Sempre più persone oggi si rivolgono a un professionista della salute mentale, ma non tutti hanno chiaro il tipo di percorso di cui hanno bisogno o che stanno per cominciare.
Sicuramente anche tu avrai sentito usare termini come psicoterapia e sostegno psicologico, ma sai qual è la differenza tra i due? Se la risposta è no, continua a leggere il nostro articolo: qui parleremo in modo approfondito del sostegno psicologico, spiegando in che cosa consiste, come funziona e quali scopi si propone.
Indice dall’articolo
Che cos’è il sostegno psicologico?
Partiamo dal definire in modo chiaro che cosa si intende per sostegno psicologico. Come suggerisce il termine, si tratta di un intervento che viene realizzato dallo psicologo per fornire un supporto professionale a una persona che sta attraversando un momento difficile della sua vita. In realtà è possibile richiedere di iniziare questo percorso anche perché si desidera conoscersi meglio, si vogliono comprendere alcune dinamiche di pensiero o di comportamento e portare alla luce determinati aspetti della propria personalità.
Generalmente il sostegno psicologico viene visto come un percorso più superficiale, ma in realtà ha semplicemente uno scopo diverso e, solitamente, la domanda con la quale il paziente arriva, è una tematica esistenziale. Il sostegno psicologico non si occupa della cura di psicopatologie e nemmeno di modificare aspetti connessi alla personalità, ma può rivelarsi molto utile nell’aumentare la consapevolezza del paziente nei confronti delle sue dinamiche interiori.
Nel corso dell’intervento lo psicologo si propone come guida per la persona che ha bisogno di sostegno, fungendo da facilitatore nel processo di esplorazione di sé e di ricerca del benessere. Manterrà sempre un atteggiamento non giudicante e non imporrà mai il proprio punto di vista, piuttosto lancerà degli spunti e avvierà delle discussioni con il paziente allo scopo di costruire un confronto che possa rivelarsi utile.
Differenze tra sostegno psicologico e psicoterapia
Capita spesso di sentire persone che vanno dallo psicologo dicendo che fanno psicoterapia, quando invece stanno prendendo parte a un percorso di sostegno psicologico. Perché si confondono? Qual è la differenza? Anche se può essere difficile e non di immediata definizione anche per il professionista stesso, infatti, una differenza tra le due cose c’è.
Partiamo dalla definizione che abbiamo appena dato di sostegno psicologico per confrontarla con quella di psicoterapia. Questo secondo tipo di intervento richiede competenze molto specifiche e il saper utilizzare degli strumenti sofisticati, dal momento che, a seconda delle circostanze, la psicoterapia prevede:
- il processo di cura di una psicopatologia;
- la ristrutturazione di alcuni aspetti profondi che riguardano la personalità.
Non tutti colori che hanno bisogno di un percorso con un professionista della salute mentale, quindi, hanno bisogno di fare psicoterapia. Questo intervento, essendo più complesso da portare avanti rispetto al sostegno psicologico, può essere effettuato solo da uno psicoterapeuta, ovvero uno psicologo che ha ottenuto la specializzazione in psicoterapia frequentando un’apposita scuola per 4 anni. Lo psicologo, invece, ha una laurea magistrale in psicologia ed è abilitato all’esercizio della professione, ma non ha la specializzazione.
Quando richiedere un sostegno psicologico
Quindi, la scelta tra sostegno psicologico e psicoterapia dipende dalle specifiche necessità del paziente e dalla domanda che intende portare in studio dal professionista. Ma quando può essere utile un sostegno psicologico?
Partiamo con l’escludere tutti i casi di psicopatologia conclamata: lo psicologo può diagnosticarti un disturbo ma non può curarti se presenti una depressione, un disturbo d’ansia o un DOC (Disturbo Ossessivo-Compulsivo): in questi casi dovrai cercare uno psicoterapeuta.
Al contrario, il sostegno psicologico è estremamente utile se non hai una malattia mentale manifesta ma un problema di tipo diverso. Ad esempio, se in passato hai sempre avuto delle buone risorse per affrontare le difficoltà ma stavolta ti trovi di fronte a qualcosa che non riesci a gestire, come un evento improvviso, un momento di forte crisi, di incertezza o hai perso la fiducia in te e nelle tue capacità.
Lutti, separazioni, un malessere interno che ha a che fare con un cambiamento o una situazione che non ti sta più bene, possono essere tutte circostanze adatte a diventare oggetto di un percorso psicologico. In tutti questi casi, infatti, il carico emotivo richiesto è alto e non c’è nulla di strano nell’aver bisogno di qualcuno che sia in grado di dare una mano a ottimizzare le risorse che si hanno per affrontare il problema.
Altre volte, l’obiettivo del sostegno psicologico può essere il superamento di una crisi evolutiva che si verifica in un momento di passaggio, come il diventare genitore, l’adolescenza, la menopausa o il pensionamento che, al contrario di quanto si pensa comunemente, è un traguardo che per molti si rivela un’arma a doppio taglio, accompagnato da vissuti di mancanza di scopo, motivazione e sensazione di inutilità.
Anche per chi soffre per via di alcune carenze a livello di autostima e sicurezza in sé il sostegno psicologico può essere molto utile: è un intervento meno profondo della psicoterapia che può rafforzare molte abilità e insegnare a utilizzarle nella quotidianità.
Come funziona il sostegno psicologico?
Abbiamo detto che lo psicoterapeuta possiede conoscenze e strumenti molto specifici, che ha appreso durante gli studi alla scuola di specializzazione, in maniera aderente all’approccio che ha scelto. Ma anche lo psicologo che si occupa del sostegno ha metodi e strumenti a sua disposizione, che ha imparato a padroneggiare all’università, durante il tirocinio o attraverso la formazione personale.
Prima di tutto, lo psicologo sa come rendere fruttuoso al massimo il tuo racconto: se quali elementi considerare, su cosa porre l’accento per chiarire aspetti chiave della tua esperienza. Questa capacità ti permetterà di iniziare un vero viaggio alla scoperta dei tuoi processi di pensiero ed emotivi.
Fondamentale è l’ascolto attivo, un’abilità che lo psicologo utilizza sempre durante i colloqui, in ogni momento del vostro scambio comunicativo: farà di tutto per metterti a tuo agio così che tu possa aprirti senza sforzo e senza vergognarti, sapendo che niente di te verrà giudicato. L’ascolto attivo si pratica grazie all’empatia e alla dimostrazione di un interesse autentico e sincero.
Lo psicologo potrà scegliere di approfondire alcuni aspetti che ritiene importanti porgendoti delle domande (che tendenzialmente saranno aperte per massimizzare la spontaneità delle tue risposte e delle informazioni raccolte). Allo stesso tempo non interpreterà nulla: lascerà che tutto ciò che comprende emerga dai fatti, dal tuo racconto, rendendoti esplicito ciò che sembra vedersi con chiarezza e chiedendo sempre un confronto con te.
Lo psicologo, quindi, non si comporterà come un guru che ha tutte le risposte in tasca, ma come un guida che ti aiuti a illuminare la via. Difficilmente ti darà dei suggerimenti diretti (a eccezione dei compiti esperienziali, molto utili, ad esempio, per migliorare il senso di autoefficacia), ma fornirà molti spunti di riflessione: sia durante il colloquio che in seguito, quando tornerai a casa, avrai modo di riflettere su ciò che vi siete detti.
Quanto dura il sostegno psicologico?
A questo punto, possiamo ragionare su una questione più pratica, ovvero la definizione della durata del sostegno psicologico. È una domanda alla quale è impossibile rispondere in modo univoco, perché ci sono tantissimi fattori che possono influenzare il percorso e la sua lunghezza.
Intuitivamente, potresti pensare che il sostegno psicologico duri meno della psicoterapia, ma questo non è sempre vero: la prima cosa da considerare, infatti, è l’obiettivo che si pongono terapeuta e paziente. A volte la cura di una psicopatologia può essere molto più rapida del superamento di un momento della vita molto difficile, che richiede molti colloqui di sostegno psicologico.
Fondamentale è anche il contributo del paziente: l’impegno e la collaborazione sono elementi positivi, che tendenzialmente accorciano i tempi. Altre volte, il problema viene mantenuto da circostanze avverse che dipendono dal contesto, oppure da un implicito vantaggio al quale il paziente non è del tutto disposto a rinunciare. Ci sono, quindi, anche fattori che possono remare contro il cambiamento e i progressi.
Essenziale è anche l’alleanza terapeutica: anche lo psicologo è una persona, perciò è automatico che non tutti i professionisti vadano bene per tutti i pazienti. In alcuni casi si riesce a instaurare in fretta un ottimo rapporto, mentre in altri si fa molta fatica.
Infine, nel corso dell’intervento possono emergere delle problematiche che uno psicologo non può trattare perché sono attinenti all’ambito della psicoterapia. In questi casi è necessario rivolgersi a un professionista di questo tipo.
La psicoterapia online di Serenis
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