Immaginiamo di trovarci al computer e di aprire decine di pagine di internet o di far girare altrettanti programmi contemporaneamente. Quello che ci suggerisce l’esperienza è che il computer si bloccherà non riuscendo a processare una mole di informazioni così alta. In termini informatici questa condizione prende il nome di overload, un meccanismo che a causa di un uso eccessivo della memoria ha come conseguenza il blocco di tutti i processi in corso. Se utilizziamo la metafora informatica per spiegare il funzionamento del pensiero umano si può comprendere come sia possibile che anche le persone possano trovarsi in una condizione simile a quella del sovraccarico di un computer. Anche il sistema nervoso infatti è in grado di elaborare un numero limitato di informazioni per volta. Quando si verifica un sovraffollamento di pensieri si parla di overthinking, un termine inglese che significa pensiero eccessivo o semplicemente “pensare troppo”. Gli studi dimostrano che i pensieri intrusivi interferiscono con la nostra capacità di regolare le emozioni e i cicli del sonno, rendendo difficile provare piacere anche nelle attività quotidiane più semplici. In altre parole, pensare troppo fa male alla salute mentale. L’overthinking consiste nel ripercorrere lo stesso pensiero più volte, analizzando le situazioni o gli eventi più semplici fino a quando non si comprende più il senso del pensiero stesso. Il cervello che pensa troppo non può tradurre questi pensieri in azioni o risultati positivi, quindi il rischio è quello di un cortocircuito cognitivo che crea sentimenti di stress e ansia.
Indice dall’articolo
Overthinking: sintomo o disturbo?
L’overthinking è il sintomo di un disturbo mentale oppure costituisce di per sè un disturbo vero e proprio? Tutti gli studi dimostrano che esiste un rapporto tra il pensiero eccessivo e la presenza di un disturbo mentale come l’ansia o la depressione, ma non sembra chiaro quale sia la causa e quale l’effetto. L’overthinking infatti può essere dannoso per la salute mentale ma può accadere anche il contrario: le persone la cui salute mentale si sta deteriorando sono più inclini a impegnarsi in attività mentali di overthinking. Si innesca così un circolo vizioso difficile da riconoscere quando si è coinvolti. La mente infatti potrebbe convincersi che ritornare con il pensiero su un problema aiuti a risolverlo, ma purtroppo il risultato è l’opposto, cioè un aumento della condizione di stress cognitivo. Ma cosa distingue il pensiero eccessivo da una semplice preoccupazione? Chi soffre di overthinking generalmente è una persona che non riesce a rilassarsi ed è come se il suo cervello non si spegnesse mai. Molti non riescono a smettere di pensare a come la loro vita sarebbe potuta andare meglio se avessero fatto scelte diverse. In altre parole, vivono una condizione mentale chiamata “paralisi analitica” che consiste nel soffermarsi troppo a lungo sugli aspetti negativi di una situazione. Si genera cioè un rallentamento o un vero e proprio blocco delle capacità di giudizio e di analisi della realtà che rende difficile intraprendere qualsiasi altra attività.
Quali sono le cause dell’overthinking?
Non è possibile stabilire un’unica causa all’origine dell’overthinking. Le caratteristiche personali, le capacità di tollerare le frustrazioni e l’atteggiamento generale nei confronti della vita sono elementi che dipendono dalla personalità e dall’insieme delle esperienze che variano da individuo a individuo. Gli psicologi affermano che è comunque possibile individuare alcuni tratti comuni ai soggetti che soffrono di overthinking:
- condurre una vita particolarmente frenetica causa stress e preoccupazioni eccessive. Le persone che sono sottoposte ad un carico di impegni elevato sono più a rischio di avere una maggiore quantità di pensieri che affolla la mente;
- l’insicurezza è un fattore che può contribuire al pensiero eccessivo. Ad esempio il forte timore per il futuro e l’incertezza che comporta, inclusa la possibilità di avere una malattia, la paura della morte o eventuali perdite finanziarie;
- un basso senso di autoefficacia e la conseguente percezione di non essere mai all’altezza delle situazioni può causare pensieri ricorrenti e diminuire l’autostima;
- vivere un evento traumatico è un altro fattore che contribuisce al pensiero eccessivo. E’ stato dimostrato che coloro che hanno subito un trauma hanno maggiori probabilità di overthinking. La mente di una persona può rimanere intrappolata permanentemente in uno stato di ipervigilanza se è stata abusata o trascurata durante l’infanzia;
- coloro che cercano sempre la perfezione hanno l’abitudine di pensare troppo e hanno bisogno di avere il controllo completo di ogni circostanza. Questi individui iniziano a riflettere sugli errori fatti o temono di poterne fare altri in futuro. Hanno anche una forte preoccupazione su come vengono percepiti dagli altri.
Come si manifesta l’overthinking?
Il pensiero eccessivo può assumere due forme diverse. Le manifestazioni dell’overthinking riguardano da una parte la preoccupazione per il futuro e dall’altra un pensiero ricorrrente rivolto al passato. Anche se può sembrare normale rivolgere la propria mente verso obiettivi futuri oppure ripensare alle nostre esperienze passate, nell’overthinking questi meccanismi di pensiero non assumono la frma dell’autoriflessione. La differenza sta nel fatto che lo scopo dell’autoriflessione è quello di aiutare a imparare qualcosa di nuovo su se stessi oppure a cambiare prospettiva su un’area della vita. Il pensiero eccessivo invece generalmente si sofferma su aspetti negativi ed è accompagnato da emozioni di paura o terrore per cose che non si possono più cambiare. La psicoterapeuta Natacha Duke sostiene che sia necessario tenere sotto controllo l’eccesso dei pensieri per evitare lo sviluppo di forme di ansia e depressione. Infatti il pensiero eccessivo tende a rendere il soggetto passivo piuttosto che attivo, perchè soffermandosi sugli eventi passati negativi tende a costruire scenari futuri altrettanto negativi. L’overthinking si manifesta anche attraverso un’alterazione del ritmo sonno-veglia. I soggetti che pensano in modo eccessivo hanno spesso disturbi del sonno come la difficoltà ad addormentarsi, frequenti risvegli notturni o risvegli precoci che impediscono un sano riposo. Di conseguenza, durante il giorno le persone che pensano troppo si sentiranno spossate, stanche, apatiche e non avranno sufficienti energie per affrontare gli impegni quotidiani.
Come fermare l’overthinking?
L’overthinking non è solo un meccanismo cognitivo ma coinvolge tutte le sfere della psiche, come le emozioni e i comportamenti. Molte volte chi è intrappolato in questa spirale del pensiero sente di non avere vie d’uscita e rimane bloccato nell’andare avanti. Per questo motivo è importante cercare di riconoscere i campanelli d’allarme il prima possibile per evitare che questo problema possa generare una grave sofferenza psicologica. Un errore comune quando si cerca di fermare l’overthinking è quello di provare a risolverlo pensando a come fare. Questa modalità innesca ovviamente un aumento dei pensieri negativi che non farà altro che peggiorare la situazione. Adrian Wells, uno psicologo clinico dell’Università di Manchester fondatore della terapia metacognitiva, sostiene che l’overthinking non è altro che una strategia che qualcuno adotta per affrontare i pensieri più difficili. Non si tratta dunque di un aspetto della personalità ma di una cattiva abitudine che può essere cambiata con le corrette strategie. Quando si parla di aspetti metacognitivi si fa riferimento alla consapevolezza sul nostro modo di pensare le cose. Il primo passo per fermare l’overthinking è quindi quello di individuare quali sono i pensieri che possono diventare disturbanti nella nostra mente. Questi pensieri sono indicati come “pensieri trigger” e sono caratterizzati per la velocità con cui fanno rimbalzare il pensiero da un contenuto ad un altro. Quindi, il problema non sarebbe il pensiero scatenante, nè la quantità di pensieri, ma il modo in cui questi continuano a collegarsi l’uno all’altro alimentandosi a vicenda. Comprendere questo meccanismo porta ad assumere il controllo della direzione del pensiero, scegliendo intenzionalmente a quale dei pensieri dedicare un’attenzione maggiore. Quando l’overthinking è ormai diventato un meccanismo costante e dirompente è comunque più opportuno rivolgersi ad esperti della salute mentale che possano individuare strategie mirate alla risoluzione del problema.
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