Ofidiofobia, la paura dei serpenti: cos'è e come si cura
Superare l'ofidiofobia può portare a una sensazione di libertà e sicurezza, consentendo di affrontare la presenza dei serpenti senza ansia e paura e godere appieno degli ambienti naturali.
L’ofidiofobia è la paura intensa e incontrollabile dei serpenti. Come ogni fobia, può complicare la vita quotidiana e il benessere emotivo di chi ne soffre, causando una serie di reazioni fisiche ed emotive importanti.
Da un punto di vista strettamente psicologico, l'ofidiofobia è considerata come una fobia specifica e, nella quinta edizione del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali dell’American Psychiatric Association (DSM-5-TR), è classificata come un disturbo d’ansia.
La fobia dei serpenti può rientrare nella zoofobia, la paura degli animali che comprende ad esempio:
- l'ornitofobia (fobia degli uccelli);
- l'entemofobia (fobia degli insetti);
- l'ailurofobia (paura dei gatti);
- l'aracnofobia (paura dei ragni).
Più nello specifico, l'ofidiofobia fa parte della categoria dell'erpetofobia, la fobia dei rettili.
Le cause scatenanti sono di varia natura. Si va dai:
- fattori genetici;
- all'esposizione all'oggetto fobico;
- un evento traumatico al corredo evolutivo.
In questo articolo, esamineremo l'ofidiofobia, comprese le sue cause, sintomi e modalità di trattamento.
Una volta letto, speriamo che tutti i tuoi dubbi su questa condizione siano chiariti e che possa esserti utile nel comprendere e affrontare l'ofidiofobia, se la stai vivendo o se conosci qualcuno che ne è affetto.
Cos’è l’ofidiofobia?
"Serpenti, proprio i serpenti dovevo trovarci". Queste sono le parole pronunciate da Indiana Jones quando si rende conto che dovrà affrontare un pavimento pieno zeppo di rettili per proseguire nella sua missione.
Non serve un grande sforzo di immaginazione per capire come si sente il nostro eroe: ognuno di noi, istintivamente, prova una sensazione di allarme di fronte a questo rettile. Una reazione del tutto comprensibile: chi è che rimarrebbe tranquillo al cospetto di un animale che può uccidere con un semplice morso?
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La fisionomia e le abitudini di questo rettile inoltre non depongono a suo favore:
- la lingua biforcuta;
- il caratteristico verso sibilante;
- la capacità di spostarsi in maniera rapida e silenziosa.
Lo rendono un animale temibile.
La paura dei serpenti è quindi un fatto abbastanza:
- comune;
- gestibile;
- facilmente superabile, perché non è facile incontrarne uno nella vita di tutti i giorni.
Il discorso si fa diverso quando questa paura si trasforma in fobia perché non c’è bisogno di vederlo fisicamente: per stare male basta:
- immaginarlo;
- vederlo in tv, in una rivista o in un quadro.
Etimologia di ofidiofobia
L’ofidiofobia è un termine che deriva dal greco e che nasce dall’unione di due parole ovvero ophis (serpente) e phobia (paura). Questo disturbo consiste in una paura intensa e irrazionale nei confronti dei serpenti, a fronte di una minaccia minima o inesistente.
Quante persone hanno paura dei serpenti?
L’ofidiofobia è molto diffusa, ne soffre all’incirca il 10% della popolazione, senza distinzioni di sesso, può insorgere da bambini ma anche da adulti e comparire insieme ad altre tre fobie come:
- erpetofobia, paura dei rettili e in particolare delle lucertole;
- ranidafobia, paura delle rane;
- tanatofobia, paura di morire (la paura dell’evento fatale è scatenata ovviamente dall'eventualità di un morso del serpente).
Quali sono le cause dell’ofidiofobia?
La fobia dei serpenti sembra sia stata scritta nella memoria evolutiva dell’uomo sin dall’era preistorica.
Secondo numerosi storici e antropologi, l’essere umano ha imparato a diffidare di questo animale nel momento in cui ha capito che il suo morso poteva diventare letale. Questa consapevolezza gli ha permesso di sviluppare un istinto di sopravvivenza talmente forte da condizionare la sua evoluzione neurologica.
Uno studio del 2013 pubblicato su Pubmed ha preso in esame il comportamento del pulvinar, il gruppo dei neuroni presenti nel talamo il cui compito è quello di dirottare l’attenzione visiva dell’uomo sui dettagli e di riconoscere potenziali minacce.
Gli scienziati hanno notato che questi neuroni rispondevano in maniera più forte e veloce agli stimoli dei serpenti che ai volti delle scimmie. Il sistema visivo dei primati quindi, secondo quanto riportato da questa ricerca, si sarebbe specializzato per individuare il prima possibile la sagoma allungata e minacciosa di questi animali.
Altre cause della paura dei serpenti
L’ofidiofobia però può essere spiegata anche con altre cause.
A volte può derivare da un’esperienza traumatica del passato come, ad esempio, l’essersi trovati in una situazione difficile in "compagnia" di questo animale, aver subito un morso o la reazione fobica di un genitore, un parente o un amico.
Infine, tra le cause scatenanti troviamo anche i fattori genetici: chi soffre di ofidiofobia spesso viene da un tessuto familiare in cui sono presenti numerosi disturbi d'ansia.
Quali sono i sintomi dell’ofidiofobia?
Chi soffre di ofidiofobia può provare delle reazioni fisiologiche intense e difficilmente gestibili come:
- vertigini;
- nausea, vomito o diarrea;
- sudorazione abbondante;
- respirazione e battito cardiaco accelerati;
- tremore;
- fiato corto.
I sintomi dell’ofidiofobia non finiscono qui perché, accanto a quelle che sono delle vere e proprie reazioni fisiologiche, la vista o la sola anticipazione del serpente possono provocare:
- impossibilità di recarsi in luoghi come lo zoo dove è possibile vedere dal vivo i serpenti;
- incapacità di guardare film o leggere libri che mostrano o menzionato questo animale;
- incubi notturni.
Come superare la paura dei serpenti
La diagnosi della fobia dei rettili
Il DSM-5-TR stabilisce 7 criteri per la diagnosi delle fobie specifiche:
- la presenza o l'anticipazione del serpente deve provocare una paura intensa, eccessiva e irragionevole;
- la risposta ansiosa deve essere immediata e angosciante;
- il soggetto evita i luoghi in cui potrebbero trovarsi i serpenti;
- i comportamenti di anticipazione, di evitamento e di ansia interferiscono in modo significativo con la vita quotidiana o si avverte disagio per la fobia stessa;
- la paura deve essere persistente ovvero presente da almeno 6 mesi;
- la paura non può essere spiegata con disturbi come la fobia sociale, disturbo da stress post-traumatico (PTSD) o il disturbo ossessivo-compulsivo (DOC).
Il trattamento per l'ofidiofobia
Con il trattamento giusto, il 90% dei pazienti guarisce dalle fobie e recupera un’eccellente qualità di vita.
Non esiste un approccio terapeutico unico: spesso è necessario sperimentarne diversi e trovare, con il supporto del nostro psicologo, la combinazione più adatta alle nostre esigenze.
I percorsi più utilizzati sono:
- la terapia cognitivo-comportamentale (CBT);
- la desensibilizzazione sistematica;
- l’EDMR;
- esercizi di rilassamento o di mindfulness per placare l'ansia.
La terapia cognitivo-comportamentale ci permette di lavorare su due fronti:
- il primo è quello comportamentale. Con l’aiuto del terapeuta andiamo a modificare la relazione che si instaura tra evento stressante (la vista o il pensiero del serpente) e reazione emotiva e comportamentale;
- il secondo approccio è di natura cognitiva. La terapia ci permette di individuare e comprendere gli schemi mentali fissi e i pensieri ricorrenti scatenati dalla fobia del serpente e a correggerli, integrandoli con pensieri più funzionali per il nostro benessere.
La desensiblizzazione sistematica invece ci espone alla cosa che temiamo di più (in questo caso il rettile) in un ambiente sicuro e non minaccioso. L'obiettivo è quello di:
- indurre una risposta che sia incompatibile con l'ansia che avvertiamo in quel momento;
- ridurre sintomi importanti come l'iperventilazione o la tachicardia;
- controllare la reazione fobica di fronte all'animale.
Il nostro terapeuta può incoraggiarci a guardare delle immagini di serpenti e a discutere delle reazioni fisiche ed emotive con cui rispondiamo a questo evento: l'esposizione in immaginazione è utilizzata quando il paziente mostra forti e incontrollabili segni di angoscia.
In molti casi, possiamo essere esposti alla vista dell’animale con l'ausilio della realtà virtuale che ha il potere di farci sentire veramente di fronte al serpente ma senza nessuna minaccia o, se il terapeuta lo ritiene opportuno, possiamo essere incoraggiati ad avvicinarci a questi animali in un contesto sicuro e protetto come lo zoo.
Infine, lo specialista può decidere di utilizzare l’EMDR, un approccio usato soprattutto nel trattamento dei disturbi post-traumatici da stress. Questa tecnica aiuta a ritrovare e a ripristinare il processo naturale di elaborazione delle informazioni che si sono insinuate nella nostra memoria dopo un evento traumatico.
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