La meta preoccupazione: preoccuparsi di essere preoccupati

L’ansia è un compagno di viaggio comune nella nostra vita, una risposta naturale a sfide e incertezze. 

Ma cosa accade quando l’oggetto dell’ansia diventa l’ansia stessa? È qui che entra in gioco la “meta preoccupazione“.

La meta preoccupazione è il fenomeno in cui il soggetto, anziché preoccuparsi di eventi specifici o situazioni, si ritrova intrappolato in un vortice di pensieri ansiosi che riguardano l’ansia stessa

È come se il nostro cervello decidesse di concentrarsi non solo sulle sfide esterne, ma anche sul processo interno di preoccupazione.

Ma è normale avere ansia, giusto?

Assolutamente. L’ansia è una risposta naturale a situazioni stressanti o minacciose. Tuttavia, quando questa risposta diventa il punto centrale delle nostre preoccupazioni, entriamo nel territorio della meta preoccupazione. 

Leggi l’articolo per saperne di più.

Un passo indietro: definiamo la preoccupazione o rimuginio

La preoccupazione, spesso associata al rimuginio, è una componente comune dei disturbi d’ansia, in particolare del Disturbo d’Ansia Generalizzato (GAD). 

Questa forma di ansia si manifesta attraverso pensieri persistenti eccessivi riguardanti eventi futuri, che possono essere reali o immaginari

Nel GAD, la preoccupazione non si limita a uno specifico evento o situazione, ma si estende a varie sfere della vita quotidiana. 

Questa condizione può avere un impatto significativo sulla qualità della vita e sulla capacità di affrontare le sfide quotidiane.

Caratteristiche della preoccupazione nel GAD

La preoccupazione nel GAD presenta alcune caratteristiche distintive che contribuiscono alla sua definizione clinica.

  1. Ripetitività

La mente ritorna costantemente sugli stessi pensieri ansiosi, creando un loop che può essere difficile interrompere.

Questo loop persistente può creare una sensazione di intralcio mentale, rendendo difficile per chi ne soffre liberarsi dalla morsa dei pensieri preoccupanti. 

La ripetizione incessante contribuisce a intensificare l’impatto dell’ansia sulla sfera emotiva e cognitiva dell’individuo.

  1. Orientamento al futuro

La preoccupazione nel GAD è spesso orientata verso il futuro, generando ansia su eventi che potrebbero o potrebbero non verificarsi. 

Questa caratteristica implica una proiezione costante di pensieri negativi e catastrofici riguardo a ciò che il futuro potrebbe riservare. 

Tale orientamento al futuro può privare la persona della gioia del momento presente, poiché la mente è costantemente impegnata nella costruzione di scenari temuti.

  1. Incontrollabilità

Un altro elemento chiave è la percezione di incontrollabilità che circonda la preoccupazione nel GAD. 

Chi ne soffre può sentirsi impotente nel fermare o gestire i pensieri ansiosi.

La difficoltà nel fermare il flusso di preoccupazioni può portare a un senso di frustrazione e impotenza, contribuendo al carico emotivo complessivo.

  1. Negatività

Oltre a queste caratteristiche, la preoccupazione nel GAD è intrinsecamente associata a una costante negatività

I pensieri ansiosi tendono a concentrarsi su potenziali scenari catastrofici, amplificando gli aspetti negativi della vita.

Questa prospettiva pessimistica può influenzare l’umore e la percezione generale della realtà, creando una spirale di pensieri distorti che alimentano ulteriormente l’ansia.

Conseguenze della preoccupazione

La preoccupazione prolungata può causare danni significativi al benessere psicologico e fisico. 

Sul versante del benessere, la preoccupazione cronica è associata a sintomi come:

  • insonnia;
  • tensione muscolare;
  • somatizzazione;
  • stanchezza;
  • demotivazione. 

Questi sintomi possono avere un impatto diretto sulla qualità della vita e creare un circolo vizioso in cui la preoccupazione contribuisce a uno stato di stress persistente.

Dal punto di vista delle prestazioni, la preoccupazione costante consuma risorse mentali preziose. Questo può manifestarsi attraverso:

  • danni alla comunicazione e alla memoria;
  • focus attentivo ristretto;
  • riduzione della concretezza del pensiero;
  • azione inibita. 

In altre parole, la mente è così impegnata nei pensieri ansiosi che è difficile concentrarsi su compiti importanti, portando a una riduzione delle prestazioni complessive.

La meta preoccupazione: cos’è?

La meta preoccupazione è una forma di ansia che si concentra sui pensieri ansiosi e sulle preoccupazioni stesse

In altre parole, anziché preoccuparsi per eventi specifici o circostanze, chi soffre di meta preoccupazione si trova intrappolato in un vortice di pensieri ansiosi riguardanti l’ansia stessa

Questo ciclo di riflessione può diventare un labirinto emotivo, in cui la persona è costantemente preoccupata di essere preoccupata.

Il circolo vizioso dell’ansia sulla propria ansia

La meta preoccupazione crea un circolo vizioso in cui l’ansia alimenta ulteriori preoccupazioni sull’ansia stessa

Questo può portare a una crescita esponenziale dell’ansia, poiché la persona si trova intrappolata in un ciclo di pensieri negativi riguardanti la propria capacità di gestire lo stress. 

Questa auto-riflessione ansiosa può sfociare in una diminuzione dell’autostima e minare la fiducia nella propria capacità di affrontare le sfide della vita.

Le meta credenza positive sulla preoccupazione

Le meta credenze, ovvero cosa io penso del mio pensare e cosa penso del mio sentire, sono credenze o convinzioni di ordine superiore riguardo ai propri pensieri, emozioni e comportamenti.

 Le metacredenze possono influenzare la percezione della preoccupazione e del rimuginio.

Ad esempio, alcune persone possono sviluppare metacredenze positive che attribuiscono un valore positivo alla preoccupazione, credendo che essa possa essere utile nel:

  • risolvere problemi;
  • prepararsi al peggio;
  • ridurre la probabilità di eventi temuti. 

Queste metacredenze positive possono contribuire al mantenimento di comportamenti disfunzionali, come il rimuginio cronico, alimentando il circolo vizioso dell’ansia.

D’altra parte, le metacredenze negative possono contribuire a interpretazioni erronee e dannose riguardo ai propri pensieri e alle proprie emozioni e possono essere ricondotte a due ambiti principali: pericolo e incontrollabilità.

  1. Pericolo

Le metacredenze negative legate all’ambito del pericolo possono alimentare la convinzione che il manifestarsi di determinate emozioni o pensieri ansiosi rappresenti una minaccia per la salute mentale

Come ad esempio essere convinti che preoccuparsi in maniera eccessiva possa far impazzire o perdere il controllo.

Chi soffre di ansia potrebbe attribuire significati negativi a sensazioni o pensieri che sono, in realtà, una risposta normale allo stress

Questa percezione distorta del pericolo può intensificare l’ansia stessa, creando un circolo vizioso in cui il timore delle conseguenze dannose delle proprie emozioni contribuisce all’ansia.

  1. Incontrollabilità

Le metacredenze negative legate all’ambito dell‘incontrollabilità possono contribuire alla convinzione di essere incapaci di gestire lo stress. 

Chi soffre di ansia potrebbe percepire i propri pensieri e le proprie emozioni come qualcosa di incontrollabile, generando una sensazione di impotenza. 

Un individuo potrebbe ad esempio pensare di non riuscire a smettere di preoccuparsi.

Questa mancanza di fiducia nelle proprie capacità di affrontare lo stress può alimentare ulteriormente l’ansia, creando un ciclo in cui la persona si sente sempre meno in grado di gestire le proprie emozioni.

Come posso smettere di preoccuparmi della mia ansia?

Affrontare la meta preoccupazione, elemento distintivo nel Disturbo d’Ansia Generalizzato (GAD), richiede un approccio attento e mirato per rompere il circolo vizioso dell’ansia sulla propria ansia. 

La consapevolezza delle metacredenze positive e negative è un passo cruciale verso la gestione efficace della preoccupazione cronica.

La psicoterapia, sia online che in presenza, in particolare la terapia cognitivo comportamentale (CBT), si è dimostrata un metodo efficace nel trattamento del GAD. Questa forma di terapia si concentra sulla modifica dei pensieri distorti e dei comportamenti disfunzionali, offrendo strumenti pratici per gestire l’ansia

L’obiettivo è aiutare l’individuo a sviluppare abilità di adattamento più positive e a ridurre l’impatto della preoccupazione sulla vita quotidiana.

Fonti

  • BIGNETTI, R. Il ruolo delle preoccupazioni e dell’ansia per la matematica nello svolgimento di equazioni semplici: uno studio su ragazzi della scuola secondaria di primo grado.
  • Esbjørn, B. H., Lønfeldt, N. N., Nielsen, S. K., Reinholdt-Dunne, M. L., Sømhovd, M. J., & Cartwright-Hatton, S. (2015). Meta-worry, worry, and anxiety in children and adolescents: relationships and interactions. Journal of Clinical Child & Adolescent Psychology, 44(1), 145-156.
Ludovica Feliziani

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Descrizione
Anima solare e (quasi) psicologa clinica, sono la blog manager di Serenis. Qui unisco il mondo della psicologia a quello del copywriting. Credo nell'importanza di imparare dagli errori, nella comunicazione aperta e nella condivisione, cuore di tutto ciò che faccio.

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Revisori

reviewer

Dott. Domenico De Donatis

Medico Psichiatra

Ordine dei Medici e Chirurghi della provincia di Pescara n. 4336

Laurea in Medicina e Chirurgia presso l'Università degli Studi di Parma. Specializzazione in Psichiatria presso l'Università Alma Mater Studiorum di Bologna.

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Dott. Federico Russo

Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale e Neuropsicologo, Direttore Clinico di Serenis

Ordine degli Psicologi della Puglia n. 5048

Laurea in Psicologia Clinica e della Salute presso l’Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti. Specializzazione in Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale a indirizzo neuropsicologico presso l’Istituto S. Chiara di Lecce.

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Dott.ssa Martina Migliore

Psicologa Psicoterapeuta specializzata in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale

Ordine degli Psicologi dell'Umbria n.892

Psicologa e Psicoterapeuta cognitivo comportamentale, docente e formatrice. Esperta in ACT e Superhero Therapy. Membro dell'Associazione CBT Italia, ACT Italia e SITCC. Esperta nell'applicazione di meccaniche derivanti dal gioco alle strategie terapeutiche evidence based e alla formazione aziendale.