Le fobie sono paure eccessive, irrazionali e intense verso situazioni, oggetti o esseri viventi che per la loro natura e per le loro caratteristiche non dovrebbero suscitare alcun timore nelle persone. Si tratta di un tipo di disturbo d’ansia che genera un significativo disagio nella persona quando si trova di fronte all’oggetto temuto e talvolta scatena sintomi anche al solo pensiero. Si contano numerosi tipi di fobie che generalmente sono suddivise in due grandi categorie:
- fobie specifiche: si focalizzano su elementi o ambienti specifici come ad esempio la paura dei ragni (aracnofobia) oppure la paura degli spazi aperti (agorafobia);
- fobia sociale (disturbo d’ansia sociale): questa fobia si caratterizza per l’insorgenza di un forte e incontrollabile disagio provato da una persona che si trova in un contesto sociale come ad esempio quando deve parlare in pubblico (glossofobia). L’ansia in questo caso è collegata al timore del giudizio nelle interazioni sociali.
Cos’è la zoofobia?
La zoofobia consiste in una paura immotivata generalizzata per ogni tipo di animale. Chi soffre di questa condizione trova estremamente difficile stare in prossimità di insetti, farfalle, uccelli, rane, ma anche di animali da compagnia come cani o gatti. La vicinanza di un animale scatena nella persona zoofobica una serie di sintomi che possono variare da persona a persona per frequenza ed intensità. Nei casi più estremi la zoofobia si manifesta con veri e propri attacchi di panico. Le persone che si spaventano di determinate specie animali soffrono di fobie specifiche come la cinofobia (paura dei cani), la ailurofobia (paura dei gatti) o l’entomofobia (paura degli insetti). In questi casi si verifica una risposta ansiosa solo in presenza di quello specifico animale mentre non si prova repulsione o timore in presenza di altri. Le persone che soffrono di zoofobia invece tendono ad avere paura di qualsiasi tipo di animale indipendentemente dalla dimensione, pericolosità o altre specifiche caratteristiche. Coloro che soffrono di questa condizione spesso mettono in atto condotte di evitamento, cercano quindi di evitare di frequentare determinati luoghi in cui temono di poter incontrare un animale. Questo comportamento a lungo andare può portare ad un progressivo isolamento sociale e ad altre gravi conseguenze sul piano delle relazioni sociali.
Sintomi della zoofobia
Chi soffre di zoofobia prova molta ansia quando si trova nella stretta vicinanza di animali e in alcuni casi sta male al solo pensiero di incontrarne uno. La paura degli animali può essere così intensa e incontrollata da generare una sensazione di totale perdita del controllo. Questa condizione può nelle situazioni più gravi creare un disagio così forte da generare un attacco di panico. L’intensa quantità di ansia che sperimenta una persona che soffre di zoofobia può portare a compiere scelte estreme come ad esempio trasferirsi in aree dove ci sono pochi animali, diventare molto ansiosi stando vicino al proprietario di un animale domestico o isolarsi fino al punto di cadere in depressione. Qualcuno che soffre di zoofobia può trovare la vita di tutti i giorni piuttosto difficile perché potrebbe non essere in grado di evitare gli animali indipendentemente da quanti sforzi faccia. Ad esempio può essere molto difficile, se non praticamente impossibile, riuscire ad evitare di incontrare insetti, uccelli o cani al passeggio durante una normale giornata mentre ci si reca al lavoro o al supermercato. I sintomi più comuni della zoofobia sono di tipo fisico e psicologico:
- ansia quando si incontrano animali;
- ansia quando si pensa agli animali;
- evitamento dei luoghi in cui potrebbero trovarsi animali;
- isolamento sociale;
- sudorazione, tensione muscolare e tremore;
- respirazione accelerata;
- aumento del battito cardiaco;
- tentativi di fuga e richiesta d’aiuto;
- vertigini e disorientamento;
- perdita della capacità di svolgere le normali attività quotidiane;
Cause della zoofobia
Le cause della zoofobia non sono del tutto note. Come per altri disturbi d’ansia anche la paura degli animali può avere un’origine sia genetica che ambientale. In altre parole c’è una più alta probabilità di soffrire di forme d’ansia se si ha una storia familiare di disturbi d’ansia. Il fatto che l’ansia si sviluppi in particolare nei confronti degli animali può invece dipendere da una serie di esperienze negative vissute durante l’infanzia. Quando si ha una tale predisposizione genetica è sufficiente un solo episodio traumatico per scatenare i sintomi della zoofobia. A dimostrarlo è stato lo psicologo comportamentista John Watson con il famoso esperimento sul piccolo Albert. Lo psicologo è riuscito ad associare la paura innata del bambino per i forti rumori alla vista di un topolino bianco fino al punto da generare le stesse risposte di paura. E’ quindi molto plausibile pensare che un bambino che abbia una familiarità genetica per i disturbi d’ansia possa avere maggiori probabilità di sviluppare una zoofobia se viene aggredito o spaventato da un animale. E’ anche possibile che qualcuno sviluppi una paura irrazionale nei confronti degli animali se soffre già di un disturbo d’ansia o di un altro tipo di fobia. Ad esempio le persone con disturbo ossessivo compulsivo o con disturbo d’ansia generalizzato possono sviluppare la zoofobia più facilmente di chi non soffre di questi disturbi.
Rimedi e trattamenti della zoofobia
Quando si parla di disturbi d’ansia bisogna considerare molti fattori prima di predisporre il piano terapeutico più efficace per il paziente. E’ necessario tenere conto dell’età del soggetto, della gravità dei sintomi, della frequenza con cui si manifestano e soprattutto dell’impatto che questi hanno nella sua vita quotidiana. Nel caso della zoofilia ci sono alcuni rimedi particolarmente efficaci per superare la paura irrazionale degli animali.
Terapia espositiva: l’avvicinamento graduale all’oggetto fobico
Per quanto possa sembrare strano, il modo migliore per gestire la zoofobia è quello di esporre gradualmente il paziente alla sua paura. La terapia dell’esposizione si basa sul modello del condizionamento classico secondo il quale è possibile creare una nuova associazione positiva tra l’oggetto fobico ed altri stimoli positivi per il soggetto. L’obiettivo è quello di desensibilizzare chi soffre di zoofilia esponendo la persona alla propria paura in un contesto protetto e sicuro come quello della sessione terapeutica. Guidato dallo psicologo il soggetto acquisirà una capacità sempre maggiore di rispondere in modo funzionale all’incontro con ciò che teme. Anche se inizialmente sarà inevitabile provare una forte ansia, con il passare del tempo il soggetto potrà trarre grandi benefici dalla terapia espositiva. Ad esempio il terapeuta può provare a esporre il paziente alla sua paura degli animali mostrandogli immagini o video di animali. Successivamente può esporre il paziente ad un animale di peluche fino a fargli incontrare un piccolo animale quando ritiene che il soggetto sia psicologicamente pronto ad affrontarlo.
Terapia cognitivo comportamentale
La terapia cognitivo comportamentale si basa sull’idea che l’origine di un disturbo d’ansia come la fobia riguardi principalmente il modo in cui la persona pensa e si comporta in relazione alla sua paura irrazionale. Nel caso della zoofilia si può supporre che la reazione ansiosa istantanea alla vista di un animale sia dovuta ad una difficoltà di analizzare in modo razionale le informazioni derivanti dalla presenza di questo elemento nella propria realtà. La terapia cognitivo comportamentale agisce quindi modificando i pensieri da cui scaturiscono i comportamenti di paura. Ad esempio lo psicologo può portare il paziente ad analizzare più in profondità i propri pensieri al fine di imparare le strategie più efficaci per tenere sotto controllo l’ansia.
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