Insonnia cronica: la guida completa

Anche se tendiamo a sottovalutarli, i disturbi del sonno-veglia rappresentano una categoria psicopatologica all’interno del DSM-5 (Manuale Diagnostico Statistico dei Disturbi Mentali) e, tra di essi, l’insonnia è particolarmente diffusa, riguardando circa un terzo della popolazione mondiale almeno in maniera transitoria.

Le caratteristiche che la definiscono possono essere diverse, dal momento che il disagio può riguardare il momento dell’addormentamento, il mantenimento del sonno durante la notte oppure la precocità dei risvegli. Il risultato, in ogni caso, è sempre li stesso: non si può parlare di vero riposo e il sonno non risulta affatto ristoratore, anzi può comportare difficoltà nel corso della giornata.

Di seguito potrai scoprire quando si può parlare di insonnia, quando il problema diventa più grave e si parla di insonnia cronica quali sono i sintomi e le cause e anche come comportarsi per risolvere il problema.

Che cos’è il disturbo da insonnia

In Italia sono circa 13 milioni le persone che soffrono di un disturbo del sonno e non riescono, quindi, a trarre beneficio dal riposo notturno. L’insonnia è un disturbo soggettivo in quanto si riferisce al senso soggettivo di difficoltà ad addormentarsi, a mantenere il sonno, o di cattiva qualità del sonno. Il disturbo da insonnia (così viene definito dal DSM) è certamente il più frequente disturbo del sonno, anche per la vasta gamma di forme in cui si presenta.

L’insonnia si definisce primaria quando non è legata ad altri disturbi o patologie e secondaria se è dovuta invece a malattie, condizioni o abitudini sbagliate, come abuso di sostanze. Si tratta di una condizione molto invalidante che interferisce con la regolare attività dal sistema nervoso centrale, e spesso si presenta insieme ad altri disturbi mentali, come depressione o sindromi ansiose. Più precisamente, l’insonnia consiste in un disturbo che rende insufficiente la quantità e la qualità del riposo notturno, e può essere:

  • insonnia iniziale o precoce, cioè la difficoltà a prendere sonno
  • insonnia di mantenimento, cioè la tendenza a svegliarsi frequentemente e a rimanere svegli per periodi prolungati
  • insonnia tardiva, cioè la tendenza a svegliarsi molto presto al mattino
  • insonnia mista o generalizzata, cioè una combinazione delle difficoltà precedenti

Insonnia transitoria e insonnia cronica: quali sono i sintomi

Quando l’insonnia emerge in un momento particolare e si presenta in concomitanza con altre problematiche, molto probabilmente è una forma transitoria, destinata ad andarsene non appena la persona starà meglio, ad esempio sarà meno stressata. Se vogliamo individuare una discriminante, l’insonnia cronica prevede che i sintomi durino almeno tre mesi continuativi e si verifichino almeno tre volte a settimana.

Oltre alle caratteristiche di cui abbiamo parlato nel paragrafo precedente, nel DSM-5 viene specificato che per poter essere definita un disturbo, l’insonnia deve causare delle ripercussioni clinicamente significative, ovvero intaccare alcuni aspetti della vita quotidiana della persona. Ad esempio, viene percepito un senso di fatica durante la giornata, che può riguardare anche difficoltà di concentrazione, di memoria e nel mantenere l’attenzione. Può essere avvertito anche un senso di malessere generale, oppure una sonnolenza eccessiva di giorno, accompagnata dalla mancanza di energia e da una sensazione di debolezza.

Tutti questi fattori aumentano la possibilità di commettere errori e distrazioni durante il lavoro, accrescendo anche la probabilità di causare incidenti. Il tutto può accostarsi ad alterazioni dell’umore, che può diventare irritabile o addirittura aggressivo. Sono inoltre presenti preoccupazioni relativamente al proprio sonno e allo stato di salute.

Infine, l’insonnia non è giustificata da un comportamento volontario di restrizione del sonno né dall’assenza di occasioni per dormire. In pratica, si parla di insonnia solo se la persona ha la possibilità di addormentarsi in un ambiente favorevole (quindi al buio, con la giusta temperatura e nel silenzio) ma non riesce ad addormentarsi nonostante i tentativi.

Quanto dura l’insonnia cronica?

Come abbiamo accennato prima, l’insonnia riguarda un’ampia fetta della popolazione generale, mentre se ci limitiamo a considerare l’insonnia cronica, sono circa il 10% delle persone a soffrirne, prevalentemente donne. Come abbiamo detto, per insonnia cronica si intende la presenza di difficoltà nel sonno che si presentano almeno tre volte a settimana e durano minimo tre mesi.

L’insonnia può presentarsi in qualsiasi momento della vita dato che, come abbiamo visto, è fortemente correlata agli eventi che accadono (si tratta, insomma, di un disturbo cosiddetto storico), ma nella maggior parte dei casi si sviluppa nella prima età adulta, che corrisponde al periodo in cui avvengono i cambiamenti più significativi e stressanti.

Le donne sono a rischio di soffrirne anche in concomitanza con la nascita di un figlio, oppure durante la menopausa, mentre nelle persone più anziane l’insonnia cronica spesso corrisponde all’arrivo di una condizione medica che viene percepita come fonte di stress.

Le cause dell’insonnia cronica

Se l’insonnia transitoria si manifesta per poco tempo in corrispondenza di un periodo di disagio (ad esempio durante una malattia), l’insonnia cronica insorge dopo la manifestazione di una serie di fattori che possono concorrere a causarla.

In primo luogo, dagli studi è emerso che le abitudini relative al sonno, ad esempio l’essere avvezzi a un sonno leggero che non risulta ristoratore, rappresentano un fattore di rischio per lo sviluppo di insonnia cronica, che può essere scatenata da un evento molto stressante, come la perdita del lavoro, cambiamenti molto significativi nella vita privata come traslochi e separazioni, oppure un importante cambiamento di abitudini. Non solo: anche gli eventi connotati da emotività positiva (come l’attesa per un matrimonio o una nascita) possono gettare le basi per lo sviluppo di un disturbo.

Questi elementi precipitanti rischiano di dare luogo a un’insonnia cronaca se si intersecano con specifici tratti di personalità del soggetto, ovvero la presenza di una componente ansiosa, di un disturbo dell’umore o la propensione a trattenere le emozioni e non esternare i problemi.

Infine, altre cause precipitanti sono rappresentate dall’assunzione di sostanze stupefacenti o caffeina.

Come si cura l’insonnia cronica?

Come abbiamo visto, l’insonnia cronica può essere fonte di reale e importante disagio nello svolgimento delle normali attività quotidiane, inficiando le prestazioni cognitive e compromettendo il funzionamento relazionale e lavorativo, oltre a rappresentare una fonte crescente di stress per chi ne soffre. Per questo motivo è fondamentale reagire e cercare aiuto da un esperto nella salute mentale.

Noi di Serenis ti proponiamo di intraprendere un percorso completamente in modalità online con i nostri professionisti, che sono psicoterapeuti e psicoterapeute esperti che potranno impostare insieme a te un percorso personalizzato alla ricerca del benessere che hai perso. Il primo passo sarà sondare il tuo contesto di vita e la tua storia, per risalire alla causa del problema: lavorare esclusivamente sull’insonnia vorrebbe dire concentrarsi su un sintomo, quando solitamente il malessere ha radici più profonde. Nel corso della psicoterapia, potrai sciogliere questi nodi e ritrovare la serenità.

La pratica clinica, inoltre, ha sviluppato anche dei protocolli che consentono, all’interno del percorso di psicoterapia, di acquisire anche degli strumenti in più per arginare il problema del sonno mentre si lavora su di sé. Il trattamento gold standard, ovvero quello considerato il migliore dall’evidenza scientifica, oggi è la terapia cognitivo-comportamentale dell’insonnia. Si tratta di una tecnica che incastra interventi di educazione, rilassamento e igiene del sonno con metodi cognitivi e comportamentali.

Parallelamente, nei casi in cui il disturbo è più radicato e problematico, è possibile accostare alla psicoterapia anche un trattamento farmacologico, sempre considerando che questa non rappresenta la soluzione definitiva, dal momento che il suo effetto benefico dura fino a che l’assunzione continua, e che gli psicofarmaci ipnoinducenti e sedativi non dovrebbero essere assunti per tempi lunghi.

Oltre a questi, anche alcuni ansiolitici a base di benzodiazepine possono essere di aiuto, sia perché alcuni tipi di questi farmaci sono utili per l’insonnia in sé sia perché aiutano a tenere sotto controllo gli stati ansiosi, agendo quindi sulla base primaria del disturbo. Per lo stesso principio possono risultare utili anche gli antidepressivi, per pazienti che soffrono di disturbi dell’umore.

Sono disponibili anche dei rimedi fitoterapici che possono essere di aiuto: se il problema non è particolarmente pesante, anche le erbe officinali che svolgono una funzione rilassante, come melissa, passiflora, valeriana e camomilla, possono aiutare a predisporsi al sonno in modo più sereno. Infine, merita una menzione anche la melatonina (peraltro spesso associata alla valeriana): la sua funzione non è sedativa, contrariamente a quanto si crede, ma aiuta a regolarizzare il ciclo del sonno.

La psicoterapia online di Serenis

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Revisori

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Dott. Raffaele Avico

Psicoterapeuta, psicotraumatologo e terapista certificato EMDR I

Ordine degli Psicologi del Piemonte num. 5822

Psicoterapeuta, psicotraumatologo e terapista EMDR. È membro della ESDT (European Society for Trauma and Dissociation) e socio AISTED (Associazione italiana per lo studio del trauma e della dissociazione).

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Dott. Rosario Urbani

Psicoterapeuta specializzato in cognitivo comportamentale

Ordine degli Psicologi della Campania num. 6653/A

Laureato in Neuroscienze presso la Seconda Università di Napoli. Specializzato presso l’istituto Skinner in psicoterapia cognitivo comportamentale. Analista del comportamento ABA e specializzato anche nella tecnica terapeutica dell'EMDR.

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Dott.ssa Maria Vallillo

Psicoterapeuta specialista in Lifespan Developmental Psychology

Ordine degli Psicologi del Lazio num. 25732

Laurea in Psicologia presso l'Università degli Studi di Chieti. Specializzazione in psicoterapia e psicologia del ciclo di vita presso l’Università la Sapienza di Roma. Esperta in neuropsicologia e psicodiagnostica e perfezionata in psico-oncologia.