Aracnofobia: è possibile superare la paura dei ragni?

Scopri cosa è l'aracnofobia, la paura patologica dei ragni, e come affrontarla. Una panoramica sulla aracnofobia, inclusi i sintomi, le cause e le strategie per gestire questa condizione e recuperare il benessere emotivo.

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L'aracnofobia è un disturbo specifico molto diffuso soprattutto tra la popolazione femminile, da non confondere però con la semplice paura o il disgusto generato da ragni e scorpioni.

Questa fobia, per poter essere classificata come tale, deve soddisfare una serie di criteri come, ad esempio, l’interruzione delle abituali attività e una diminuzione progressiva della qualità di vita.

In questo articolo capiremo cos'è, quali sono i sintomi e i trattamenti più indicati per superare una paura che rischia di diventare invalidante. Una volta letto, speriamo che tutti i tuoi dubbi su questa condizione siano chiariti e che possa esserti utile nel comprendere e affrontare l'aracnofobia.

Aracnofobia: il confine sottile tra paura e fobia

La paura è un campanello d’allarme, una sensazione che ci permette di reagire di fronte a una minaccia reale o di evitare qualcosa che ha il potere di metterci a disagio.

La narrazione della fobia degli insetti invece percorre una strada più sottile perché non c’è nessun pericolo reale a minare la nostra sicurezza: la minaccia che avvertiamo esiste soltanto nel nostro immaginario, è una percezione distorta della realtà, una sensazione di terrore intenso e irrazionale.

Le fobie non passano da sole

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Le fobie possono mettere a dura prova il vissuto quotidiano e l'autostima perché interferiscono, nella maggior parte dei casi, con la capacità di lavorare o di vivere relazioni interpersonali soddisfacenti.

Secondo uno studio pubblicato sulla rivista The Lancet, la paura dell’altezza e quella degli animali sono tra le più diffuse al mondo. Pensiamo proprio all'argomento di questo articolo: quante volte la paura dei ragni ci ha portato a evitare attività all'aperto, escursioni fuori porta con i nostri amici o con la famiglia o addirittura a cambiare casa, preferendo la città alla campagna?

Il solo pensiero di trovarci al cospetto di questi insetti può scatenare una serie di reazioni fisiche e psicologiche che hanno il potere di limitare e, in qualche caso, cambiare la vita quotidiana.

Che cos’è l’aracnofobia?

L’aracnofobia è una delle zoofobie più comuni e consiste in una repulsione estrema e violenta nei confronti degli aracnidi, soprattutto ragni ma anche scorpioni. Questo disturbo, classificato come fobia specifica, può generare paura, ansia (impara a distinguere tra ansia funzionale e patologica) e panico nel soggetto che ne soffre, creando una serie di risposte disfunzionali che non fanno altro che accrescere il disagio provato.

Nel momento in cui vediamo un ragno o semplicemente ne immaginiamo la presenza, avvertiamo una risposta irrazionale del nostro organismo e della nostra psiche: la paura, seppur sproporzionata al livello di minaccia, si fa intensa e, come vedremo, iniziamo ad avvertire una serie di sintomi e di alterazioni percettive molto importanti.

La paura dei ragni è, insieme a quella dei serpenti, è una delle fobie più diffuse.

Secondo una ricerca pubblicata nel 1991 da Graham Devey, il 75% della popolazione mondiale soffre di una paura da lieve a moderata nei confronti di questi animali, un dato verificato e inconfutabile. Diverse sono invece le supposizioni che riguardano la genesi di questa fobia.

Per alcuni scienziati è una paura che non nasce con noi ma viene appresa durante l'infanzia, come ampiamente dimostrato da questa teoria.

Secondo uno studio dell'Istituto Max Planck di Lipsia e pubblicato su Frontiers in Psychology, la paura per i ragni invece è una fobia che deriva dall’evoluzione.

I nostri antenati non avevano paura di questi animali: la sensazione di pericolo nacque nel momento in cui compresero che il loro veleno poteva provocare la morte di un essere umano.

È proprio in questo frangente che ha origine quella sensazione di allarme che ha permesso, nel tempo, di individuare e di anticipare la minaccia. La paura quindi, intesa come istinto di sopravvivenza, diventa parte del Dna, trasmettendosi di generazione in generazione. In parole povere, il nostro corredo genetico ha imparato ad aver paura dell'aracnide per una pura e semplice questione di "difesa".

Aracnofobia e la percezione alterata della realtà

Prima di capire quali sono i sintomi dell'aracnofobia, occorre riflettere su una peculiarità di questo disturbo.

Quando abbiamo "paura" dei ragni, la nostra psiche ci rimanda una percezione completamente alterata dell'animale che abbiamo di fronte. Numerosi studi hanno infatti dimostrato che lo stesso ragno può assumere dimensioni diverse a seconda di chi lo sta guardando: l'aracnofobico tende a sopravvalutare le dimensioni e non solo.

L’alterazione percettiva riguarda anche la distanza che, in questo caso, viene sempre sottostimata: chi soffre di questo disturbo percepisce il ragno molto più vicino a sé di quanto effettivamente non sia.

Queste alterazioni percettive sono la causa delle reazioni esagerate da parte di chi soffre di questo disturbo: ma cosa "sente" esattamente un aracnofobico?

Quali sono i sintomi dell’aracnofobia?

Per avvertire i sintomi dell’aracnofobia, non abbiamo bisogno di vedere fisicamente l’animale. A volte basta soltanto il pensiero, una semplice fotografia o un discorso su ragni e ragnatele, per avvertire una serie di disturbi come:

  • vertigini;
  • nausea;
  • sudorazione intensa;
  • tremori;
  • aumento della frequenza cardiaca;
  • respirazione difficoltosa e sensazione di svenimento.

Quanto dura l’aracnofobia?

Questa fobia, se non curata, può durare tutta la vita.

Quali sono le cause dell’aracnofobia?

Come abbiamo già avuto modo di sottolineare, l'aracnofobia, per alcuni scienziati, può avere una causa evolutiva mentre, secondo altri, nasce nell’infanzia e può essere determinata da una risposta condizionata della nostra psiche, scatenata dalla reazione terrorizzata alla vista di un ragno da parte di qualcuno vicino a noi.

A volte è il retaggio culturale a influenzare il nostro immaginario, perché in alcuni casi il ragno è considerato portatore di malattie e morte. Infine, possiamo sviluppare questo disturbo durante l'infanzia e l’adolescenza a causa di un evento traumatico con protagonista proprio un ragno o uno scorpione.

Aracnofobia: la diagnosi

La fobia deve essere differenziata dalla paura seguendo i criteri presenti nell'ultima edizione del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-5-TR).

La diagnosi di fobia specifica richiede che i sintomi siano presenti da almeno sei mesi e che causino un disagio significativo nella vita del paziente.

La prima cosa da fare è quindi affidarsi a un professionista della salute mentale per capire se siamo o meno in presenza di una fobia. Il terapeuta si informerà sui sintomi, sulla durata e sulla loro intensità. Per effettuare un’anamnesi completa ed esaustiva può ricorrere anche ad alcuni test come, ad esempio, la richiesta di immaginare uno scenario fobico con protagonista l'aracnide.

Come si cura l’aracnofobia?

La terapia cognitivo-comportamentale e la terapia di esposizione e desensibilizzazione sono i due trattamenti principali per l'aracnofobia.

La terapia cognitivo-comportamentale

La terapia cognitivo-comportamentale (CBT) si basa sullo studio della connessione tra pensieri, comportamenti e sentimenti del paziente per ridurre al minimo le problematiche che provocano disagio e per costruire abitudini più sane e funzionali.

Nel caso specifico dell’aracnofobia, questo approccio terapeutico, che può essere svolto con successo anche con sedute di psicoterapia online, può aiutarci a gestire al meglio la fobia dei ragni, riducendo i sintomi che avvertiamo ogni volta che vediamo o semplicemente immaginiamo questo animale.

La CBT quindi ci aiuta a:

  • capire i fattori e i sintomi legati a questo disturbo;
  • riconoscere i modelli di pensiero dannosi per il nostro benessere;
  • apprendere nuovi modi e abitudini per rispondere all’ansia;
  • esplorare nuove abilità di coping.

Terapia di esposizione e desensibilizzazione

Questo approccio prevede l'esposizione graduale del paziente alla situazione temuta e l’apprendimento di specifiche tecniche di rilassamento che possono aiutarlo a controllare l’ansia.

Il confronto, durante le prime sedute, dovrà essere soltanto immaginato e avvenire in totale relax. Gradualmente, il paziente sarà esposto all’oggetto della fobia (in questo caso il ragno), anche con l'ausilio della realtà virtuale.

Dopo l’esposizione, il terapeuta procederà con la desensibilizzazione che ha lo scopo di favorire una maggiore tolleranza all’evento spaventoso (la vista o il pensiero del ragno) e l'acquisizione di nuove esperienze e ricordi da sostituire a quelli angoscianti.

In conclusione, l'aracnofobia può limitare la nostra autonomia e creare un disagio difficile da gestire. Un percorso terapeutico, anche online, è lo strumento ideale per recuperare un'eccellente qualità di vita.

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Domenico De Donatis
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Domenico De Donatis è un medico psichiatra con esperienza nella cura dei disturbi psichiatrici. Laureato in Medicina e Chirurgia presso l'Università di Parma, ha poi ottenuto la specializzazione in Psichiatria all'Università Alma Mater Studiorum di Bologna. Registrato presso l'Ordine dei Medici e Chirurghi di Pescara con il n° 4336, si impegna a fornire trattamenti mirati per migliorare la salute mentale dei suoi pazienti.

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Dott.ssa Martina Migliore
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Romana trapiantata in Umbria. Laureata in psicologia e specializzata in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale. Ex-ricercatrice in Psicobiologia e psicofarmacologia. Visione pratica e creativa del mondo, amo le sfide e trovare soluzioni innovative. Appassionata di giochi di ruolo e cultura pop, li integro attivamente nelle mie terapie. Confermo da anni che parlare attraverso ciò che amiamo rende più semplice affrontare le sfide della vita.

FRFederico Russo
Federico Russo
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Psicologo e psicoterapeuta con 8 anni di Esperienza. Iscrizione all’Ordine degli Psicologi - Regione Puglia, n° 5048.

Laurea in Psicologia clinica e della salute, Università degli Studi di Chieti. Specializzazione in Psicoterapia presso l'Istituto S. Chiara.

Crede che la parte migliore del suo lavoro sia il risultato: l’attenuazione dei sintomi, la risoluzione di una difficoltà, il miglioramento della vita delle persone.