Emofobia: la paura del sangue

Affrontare la fobia del sangue può portare a una maggiore tranquillità e libertà emotiva, consentendo di affrontare situazioni che coinvolgono il sangue senza ansia e paura.
emofobia

L’emofobia, nota anche come paura patologica del sangue, è una fobia caratterizzato da una reazione intensa di ansia e terrore di fronte a perdite ematiche, che possono coinvolgere sé stessi o gli altri.

Chi soffre di emofobia potrebbe temere la contaminazione dal sangue, e soffrire di misofobia, intensificando l’ansia legata a situazioni ematiche.

Altre fobie correlate potrebbero essere:

  • tachifobia (paura del sangue che scorre velocemente). Questa fobia può intensificare l’ansia legata al sangue;
  • agorafobia (paura degli spazi aperti). In cui la fuga potrebbe essere difficile o imbarazzante. Una persona con emofobia può sviluppare agorafobia se inizia ad evitare attivamente luoghi in cui potrebbe trovarsi di fronte al sangue;
  • tanatofobia (paura della morte). La vista del sangue può spesso essere associata a pensieri sulla mortalità, scatenando ansia nelle persone con queste fobie.

Questa condizione può manifestarsi con sintomi simili a quelli di un attacco d’ansia, tra cui:

  • iperventilazione;
  • capogiri;
  • nausea.

E altro ancora. Con alcuni casi che possono sfociare nel panico.

Le cause dell’emofobia sono varie e spesso complesse, rendendo difficile individuare un unico fattore scatenante. In generale, chi soffre di emofobia tende ad essere predisposto a disturbi d’ansia più ampi.

In questo contesto, esplorare le radici profonde della paura del sangue può essere cruciale per una gestione efficace della condizione.

Come si cura l’emofobia? Attraverso un procedimento di ristrutturazione cognitiva che analizzeremo in chiusura dell’articolo.

Scendiamo più nel dettaglio.

Significato di emofobia

Il termine “emofobia” deriva dal greco antico. In particolare, è formato da due elementi:

  • “haima” (αἷμα). che in greco significa “sangue”;
  • “hhobos” (φόβος), che in greco significa “paura”.

Quindi, “emofobia” si traduce letteralmente come la “paura del sangue”.

La vista del sangue non è piacevole per gran parte della popolazione mondiale. Ciononostante, non basta avere paura del sangue per essere soggetti emofobici. Questo perché la fobia e la paura sono due modelli emotivi diversi: 

  • La paura è un’emozione primaria che si accende dinanzi a situazioni di pericolo.

Es. Mi accorgo di perdere sangue dal naso. Sperimento timore e cerco di comprendere che cosa stia accadendo. Una volta accertata l’assenza di pericolo, svanisce anche la paura.

  • La fobia è una reazione psicopatologica con cause profonde nel vissuto dell’individuo. Inoltre, è irrazionale e il più delle volte immotivata.

Es. Vedo qualcuno perdere sangue da una piccola ferita sul dito. Sperimento nausea, ansia, tachicardia e simili.

Se ti capita di avere questo tipo di sintomatologia, è probabile che tu soffra di un disturbo fobico o fobia specifica.

Un emofobico non ha solo paura del sangue, ma anche:

  • paura degli aghi;
  • paura degli esami del sangue;
  • paura dei prelievi;
  • paura di svenire alla vista del sangue;
  • fobia delle vene.
Significato di emofobia

Sintomi della fobia del sangue

Come accennato, le fobie e le paure sono molto diverse tra loro. La paura si lega sempre ad una situazione di pericolo (reale o percepito). Quando la situazione di pericolo svanisce svanisce anche la paura. La paura non è quindi psicopatologica: si tratta di una reazione naturale che accomuna tutti gli animali. 

La fobia ha invece un contenuto invadente (l’emofobico può passare ore ed ore a pensare al sangue) e soprattutto irrazionale. Dunque: anche se il sangue non costituisce un pericolo, lo costituisce per la psiche del soggetto in questione. 

Ecco perché gli emofobici, e in generale i soggetti affetti da fobie, sperimentano non di rado attacchi di panico

  • l’attacco di panico non è altro che una reazione neurovegetativa;
  • di fronte ad una situazione di pericolo mortale, i mammiferi si preparano alla lotta o alla fuga (di qui i sintomi tipici del panico: tachicardia, iperventilazione, etc.);
  • il fobico si prepara alla lotta o alla fuga dinanzi ad uno stimolo di per sé inoffensivo (il sangue che esce dal dito);
  • invece di comprendere l’inoffensività dello stimolo, il fobico continua a riflettere sui possibili scenari stressanti entrando in un vero e proprio circolo vizioso. 

Ciò spiega perché i soggetti fobici tendono a sviluppare problematiche a lungo termine legate agli attacchi di panico.

Sintomi fisici dell’emofobia

L’emofobia, o paura del sangue, può scatenare una serie di sintomi fisici quando una persona è esposta a situazioni che coinvolgono il sangue. Questi sintomi possono variare in intensità da persona a persona. Alcuni dei sintomi fisici comuni associati all’emofobia includono:

  • iperventilazione;
  • capogiri;
  • nausea;
  • sudorazione eccessiva;
  • tachicardia;
  • vertigini;
  • tremori.

Questi sintomi fisici sono una risposta naturale del corpo all’ansia e allo stress.

emofobia sintomi

Sintomi psicologici della paura del sangue

La fobia del sangue può anche manifestarsi attraverso diversi sintomi psicologici che riflettono l’ansia e la paura intensa che caratterizzano questa condizione, tra cui:

È importante notare che la combinazione di sintomi psicologici può variare da individuo a individuo, e la gravità della condizione può influenzare significativamente la qualità della vita.

Test per l’emofobia

Al momento, non esiste un test specifico standardizzato per la fobia del sangue (emofobia). Tuttavia, è possibile identificare alcuni sintomi comuni che possono indicare un livello elevato di ansia legato alla vista del sangue o alle situazioni ematiche.

Se sospetti di essere affetto da emofobia, puoi valutare la tua situazione prestando attenzione ai seguenti sintomi:

  • paura intensa;
  • risposta ansiosa anticipatoria;
  • evitamento attivo;
  • sintomi fisici;
  • pensieri intrusivi.

Se desideri una valutazione più approfondita dei tuoi livelli di ansia legati all’emofobia, ti invitiamo a compilare il nostro test sull’ansia. Questo test potrebbe offrire ulteriori indicazioni sulla presenza di sintomi d’ansia specifici legati al sangue.

Cause dell’emofobia

L’emofobia si lega spesso ad altri disturbi, come la belonefobia (paura degli aghi). In generale, chi soffre di questa patologia, potrebbe avere un’elevata sensibilità al disgusto (causa caratteriale).

Ma quali sono le altre cause dell’emofobia?

  • Ipocondria: un atteggiamento psichico in cui il soggetto è costantemente preoccupato per la propria salute.
  • Cause ambientali.
  • Cause biologico-genetiche.

Vediamole nel dettaglio.

Cause ambientali

Recenti studi hanno dimostrato che le paure e i timori possono trasmettersi da genitore a figlio. Sembra, infatti, che figli di personalità emofobiche abbiano più probabilità di sviluppare lo stesso timore. Ciò potrebbe essere spiegato con la teoria dell’apprendimento osservativo e cioè in virtù di una causa ambientale.

L’apprendimento osservativo è la tendenza, innata nella nostra specie, a venire condizionati non solo dalle esperienze che facciamo in prima persona, ma anche da quelle che osserviamo negli altri. 

emofobia cause

Cause biologico-genetiche

Altre cause potrebbero essere di tipo genetico. A parere di alcuni teorici, le paure avrebbero infatti il potere di trasmettersi geneticamente all’interno della specie. 

Ora, per secoli o millenni, la vista del sangue ha rappresentato uno dei segnali di pericolo più evidente per gli esseri umani. Influenzato da questo patrimonio bio-genetico, l’emofobico percepisce come pericoloso uno stimolo inoffensivo come un semplice taglio sul dito. 

Emofobia: come superarla?

Con il trattamento giusto, il 90% dei pazienti guarisce dalle fobie e recupera un’eccellente qualità di vita.

I disturbi fobici rientrano nel quadro clinico dei disturbi d’ansia. Le ipotesi di trattamento per le fobie mirano così a lavorare su un duplice piano: 

  • quello della fobia specifica: andando a trasformare il rapporto patologico che il paziente instaura con lo stimolo con un rapporto non patologico o funzionale;
  • quello del disturbo d’ansia: analizzando le cause profonde del problema, i vissuti traumatici e proponendo soluzioni a breve e lungo termine. 

I percorsi più utilizzati sono:

Tuttavia è importante sottolineare che non esiste un approccio terapeutico unico: spesso è necessario sperimentarne diversi e trovare, con il supporto del nostro psicologo, la combinazione più adatta alle nostre esigenze.

Ecco perché consigliamo ai nostri lettori di rivolgersi ad uno specialista, per trovare la strada migliore verso la propria guarigione.

Ricorda che chiedere aiuto non è sinonimo di debolezza ma un atto necessario a preservare la propria salute mentale.

emofobia come superarla

Come non svenire durante un prelievo

Svenire durante un prelievo di sangue è una reazione comune e può essere causato dall’ansia, dalla paura, dalla vista del sangue o semplicemente dalla tensione associata alla procedura.

Ecco alcuni suggerimenti che potrebbero aiutarti a prevenire il svenimento durante un prelievo di sangue:

  • informa il personale medico. Comunica apertamente al personale medico o all’infermiere che hai paura del sangue o che hai avuto problemi a svenire in passato. Possono adottare misure speciali per aiutarti a sentirti più a tuo agio;
  • chiedi di sdraiarti. Se possibile, chiedi di sdraiarti durante il prelievo. Questo può aiutare a prevenire il svenimento, poiché essere sdraiati riduce il rischio di abbassamento improvviso della pressione sanguigna;
  • distrazione. Distraiti durante la procedura concentrandoti su qualcos’altro. Porta con te un libro, un dispositivo mobile o ascolta della musica con le cuffie per mantenere la mente occupata;
  • evita di guardare il processo. Se la vista del sangue è il tuo principale trigger, cerca di evitare di guardare la procedura. Focalizzati su altro o chiudi gli occhi durante il prelievo.

La psicoterapia online di Serenis per l’emofobia

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Redazione

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Revisori

reviewer

Dott. Domenico De Donatis

Medico Psichiatra

Ordine dei Medici e Chirurghi della provincia di Pescara n. 4336

Laurea in Medicina e Chirurgia presso l'Università degli Studi di Parma. Specializzazione in Psichiatria presso l'Università Alma Mater Studiorum di Bologna.

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Dott. Federico Russo

Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale e Neuropsicologo, Direttore Clinico di Serenis

Ordine degli Psicologi della Puglia n. 5048

Laurea in Psicologia Clinica e della Salute presso l’Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti. Specializzazione in Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale a indirizzo neuropsicologico presso l’Istituto S. Chiara di Lecce.

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Dott.ssa Martina Migliore

Psicologa Psicoterapeuta specializzata in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale

Ordine degli Psicologi dell'Umbria n.892

Psicologa e Psicoterapeuta cognitivo comportamentale, docente e formatrice. Esperta in ACT e Superhero Therapy. Membro dell'Associazione CBT Italia, ACT Italia e SITCC. Esperta nell'applicazione di meccaniche derivanti dal gioco alle strategie terapeutiche evidence based e alla formazione aziendale.