La coulrofobia è definibile come la fobia dei clown. Chi ne soffre, è intimorito dall’espressione neutra e indecifrabile del pagliaccio e la percepisce come una minaccia.
La coulrofobia non è un timore razionale, ma una vera e propria paura patologica. Le persone coulrofobiche possono sperimentare disagio generale in presenza dei clown, ma anche attacchi d’ansia e attacchi di panico.
Quali sono le cause? Tra le cause della coulrofobia possiamo elencare: esperienze traumatiche e l’effetto Uncanny Valley.
Le ipotesi di trattamento possono comportare terapia cognitivo-comportamentale, tecniche di meditazione e altro ancora.
In questo articolo, esamineremo tutti questi punti nel dettaglio.
Una volta letto, speriamo che tutti i tuoi dubbi su questa condizione siano chiariti e che possa esserti utile nel comprendere e affrontare la coulrofobia, se la stai vivendo o se conosci qualcuno che ne è affetto.
Perché si ha paura dei pagliacci?
Le fobie vengono inquadrate nel più generale contesto dei disturbi d’ansia. Ciò significa che, come questi ultimi, implicano una sintomatologia precisa e cause altrettanto definite.
Nel caso della coulrofobia, l’argomento si fa più spinoso e delicato. Già Freud aveva dedicato un saggio al Perturbante, categoria psicologica con cui è possibile spiegare questa fobia specifica.
Freud e il perturbante
“Il perturbante è quella sorta di spaventoso che risale a quanto ci è noto da lungo tempo, a ciò che ci è familiare” afferma Freud.
Nei soggetti coulrofobici, la fobia dei pagliacci ha motivazioni legate al familiare e all’estraneo. In che senso?
- Quando vediamo un clown, siamo sicuri che egli faccia parte della specie umana.
- Al contempo, percepiamo in lui dei tratti – esasperati magari dal trucco o dalla mimica facciale – difficilmente assimilabili a quelli di un umano.
- La contrapposizione tra il noto e l’ignoto può avere effetti di inquietudine e portare allo sviluppo di coulrofobia.
Dopo Freud: l’Uncanny Valley
Per “Uncanny Valley Effect” (traducibile con effetto della zona perturbante) si intende un effetto di inquietudine prodotto da ciò che è insieme familiare ed estraneo.
Questo effetto è alla base di molta ufologia e di figure ideate dal cinema horror e fantascientifico. Quando percepiamo una figura come familiare, e al contempo come estranea, sperimentiamo una profonda sensazione di angoscia e di disgusto.
Lo stesso effetto che possiamo provare di fronte alla figura di un vampiro, è allora alla base della coulrofobia.
Altre spiegazioni
Altre cause potrebbero comprendere:
- sensazione di assenza di controllo: il pagliacco è per sua natura una figura fuori dalla legge. Come il briccone divino (Hermes) della tradizione mitologica greca, è sempre pronto a giocare brutti scherzi. La sua natura è folle e rispecchia alcune delle nostre più profonde paure;
- funzione dei neuroni-specchio: si tratta di una classe di neuroni preposta alla comprensione delle emozioni altrui. In pratica, quando un altro individuo compie un’azione, in me si attivano gli stessi circuiti che si attiverebbero se a compiere l’azione fossi io.
Davanti al pagliaccio, mi ritrovo incapace di comprendere in che modo l’azione del clown (sorridere) possa collegarsi alla sua azione (cadere o ferirsi). Allo stesso tempo, potrei avere difficoltà a coniugare l’espressione del clown con l’emozione che leggo nei suoi occhi.
Questo conflitto di interpretazioni potrebbe essere causa di coulrofobia.
Sintomatologia
La coulrofobia ha sintomi che si estendono alla sfera fisica, emotiva e psicologica. Tra essi compaiono:
- vertigini;
- nausea;
- sudorazione intensa;
- tremori;
- aumento della frequenza cardiaca;
- respirazione difficoltosa e sensazione di svenimento;
- formicolio;
- inquietudini;
- attacchi di panico.
Quando si sviluppa la coulrofobia?
Le fobie specifiche possono svilupparsi a qualsiasi età. Ciononostante, è noto che la coulrofobia tenda a colpire soprattutto i bambini.
La patologia può poi estendersi fino all’età adulta con effetti da non sottovalutare sulla vita dell’individuo.
Ipotesi di cura
Le ipotesi di cura per le fobie specifiche comprendono metodi di trattamento finalizzati a modificare la risposta a un certo stimolo (in questo caso, la visione/incontro/scenario di un clown).
In parole semplici:
- la paura è un’emozione primaria che funge da metodo di difesa: per esempio, percepisco un pericolo e sperimento l’emozione della paura. Sono allora pronto – fisiologicamente – per combattere o darmi alla fuga;
- la fobia funziona precisamente in questa maniera: anche quando mi rendo conto che la paura è immotivata (il clown non ha alcuna intenzione di ferirmi), non riesco a razionalizzare l’emozione che provo e quindi a gestirla.
Mi ritrovo allora a vivere le stesse sensazioni che vivrei davanti a un pericolo mortale in presenza di un clown, di un gatto o di altri oggetti generalmente ritenuti inoffensivi.
Un percorso terapeutico come quello cognitivo-comportamentale può modificare la risposta ad un certo stimolo e quindi aiutare il paziente a superare la fobia specifica. Ma anche la desensibilizzazione sistematica, l’EDMR e la pratica di esercizi di rilassamento o di mindfulness per placare l’ansia, possono risultare utili nel trattare le fobie specifiche.
In generale, un percorso in studio o online può aiutare il paziente ad evitare di assumere atteggiamenti disfunzionali che vadano a peggiorare il suo quadro clinico.
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