Iporessia: di cosa si tratta?

L’iporessia è un disturbo alimentare che richiede un’attenzione particolare per individuarne le cause sottostanti e trovare strategie di trattamento efficaci.
iporessia di cosa si tratta

L’iporessia colpisce sia uomini che donne in qualsiasi stagione della vita ma è molto più frequente negli anziani e nei soggetti affetti da malattie croniche. Si tratta di un disturbo alimentare caratterizzato dalla diminuzione dell’appetito e dalla mancanza di interesse per il cibo. Le cause scatenanti possono essere di natura sia fisica che psicologica: in particolare, questo disagio spesso è correlato ai disturbi d’ansia, attacchi di panico e depressione.

Cos’è l’iporessia?

Da un punto di vista strettamente medico, l’iporessia consiste in una riduzione del desiderio di mangiare. Può essere un fenomeno temporaneo oppure duraturo ed è proprio in questo caso che diventa la spia di un malessere profondo che investe l’individuo.

L’iporessia si colloca in un contesto simile all’anoressia, e spesso è difficile tracciare un confine netto tra i due disturbi. Tuttavia, è importante distinguere che nell’anoressia il desiderio di cibo non manca; piuttosto, il fulcro dei pensieri è l’immagine corporea e la ricerca di una magrezza eccessiva, a discapito dei bisogni nutrizionali fondamentali. Al contrario, nell’iporessia si verifica una reale perdita di appetito, spesso dovuta a una mancanza generale di energia e motivazione, nonostante il corpo necessiti ancora di nutrimento.

In generale, è importante tenere presente che le sensazioni normali di fame possono essere distorte per chi lotta con disturbi alimentari. Ad esempio, una persona affetta da binge eating o bulimia potrebbe interpretare la sensazione di fame come un bisogno di riempire un vuoto emotivo, anziché un segnale biologico del corpo. Nel caso dell’ortoressia, invece, si tende a credere che nutrire il corpo con cibi considerati “sani” sia prioritario in maniera ossessiva, ignorando altre necessità alimentari.

cos'è l'iporessia

Iporessia: come nasce l’appetito?

L’appetito è essenziale per il nostro benessere. Questa curiosa sensazione infatti stimola il desiderio di mangiare, permettendoci in questo modo di mantenerci in salute.

Il suo funzionamento è abbastanza semplice. Quando abbiamo fame, il nostro corpo non fa altro che comunicarlo al cervello e segnalarlo a noi tramite il famoso borbottio che avvertiamo a livello dello stomaco.

La grelina è l’ormone coinvolto in questo processo: la sua attività oressizzante non fa altro che aumentare la ricerca e il desiderio di cibo, diminuendo il consumo di energia. Sarà poi compito di un altro ormone, la leptina, comunicare al nostro cervello quel senso di sazietà che ci fa smettere di mangiare.

I fattori che possono interferire con questo meccanismo e quindi con il nostro appetito sono numerosi. Ognuno di noi può attraversare periodi in cui la voglia di mangiare è quasi inesistente. I fattori ambientali, una cura farmacologica o un periodo particolarmente stressante possono influire sul nostro rapporto con il cibo: nella maggior parte dei casi però sono eventi transitori e di breve durata.

Il problema esiste quando l’iporessia è continua o se avvertiamo un nodo alla gola, malessere e ansia all’avvicinarsi del pranzo e della cena o un mal di stomaco che ci impedisce di finire quello che abbiamo nel piatto, anche se è uno dei nostri cibi preferiti.

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Quali sono le cause psicologiche dell’iporessia?

Tutti abbiamo sperimentato almeno una volta nella vita una riduzione anomala dell’appetito a causa di problemi familiari e affettivi importanti o per una situazione professionale particolarmente stressante. Le cause psicologiche alla base dell’iporessia sono però più profonde e delicate.

L’ansia è la principale responsabile della perdita di appetito sia temporanea che cronica. Le preoccupazioni legate proprio a questo disturbo possono influire negativamente sul nostro rapporto con il cibo, impedendoci di alimentarci in maniera adeguata e regolare.

Inoltre gli studi hanno dimostrato che uno dei sintomi della depressione è proprio l’iporessia: la nausea, lo stomaco chiuso e un profondo disinteresse rendono l’alimentazione difficile, in alcuni casi impossibile.

Anche vivere sotto stress ha un enorme impatto sulla nostra salute fisica e mentale e quindi anche sul nostro rapporto con il cibo. Nei momenti particolarmente intensi può verificarsi una scarica di adrenalina che dirige il sangue al cervello, al cuore e ai muscoli, bypassando il sistema digestivo e causando la mancanza di appetito.

Quando colpisce la terza età, una delle cause più comuni invece è la solitudine. Le ricerche hanno dimostrato che gli anziani che vivono da soli hanno una qualità di vita inferiore rispetto a chi vive con i propri familiari. La solitudine li porta ad uno stato di tristezza, ansia e depressione capace di ridurre il loro desiderio di mangiare.

L’iporessia sopraggiunge anche nei casi in cui la persona si trova a dover trascorrere lunghi periodi in ospedale o in una casa di cura, una circostanza che può non solo ridurre l’appetito ma provocare anche la comparsa di una forte depressione.
L’iporessia inoltre può essere causata da:

  • patologie specifiche e malattie croniche;
  • infezioni;
  • dipendenza da sostanze come alcol e droghe;
  • cure farmacologiche;
  • gravidanza.

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Quali sono le conseguenze dell’iporessia?

Una delle conseguenze più gravi dell’iporessia è la malnutrizione e il peggioramento delle condizioni generali del nostro organismo, a prescindere dall’età del soggetto colpito.

La mancanza cronica di appetito provoca una progressiva perdita di peso e la diminuzione della capacità del sistema immunitario di difenderci dagli attacchi esterni, rendendoci più esposti a malattie e infezioni.

Nel caso dei bambini, questa situazione ritarda la crescita media del bambino e lo sviluppo delle sue capacità intellettive.

Quali sono i sintomi?

Quante volte abbiamo pronunciato la frase “Ho lo stomaco chiuso”?

Questo modo di dire non fa altro che rispecchiare uno dei sintomi più comuni dell’iporessia. La mancanza di appetito è segnalata infatti da una stretta allo stomaco, da un nodo in gola, dalla nausea persistente che ci rende sgradevole qualsiasi cibo.

Mangiare è l’ultima cosa alla quale pensiamo. Il disinteresse per il cibo è graduale oppure immediato: ci si trova a saltare qualche pasto oppure si smette di mangiare perché abbiamo la sensazione che non ci sia spazio per nessun alimento nel nostro stomaco. Il cronicizzarsi di questa situazione può esporre al rischio di soffrire di disturbi alimentari.

L’iporessia, oltre alla perdita di peso, può causare alcuni sintomi specifici come:

  • stanchezza cronica;
  • mal di testa;
  • disturbi intestinali;
  • vomito;
  • mal di stomaco;
  • diminuzione della massa muscolare.
sintomi di iporessia

Come si cura l’iporessia?

La prima cosa da tenere a mente è capire profondamente ciò che sta dietro all’iporessia. Infatti, il modo migliore per affrontarla dipende dalle ragioni che ci portano a mangiare meno. Per un adeguato supporto, è importante considerare il supporto che possono dare i centri per disturbi alimentari e i servizi offerti dal sistema sanitario nazionale. Non è mai facile affrontare da soli le sfide che ci mettono in difficoltà, e un esperto può davvero fare la differenza.

Serenis può aiutarti attraverso la psicoterapia online e il supporto costante di uno psicologo. I disturbi alimentari sono spesso legati a pensieri distorti e difficoltà di gestione delle emozioni. Praticare e sviluppare l’intelligenza emotiva può essere la chiave per recuperare il controllo della nostra vita, aiutandoci anche con tecniche come la meditazione e la respirazione diaframmatica.

Ci sono momenti in cui, nonostante tutti i nostri sforzi nel gestire le nostre emozioni, l’iporessia persiste. In queste situazioni, possiamo superare l’ostacolo scegliendo con cura alimenti che siano nutrienti e facili da digerire, così da garantire al nostro corpo tutto ciò di cui ha bisogno per il benessere.

Fonti:

  • Batchelor, Daniel J., and Alexander J. German. “Anorexia and hyporexia.” BSAVA Manual of Canine and Feline Gastroenterology. BSAVA Library, 2019. 49-51.
  • García-Cortés, Dioselina, et al. “Donna di settantadue anni con astenia, adinamia, sensazione di svenimento, iporessia, edema degli arti inferiori e disnea.” Gaceta Medica de México 139.1 (2003): 65-68.
Dott.ssa Martina Migliore

Approccio:
Titolo di studio
Descrizione
Romana trapiantata in Umbria. Laureata in psicologia e specializzata in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale. Ex-ricercatrice in Psicobiologia e psicofarmacologia. Visione pratica e creativa del mondo, amo le sfide e trovare soluzioni innovative. Appassionata di giochi di ruolo e cultura pop, li integro attivamente nelle mie terapie. Confermo da anni che parlare attraverso ciò che amiamo rende più semplice affrontare le sfide della vita.

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Revisori

reviewer

Dott. Domenico De Donatis

Medico Psichiatra

Ordine dei Medici e Chirurghi della provincia di Pescara n. 4336

Laurea in Medicina e Chirurgia presso l'Università degli Studi di Parma. Specializzazione in Psichiatria presso l'Università Alma Mater Studiorum di Bologna.

reviewer

Dott. Federico Russo

Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale e Neuropsicologo, Direttore Clinico di Serenis

Ordine degli Psicologi della Puglia n. 5048

Laurea in Psicologia Clinica e della Salute presso l’Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti. Specializzazione in Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale a indirizzo neuropsicologico presso l’Istituto S. Chiara di Lecce.

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Dott.ssa Martina Migliore

Psicologa Psicoterapeuta specializzata in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale

Ordine degli Psicologi dell'Umbria n.892

Psicologa e Psicoterapeuta cognitivo comportamentale, docente e formatrice. Esperta in ACT e Superhero Therapy. Membro dell'Associazione CBT Italia, ACT Italia e SITCC. Esperta nell'applicazione di meccaniche derivanti dal gioco alle strategie terapeutiche evidence based e alla formazione aziendale.