Perché mi sento solo?

Sentirsi soli è un’esperienza che tutti possiamo sperimentare nella vita. Il sentimento della solitudine è un fatto personale e soggettivo, non necessariamente legato a situazioni esterne che lo provocano. Sentirsi soli è una delle esperienze interiori più intime e profonde, per questo è un vissuto che assume caratteristiche diverse per ognuno di noi.
Alcune persone descrivono la solitudine come la sensazione che proviamo quando il nostro bisogno di contatto sociale e di relazioni non viene soddisfatto. Ma bisogna stare attenti a non confondere la solitudine con l’essere soli. Sappiamo infatti che ci sono molte persone che preferiscono stare da soli perchè non amano stare con gli altri, ma non per questo sperimentano la sensazione di solitudine. Altri invece, possono essere circondati da amici e familiari e sentirti comunque soli. Questo è il caso della solitudine cronica, una profonda sensazione di solitudine che può andare avanti per molto tempo.

Cosa significa sentirsi soli?


Ognuno sta solo sul cuor della terra trafitto da un raggio di sole: ed è subito sera“. Questa è la più famosa interpretazione poetica del sentimento della solitudine, espressa dallo scrittore Salvatore Quasimodo. Il tema centrale è il sentirsi soli in mezzo agli altri, essendo impossibile comunicare ad altri il significato profondo della propria esistenza. Per quanto gli altri possano essere vicini, empatici o premurosi, nessuno potrà mai conoscere del tutto i nostri più intimi sentimenti. La poesia esprime anche l’idea che sia normale per l’essere umano sentire dentro di sè il senso della solitudine in determinati momenti della vita, quando si affrontano alcuni passaggi evolutivi o si fa fronte ad inevitabili e fisiologici cambiamenti. Il sentimento della solitudine è quindi un sentimento esistenziale che permette prima di tutto di entrare in contatto con sè stessi. Riuscire a vivere pienamente il sentimento della solitudine può essere un’abilità che aumenta la consapevolezza del nostro mondo interiore.

La solitudine è un problema per la salute mentale?


Sentirsi soli non è un problema di salute mentale, ma avere un problema di salute mentale può aumentare i sentimenti di solitudine. Ad esempio, ci sono molti sintomi relativi alla condizione di isolamento sociale che derivano da disturbi psicologici come l’ansia o la depressione. Bisogna dunque porre attenzione ad alcuni campanelli d’allarme relativi al senso di solitudine che potrebbero indicare la presenza di una sofferenza psicologica più grave. Ecco alcuni comportamenti da tenere sotto controllo:

  • Tendi ad evitare gli eventi sociali e le attività che di solito ti piacciono?
  • Hai una bassa autostima?
  • Trovi difficile fare nuove esperienze?
  • Ti preoccupa l’idea di conoscere persone nuove?
  • Non riesci a parlare con gli altri di come ti senti per paura di non essere compreso?
  • Senti che potresti essere un peso per gli altri?
  • Ti senti sopraffatto quando ti trovi in luoghi pubblici affollati o durante una festa?


Sentirsi soli può avere un impatto negativo sulla salute mentale soprattutto se questo sentimento dura da molto tempo. Per questo gli psicologi suggeriscono di prendere sul serio e con tempestività questi segnali e rivolgersi ad uno specialista per iniziare un percorso di psicoterapia finalizzato a garantire il benessere mentale.

Perchè ci si sente soli?


La solitudine è un sentimento universale e ha molte cause diverse che variano da persona a persona. Non sempre siamo in grado di comprendere il motivo che ha dato origine a questo vissuto, ma in psicologia sappiamo che ci sono alcuni eventi o esperienze della vita che costituiscono dei fattori critici e che possono comportare generalmente la sensazione di solitudine interiore, come ad esempio:

  • Interrompere una lunga e importante relazione
  • Il pensionamento
  • Avere precedenti problemi di salute mentale
  • Diventare genitore
  • Trasferirsi in una nuova città


Questi momenti critici della vita ci espongono più di altri a sviluppare il sentimento della solitudine, ma la ricerca suggerisce anche che alcune persone sono più vulnerabili alla solitudine rispetto ad altre sulla base di fattori sociali. Ad esempio subire una discriminazione sociale a causa di una condizione di povertà, del proprio genere sessuale, di una disabilità che ostacola l’autonomia personale, oppure per l’appartenenza ad una minoranza culturale.

Psicologia della solitudine


La psicologia che indaga la solitudine mette in evidenza come il sentirsi soli rappresenti un’occasione per fare luce sulla nostra interiorità più profonda. E’ nella natura umana percepirsi come unici e soli. La solitudine produce però risposte psicologiche che influenzano il comportamento e il benessere generale. Lo scopo principale della solitudine è motivare a connetterci con gli altri, ma tra gli effetti psicologici imprevisti che derivano dalla solitudine c’è l’essere ipervigilanti rispetto alle possibili minacce sociali. Nell’ambiente di oggi caratterizzato dall’individualismo e la competitività questi effetti psicologici possono far precipitare alcuni individui in una solitudine cronica.
Questa ipervigilanza può infatti causare interazioni sociali più negative e l’impatto di questi pregiudizi, affetti e processi mentali legati al timore degli altri può essere quello di rendere l’individuo ancora più isolato, generando il circolo vizioso della solitudine.

Sociologia della solitudine


Dal punto di vista della sociologia, la solitudine è una risposta a fattori scatenanti di origine sociale e ambientale. Per comprendere la sociologia della solitudine, dobbiamo considerare l’importanza che assume la relazione sociale nella formazione delle identità personali. Quando si verifica una forma di isolamento di origine sociale si percepisce l’assenza di una connessione significativa con un gruppo o un’entità sociale (ad esempio scuola, squadra sportiva, nazione). Le ricerche condotte dal sociologo Cacioppo nel 2014 dimostrano che questo fattore è più significativo negli uomini rispetto alle donne. L’importanza del senso di connessione collettiva sullo sviluppo del sentimento della solitudine fa riferimento alla motivazione a formare relazioni non solo con altri individui ma anche con gruppi sociali. In altre parole, secondo questo approccio, la solitudine non riguarda solo l’individuo, ma anche il modo in cui i gruppi escludono collettivamente alcuni individui per proteggere l’integrità del gruppo stesso. Le persone che si sentono escluse da un gruppo possono sviluppare minore fiducia in se stessi e sentirsi ancora più sole. Inoltre, a differenza della possibilità di parlare apertamente di altre difficoltà fisiche o psicologiche c’è ancora uno stigma nell’ammettere di sentirsi soli.

Resilienza e solitudine


La solitudine è un segnale che dovrebbe motivare le persone a costruire relazioni significative con gli altri. Si tratta dunque di un fattore positivo quando si trasforma in un modo per trovare soluzioni ai problemi. In questo senso si può interpretare il sentirsi soli come una forma di adattamento alla realtà. Chi sperimenta il sentimento della solitudine deve fare i conti con sè stesso, con il proprio vuoto interiore e sviluppa più facilmente la capacità di affrontare le esperienze. In psicologia questa capacità di superare gli ostacoli della vita prende il nome di resilienza. Ma come può la solitudine generare resilienza? In uno studio condotto in Nuova Zelanda nel 2015, i ricercatori hanno dimostrato che a tutte le età si vivono cambiamenti profondi che possono far nascere il sentimento della solitudine. Da questa ricerca è emerso che il 70% dei neozelandesi ha sperimentato almeno un cambiamento che ha avuto un impatto importante sulle loro vite (ad esempio sulla salute, sulle finanze o nelle relazioni) nell’anno precedente alla somministrazione del questionario. Per far fronte a questi eventi le persone hanno iniziato a sperimentare un profondo sentimento di solitudine. Allo stesso modo, lo studio dimostra che in queste circostanze le persone hanno nella maggior parte dei casi cercato un aiuto per per superare la crisi. I risultati dicono che la famiglia è stata la fonte di sostegno più importante, infatti circa il 60% dei soggetti afferma di aver ricevuto il sostegno dai familiari per superare il senso di solitudine. La restante parte degli intervistati dichiara invece di aver cercato il supporto professionale esterno da parte di psicologi o psicoterapeuti.

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Revisori

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Dott. Raffaele Avico

Psicoterapeuta, psicotraumatologo e terapista certificato EMDR I

Ordine degli Psicologi del Piemonte num. 5822

Psicoterapeuta, psicotraumatologo e terapista EMDR. È membro della ESDT (European Society for Trauma and Dissociation) e socio AISTED (Associazione italiana per lo studio del trauma e della dissociazione).

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Dott. Rosario Urbani

Psicoterapeuta specializzato in cognitivo comportamentale

Ordine degli Psicologi della Campania num. 6653/A

Laureato in Neuroscienze presso la Seconda Università di Napoli. Specializzato presso l’istituto Skinner in psicoterapia cognitivo comportamentale. Analista del comportamento ABA e specializzato anche nella tecnica terapeutica dell'EMDR.

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Dott.ssa Maria Vallillo

Psicoterapeuta specialista in Lifespan Developmental Psychology

Ordine degli Psicologi del Lazio num. 25732

Laurea in Psicologia presso l'Università degli Studi di Chieti. Specializzazione in psicoterapia e psicologia del ciclo di vita presso l’Università la Sapienza di Roma. Esperta in neuropsicologia e psicodiagnostica e perfezionata in psico-oncologia.