterapeuta specializzato in cognitivo comportamentale

Ordine degli Psicologi della Campania num. 6653/A

Laureato in Neuroscienze presso la Seconda Università di Napoli. Specializzato presso l’istituto Skinner in psicoterapia cognitivo comportamentale. Analista del comportamento ABA e specializzato anche nella tecnica terapeutica dell'EMDR.

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Dott.ssa Maria Vallillo

Psicoterapeuta specialista in Lifespan Developmental Psychology

Ordine degli Psicologi del Lazio num. 25732

Laurea in Psicologia presso l'Università degli Studi di Chieti. Specializzazione in psicoterapia e psicologia del ciclo di vita presso l’Università la Sapienza di Roma. Esperta in neuropsicologia e psicodiagnostica e perfezionata in psico-oncologia.