Aver paura del parto è un sentimento legittimo e comprensibile.
L’ansia eccessiva e lo stress cronico della futura mamma possono avere delle ripercussioni sulla sua salute e su quella del bambino.
Capire come affrontare e gestire le emozioni negative legate a questo evento è fondamentale per vivere e gestire il momento della nascita di un figlio con consapevolezza e serenità.
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Perché abbiamo paura del parto?
Ancestrale: questa è la parola più appropriata per qualificare la paura del parto. Generazione dopo generazione, le storie e i ricordi traumatici legati a questo evento ci sono stati tramandati come un lascito angosciante e foriero di cattivi presagi.
La paura del parto è legata all’ansia (legittima) nei confronti di un dolore fisico importante. Il momento della nascita continua a essere associato a parole come forcipe, ventosa, taglio cesareo o episiotomia: termini che non solo trasmettono un’immagine negativa e dolorosa ma che soprattutto ci impediscono di guardare le cose da una prospettiva diversa, più intima e serena.
Questa paura però ha anche un’altra radice, più forte e difficile da contrastare.
Le fantasie che alimentano il nostro disagio di fronte al lieto evento sono basate su una serie di paure che hanno a che fare solo in parte con il dolore fisico: è la perdita dell’identità, è il distacco, è la paura di fallire e, spesso, la consapevolezza che partorire equivale a lasciar andare un figlio.
La nascita, se ci pensiamo bene, è la prima conquista di autonomia del bambino: è l’atto con cui il piccolo viene consegnato al mondo e che interrompe quel connubio intimo ed esclusivo durato per nove lunghi mesi.
Gli effetti della paura del parto su madre e bambino
Sentirsi in ansia per il parto è un’emozione comune e totalmente legittima. Tuttavia, livelli eccessivi di preoccupazione possono causare qualche problema.
Un elevato livello di stress può ritardare la fase del travaglio, bloccare le contrazioni e provocare una produzione eccessiva di cortisolo.
Secondo una ricerca effettuata da alcuni specialisti del Darmouth College, l’ansia e lo stress cronico aumentano la produzione dei glucocorticoidi. L’eccesso di questi ormoni steroidei può influire sulla salute del bambino, esponendolo al rischio di depressione, disturbi psicologici di varia natura e malattie cardiovascolari. A confermarlo è un ulteriore studio pubblicato sulla rivista accademica Child Development che ha confermato la capacità del cortisolo, l’ormone dello stress, di attraversare la placenta e di raggiungere il feto.
Capire come affrontare il momento del parto con calma e serenità è fondamentale per:
- tutelare la propria salute e quella del bambino;
- vivere con consapevolezza il momento della nascita.
6 consigli per affrontare la paura del parto
Prendersi cura della propria salute mentale, come abbiamo visto, è essenziale per il benessere personale e per quello del bambino. Il parto è una situazione che ci spinge a esplorare i nostri limiti, le emozioni più nascoste e a confrontarci con la paura dell’ignoto. Una buona preparazione sia fisica che psicologica è la chiave per vivere pienamente questo momento così importante per la vita della donna e della coppia in generale. Proviamo a seguire pochi e semplici e consigli:
1. Capire le ragioni della nostra paura
Le emozioni possono guidarci ma anche paralizzarci. Per evitare di cadere nel tranello dell’ansia e dei pensieri intrusivi, è necessario capire da dove deriva il nostro terrore: sono i racconti delle amiche o di nostra madre oppure una precedente esperienza difficile o magari traumatica? Abbiamo paura che possa accadere qualcosa di brutto al piccolo o a noi stesse?
Proviamo a riflettere con serenità sul nostro stato d’animo che può essere acuito da una serie di circostanze come problemi relazionali o situazioni esistenziali difficili da gestire.
Se notiamo che queste emozioni sono troppo intense per essere affrontate da sole, possiamo parlarne con un professionista che può aiutarci ad accettare il fatto di temere il parto ma anche ad accogliere questa paura senza cercare di sfuggirle, senza giudicarsi o sentirsi in colpa.
La terapia cognitivo comportamentale, ad esempio, ci permette di comprendere e analizzare lo stress legato al parto, a calmare le emozioni negative e a modificare positivamente il nostro comportamento.
2. Esprimere i propri sentimenti
L’instabilità emotiva, dettata dalle fluttuazioni ormonali ma anche dalla paura del parto, è molto comune in gravidanza. Gli sbalzi d’umore improvvisi e repentini trasportano la donna su montagne russe che sembrano non fermarsi mai: gioia e serenità si alternano a tristezza, pianti e cattivo umore.
Non c’è nulla di cui preoccuparsi. Tutto quello che dobbiamo fare è condividere questi stati d’animo con il partner, la nostra famiglia o gli amici più stretti. A volte, esternare i nostri sentimenti e le paure più nascoste ci aiuta a comprenderle, ad accettarle e a metterle in prospettiva.
3. Informazione e consapevolezza
L’informazione è l’arma che ci permette di sconfiggere la paura dell’ignoto. Leggiamo quanto più possibile, chiediamo al ginecologo e all’osterica tutte le informazioni che possono aiutarci a gestire la paura del dolore e dell’imprevisto.
Visitiamo l’ospedale in cui abbiamo scelto di partorire: essere informate e aggiornate aiuta a sentirsi protagoniste del lieto evento e non delle semplici spettatrici.
I corsi di preparazione al parto, anche se non sono obbligatori, rimangono comunque fortemente consigliati soprattutto per chi soffre di stress cronico. Queste riunioni aiutano a “desacralizzare” il parto, a comprenderne la fisiologia, a familiarizzare con le diverse fasi della nascita e a confrontarci con chi vive le nostre stesse emozioni.
Un buon corso permette alle future mamme di ritrovare fiducia in se stesse ad affrontare il parto con meno apprensione.
4. Migliorare il dialogo interno
Uno degli aspetti più sottovalutati, soprattutto in un evento così importante come il parto, riguarda il dialogo con se stesse. Per alleviare stress e paure, è fondamentale lavorare con messaggi positivi che possano aiutarci ad acquisire sicurezza, a mantenere la calma e a capire cosa sentiamo. Ripetere con convinzione frasi come “Sono capace”, “Sono forte” e “Il mio corpo è preparato”, ci aiutano a non disperdere le nostre energie.
La gravidanza, il parto e il post-partum sono momenti unici e irripetibili, con le loro luci e le loro ombre. Sono processi che vanno vissuti con gioia e intensità: sotto questa ottica, l’empowerment non è altro che un lavoro per aumentare la fiducia e la sicurezza in se stesse.
5. La respirazione
Il respiro comunica al nostro cervello il modo in cui dobbiamo agire e comportarci in una determinata situazione.
Una respirazione pesante e affrettata, ad esempio, ci mette in allerta e, nel momento del travaglio, non ci è assolutamente d’aiuto per affrontare con calma e serenità la nascita di nostro figlio. Nei mesi precedenti al parto, dobbiamo lavorare sulla nostra respirazione, imparando a renderla lenta e consapevole. Per raggiungere questo obiettivo possiamo dedicarci ad alcune pratiche di rilassamento e di training autogeno, alla meditazione e, in particolare, alla mindfulness che ci aiuta ad acquisire la consapevolezza del momento.
6. La visualizzazione
La visualizzazione è uno strumento valido ed efficace per vivere il parto in totale serenità perché ci aiuta a “costruire” immagini piacevoli e a collegarle con stati d’animo positivi.
Durante la gravidanza, alleniamoci a immaginare di seguire lo sviluppo del bambino nel grembo materno, a visualizzarne la crescita e le fattezze. Pensiamo al parto come a una semplice e fisiologica apertura del nostro corpo affinché il bambino possa uscire. In questo modo riusciremo ad affrontare con calma una delle paure più grandi legate alla nascita: la paura del dolore.
Come superare la paura del dolore fisico
La paura del dolore fisico è capace di paralizzare i pensieri delle future mamme ma ricordiamoci che il nostro corpo è uno strumento perfetto. Nel corso di nove mesi, si è trasformato e adattato per permettere al piccolo di crescere indisturbato e farà altrettanto durante il parto.
La sensazione che dobbiamo evitare è quella di sentirci sole. Con noi ci sarà il personale medico, il nostro compagno o, in sua assenza, una figura di riferimento ma soprattutto saremo in compagnia del nostro bambino che si muoverà attivamente e in sincronia con noi per venire alla luce.
Siamo di fronte a una scelta molto importante ovvero capire quale significato dare alle contrazioni. Possiamo considerarle fitte dolorose e difficili da sopportare o semplicemente delle onde che lentamente, una dopo l’altra, condurranno finalmente il piccolo nelle nostre braccia.
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