L’effetto Mandela: uno sguardo scientifico sui falsi ricordi

L’effetto Mandela è il fenomeno per cui un nutrito gruppo di persone condivide il ricordo di un evento che non è mai accaduto o che si è svolto in maniera diversa da come viene ricordato. Scopri come la psicologia e le scienze cognitive spiegano questo fenomeno.

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effetto Mandela

Il cervello ha delle capacità straordinarie e alcune funzioni, come la memoria, sono attive in ogni momento della nostra giornata, andando a comporre la nostra storia e chi siamo. Ma paragonare il cervello a una macchina sarebbe poco realistico e scorretto: molti fattori possono incidere, ad esempio, sui nostri ricordi, fino ad alterarli. La memoria, quindi, non è perfetta e a volte può fallire.

Non solo potremmo avere delle lacune o dejà-vu ma può capitare di avere dei veri e propri falsi ricordi. Quando questi sono condivisi da un numeroso gruppo di persone, ecco che parliamo di Effetto Mandela.

Effetto Mandela: che cos’è?

Lo studio dei processi psichici definisce l’effetto Mandela come un fenomeno che si verifica quando un ricordo è incompleto o manca del tutto e il vuoto che lascia viene riempito da elementi falsi, dando così vita al ricordo di qualcosa che non è mai accaduto: quindi, tale ricordo non può esistere. Questa dinamica è detta anche confabulazione di memoria, e il suo punto di partenza è una mancanza mnestica alla quale il cervello cerca di sopperire. Quando il filo logico e la coerenza vengono meno, infatti, la mente cerca di trovare delle spiegazioni plausibili in modo che tutto fili liscio, fino ad arrivare a convincersi di qualcosa che non è reale.

Perché si chiama "Effetto Mandela"

L’espressione "Mandela Effect" deriva da un evento accaduto nel 2009. Durante una conferenza dedicata alla morte dell’ex presidente sudafricano, l’autrice Fiona Broome raccontò con convinzione un episodio relativo alla scomparsa di Nelson Mandela in carcere durante gli anni ‘80. Tuttavia all’epoca l’ex-presidente sudafricano era ancora vivo (morì infatti soltanto nel 2013) ma quel ricordo era condiviso con altre persone e molto ricco di dettagli, al punto che l’autrice non si era mai interrogata sulla sua veridicità.

Il fatto che questo presunto ricordo fosse comune a più persone ha portato gli psicologi sociali a ipotizzare che l’effetto Mandela sia legato al concetto di memoria collettiva. In pratica, a volte queste convinzioni nascono dall’opinione della massa, che interpreta in maniera scorretta le informazioni creando una specie di ricordo comune che viene dato per vero senza mai essere messo in discussione, per il semplice fatto che tutti la pensano così. Ciò accade quando non ci ricordiamo qualcosa: partendo da un fallimento della nostra memoria, diamo per buona l’opinione della maggioranza senza verificare che corrisponda alla realtà, e ce ne convinciamo a tal punto da confondere l’informazione appresa con un nostro ricordo.

Effetto Mandela: esempi famosi

Nella cultura popolare sono numerosissimi gli esempi di falsi ricordi comuni alla maggior parte delle persone. Eccone alcuni:

  • l’omino del Monopoly e il monocolo: tutti noi ricordiamo l’omino del Monopoly con indosso un frac, il cilindro in testa e un monocolo sull’occhio ma quest’ultimo particolare non esiste nell’illustrazione del celebre gioco in scatola;
  • Forrest Gump: la famosa frase “la vita è come una scatola di cioccolatini” non è mai stata pronunciata in questo modo dal protagonista del film, che afferma invece che “La vita è uguale a una scatola di cioccolatini”;
  • Star Wars: rimanendo in ambito cinematografico, anche l’iconica frase “Luke, io sono tuo padre”, non viene pronunciata nel modo in cui tutti ce la ricordiamo. L’antagonista della trilogia di Guerre Stellari svela infatti la sua identità a Luke ma senza pronunciare il suo nome;
  • Curioso come George: la maggior parte delle persone, pensando alla scimmia protagonista del cartone animato, la immagina con la coda, un dettaglio che in verità non appartiene al personaggio.
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Come nasce una confabulazione?

Le confabulazioni, talvolta chiamate falsi ricordi, possono essere distinte in due tipologie in base al modo in cui si sono formate. Più precisamente, le distorsioni di memoria possono essere 

  • spontanee, se avvengono senza che ci sia stato uno stimolo;
  • provocate, se si formano nel momento in cui alla persona viene chiesto di ricordare qualcosa che però ha dimenticato in buona parte e, nel tentativo di rievocarlo, il ricordo viene riempito con un contenuto di fantasia.

L'effetto Mandela si osserva più spesso in persone che soffrono di determinate malattie psichiatriche o condizioni, come ad esempio

  • nella sindrome di Korsakoff, causata da una carenza di vitamina B1 che molte volte si associa all’alcolismo;
  • nella demenza di Alzheimer, in cui la memoria è una funzione compromessa in modo evidente. 

Si tratta di condizioni in cui sono presenti delle vere lacune, che il cervello non tollera e sostituisce con fantasie o falsi ricordi. Ad esempio, una persona che soffre di amnesia dopo aver avuto un ictus cerebrale, ha subito un trauma o è affetta da demenza, si trova con dei grandi buchi di memoria che semplicemente riempie con la versione più scontata, la successione di eventi più probabile che sarebbe potuta accadere. 

Generalmente questi sono plausibili, al punto che potrebbero essere scambiati con eventi realmente successi e diventare così impossibili da distinguere dai ricordi veri. Diventano a pieno titolo parte della nostra memoria. 

La confabulazione si distingue dal delirio che invece spesso presenta un contenuto assurdo e non viene mai messo in discussione dalla persona, che continua a credervi anche se ci sono delle prove schiaccianti che ne dimostrano la falsità.

La teoria della traccia sfuocata

La teoria della traccia sfuocata (detta anche fuzzy trace theory) ha provato a trovare una spiegazione a questo processo: la memoria normalmente registra i ricordi su più livelli, in modo disgregato, dividendo diversi elementi come i dettagli fisici o i significati. Quando un significato si sovrappone alla traccia di un’esperienza vera si crea un falso ricordo.

Sono quindi diversi frammenti a produrre una confabulazione e questa dinamica viene studiata principalmente da due ambiti: le neuroscienze, che si occupano di illustrarla, e la psicopatologia, l’ambito in cui essa è più facile da osservare.

Lo studio dell’effetto Mandela in psicologia e psichiatria

L'effetto Mandela non ha ancora trovato una spiegazione definitiva ed esaustiva, ma tra i fattori probabili che possono determinare queste distorsioni della memoria c’è sicuramente la suggestionabilità. Si tratta, infatti, di un fenomeno che si verifica più spesso in persone che facilmente si lasciano convincere da quanto detto da altri o dal senso comune, senza preoccuparsi di metterlo in discussione.

A livello clinico, però, la confabulazione è considerata come un sintomo quando si accompagna a un disturbo mentale ma non come una sindrome a sé stante, anche se può dare luogo a una sofferenza importante. Ad esempio, se l’effetto Mandela consegue da un trauma subito, la persona può avere un vissuto di paura, vergogna e timore che la situazione possa degenerare fino a farle perdere il controllo sulla propria memoria e la propria capacità di distinguere ciò che è reale da ciò che è invenzione. Inoltre, un comportamento che può essere messo in atto come conseguenza è l’isolamento.

Durante un percorso psicologico o di psicoterapia non è insolito imbattersi nei falsi ricordi, ad esempio nel caso del gaslighting. Questo termine indica una condizione in cui la persona è convinta che la sua memoria sia difettosa, che i processi che creano i ricordi e li richiamano alla mente non funzionino come dovrebbero perché qualcuno li sta manipolando. Questa credenza distorta è comune in casi di abuso di sostanze, ad esempio si osserva a seguito di un uso pesante e continuativo di cannabis o altre droghe.

Riconoscere i falsi ricordi, come abbiamo detto, è molto difficile dal momento che il loro aspetto è del tutto simile a quello dei ricordi autentici e anche i contenuti sono coerenti e verosimili. Per questo motivo può essere utile richiedere un consulto con un professionista e Serenis è una piattaforma di colloqui psicologici online per la quale lavorano psicoterapeuti e psicoterapeute altamente formati, che saranno in grado di accogliere le necessità di ciascuno e fare ordine sia nella memoria della persona, sia nei suoi sentimenti di disagio e sofferenza.

Occorre, però, precisare che non per forza le confabulazioni devono preoccupare. Qui torniamo al discorso iniziale, in cui abbiamo detto che il cervello non è una macchina né un computer: fa parte della natura umana e, in quanto tale, può commettere degli errori. Considera che ogni volta che richiamiamo alla mente un ricordo, il nostro cervello lo manipola e, inevitabilmente, lo modifica, anche in misura molto piccola. Ma tante modifiche consecutive possono causare un’alterazione significativa. Questo è un processo normale, per il quale la memoria che plasma parte di ciò che siamo viene essa stessa plasmata da noi.

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Fonti

  • Prasad, D., & Bainbridge, W. A. (2022). The Visual Mandela Effect as evidence for shared and specific false memories across people. Psychological Science, 33(12), 1971-1988.
  • https://www.goodhousekeeping.com/life/entertainment/g28438966/mandela-effect-examples/
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Domenico De DonatisPsichiatra e Direttore Sanitario
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Domenico De Donatis è un medico psichiatra con esperienza nella cura dei disturbi psichiatrici. Laureato in Medicina e Chirurgia presso l'Università di Parma, ha poi ottenuto la specializzazione in Psichiatria all'Università Alma Mater Studiorum di Bologna. Registrato presso l'Ordine dei Medici e Chirurghi di Pescara con il n° 4336, si impegna a fornire trattamenti mirati per migliorare la salute mentale dei suoi pazienti.
Dott.ssa Martina MiglioreDirettore della Formazione e dello Sviluppo
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Romana trapiantata in Umbria. Laureata in psicologia e specializzata in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale. Ex-ricercatrice in Psicobiologia e psicofarmacologia. Visione pratica e creativa del mondo, amo le sfide e trovare soluzioni innovative. Appassionata di giochi di ruolo e cultura pop, li integro attivamente nelle mie terapie. Confermo da anni che parlare attraverso ciò che amiamo rende più semplice affrontare le sfide della vita.
Federico RussoPsicologo, Psicoterapeuta, Neuropsicologo
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Psicologo e psicoterapeuta con 8 anni di Esperienza. Iscrizione all’Ordine degli Psicologi - Regione Puglia, n° 5048. Laurea in Psicologia clinica e della salute, Università degli Studi di Chieti. Specializzazione in Psicoterapia presso l'Istituto S. Chiara. Crede che la parte migliore del suo lavoro sia il risultato: l’attenuazione dei sintomi, la risoluzione di una difficoltà, il miglioramento della vita delle persone.
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