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Emofobia: la paura del sangue e come trattarla

Leggi i seguenti bullet points per avere risposte immediate e riassuntive.

  • L’emofobia è la paura del sangue.
  • Si scatena dinanzi a perdite ematiche che possono riguardare sé stessi o gli altri.
  • Davanti all’oggetto della paura, l’emofobico sperimenta sensazioni non dissimili da quelle causate da un attacco d’ansia: iperventilazione, capogiri, nausea, sudorazione eccessiva, tachicardia, vertigini, nei casi peggiori addirittura panico.
  • Le cause dell’emofobia sono variegate e difficili da individuare. Molto in generale, i soggetti emofobici tendono a soffrire di disturbi d’ansia.
  • Come si cura l’emofobia? Attraverso un procedimento di ristrutturazione cognitiva che analizzeremo in chiusura dell’articolo.

Scendiamo più nel dettaglio.

Emofobia: come riconoscerla

La vista del sangue non è piacevole per gran parte della popolazione mondiale. Ciononostante, non basta avere paura del sangue per essere soggetti emofobici. Questo perché la fobia e la paura sono due modelli emotivi diversi: 

  • La paura è un’emozione primaria che si accende dinanzi a situazioni di pericolo.

Es. Mi accorgo di perdere sangue dal naso. Sperimento timore e cerco di comprendere che cosa stia accadendo. Una volta accertata l’assenza di pericolo, svanisce anche la paura.

  • La fobia è una reazione psicopatologica con cause profonde nel vissuto dell’individuo. Inoltre, è irrazionale e il più delle volte immotivata.

Es. Vedo qualcuno perdere sangue da una piccola ferita sul dito. Sperimento nausea, ansia, tachicardia e simili.

Se ti capita di avere questo tipo di sintomatologia, è probabile che tu soffra di un disturbo fobico o fobia specifica.

Sintomi dell’emofobia

Come accennato, le fobie e le paure sono molto diverse tra loro. La paura si lega sempre ad una situazione di pericolo (reale o percepito). Quando la situazione di pericolo svanisce svanisce anche la paura. La paura non è quindi psicopatologica: si tratta di una reazione naturale che accomuna tutti gli animali. 

La fobia ha invece un contenuto invadente (l’emofobico può passare ore ed ore a pensare al sangue) e soprattutto irrazionale. Dunque: anche se il sangue non costituisce un pericolo, lo costituisce per la psiche del soggetto in questione. 

Ecco perché gli emofobici, e in generale i soggetti affetti da fobie, sperimentano non di rado attacchi di panico

  • l’attacco di panico non è altro che una reazione neurovegetativa;
  • di fronte ad una situazione di pericolo mortale, i mammiferi si preparano alla lotta o alla fuga (di qui i sintomi tipici del panico: tachicardia, iperventilazione, etc.);
  • il fobico si prepara alla lotta o alla fuga dinanzi ad uno stimolo di per sé inoffensivo (il sangue che esce dal dito);
  • invece di comprendere l’inoffensività dello stimolo, il fobico continua a riflettere sui possibili scenari stressanti entrando in un vero e proprio circolo vizioso. 

Ciò spiega perché i soggetti fobici tendono a sviluppare problematiche a lungo termine legate agli attacchi di panico.

Cause dell’emofobia

L’emofobia si lega spesso ad altri disturbi, come la belonefobia (paura degli aghi). In generale, chi soffre di questa patologia, potrebbe avere un’elevata sensibilità al disgusto (causa caratteriale).

Ma quali sono le altre cause dell’emofobia?

  • Ipocondria: un atteggiamento psichico in cui il soggetto è costantemente preoccupato per la propria salute.
  • Cause ambientali.
  • Cause biologico-genetiche.

Vediamole nel dettaglio.

Cause ambientali

Recenti studi hanno dimostrato che le paure e i timori possono trasmettersi da genitore a figlio. Sembra, infatti, che figli di personalità emofobiche abbiano più probabilità di sviluppare lo stesso timore. Ciò potrebbe essere spiegato con la teoria dell’apprendimento osservativo e cioè in virtù di una causa ambientale.

L’apprendimento osservativo è la tendenza, innata nella nostra specie, a venire condizionati non solo dalle esperienze che facciamo in prima persona, ma anche da quelle che osserviamo negli altri. 

Cause biologico-genetiche

Altre cause potrebbero essere di tipo genetico. A parere di alcuni teorici, le paure avrebbero infatti il potere di trasmettersi geneticamente all’interno della specie. 

Ora, per secoli o millenni, la vista del sangue ha rappresentato uno dei segnali di pericolo più evidente per gli esseri umani. Influenzato da questo patrimonio bio-genetico, l’emofobico percepisce come pericoloso uno stimolo inoffensivo come un semplice taglio sul dito. 

Come si cura l’emofobia?

Con il trattamento giusto, il 90% dei pazienti guarisce dalle fobie e recupera un’eccellente qualità di vita.

I disturbi fobici rientrano nel quadro clinico dei disturbi d’ansia. Le ipotesi di trattamento per le fobie mirano così a lavorare su un duplice piano: 

  • quello della fobia specifica: andando a trasformare il rapporto patologico che il paziente instaura con lo stimolo con un rapporto non patologico o funzionale;
  • quello del disturbo d’ansia: analizzando le cause profonde del problema, i vissuti traumatici e proponendo soluzioni a breve e lungo termine. 

I percorsi più utilizzati sono la terapia cognitivo-comportamentale (CBT), la desensibilizzazione sistematical’EDMR e la pratica di esercizi di rilassamento o di mindfulness per placare l’ansia.

Tuttavia è importante sottolineare che non esiste un approccio terapeutico unico: spesso è necessario sperimentarne diversi e trovare, con il supporto del nostro psicologo, la combinazione più adatta alle nostre esigenze.

Ecco perché consigliamo ai nostri lettori di rivolgersi ad uno specialista, per trovare la strada migliore verso la propria guarigione.

Ricorda che chiedere aiuto non è sinonimo di debolezza ma un atto necessario a preservare la propria salute mentale.

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Revisori

reviewer

Dott. Raffaele Avico

Psicoterapeuta, psicotraumatologo e terapista certificato EMDR I

Ordine degli Psicologi del Piemonte num. 5822

Psicoterapeuta, psicotraumatologo e terapista EMDR. È membro della ESDT (European Society for Trauma and Dissociation) e socio AISTED (Associazione italiana per lo studio del trauma e della dissociazione).

reviewer

Dott. Rosario Urbani

Psicoterapeuta specializzato in cognitivo comportamentale

Ordine degli Psicologi della Campania num. 6653/A

Laureato in Neuroscienze presso la Seconda Università di Napoli. Specializzato presso l’istituto Skinner in psicoterapia cognitivo comportamentale. Analista del comportamento ABA e specializzato anche nella tecnica terapeutica dell'EMDR.

reviewer

Dott.ssa Maria Vallillo

Psicoterapeuta specialista in Lifespan Developmental Psychology

Ordine degli Psicologi del Lazio num. 25732

Laurea in Psicologia presso l'Università degli Studi di Chieti. Specializzazione in psicoterapia e psicologia del ciclo di vita presso l’Università la Sapienza di Roma. Esperta in neuropsicologia e psicodiagnostica e perfezionata in psico-oncologia.