Cause dell’anoressia: il ruolo della madre

Tra le cause dell’anoressia rientrano molteplici fattori. Tra questi, le dinamiche familiari contribuiscono all’insorgenza di questi problemi. In particolare, di notevole importanza è il ruolo che riveste la madre come figura di riferimento per il comportamento alimentare della figlia.
bambina anoressica taglia una mela

L’anoressia nervosa è un disturbo del comportamento alimentare (DCA), patologie che si manifestano attraverso comportamenti alimentari disfunzionali che compromettono lo stato di salute fisica e il funzionamento psicosociale di una persona che ne è affetta. Oltre l’anoressia, rientrano in questa categoria di patologie anche la bulimia, l’obesità, il disturbo da alimentazione incontrollata (BED) e la vigoressia. L’anoressia si distingue come un disturbo alimentare particolarmente complesso in cui hanno ruolo significativo anche le dinamiche familiari. In particolare, l’interesse nella comunità scientifica si sta concentrando sempre di più sull’influenza del ruolo della madre nell’anoressia. In questo articolo esamineremo l’anoressia nervosa con un focus sulle cause familiari, il rapporto madre-figlia e l’incidenza di questo disturbo alimentare tra le bambine.

Le cause familiari dell’anoressia

Le cause esatte dei DCA non sono completamente comprese, ma è probabile che siano il risultato di una combinazione di diversi fattori. Tra i meno noti ma ugualmente diffusi vi sono anche l’atto di masticare e sputare (chewing and spitting) e la vigoressia. Studi condotti nel campo della psicologia dell’infanzia e dell’adolescenza hanno dimostrato che le interazioni familiari, in particolare quelle con i genitori, possono influenzare profondamente lo sviluppo dell’autostima, dell’identità e dell’immagine corporea dei figli.

Secondo la psicologia sistemica, le famiglie possono sviluppare modalità disfunzionali di comunicazione e relazione che non consentono loro di rispondere in modo adeguato alle sfide e ai cambiamenti ambientali. Il concetto di famiglia sintomatica o disfunzionale suggerisce che le dinamiche familiari possono contribuire alla comparsa di sintomi come i disturbi alimentari quando la famiglia non è in grado di adattarsi in modo sano ai cambiamenti o alle sfide della vita. Pertanto, è fondamentale esaminare non solo il ruolo della madre, ma anche le dinamiche familiari nel loro insieme al fine di comprendere appieno l’incidenza e il mantenimento dell’anoressia nervosa e per sviluppare strategie terapeutiche mirate a promuovere la salute e il benessere familiare.

Anche i modelli di comunicazione all’interno della famiglia possono influenzare la capacità di un individuo di esprimere e gestire le proprie emozioni, comprese quelle legate all’immagine corporea e all’alimentazione: una mancanza di comunicazione aperta e di supporto emotivo può portare alla repressione delle emozioni e alla ricerca di meccanismi disfunzionali di gestione dello stress, come il controllo estremo del peso, la dipendenza da cibo o la sua repulsione.

L’influenza del rapporto madre-figlia tra le cause dell’anoressia

Le interazioni quotidiane nel rapporto tra madre e figlia possono avere un impatto significativo sulla percezione del corpo, sulle abitudini alimentari e sul benessere psicologico della giovane, evidenziando l’importanza cruciale di comprendere appieno il ruolo materno.

Fin dalla prima infanzia il rapporto madre-figlia è simbolicamente rappresentato dalla nutrizione intesa come forma primaria di cura e di accudimento. Diventa chiaro che attraverso il cibo passano non soltanto i nutrimenti necessari per la sopravvivenza ma soprattutto i sentimenti di amore che gettano le basi per una relazione durevole nel tempo.

rapporto madre-figlia nell'anoressia

Quando un figlio o una figlia si rifiuta di mangiare per una madre è un duro colpo che spesso può essere vissuto con sensi di colpa, frustrazione o rabbia. E’ questo il momento in cui la madre può adottare forme di comunicazione che non aiutano nel processo di ridimensionamento del problema e che addirittura inconsapevolmente lo alimentano.

Se è vero che la causa dell’anoressia non è da ricercare di per sè nel rapporto madre-figlia, è altrettanto vero che le modalità di reazione al problema e una rieducazione alimentare da parte della famiglia possono fare la differenza nella gestione del disturbo. Il rapporto madre-figlia infatti gioca un ruolo molto importante nello sviluppo psicologico della ragazza.

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Come può la madre essere causa di anoressia?

Comprendere il ruolo della madre è fondamentale, poiché può influenzare in modo significativo la salute mentale e il comportamento alimentare della figlia. Tuttavia, è importante riconoscere che il ruolo materno non è l’unico fattore determinante nell’insorgenza dell’anoressia nervosa. Studi psicologici hanno adottato un approccio multifattoriale per spiegare la genesi dei DCA e per questo motivo oggi non si attribuisce più alla famiglia la colpa dell’insorgenza dell’anoressia nel figlio o nella figlia ma piuttosto si cerca di comprendere quali possano essere i problemi dell’adolescente, le esperienze psicosociali e le componenti genetiche alla base di questo disturbo.

Di conseguenza, un’analisi completa delle cause dell’anoressia nervosa richiede un esame approfondito di tutti questi elementi al fine di sviluppare una comprensione completa e fornire interventi efficaci.

Aspetti psicologici da tenere a mente per una madre

L’anoressia è un disturbo che ha alla base una profonda sofferenza psicologica: morire per anoressia è possibile e il numero è in aumento.

la madre può essere causa di anoressia nella figlia?

Tra gli aspetti psicologici di cui una madre potrebbe tenere conto nello sviluppo della figlia al fine di prevenire l’insorgenza di un DCA vengono indicati i seguenti:

  • Trasmissione implicita o esplicita di regole o abitudini alimentari: quando la madre mostra comportamenti alimentari disfunzionali, come restrizioni estreme, diete rigide o preoccupazioni eccessive per il peso, la figlia può percepire tali comportamenti come normali o desiderabili. Questo può portare la figlia a imitare il comportamento alimentare della madre, aumentando così il rischio di sviluppare disturbi alimentari come l’anoressia nervosa o la bulimia
  • Critiche costanti riguardo al peso o all’aspetto fisico: quando la madre esprime costantemente insoddisfazione o disapprovazione riguardo al peso o all’aspetto della figlia, la figlia può interiorizzare queste critiche e sviluppare un’immagine corporea distorta e una bassa autostima, che nei casi più gravi può causare persino depressione nell’adolescente.
  • Imposizione di aspettative e desideri della madre stessa sulla figlia: è il concetto definito dalla psicologia moderna come “madre-dragro”. La figlia può percepire la sua autostima e il suo valore personale come dipendenti dal raggiungimento delle aspettative della madre.
  • Imposizione di esercizio fisico: il genitore che impone l’esercizio fisico all’adolescente contribuisce a generare una mentalità di compensazione di ciò che ha ingerito nella bambina anoressica.
  • Ideale di magrezza: se in famiglia si tende ad associare la bellezza con l’essere magri è possibile che la figlia preadolescente o adolescente individui nell’ideale di magrezza un valore da perseguire. In questo caso avviene l’interiorizzazione di un Io Ideale difficile da raggiungere che può arrivare nei casi estremi ad ossessionare il pensiero di un giovane o di una giovane in fase di sviluppo;
  • Perfezionismo: quando il modello educativo tende ad incoraggiare il raggiungimento del successo a tutti i costi si possono innescare comportamenti volti al bisogno di ottenere altissimi risultati in ogni ambito. L’adolescente potrebbe quindi perseguire obiettivi sempre più difficili da realizzare avendo una bassa tolleranza dei fallimenti. Un atteggiamento di questo tipo comporta l’idea che non si debbano commettere mai errori e che sbagliare sia sinonimo di imperfezione;
  • Bisogno di controllo: In alcune condizioni la madre inconsapevolmente può trasmettere il messaggio secondo cui è necessario avere sempre tutto sotto controllo pianificando la propria vita in funzione degli obiettivi che ci si pone. Una conseguenza per la figlia potrebbe essere quella di tenere sotto stretta osservazione anche il proprio peso corporeo esattamente come si fa per tutti gli altri aspetti organizzativi della vita quotidiana;
  • Disregolazione emotiva: talvolta può succedere che nell’ambito familiare vengono veicolate emozioni che riguardano il senso di inadeguatezza rispetto alle richieste ambientali. I figli crescono riconoscendo quali sono le aspettative genitoriali nei loro confronti ma non sempre riescono a soddisfarle pienamente. Anche in questo caso possono nascere emozioni contrastanti come senso di colpa, frustrazione e difficoltà nel regolare le proprie emozioni.

Stile di attaccamento con la madre e anoressia

Un altro importante contributo psicologico utile per comprendere lo sviluppo dell’anoressia è offerto dalla teoria dell’attaccamento sviluppata da John Bowlby. Secondo questo modello teorico lo sviluppo psicologico infantile è determinato dallo stile di attaccamento dei bambini con la madre.

A partire dalla nascita tutti i bambini desiderano che la madre rappresenti una base sicura per la loro crescita. Un porto sicuro dove tornare durante i primi tentativi di autonomia e che contemporaneamente costituisce un pensiero rassicurante a cui rivolgersi quando si è tristi, soli o spaventati.

Le ricerche sugli stili di attaccamento infantile sono state condotte da Mary Ainsworth, un’allieva di Bowlby, la quale ha sviluppato un setting sperimentale noto come strange situation. Dopo aver osservato centinaia di coppie madre-bambino la psicologa è arrivata a dimostrare che esistono tre stili diversi di attaccamento definiti sicuro, insicuro e disorganizzato:

  • attaccamento sicuro: nel caso dell’attaccamento sicuro il bambino riceve dalla madre le cure necessarie per soddisfare i suoi bisogni primari. In particolare la madre si mostra rassicurante nei confronti del figlio stimolando lo sviluppo della fiducia nell’ambiente circostante e in se stesso. Grazie a questo primario legame di attaccamento sicuro un bambino potrà interiorizzare un modello positivo di interazione sociale che tenderà a riprodurre in tutte le relazioni future;
  • attaccamento insicuro: nel caso dell’attaccamento insicuro ci sono due possibili modalità chiamate attaccamento evitante e attaccamento ambivalente. L’attaccamento insicuro evitante nasce da una condizione ansiosa per cui il bambino tende a diventare adulto prima del tempo a causa di un atteggiamento materno distanziante e poco affettivo. L’attaccamento insicuro ambivalente invece deriva da una forte paura di perdere l’amore materno che porta il bambino a cercare la sua vicinanza in modo ansioso;
  • attaccamento disorganizzato: la disregolazione affettiva nei rapporti con la madre fin dalla prima infanzia sviluppa nel bambino un senso di profondo disorientamento. Questa sensazione di confusione porta il figlio a cercare la madre e contemporaneamente nell’avere paura di lei quando è presente.

Per quanto riguarda la correlazione tra lo stile di attaccamento con la madre e l’anoressia non ci sono al momento prove inequivocabili di una diretta consequenzialità tra questi due fattori. Alcuni studi condotti dagli psicologi Bateman e Fonagy nel 2012 dimostrano però che uno stile di attaccamento insicuro potrebbe generare nel bambino una difficoltà nella capacità di regolare le proprie emozioni.

La conseguenza di questo tipo di modalità di relazione potrebbe portare ad una difficoltà nel controllare l’assunzione di cibo come accade con le restrizioni alimentari del paziente con anoressia. Non si può comunque ignorare il fatto che a livello clinico le testimonianze delle persone che soffrono di un disturbo del comportamento alimentare spesso riportano di avere relazioni significativamente disfunzionali all’interno dell’ambiente familiare che causano sofferenze emotive a vari livelli.

L’importanza del supporto psicologico per i DCA

A seconda del livello di gravità dei sintomi è necessario rivolgersi agli specialisti del settore che potranno sviluppare una terapia multidisciplinare che tiene conto delle caratteristiche dello specifico soggetto che soffre di anoressia. Medici, nutrizionisti, dietisti, psichiatri, psicoterapeuti e psicologi lavorano insieme per individuare le strategie più efficaci per avviare un percorso di cura.

Un approccio all’alimentazione spesso consigliato per migliorare il proprio rapporto con il cibo è quello della mindful eating. Si tratta di una pratica che incoraggia le persone a rallentare, ad essere attente alle sensazioni fisiche, emozionali e mentali legate all’atto di mangiare, e a prestare attenzione agli stimoli interni ed esterni che influenzano le scelte alimentari. Si basa dunque sull’essere consapevoli e presenti durante il consumo di cibo.

Il problema dell’anoressia porta con sè delle sfide che riguardano il benessere mentale di tutta la famiglia. La sua diagnosi in alcuni casi è difficile: nell’anoressia atipica il calo del peso non è determinante, ma i sintomi mentali incombere sui giovani. Per questo è molto importante il coinvolgimento diretto di tutti i componenti della famiglia nella gestione del problema. Le dinamiche familiari e in particolare il rapporto madre-figlia possono infatti influenzare positivamente la gestione dei sintomi dei disturbi alimentari.

Riconoscere il ruolo che la famiglia può avere nella risoluzione del problema è fondamentale per intervenire in modo adeguato e sostenere le ragazze che soffrono di questo disturbo. Attraverso un approccio empatico, lo sviluppo di una consapevolezza condivisa e con un supporto professionale è possibile contribuire allo sviluppo di un ambiente familiare sano che consente una migliore gestione dei disturbi alimentari.

A chi rivolgersi se soffri di anoressia?

Il 15 marzo si commemora la “Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla“, dedicata alla sensibilizzazione sui disturbi del comportamento alimentare. Queste patologie rappresentano una sfida per la salute pubblica e richiedono un’attenzione particolare sia dal punto di vista sanitario che sociale, data la loro diffusione crescente e l’insorgenza sempre più precoce.

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Fonti:

D Pallecchi, P Psicoterapeuta – Manuale di Nutrizione Clinica a cura di R. Mattei – F. Angeli Milano 2007 – academia.edu

L’anoressia come simbolo di una matrice vuota dominata dalla Madre Drago – MD Weston – funzionegamma.it

L Luccarelli, AM Speranza – Studio sui fattori di rischio nella relazione madre-bambino – Psichiatria Psicoterapia, 2014 – iris.uniroma1.it

Redazione

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Revisori

reviewer

Dott. Domenico De Donatis

Medico Psichiatra

Ordine dei Medici e Chirurghi della provincia di Pescara n. 4336

Laurea in Medicina e Chirurgia presso l'Università degli Studi di Parma. Specializzazione in Psichiatria presso l'Università Alma Mater Studiorum di Bologna.

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Dott. Federico Russo

Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale e Neuropsicologo, Direttore Clinico di Serenis

Ordine degli Psicologi della Puglia n. 5048

Laurea in Psicologia Clinica e della Salute presso l’Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti. Specializzazione in Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale a indirizzo neuropsicologico presso l’Istituto S. Chiara di Lecce.

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Dott.ssa Martina Migliore

Psicologa Psicoterapeuta specializzata in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale

Ordine degli Psicologi dell'Umbria n.892

Psicologa e Psicoterapeuta cognitivo comportamentale, docente e formatrice. Esperta in ACT e Superhero Therapy. Membro dell'Associazione CBT Italia, ACT Italia e SITCC. Esperta nell'applicazione di meccaniche derivanti dal gioco alle strategie terapeutiche evidence based e alla formazione aziendale.