L’afefobia è la paura del contatto fisico o paura di essere toccati o di toccare. In quanto fobia, non indica una semplice paura, ma una reazione emotiva spropositata di fronte a un evento generalmente ritenuto normale o inoffensivo.
Ma perché hai paura di essere toccata o toccato?
In breve, se hai paura di essere toccata o toccato, potresti avere altre problematiche come un:
- disturbo da stress post-traumatico;
- disturbo evitante;
- disturbo di personalità.
A parere degli studiosi, infatti, l’afefobia si accompagna non di rado a queste e ad altre condizioni patologiche. In alternativa, potresti aver vissuto traumi relativi al contatto.
Come risolvere il problema dell’afefobia?
Si consiglia di seguire un percorso terapeutico capace di individuare le cause profonde del problema e di risolverle attraverso il lavoro in studio o online. Scendiamo più nel dettaglio.
Cos’è l’afefobia
Come accennato, l’afefobia può essere generalmente definita come fobia del contatto. Ma qual è la vera differenza tra una fobia e una paura?
Lì dove la paura è una reazione emotiva naturale a una situazione di pericolo o difficoltà, la fobia è una paura irrazionale, immotivata e dal contenuto invadente.
Così, per esempio, se una persona ha timore di essere toccata da una persona violenta o potenzialmente pericolosa, non può essere definita afefobica.
Al contrario, se la paura si presenta in svariati contesti quotidiani, senza essere giustificata, si può a ragione parlare di afefobia.
Afefobia e sessualità
La afefobia, definita come la paura di essere toccati o di essere toccati sessualmente, può avere un impatto significativo sulla sfera sessuale di un individuo. Questa fobia può influenzare diversi aspetti della vita sessuale, creando sfide e disagi emotivi e fisici.
La paura del contatto fisico può rendere difficile stabilire e mantenere relazioni intime: la persona con afefobia potrebbe evitare il contatto fisico e sessuale, rendendo difficile lo sviluppo di una connessione emotiva profonda con un partner.
Può limitare o impedire la partecipazione a attività sessuali. L’ansia legata al tocco può rendere difficile o impossibile per la persona godere di esperienze sessuali, contribuendo a una riduzione del desiderio sessuale.
L’afefobia può generare ansia e stress. Queste emozioni negative possono influenzare il desiderio sessuale e contribuire a problemi come l’impotenza o la difficoltà nell’ottenere l’eccitazione sessuale.
Infine la fobia di essere toccati può rendere complicata la comunicazione sessuale all’interno di una relazione. La mancanza di comunicazione aperta e la difficoltà a esprimere i desideri e i limiti sessuali possono portare a una mancanza di intimità emotiva e fisica.
Paura del contatto fisico e autismo
La paura del contatto fisico può manifestarsi in individui con disturbi dello spettro autistico (ASD), ma è importante notare che non tutti gli individui con autismo sperimentano questa paura e che le reazioni possono variare notevolmente da persona a persona.
Molte persone con autismo hanno sensibilità sensoriali particolari. Il contatto fisico può essere percepito in modo diverso o più intensamente rispetto a individui non autistici, portando a reazioni di disagio o paura.
Alcuni individui con autismo possono avere una maggiore necessità di spazio personale e potrebbero percepire il contatto fisico come invasivo o minaccioso.
È importante sottolineare che molti individui con autismo possono anche desiderare il contatto fisico o possono imparare gradualmente a gestire le situazioni sociali, inclusi i contatti fisici, attraverso l’intervento terapeutico e l’educazione sociale.
Ogni persona con autismo è un individuo unico, e le esperienze possono variare notevolmente da caso a caso.
Quali sono i sintomi dell’afefobia?
I sintomi dell’afefobia ricordano molto da vicini quelli di una crisi d’ansia. Questo perché, di fronte all’evento stressante, il soggetto fobico può sperimentare i sintomi tipici di un attacco d’ansia:
- ansia;
- panico;
- sudorazione;
- tachicardia;
- nervosismo;
- nausea;
- sensazione di perdere il controllo.
In alternativa, l’afefobico potrebbe sperimentare pensieri invadenti o rimuginio.
Per rimuginio, si intende n tipo di riflessione eccessiva che può causare preoccupazioni di tipo ossessivo.
Così, l’afefobico potrebbe trascorrere moltissimo tempo a pensare all’oggetto della fobia, andando a peggiorare il proprio quadro clinico.
Rimuginazione nell’afefobico
L’afefobico potrebbe, altresì, rimuginare su ogni possibile evenienza (es. “Dovrò toccare qualcuno oggi? E se mi stringeranno la mano? E se dovessi incrociare un vecchio amico?”). Il rimuginio si presenta quindi come una soluzione disfunzionale:
- per far fronte all’ansia di un possibile contatto;
- per cercare di prevedere possibili eventi stressanti;
- proprio perché il rimuginio fornisce una apparente sensazione di sollievo dalla fobia.
A lungo andare, però, il rimuginio non solo non aiuta il soggetto, ma rende il pensiero fobico ancora più invadente e totalizzante.
Esiste un test per l’afefobia?
Non esiste un test standardizzato online specifico per l’afefobia. Tuttavia, se si sospetta di soffrire di afefobia o di avere paura del contatto fisico, è consigliabile consultare una o uno:
- psicologo;
- psicoterapeuta;
- psichiatra.
Questi professionisti della salute mentale sono in grado di condurre una valutazione clinica approfondita, utilizzando:
- interviste;
- questionari;
- altre metodologie diagnostiche.
Per valutare la presenza di fobie o disturbi correlati.
Cause dell’afefobia
Le cause dell’afefobia, o paura del contatto fisico, possono derivare da una combinazione di fattori psicologici, esperienze passate, e influenze ambientali.
Alcuni dei possibili fattori che possono contribuire all’insorgenza della afefobia includono:
- esperienze traumatiche. Un’esperienza passata di abuso sessuale, violenza o qualsiasi forma di contatto fisico indesiderato può contribuire allo sviluppo della afefobia. L’associazione di esperienze traumatiche con il contatto fisico può generare paura e ansia;
- storia di violenza o molestie. Individui che hanno vissuto situazioni di violenza o molestie possono sviluppare una paura del contatto fisico come meccanismo di difesa per evitare ulteriori situazioni potenzialmente dannose;
- educazione rigida o repressiva. Un’educazione che ha promosso idee rigide sulla sessualità, inibendo la libera espressione del corpo o insegnando che il contatto fisico è negativo, può contribuire alla formazione della afefobia;
- disturbi psicologici preesistenti. Alcuni disturbi psicologici, come l’ansia sociale, l’anoressia nervosa o il disturbo da stress post-traumatico, possono essere collegati alla afefobia o contribuire alla sua comparsa.
La consulenza con un professionista della salute mentalepuò essere utile per esplorare le esperienze personali, affrontare le paure irrazionali e sviluppare strategie per gestire la fobia.
Conseguenze della paura di essere toccati
Oltre a causare evidente disagio personale, sia psichico che emotivo, l’afefobia può avere effetti collaterali anche gravi sulla vita del soggetto colpito.
Per esempio, negli adulti, l’afefobia può rendere impossibile o molto difficile intrattenere relazioni personali di natura amorosa. Ricordiamo infatti che l’afefobico non teme il contatto fisico per paura, ma in maniera del tutto irrazionale e incontrollata: questo timore può quindi riguardare anche il proprio partner.
Negli adolescenti, invece, l’afefobia potrebbe causare problematiche relazionali sia in ambito familiare che scolastico. Molti genitori si domandano infatti: perché mia figlia non vuole essere toccata?
La risposta è proprio questa: perché soffre di afefobia.
Rimedi per l’afefobia
Di fronte a una problematica tanto invalidante, viene naturale chiedersi: come si cura l’afefobia?
Purtroppo, come testimoniano alcuni studiosi, la letteratura clinica sull’afefobia è ancora molto limitata. Così, la problematica viene generalmente inquadrata in quanto sintomo secondario di altre patologie, tra cui:
- disturbi di personalità (come il disturbo antisociale o quello evitante);
- disturbo post traumatico.
In generale, l’afefobia potrebbe essere causata da eventi traumatici occorsi nel passato (come violenze subite o percepite). Questi eventi possono riguardare: molestie, violenze sessuali, umiliazioni fisiche, etc.
La problematica potrebbe anche essere causata dal modello relazionale esperito con le proprie figure di riferimento (es. i genitori).
Dato che ogni caso è diverso, per scoprire una specifica causa di afefobia, ti consigliamo di rivolgerti a un terapeuta.
Psicoterapia per la paura del contatto fisico
Per curare l’afefobia è quasi sempre necessario intraprendere un percorso terapeutico. Questo perché, non di rado, l’afefobia è causata da eventi che riguardano le memorie o i vissuti profondi dell’individuo.
Una buona idea è quella di intraprendere un percorso di terapia breve strategica, un tipo di intervento mirato – prima di tutto – alla gestione della sintomatologia clinica.
Molto in generale, la terapia breve strategica tenta di lavorare sui comportamenti disfunzionali per andare a modificare le credenze disfunzionali (e non il contrario). Così, per far superare la fobia del contatto a un afefobico, si tenterà di farlo agire in contrasto con la propria fobia.
Per esempio si tenterà, in ambiente controllato, di fargli avere brevi e progressivi episodi di contatto. Scoprendo di non avere nulla da temere, a lungo andare l’afefobico modificherà anche la credenza virtuale (cioè la fobia vera e propria).
In alternativa, è possibile affidarsi a un analista: si cercherà di lavorare su possibili vissuti traumatici per condurre il paziente alla verbalizzazione e al conseguente superamento del trauma.
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