Quando pensare troppo fa male: come fermare l’overthinking

L’overthinking, o pensare troppo, è un’abitudine di pensiero caratterizzata da un’eccessiva riflessione su situazioni passate, presenti o future, spesso portando ad ansia, stress e indecisione.
overthinking

L’overthinking, la cui traduzione significa “pensare troppo”, può essere paragonato al sovraccarico di un computer.

Assimilabile all’overload informatico, che si verifica quando un computer è saturato da troppe informazioni da elaborare contemporaneamente, l’overthinking si manifesta in situazioni di ansia, quando il sistema nervoso umano si trova a elaborare un eccesso di pensieri.

Questa condizione si traduce in:

  • ripercorrere costante degli stessi pensieri
  • analizzando situazioni ed eventi
  • fino a perdere il senso del pensiero stesso

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Pensare troppo fa male: gli studi indicano che questi pensieri intrusivi possono interferire con la capacità di regolare emozioni e cicli del sonno, rendendo difficile provare piacere anche nelle attività quotidiane più semplici.

In pratica, il cervello sovraccarico di pensieri non riesce a tradurli in azioni o risultati positivi, aumentando il rischio di un cortocircuito cognitivo che genera stress e ansia, danneggiando così la salute mentale.

Significato di overthinking

Cos’è l’overthinking? “Overthinking” è un termine inglese che può essere tradotto in italiano come “pensare troppo” o “eccesso di riflessione”. Si riferisce a un comportamento in cui una persona dedica eccessiva attenzione e tempo a riflettere su:

  • situazioni
  • problemi
  • decisioni

L’overthinker tende a analizzare in modo eccessivo le proprie esperienze, cercando di anticipare ogni possibile scenario o conseguenza.

Il pensare troppo può generare:

Significato di overthinking

Poiché la persona coinvolta può sentirsi sopraffatta dalla molteplicità di pensieri che circolano nella sua mente.

Cosa dice la psicologia dell’overthinking? Adrian Wells, psicologo clinico e fondatore della terapia metacognitiva, suggerisce che l’overthinking è una strategia adottata per affrontare pensieri difficili, e non un tratto intrinseco della personalità.

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Overthinking in amore

L’overthinking in amore può diventare un intricato labirinto emotivo, in cui la mente si perde tra riflessioni ossessive e preoccupazioni incessanti riguardo alla vita sentimentale.

Chi sperimenta questo fenomeno tende a analizzare in modo eccessivo ogni aspetto delle interazioni con il partner, cercando di interpretare ogni gesto e parola. La paura costante del giudizio del partner genera una sorta di auto-critica ininterrotta, portando a una difficoltà nell’esprimere liberamente i propri sentimenti o opinioni.

L’overthinker vive spesso imprigionato in una rete di indecisioni, temendo di fare scelte sbagliate anche nelle questioni più banali. La mente è costantemente proiettata verso il futuro, anticipando scenari negativi e generando un’ansia palpabile (ansia anticipatoria).

La paura di perdere il partner può portare a comportamenti di attaccamento eccessivi, compromettendo la capacità di vivere appieno il presente.

Overthinking: disturbo o sintomo?

L’overthinking è il sintomo di un disturbo mentale oppure costituisce di per sè un disturbo vero e proprio? Tutti gli studi dimostrano che esiste un rapporto tra il pensiero eccessivo e la presenza di un disturbo mentale come l’ansia o la depressione, ma non sembra chiaro quale sia la causa e quale l’effetto.

Ma cosa distingue il pensiero eccessivo da una semplice preoccupazione? Chi soffre di overthinking generalmente è una persona che non riesce a rilassarsi ed è come se il suo cervello non si spegnesse mai. Molti non riescono a smettere di pensare a come la loro vita sarebbe potuta andare meglio se avessero fatto scelte diverse.

In altre parole, vivono una condizione mentale chiamata “paralisi analitica” che consiste nel soffermarsi troppo a lungo sugli aspetti negativi di una situazione. Si genera cioè un rallentamento o un vero e proprio blocco delle capacità di giudizio e di analisi della realtà che rende difficile intraprendere qualsiasi altra attività.

I sintomi dell’overthinking

L’overthinking, o pensare troppo, può manifestarsi attraverso vari sintomi che riflettono un’eccessiva preoccupazione e attività mentale. Alcuni dei sintomi comuni dell’overthinking includono:

I sintomi dell'overthinking

Overthinking e psicopatologia

L’overthinking, o pensare eccessivo, può essere associato a diversi disturbi mentali, poiché spesso è un sintomo o un elemento correlato a condizioni psicologiche specifiche, come:

Quali sono le cause dell’overthinking?

Non è possibile stabilire un’unica causa all’origine dell’overthinking.

  • Le caratteristiche personali.
  • Le capacità di tollerare le frustrazioni.
  • L’atteggiamento generale nei confronti della vita.

Sono elementi che dipendono dalla personalità e dall’insieme delle esperienze che variano da individuo a individuo. Gli psicologi affermano che è comunque possibile individuare alcuni tratti comuni degli overthinkers:

  • condurre una vita particolarmente frenetica causa stress e preoccupazioni eccessive. Le persone che sono sottoposte a un carico di impegni elevato sono più a rischio di avere una maggiore quantità di pensieri che affolla la mente;
  • l’insicurezza è un fattore che può contribuire al pensiero eccessivo. Ad esempio il forte timore per il futuro e l’incertezza che comporta, inclusa la possibilità di avere una malattia, la paura della morte o eventuali perdite finanziarie;
Quali sono le cause dell'overthinking?
  • un basso senso di autoefficacia e la conseguente percezione di non essere mai all’altezza delle situazioni può causare pensieri ricorrenti e diminuire l’autostima;
  • vivere un evento traumatico è un altro fattore che contribuisce al pensiero eccessivo. E’ stato dimostrato che coloro che hanno subito un trauma hanno maggiori probabilità di overthinking. La mente di una persona può rimanere intrappolata permanentemente in uno stato di ipervigilanza se è stata abusata o trascurata durante l’infanzia;
  • coloro che cercano sempre la perfezione hanno l’abitudine di pensare troppo e hanno bisogno di avere il controllo completo di ogni circostanza. Questi individui iniziano a riflettere sugli errori fatti o temono di poterne fare altri in futuro. Hanno anche una forte preoccupazione su come vengono percepiti dagli altri.

Come smettere di pensare troppo

Nel contesto metacognitivo, si fa riferimento alla consapevolezza del proprio modo di pensare. Il primo passo per interrompere l’overthinking è identificare i “pensieri trigger” che possono scatenare disturbi nella mente.

Questi pensieri, caratterizzati dalla rapidità con cui si alternano, non sono il problema principale; piuttosto, è il modo in cui si collegano incessantemente, alimentandosi a vicenda.

Comprendere questo meccanismo permette di prendere il controllo della direzione del pensiero, scegliendo consapevolmente quale pensiero meritare maggiore attenzione, aiutando a smettere di pensare troppo.

Smettere di pensare troppo grazie alla psicoterapia

La psicoterapia può essere un prezioso strumento per aiutare le persone a smettere di pensare troppo, specialmente quando questo comportamento è associato a disturbi come ansia, depressione o il disturbo ossessivo-compulsivo (DOC).

  • Terapia cognitivo-comportamentale (CBT) – un approccio basato sull’identificazione e sulla modifica di schemi di pensiero distorti o dannosi. Nel contesto dell’overthinking, la CBT può aiutare a identificare e cambiare i modelli di pensiero negativi;
  • Terapia psicodinamica – si concentra sull’esplorazione degli aspetti inconsci della mente, spesso derivanti da esperienze passate o dinamiche familiari. Può essere utile nel comprendere le radici profonde dei pensieri intrusivi;
  • Mindfulness-based cognitive therapy (MBCT) – integrando principi di consapevolezza e meditazione mindfulness con la CBT, la MBCT può essere efficace nel ridurre il pensiero eccessivo, incoraggiando un atteggiamento di accettazione e consapevolezza del momento presente.

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Redazione

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Revisori

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Dott. Domenico De Donatis

Medico Psichiatra

Ordine dei Medici e Chirurghi della provincia di Pescara n. 4336

Laurea in Medicina e Chirurgia presso l'Università degli Studi di Parma. Specializzazione in Psichiatria presso l'Università Alma Mater Studiorum di Bologna.

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Dott. Federico Russo

Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale e Neuropsicologo, Direttore Clinico di Serenis

Ordine degli Psicologi della Puglia n. 5048

Laurea in Psicologia Clinica e della Salute presso l’Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti. Specializzazione in Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale a indirizzo neuropsicologico presso l’Istituto S. Chiara di Lecce.

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Dott.ssa Martina Migliore

Psicologa Psicoterapeuta specializzata in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale

Ordine degli Psicologi dell'Umbria n.892

Psicologa e Psicoterapeuta cognitivo comportamentale, docente e formatrice. Esperta in ACT e Superhero Therapy. Membro dell'Associazione CBT Italia, ACT Italia e SITCC. Esperta nell'applicazione di meccaniche derivanti dal gioco alle strategie terapeutiche evidence based e alla formazione aziendale.