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Scopofobia o paura di essere osservato: di cosa si tratta?

Il termine scopofobia deriva dal greco e significa etimologicamente paura di essere osservati. Chi ne soffre, non trae alcun piacere dalla sensazione di “essere al centro dell’attenzione”: bensì sperimenta un forte senso di disagio che può aggravarsi fino a divenire morboso e patologico.

La scopofobia ha un legame con la glossofobia e con altre patologie legate al disturbo d’ansia sociale. Non a caso, lo scopofobico sperimenta precisi sintomi emotivi e psicosomatici quando si trova al centro dell’attenzione: ansia, tremori, vertigini, sensazione di distacco dalla realtà, nei casi più gravi anche attacchi di panico e timore di morire.

Tra le cause di scopofobia ricordiamo:

Tra le ipotesi di cura, elenchiamo: trattamento terapeutico di tipo cognitivo-comportamentale o breve strategico, talvolta affiancato da farmaci a seconda del caso e della patologia specifica. 

Speriamo che l’articolo possa esserti utile per comprendere la scopofobia, dal punto di vista dei sintomi, delle cause e di come curarla.

Scopofobia: per una definizione

La scopofobia rientra a pieno titolo nelle fobie specifiche: categorizzate dal DSM-5 (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, Quinta edizione) come disturbi dello spettro ansioso. Questo significa che, con i disturbi d’ansia, le fobie condividono sintomatologia ed eziologia specifica.

Si presentano come paure incontrollate, irrazionali, morbose e immotivate nei confronti di un oggetto/situazione/animale/persona. L’incontro con questo elemento può portare il fobico a percepire panico, ansia, vertigini, nausea, timore di morire.

Ma come funziona davvero una fobia?

Ci sono svariate modalità in cui un soggetto può sviluppare una fobia:

  • A causa di un’esperienza traumatica.

Cioè in virtù del principio del condizionamento classico, scoperto per la prima volta dal fisiologo Pavlov sul finire del XIX secolo. Se abbiamo esperito vissuti traumatici trovandoci al centro dell’attenzione, potremmo a ragione sviluppare scopofobia. 

Es. Se ho subito umiliazioni in pubblico, bullismo e simili. 

  • Per trasmissione genetica.

Potrebbe sembrare strano, ma si è recentemente scoperto che la tendenza verso una fobia specifica è in parte legata a fattori genetici. 

  • A causa di altre patologie, che poi sono causa della fobia specifica. 

Es. Se soffro di ansia sociale, potrei a poco a poco sviluppare una paura ossessiva nei confronti dell’attenzione e sviluppare scopofobia. 

Come si presenta la scopofobia?

Come sottolineato, chi soffre di scopofobia ha spesso problematiche pregresse relative alla fobia sociale. Per fobia sociale, intendiamo un particolare tipo di ansia rivolto a situazioni di natura interattiva. 

Ecco che, il soggetto scopofobico, potrebbe dimostrare: 

  • grande difficoltà a parlare in pubblico (o glossofobia); 
  • forte carico di angoscia nel recarsi a lavoro o a scuola; 
  • problematiche di comunicazione; 
  • difficoltà ad instaurare relazioni amorose
  • sensazioni di vergogna; 
  • eccessivo imbarazzo; 
  • timore di non essere abbastanza. 

Quando si trova costretto ad affrontare lo stimolo stressante (per esempio, se deve fare una presentazione a lavoro, parlare con un gruppo di persone, etc.) può invece provare: 

  • attacchi di panico;
  • sensazione di spaesamento;
  • confusione mentale o brain fog; 
  • cefalee;
  • nausea;
  • timore di morire o perdere il controllo.

Meccanismi di difesa

Molte delle persone che soffrono di scopofobia, adottano dei meccanismi di difesa disfunzionali atti a risolvere il problema alla radice (almeno in apparenza). Per esempio, possono tentare di evitare l’incontro con lo stimolo stressante per non sperimentare la sintomatologia sopradescritta.

L’isolamento sociale è un tipico meccanismo di difesa di evitamento: 

  • dato che l’incontro con gli altri, e la relativa attenzione che potrebbero darmi, è causa di panico, angoscia e simili, preferisco evitare l’incontro isolandomi dai rapporti sociali.

In alternativa, potrei sviluppare delle compulsioni o rituali atti a gestire lo stress

  • per esempio, contare fino a 10 quando percepisco paura o timore
  • chiudermi in bagno per cercare di tornare in controllo della situazione; 

e così via. 

Sebbene forniscano un sollievo apparente, i meccanismi di difesa non fanno altro che peggiorare il problema alla radice andando a peggiorare il quadro clinico.

Come si cura la scopofobia?

Per trattare la scopofobia è dapprima necessario ricevere una corretta diagnosi, cioè individuare la causa profonda del problema. Come nel caso delle altre paure morbose, anche la scopofobia può essere causata: 

  • da un’esperienza traumatica come il bullismo, molestie o abusi;
  • da un rapporto disfunzionale con una figura genitoriale iperprotettiva o ipercritica;
  • da un disturbo d’ansia generalizzato; 
  • da disturbo evitante della personalità.

Per ogni causa specifica, si adotterà in studio o online un diverso metodo di cura: 

  • individuazione del trauma e lavoro sulla sua elaborazione, atto ad effettuare una ristrutturazione cognitiva degli schemi di pensiero del paziente;
  • comprensione dello stile d’attaccamento e delle transazioni patologiche effettuate durante l’infanzia e lo sviluppo;
  • trattamento dell’ansia con terapia cognitivo-comportamentale talvolta affiancata da farmaci; 
  • trattamento del disturbo di personalità con un medico-psichiatra.

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Revisori

reviewer

Dott. Raffaele Avico

Psicoterapeuta, psicotraumatologo e terapista certificato EMDR I

Ordine degli Psicologi del Piemonte num. 5822

Psicoterapeuta, psicotraumatologo e terapista EMDR. È membro della ESDT (European Society for Trauma and Dissociation) e socio AISTED (Associazione italiana per lo studio del trauma e della dissociazione).

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Dott. Rosario Urbani

Psicoterapeuta specializzato in cognitivo comportamentale

Ordine degli Psicologi della Campania num. 6653/A

Laureato in Neuroscienze presso la Seconda Università di Napoli. Specializzato presso l’istituto Skinner in psicoterapia cognitivo comportamentale. Analista del comportamento ABA e specializzato anche nella tecnica terapeutica dell'EMDR.

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Dott.ssa Maria Vallillo

Psicoterapeuta specialista in Lifespan Developmental Psychology

Ordine degli Psicologi del Lazio num. 25732

Laurea in Psicologia presso l'Università degli Studi di Chieti. Specializzazione in psicoterapia e psicologia del ciclo di vita presso l’Università la Sapienza di Roma. Esperta in neuropsicologia e psicodiagnostica e perfezionata in psico-oncologia.