Come ci si sente dopo un colloquio di psicoterapia: il punto di vista del paziente

Dopo un colloquio di psicoterapia, il paziente può sperimentare una gamma di emozioni, dalla soddisfazione al senso di sollievo o anche confusione. Scopri come ci si sente dopo una sessione di terapia e quali possono essere le reazioni comuni dei pazienti.

Decidere di iniziare un percorso di psicoterapia o di sostegno psicologico richiede coraggio e motivazione, ma anche dopo che questa scelta è stata fatta è facile avere ancora dei dubbi. Forse anche tu ti trovi in questa situazione e senti che le domande ti stanno sopraffacendo: cosa devi aspettarti? Riuscirai davvero a stare meglio? E se l’ansia prevale e dopo il colloquio starai peggio?

Si tratta di domande normalissime e – questo potrebbe lasciarti di stucco – altrettanto normale è sentirsi non proprio benissimo dopo il primo incontro con un professionista della salute mentale. Questo non deve assolutamente scoraggiarti, si tratta semplicemente di qualcosa che deve essere contestualizzato. Continua a leggere e scoprirai tutto su come ci si sente dopo una seduta di psicoterapia e perché.

Il primo colloquio di psicoterapia: un tornado di emozioni

Se hai deciso di provare a intraprendere un percorso psicologico, saprai certamente che la psicoterapia è del tutto paragonabile a un vero lavoro, che viene compiuto su se stessi con l’obiettivo di stare meglio e raggiungere il benessere mentale. Saprai sicuramente che non devi aspettarti una soluzione miracolosa e anche che lo psicoterapeuta, per quanto possa essere preparato e avere una vasta esperienza, non ha la bacchetta magica.

La psicoterapia sarà un teatro in cui tu sarai protagonista del tuo cambiamento: lo psicoterapeuta sarà la tua guida, il tuo sostegno in tutte le difficoltà che incontrerai, ma sarai sempre tu a superarle. Questo, però, implica una serie di complicazioni a livello emotivo.

Prima di tutto, per impostare un buon lavoro è necessario instaurare una comunicazione chiara e trasparente, sostenuta da un rapporto basato sulla fiducia nel proprio psicologo. Il che significa che dovrai essere disponibile ad aprirti in totale sincerità. Potrebbe volerci del tempo e anche molta fatica: non è facile condividere i propri pensieri e le emozioni più intime con uno sconosciuto.

Per questo motivo non si può rispondere alla domanda “come ci si sente dopo un colloquio di psicoterapia?” con un semplice “bene”: semplicemente perché difficilmente questo è vero. Anzi, se lo fosse, significa che non hai raggiunto un buon livello di intesa con il tuo terapeuta. Aprirsi vuol dire portare una parte di se stessi in seduta, senza fare una selezione, senza omettere le parti che non ti piacciono. Perciò è inevitabile, alla fine dell’incontro, provare stanchezza, confusione e vergogna.

Che cosa succede durante un colloquio di psicoterapia?

Queste emozioni non proprio positive derivano da ciò che accade durante il colloquio. Il terapeuta, prima di tutto, dovrà fare del suo meglio per creare le migliori condizioni possibili affinché tu possa entrare definitivamente a far parte del tuo percorso verso il benessere, instaurando una relazione basata sulla reciproca fiducia e sul rispetto dei limiti.

I suoi sforzi saranno tesi in varie direzioni:

  • sondare l’opinione che hai del lavoro degli psicologi e dell’utilità della psicoterapia: se hai ancora pregiudizi, oppure non ti è ben chiaro in che cosa consista un percorso psicologico, il professionista ti aiuterà a farti un’idea più obiettiva;
  • definire il tuo ruolo attivo, da combattente in prima linea, nel processo che ti porterà al benessere: lo psicologo ti aiuterà a responsabilizzarti;
  • metterti a tuo agio, in modo che tu possa raccontarti nel modo più sincero possibile, vincendo la resistenza che inevitabilmente si presenterà. Potresti aver bisogno di raccontare cose di cui ti vergogni, e lo psicoterapeuta avrà il compito di far sentire accolta ogni informazione che porterai e ciascun aspetto di te, totalmente senza giudizi.

Che cosa succede dopo il colloquio?

Insomma, il primo colloquio è di forte impatto per tutti i pazienti, ed è normale accusare gli effetti di questo turbine di emozioni, tensione e paura anche dopo che l’incontro è finito. Ma, quindi, come ci si sente dopo una seduta di psicoterapia?

Ci sono degli effetti che si accusano subito e sono manifestazioni di uno stato di ansia che probabilmente ti ha tenuto compagnia per tutto il colloquio: come abbiamo detto, parlare a uno sconosciuto delle proprie difficoltà, anche se si tratta di un esperto, non è facile. Inoltre, lo stesso aver tirato fuori, almeno in piccola parte, la tua sofferenza, l’averne parlato, rappresenta un primo modo per contrastarla, e questo primo incontro ravvicinato con il tuo malessere può essere davvero stressante.

Non stupirti, quindi, se dopo il primo colloquio ti verrà da piangere: è un modo per lasciar andare tutta la tensione che hai trattenuto. Alcuni pazienti accusano disturbi come nausea o mal di testa, altri sentono quasi di aver perso le forze, si sentono stanchissimi. Se ci pensi, sono le tipiche reazioni che abbiamo quando un forte stress se ne va: niente di più, niente di meno.

Accanto ai sintomi più strettamente fisici, ce ne sono altri che riguardano emozioni e pensieri. I momenti successivi al primo colloquio di psicoterapia possono essere caratterizzati da paura e ansia: non sai cosa aspettarti dai prossimi incontri e questo ti agita. Temi che tutte le volte l’uscita dallo studio possa essere così faticosa e allora ti senti anche triste, perché forse hai iniziato una cosa troppo difficile che non ti va di affrontare.

Se di carattere sei una persona che tende ad agitarsi, potresti sperimentare i cosiddetti pensieri intrusivi, che arrivano in modo prepotente senza che tu riesca a liberartene, o ancora la ruminazione: un circolo continuerà a riportarti a riflettere su cosa è stato detto in quel primo incontro e non serve a niente cercare di spezzare la catena.

Mi sento male dopo il colloquio di psicoterapia: c’è qualcosa di sbagliato?

Ovviamente non tutte queste cose succedono a tutti i pazienti e non con la stessa intensità: ci sono persone che reagiscono molto bene al primo colloquio, magari solo con un po’ di rimuginio e di ansia, ma sentirsi male dopo una seduta non è affatto sbagliato. Anzi, probabilmente significa che hai toccato dei tasti più profondi, che hai vinto le tue paure facendo un grande sforzo e che hai finalmente raccolto il peso della tua vita e del tuo benessere sulle tue spalle. Anche se subito dopo questa esperienza ci si sente male, in realtà l’inizio è buono.

Se hai raccontato allo psicoterapeuta qualcosa che ti ha fatto soffrire molto, avrai rivissuto una parte di quel dolore, e averlo espresso a parole avrà rafforzato quel momento. È del tutto normale riviverlo anche dopo che hai lasciato lo studio.

A volte il malessere è anche conseguenza di quanto emerso dallo scambio con il professionista: forse ha portato alla luce qualcosa d te che ti ha turbato, oppure ti ha dato modo di confrontarti con lo sforzo che dovrai fare per cambiare e stare meglio. Ricorda che la psicoterapia implica sempre un cambiamento e molti pazienti ne prendono davvero atto solo quando cominciano effettivamente il percorso. I cambiamenti spaventano e sapere che la responsabilità di attuarli sarà nostra può gettare in uno stato di smarrimento e confusione.

Cosa non fare se ci si sente male dopo una seduta di psicoterapia

Dopo che avrai concluso il tuo primo colloquio, potresti chiederti se ci si sente sempre così dopo una seduta di psicoterapia. Per quanto il malessere che accusi non debba essere interpretato come un cattivo segno, potrebbe benissimo non rispecchiare le tue aspettative. È normale convincersi che dopo il colloquio, una volta che si è riusciti a sfogare tutta la sofferenza, ci si senta liberati da un peso, e quindi ci si senta meglio, più ottimisti e fiduciosi di riuscire a trovare il benessere. Come abbiamo visto, queste aspettative vengono il più delle volte deluse.

A questo punto, allora, il paziente potrebbe essere indotto a pensare: “Ma come? Ho deciso di chiedere aiuto per sentirmi meglio, e invece sto peggio di prima?” Questi pensieri sono molto rischiosi perché la diretta conseguenza può essere che forse, dopotutto, non serve andare in terapia.‍

Questa conclusione è estremamente azzardata: molte persone affrontano l’inizio di un percorso psicologico senza rendersi conto che significa fare un lavoro impegnativo e non mettersi alle dipendenze complete del professionista. Per questo motivo, quando scoprono che nulla è come si aspettavano, sono tentate di mollare tutto, nella convinzione che non serva. Pochi conoscono il rischio di stare male per poi trarne la motivazione a impegnarsi per fare del proprio meglio, e per questo è facile sviluppare pensieri di questo tipo, che mettono in atto un vero e proprio autosabotaggio.

Ricorda sempre che il malessere che stai sperimentando non deve influenzare le tue decisioni e certo non è una buona motivazione per interrompere un percorso che, con coraggio, hai scelto di iniziare. Piuttosto, racconta al tuo psicoterapeuta cosa hai provato al termine del vostro incontro e ripartite da lì per scoprire qualcosa in più su di te. Vedrai che già dalla prossima volta andrà molto meglio!

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Revisori

reviewer

Dott. Domenico De Donatis

Medico Psichiatra

Ordine dei Medici e Chirurghi della provincia di Pescara n. 4336

Laurea in Medicina e Chirurgia presso l'Università degli Studi di Parma. Specializzazione in Psichiatria presso l'Università Alma Mater Studiorum di Bologna.

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Dott. Federico Russo

Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale e Neuropsicologo, Direttore Clinico di Serenis

Ordine degli Psicologi della Puglia n. 5048

Laurea in Psicologia Clinica e della Salute presso l’Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti. Specializzazione in Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale a indirizzo neuropsicologico presso l’Istituto S. Chiara di Lecce.

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Dott.ssa Martina Migliore

Psicologa Psicoterapeuta specializzata in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale

Ordine degli Psicologi dell'Umbria n.892

Psicologa e Psicoterapeuta cognitivo comportamentale, docente e formatrice. Esperta in ACT e Superhero Therapy. Membro dell'Associazione CBT Italia, ACT Italia e SITCC. Esperta nell'applicazione di meccaniche derivanti dal gioco alle strategie terapeutiche evidence based e alla formazione aziendale.