La sindrome dell’abbandono: la guida completa

Esplora la sindrome dell’abbandono attraverso una guida completa: comprendi le radici, i sintomi e le strategie per affrontare questa esperienza emotiva complessa. Approfondisci con noi come la paura di essere lasciati possa influenzare le relazioni e il benessere emotivo.

Introduzione alla sindrome dell’abbandono

Avrai sicuramente sentito parlare della sindrome dell’abbandono: non si tratta di un vero e proprio disturbo riconosciuto dal DSM-5 (Manuale Diagnostico Statistico dei Disturbi Mentali), ma ciò non significa che sia una condizione priva di rischi, dal momento che presuppone una certa insicurezza e una scarsa fiducia in se stessi che possono predisporre a problematiche come la dipendenza affettiva.

Il suo potenziale, infatti, è più pericoloso se stai vivendo una relazione tossica, dal momento che la paura dell’abbandono ti induce a sopportare di vivere in un rapporto di manipolazione e squilibri di potere piuttosto che affrontare la solitudine. Ma come essere certi che si soffra di sindrome dell’abbandono? Esaminiamo più da vicino questo fenomeno.

Che cos’è la sindrome dell’abbandono?

In poche parole, potremmo definire la sindrome dell’abbandono come una paura di perdere la persona che ci sta vicino, un’emozione che fa sentire vulnerabili perché lascia la sensazione di non potercela fare da soli. Può prendere la forma di un sentimento ansioso perenne che va a fare da sfondo a una relazione basata sul bisogno di mantenere la vicinanza e, quindi, sull’impossibilità di costruire un legame di fiducia e reciproco rispetto.

Abbiamo detto che non possiamo definire la sindrome dell’abbandono un disturbo conclamato, ma il suo legame con la sfera dell’ansia determina una serie di rischi che possono sfociare in comportamenti disfunzionali, guidati, ad esempio, dal bisogno di controllare l’altro per avere la certezza della sua vicinanza fisica ed emotiva. Nel partner, infatti, viene riposto completo affidamento, a causa di un’autostima molto fragile.

Quali sono i sintomi della sindrome dell’abbandono?

Il primo passo per far fronte alla sindrome dell’abbandono è riconoscerla, per poi riuscire ad accettarla e trovare il modo di contrastarla. Fortunatamente comprendere se soffri di sindrome dell’abbandono è piuttosto semplice, dal momento che si manifesta come una marcata ansia all’idea della separazione del partner. Da qui scaturiscono una serie di conseguenze che supportano questo sentimento.

Tipicamente, ad esempio, è presente una scarsa autostima, che si esprime come difficoltà ad accettare e critiche dagli altri e in una forte insicurezza che impedisce di vivere le relazioni con fiducia. Con questi presupposti, è anche molto complesso riuscire a essere se stessi: la persona fa fatica a creare intimità emotiva con gli altri, per paura che si possa presentare l’occasione di un nuovo, doloroso abbandono.

D’altra parte, quando ci si trova in una relazione, si è disposti a scendere a qualsiasi compromesso pur di mantenerla in piedi, anche vivere una relazione tossica, guidata da schemi relazionali disfunzionali e completamente sbilanciati in favore dell’altro, che si tende sempre ad assecondare, ignorando quelli che sono i propri bisogni. In tal modo la persona rischia di annullare se stessa e provare continui sensi di colpa, attribuendosi la responsabilità di tutto ciò che non va. Questo può comportare delle reazioni inaspettate e molto intense, dettate da un’instabilità emotiva che poi si esplica in rabbia e paura.

Sul lungo termine, chi soffre di sindrome dell’abbandono, non è in grado di mantenere una relazione e tende a dimenticare in fretta l’ex partner, appena ne trova un altro: questo perché ogni oggetto d’amore è sostituibile, purché esista e possa essere un nuovo punto di riferimento.

Quanto dura e quando si verifica la sindrome dell’abbandono?

La sindrome dell’abbandono è qualcosa che può verificarsi in un certo momento della vita, dopo aver vissuto delle esperienze relazionali negative, oppure può essere una modalità di comportamento costante in persone molto insicure. La durata, quindi, varia a seconda che si tratti di uno o dell’altro caso. Inoltre, la paura dell’abbandono può riguardare diversi tipi di relazione.

Quello cui si pensa in maniera automatica è la relazione di coppia, in cui la sindrome dell’abbandono prende la forma della paura di essere lasciati dal partner, che si esprime attraverso un’intensa ansia da separazione. La persona pensa che inevitabilmente verrà lasciata o quantomeno sarà tradita, vivendo un rapporto completamente privo di fiducia in cui l’altro viene continuamente sottoposto a prove di fedeltà oppure, nelle relazioni tossiche, approfitta dell’insicurezza del partner per instaurare una relazione tossica.

Man mano che la situazione si evolve la relazione diventa impossibile da gestire e spesso si va incontro a una profezia che si autoavvera. Ma questa paura di perdere qualcuno può essere anche collocata al di fuori del rapporto di coppia, e riguardare, ad esempio, un’amicizia. Anche in questo caso una relazione che potrebbe essere sana viene contaminata.

L’ansia da abbandono, inoltre, è molto diffusa tra i bambini: in questo caso, parliamo di un vero e proprio disturbo ansioso riconosciuto anche dal DSM. Il timore deriva prevalentemente dal modello di attaccamento instaurato da piccoli con il genitore, ovvero dagli schemi comportamentali adottati costantemente tra mamma e bambino il cui scopo, da parte del secondo, è mantenere la vicinanza fisica ed emotiva con la prima. Un attaccamento insicuro rende il piccolo più vulnerabile alla paura dell’abbandono, in quanto non ha la certezza di poter godere dell’amore incondizionato da parte della madre.

Quali sono le cause della sindrome dell’abbandono?

Proprio nel modello di attaccamento sono da ricercare alcune delle cause che possono determinare la sindrome dell’abbandono, soprattutto nei bambini, sebbene alcune influenze del modello comportamentale adottato con i genitori si riscontrino anche nelle relazioni che si stabiliscono da adulti.

Un bambino che viene trascurato, che non sente di poter contare sempre sulla mamma perché lei non è sempre emotivamente disponibile ad accogliere i suoi bisogni, imparerà a mettere in atto delle strategie per assicurarsi la sua vicinanza, come comportarsi in un determinato modo che sa potrà far piacere al genitore, o manifestare in maniera eccessiva il suo desiderio di vicinanza (ad esempio con forti capricci).

Se, sul momento, questi espedienti sono funzionali per il bambino, sul lungo termine possono avere degli effetti sull’autostima, rendendo la persona consapevole di doversi adeguare alle aspettative degli altri per ricevere in cambio l’amore che cerca, che quindi ha il suo prezzo e non è mai incondizionato.

Quali sono i rimedi per la sindrome dell’abbandono?

Il primo passo per superare la sindrome dell’abbandono è proprio un lavoro su se stessi in questa direzione, riconoscendo se stessi come una persona che merita di essere amata senza condizioni e senza compromessi. Uscire dalla convinzione che l’amore sia una ricompensa per un comportamento corretto e la sua mancanza non sia da attribuire a una propria colpa rappresenta la base per ritrovare la sicurezza in se stessi.

La propria paura deve essere accettata per poterla affrontare, imparando a stare da soli e trovarsi a proprio agio con se stessi. La solitudine, quando non sconfina nell’isolamento, può apportare molti benefici, come l’imparare a conoscersi meglio. Questo sarà il punto di partenza per riuscire a essere se stessi anche nelle relazioni interpersonali.

A questo proposito, è importante anche fare attenzione alle compagnie che si scelgono, circondandosi di persone che siano in grado di accettare l’altro per quello che è, rendendole possibile esprimersi in libertà. Al contrario, ci sono anche persone che non sembrano disposte a iniziare un rapporto profondo di conoscenza reciproca o che si ritraggono. In questi casi bisogna chiedersi: vale la pena dispiacersi e inseguire qualcuno che non desidera conoscerci? Se partiamo dal presupposto che siamo persone degne di amore senza dover scendere a compromessi, la risposta è chiaramente no. Ecco quindi che è meglio lasciar andare l’altro senza rimpianti, piuttosto che rischiare di incappare in una dipendenza affettiva.

Infine, considera che se hai una difficoltà particolare e non riesci a uscire dalla tua sindrome dell’abbandono e dall’ansia che ti procura, non c’è niente di male a chiedere aiuto. Riconoscere di avere una difficoltà è il primo passo per affrontarla e, in questo intento, può aiutarti un professionista.

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Revisori

reviewer

Dott. Domenico De Donatis

Medico Psichiatra

Ordine dei Medici e Chirurghi della provincia di Pescara n. 4336

Laurea in Medicina e Chirurgia presso l'Università degli Studi di Parma. Specializzazione in Psichiatria presso l'Università Alma Mater Studiorum di Bologna.

reviewer

Dott. Federico Russo

Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale e Neuropsicologo, Direttore Clinico di Serenis

Ordine degli Psicologi della Puglia n. 5048

Laurea in Psicologia Clinica e della Salute presso l’Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti. Specializzazione in Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale a indirizzo neuropsicologico presso l’Istituto S. Chiara di Lecce.

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Dott.ssa Martina Migliore

Psicologa Psicoterapeuta specializzata in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale

Ordine degli Psicologi dell'Umbria n.892

Psicologa e Psicoterapeuta cognitivo comportamentale, docente e formatrice. Esperta in ACT e Superhero Therapy. Membro dell'Associazione CBT Italia, ACT Italia e SITCC. Esperta nell'applicazione di meccaniche derivanti dal gioco alle strategie terapeutiche evidence based e alla formazione aziendale.