Il Disturbo Evitante di Personalità: test e testimonianze

Esplora il disturbo evitante di personalità: sintomi, cause e opzioni di trattamento. Affronta la condizione con il supporto di professionisti qualificati.

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Disturbo evitante di personalità

Durante la vita di tutti i giorni può capitare che molti individui utilizzino atteggiamenti evitanti con lo scopo di alleviare l’ansia o per prevenire situazioni difficili. Ci sono delle persone, però, che soffrono di un vero e proprio disturbo evitante di personalità che è caratterizzato da un modello "pervasivo d’inibizione sociale", sentimenti d’inadeguatezza e ipersensibilità alle valutazioni negative.

Sono individui preoccupati di essere ridicolizzati dagli altri, rifiutati o criticati, a tal punto da evitare situazioni sociali, potendo arrivare a limitare nel tempo tutte o quasi le interazioni sociali.

Stando agli studi condotti fino a questo momento, è un disturbo comune nelle popolazioni cliniche con una prevalenza dell’1%-10%. Tuttavia, a oggi non ci sono informazioni chiare su come si distribuisca nei due sessi o sulla presenza di familiarità.

Cos'è il Disturbo Evitante di Personalità e come si manifesta

Il disturbo evitante di personalità è un disturbo di personalità inserito nel cluster C del DSM-5 insieme a:

Chi soffre di disturbo evitante tende essere socialmente inibito ed estremamente sensibile ai giudizi negativi, una condizione che porta a sentire un profondo senso di inadeguatezza nella vita relazionale di tutti i giorni.

Queste persone hanno un enorme timore delle critiche, della disapprovazione altrui e di essere escluse. Con lo scopo di evitare queste esperienze dolorose, possono cercare di trascorrere una vita ritirata che conduce a una esistenza priva di stimoli, con un visibile senso di vuoto e a vivere un senso di inferiorità e di inadeguatezza nei confronti delle altre persone.

Tendenzialmente possono essere individui senza un gruppo di amici e che sul lavoro si mantengono ai margini rinunciando alla carriera, sempre con lo scopo di non essere sottoposti al giudizio altrui. Ma la verità è che desiderano fortemente instaurare delle relazioni, poter avere un partner, condividere esperienze e interessi con gli altri.

Chi soffre di disturbo evitante di personalità manifesta, quindi, un elevato grado di inibizione e ritiro sociale tenendosi fuori dalle relazioni, a eccezione di quelle abituali e rassicuranti, pur desiderando di avere delle relazioni sociali.

Il loro normale bisogno di avere una vita sociale rimane inespresso, trasformandosi in estremo malessere. Sono quindi spettatori passivi della vita altrui, mentre nelle situazioni di coppia non riescono a trovare elementi di condivisione con l’altro.

Quando si confrontano con gli altri vivono il disagio della sensazione di non essere visti, di non essere considerati, come se fossero persone di poco valore. Si sentono incapaci, infatti, di fare e mantenere un discorso poiché sono convinti di non avere nulla di interessante da dire agli altri e di non essere nemmeno attraenti.

L’evitamento può strutturarsi, perciò, come un comportamento autoprotettivo, non sviluppando quelle risorse e abilità necessarie nelle relazioni sociali.

Per sentirsi gratificati, anche se momentaneamente, coltivano interessi e attività solitarie come la lettura, ossia tutto ciò che non implica necessariamente un contatto con gli altri. In alcuni casi possono ricorrere anche all’uso di sostanze, in particolare dell’alcol, per sedare il malessere interiore. Nei casi più gravi è possibile che questo stile di vita monotono contribuisca allo sviluppo della depressione.

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Quando riescono a stabilire una relazione, tendenzialmente assumono un atteggiamento sottomesso per il timore di perdere la persona che hanno accanto e di ritornare a essere soli. Con il passare del tempo, il pericolo è che tale situazione possa indurre a reazioni di rabbia non sempre controllate.

Le principali cause

Il disturbo evitante esordisce nella tarda adolescenza e prima età adulta, ma le cause al giorno d’oggi non sono del tutto chiare.

Secondo gli studi condotti fino a questo momento, al suo esordio partecipano fattori di ordine genetico, psicologico (temperamento della persona) e sociale (ambiente nel quale la persona è cresciuta).

Da numerose ricerche è emerso che contribuiscono anche:

  • storie di abuso fisico e psicologico;
  • rifiuto ed emarginazione nel contesto del gruppo dei pari;
  • rifiuto da parte dei genitori;
  • precoci esperienze di vita che hanno condotto a un esagerato desiderio di accettazione e a un’intolleranza alle critiche.

Sintomi: come capire se una persona ne soffre

I sintomi principali del disturbo evitante di personalità sono:

  • cercare di non farsi coinvolgere in attività che comportano un significativo contatto interpersonale;
  • indisponibilità a interagire con gli altri a meno che non si è certi di piacere;
  • mostrarsi frenati nelle relazioni sociali a causa della vergogna e della paura di essere ridicolizzati;
  • estrema preoccupazione di essere criticati o rifiutati;
  • sentirsi inibiti di fronte a nuove situazioni sociali;
  • tendenza a valutarsi socialmente inadeguati, inetti, poco attraenti o inferiori agli altri;
  • tendenza a essere riluttanti ad assumere rischi personali o a impegnarsi in nuove attività.

È bene sapere, però, che è possibile riscontrare alcune di queste caratteristiche anche in altri disturbi psicologici. Per questo motivo, per capire se una persona soffre di disturbo evitante di personalità è necessario rivolgersi a persone competenti che possano fare una diagnosi seria e accurata.

Come guarire e aiutare chi ne soffre

Fino a questo momento sono stati effettuati pochi studi per valutare l’efficacia clinica dei diversi protocolli terapeutici. Ciò che non toglie che è possibile guarire o aiutare chi ne soffre.

A rivelarsi efficaci nella cura di questo disturbo sono i trattamenti psicoterapeutici individuali e di gruppo con caratteristiche supportivo-espressive. L’obiettivo di queste terapie è regolare empaticamente l’imbarazzo e l’umiliazione del paziente quando si trova in situazioni sociali.

Le modalità terapeutiche utilizzate sono spesso associate a strategie comportamentali e di skill training, poiché possono migliorare l’autostima dei pazienti.

Ad aiutare può essere anche la terapia di gruppo, sebbene nelle prime fasi del trattamento non bisogna trascurare un approccio psicoterapeutico individuale per evitare i livelli elevati di ansia che le prime sedute di gruppo potrebbero generare.

Durante alcune fasi del trattamento, il medico potrebbe decidere di fare ricorso anche a dei farmaci, ma sempre in combinazione con altri interventi.

A livello generale, il disturbo evitante sembra rispondere abbastanza bene alla terapia cognitivo-comportamentale a medio-lungo termine che aiuta a mostrare eventuali strategie per affrontare le situazioni temute mediante tecniche comportamentali.

Psicoterapeuta: come scegliere

Una volta presa la decisione di farti aiutare da uno o una psicoterapeuta per prenderti cura di te, è il momento di trovare la persona giusta. La decisione non è semplice: ci sono diverse scuole di psicoterapia con diverse tecniche. Ma è proprio questo uno dei momenti più delicati, perché scegliere quella sbagliata potrebbe far fallire la terapia. Ecco qualche consiglio per intraprendere il percorso che fa per te:

  • Scegli qualcuno che non sia legato a parenti o amici: durante la terapia devi sentirti tranquillo o tranquilla e poterti aprire completamente. Questo avviene meglio con professionisti che non sono connessi alla tua sfera di conoscenze;
  • Trova uno o una psicoterapeuta con esperienza: per quanto tutti i terapeuti abbiano avuto una formazione completa, migliaia di ore di esperienza sul campo e una specializzazione sono garanzia di un percorso di successo;
  •  Scegli qualcuno con cui entri in sintonia: questo lo puoi sapere veramente solo provando una seduta, ma in fase di prenotazione puoi porre delle domande che ti aiuteranno a capire meglio se lo o la psicoterapeuta che hai scelto fa al caso tuo. Come sarà strutturato il percorso? Su cosa ci si concentrerà? Sono previsti esercizi e compiti a casa?

Una soluzione è il servizio di psicoterapia online di Serenis, il centro medico che, tra le altre cose, cura anche questo blog. Serenis ha solo psicoterapeuti esperti. Te ne assegna uno adatto alla tua situazione, con cui farai una prova gratuita e inizierai un percorso (e se per qualche motivo non entri in sintonia, puoi richiedere un terapeuta diverso con un clic). Ci sono anche molti altri modi per trovare uno psicoterapeuta valido: per esempio puoi chiedere al medico di base o rivolgerti a un consultorio nella tua zona. L’importante è fare il primo passo.

Il test per capire se si soffre di disturbo evitante di personalità

Se hai il dubbio di essere una persona con un disturbo evitante di personalità, o di avere accanto qualcuno che ne soffre, a tua disposizione ci sono diversi test per capirlo. Tra questi c’è la SCID-5-PD (APA, 2013), uno strumento clinico fondamentale per l’indagine di affetti, cognizioni e comportamenti ricorrenti e stabili che aiuta ad avere una diagnosi di disturbo di personalità.

Un altro test valido è l’MMPI-2 (Terenzi, 2017), che aiuta a identificare la presenza di sintomi psicopatologici e determinare la gravità, approfondire aspetti della personalità, valutare le caratteristiche strutturali della personalità e i disordini di tipo emotivo.

Disturbo evitante di personalità, le testimonianze

Trattare e guarire dal disturbo evitante di personalità è possibile come testimoniano le parole di alcuni pazienti. Marco, di 36 anni, ci ha raccontato che: “Convivo fin dall’adolescenza con questo disturbo, soffro di ansia, ruminazione costante e di sintomi quali timidezza sociale, paura del giudizio, senso di inadeguatezza, paura di sbagliare, di cadere in imbarazzo, bassa autostima, ipervigilanza nelle relazioni sociali. Ora sto facendo una terapia, ma fino a prima di iniziare la mia vita è stata pesantemente condizionata da questo problema. Adesso che ho iniziato un trattamento cognitivo comportamentale sto facendo grandi passi avanti sotto l'aspetto dell'ansia e della gestione delle emozioni, ma fatico ancora molto in altri aspetti legati alla personalità. Devo solo tenere duro e continuare così, perché so che posso guarire”.

Disturbo evitante di personalità: quando rivolgersi a psicologo e psichiatra

I disturbi di personalità sono "egosintonici", ossia risultano in armonia con i sentimenti della persona e coerenti con l’immagine che si ha di sé. Per questo motivo, potrebbe risultare molto difficile che i pazienti affetti da un disturbo di personalità accedano di loro spontanea volontà ai servizi di igiene mentale o agli studi privati. In tali casi, partner, parenti e amici dovrebbe invitare gentilmente la persona con disturbo evitante di personalità a farlo. Del resto, smettere di soffrirne è davvero possibile, oltre a essere necessario per condurre una vita di qualità migliore. Per questo, ma anche per altri motivi, la soluzione vincente è rivolgersi a degli esperti. Su Serenis, per esempio, è possibile trovare un supporto psicologico grazie a un team di psicoterapeuti online pronti a fornire nuovi strumenti per combattere il disturbo evitante di personalità.

Bibliografia

  • Paap, M., Heltne, A., Pedersen, G., Germans Selvik, S., Frans, N., Wilberg, T., & Hummelen, B. (2021). More is more: Evidence for the incremental value of the SCID-II/SCID-5-PD specific factors over and above a general personality disorder factor. Personality Disorders: Theory, Research, and Treatment;
  • Sharf, A. J., Rogers, R., Williams, M. M., & Henry, S. A. (2017). The effectiveness of the MMPI-2-RF in detecting feigned mental disorders and cognitive deficits: A meta-analysis. Journal of Psychopathology and Behavioral Assessment, 39(3), 441-455;
    Weinbrecht, A., Schulze, L., Boettcher, J., & Renneberg, B. (2016). Avoidant personality disorder: a current review. Current psychiatry reports, 18(3), 1-8;
  • Healthline: Avoidant Personality Disorder.
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Domenico De DonatisPsichiatra e Direttore Sanitario
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Domenico De Donatis è un medico psichiatra con esperienza nella cura dei disturbi psichiatrici. Laureato in Medicina e Chirurgia presso l'Università di Parma, ha poi ottenuto la specializzazione in Psichiatria all'Università Alma Mater Studiorum di Bologna. Registrato presso l'Ordine dei Medici e Chirurghi di Pescara con il n° 4336, si impegna a fornire trattamenti mirati per migliorare la salute mentale dei suoi pazienti.
Dott.ssa Martina MiglioreDirettore della Formazione e dello Sviluppo
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Romana trapiantata in Umbria. Laureata in psicologia e specializzata in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale. Ex-ricercatrice in Psicobiologia e psicofarmacologia. Visione pratica e creativa del mondo, amo le sfide e trovare soluzioni innovative. Appassionata di giochi di ruolo e cultura pop, li integro attivamente nelle mie terapie. Confermo da anni che parlare attraverso ciò che amiamo rende più semplice affrontare le sfide della vita.
Federico RussoPsicologo, Psicoterapeuta, Neuropsicologo
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Psicologo e psicoterapeuta con 8 anni di Esperienza. Iscrizione all’Ordine degli Psicologi - Regione Puglia, n° 5048. Laurea in Psicologia clinica e della salute, Università degli Studi di Chieti. Specializzazione in Psicoterapia presso l'Istituto S. Chiara. Crede che la parte migliore del suo lavoro sia il risultato: l’attenuazione dei sintomi, la risoluzione di una difficoltà, il miglioramento della vita delle persone.
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