Perché reiteriamo negli errori: il mito di Sisifo e un po’ di Freud

Esplora il motivo per cui tendiamo a ripetere gli errori, con un’analisi tra il mito di Sisifo e i concetti di Freud.
il mito di sisifo

Il Mito di Sisifo: spiegazione

Nella mitologia greca, Sisifo era un re di Corinto noto per la sua astuzia e intelligenza. Il mito di Sisifo è stato tramandato principalmente attraverso un racconto presente nei lavori di Omero e, in modo più dettagliato, nell’opera “Il mito di Sisifo” di Albert Camus.

Il mito narra che Sisifo fu condannato dagli dei a un destino eterno: dovette trascinare una grande roccia fino alla cima di una montagna, ma ogni volta che stava per raggiungere la vetta, la roccia scivolava via e Sisifo doveva ricominciare da capo. Questa punizione era vista come una delle più crudeli, poiché Sisifo era condannato a un lavoro senza fine, in cui ogni sforzo era inutile e destinato a ripetersi all’infinito.

Il mito di Sisifo è stato interpretato in vari modi nel corso dei secoli. Una delle interpretazioni più famose è quella di Albert Camus, filosofo esistenzialista del XX secolo. Questa ribellione contro l’assurdità della vita rappresenta per Camus l'”amore vero” per la vita e la volontà di continuare a lottare nonostante le avversità.

Il Mito di Sisifo: Albert Camus

Quando si parla del Mito di Sisifo, spesso il primo pensiero va al saggio di Albert Camus, pubblicato nel 1942. Nel libro, così come nel mito, Sisifo viene descritto come il più furbo tra gli uomini. Così furbo da ingannare persino gli dèi, che al momento della sua morte lo condannano a una tremenda punizione: ogni giorno deve spingere in cima a una montagna un enorme macigno, che puntualmente rotola a valle, costringendolo a ripetere questa azione all’infinito.

Il personaggio di Sisifo simboleggia tutto ciò che non ha uno scopo: il principe delle cause perse, l’emblema dell’uomo che si impegna in attività che non hanno alcun esito. Dal punto di vista psicologico, la sua condanna ricorda un processo che avviene molto spesso nelle nostre vite, e che ne caratterizza l’andamento: la coazione a ripetere. La sua storia riflette la natura della relazione tra l’essere umano e il senso di scopo, portando alla riflessione sul significato della nostra esistenza e sulle sfide che affrontiamo nel cercare di trovare un senso nella vita.

Il Mito di Sisifo in psicologia

Il mito di Sisifo ha ispirato numerosi studiosi nel campo della psicologia e della psicoterapia, offrendo una lente attraverso cui esplorare temi come la resilienza, il senso della vita e la condizione umana. Alcuni degli elementi del mito di Sisifo che sono stati applicati al contesto psicologico includono:

  • la condizione umana – rappresenta la condizione umana caratterizzata da una lotta costante e apparentemente senza fine. In psicologia, questo può essere interpretato come la natura della vita umana, con tutte le sue sfide, fallimenti e fatiche;
  • la resilienza – Sisifo continua a compiere il suo compito nonostante le difficoltà e le delusioni. Questo può essere visto come un esempio di resilienza, la capacità di affrontare le avversità e di adattarsi alle sfide senza perdere la speranza;
  • la ricerca di significato – anche se il compito di Sisifo sembra privo di scopo, egli continua a perseverare. Questo può essere interpretato come un’esplorazione del tema del significato nella vita umana e della ricerca di un senso nell’esistenza;
  • accettazione dell’assurdità – può essere visto come un’espressione dell’assurdità della vita umana, con tutte le sue contraddizioni e apparenti assurdità. In psicologia, questo concetto può essere collegato all’idea di accettare le realtà della vita, anche quando sembrano prive di senso o ingiuste.

Questi elementi del mito di Sisifo offrono uno spunto per comprendere meglio la complessità della mente umana e le sue capacità di affrontare le sfide e trovare significato anche nelle situazioni più difficili. Inoltre, evidenziano l’importanza delle capacità e competenze relazionali nell’affrontare le sfide della vita e nel costruire rapporti significativi con gli altri.

Cos’è la coazione a ripetere

La coazione a ripetere è un concetto postulato da Sigmund Freud, che si basa sul suo lavoro sulla libido e sulle pulsioni umane. Secondo Freud, gli esseri umani sono spinti a cercare il piacere, ma accanto a questa pulsione di vita può esserci anche una pulsione opposta, quella di morte, che cerca di riportare la mente a uno stato di stasi e di annullare le tensioni.

La coazione a ripetere si manifesta come un incessante ritorno a situazioni di disagio e sofferenza, con l’individuo che tende a ricreare esperienze dolorose del passato. Questo processo avviene in modo inconscio e coercitivo, con la persona che si trova costretta a ripetere tali situazioni nonostante il proprio disagio. Inserendo questa dinamica nelle relazioni interpersonali, si può comprendere come la coazione a ripetere possa contribuire alla formazione di relazioni tossiche, in cui si ripetono schemi disfunzionali e dannosi senza rendersene conto.

L’omesostasi

La nostra mente è più affezionata all’equilibrio che al cambiamento, che spesso ci provoca spavento o ansia. Si dice omeostasi l’insieme di forze che mantengono la psiche in uno stato di equilibrio, anche quando questo equilibrio è una fonte di sofferenza. La sofferenza, come esperienza individuale, a volte è più sopportabile di un cambiamento. Fa più paura ciò che non si ha mai vissuto, rispetto a ciò che si conosce (anche se fa male). Il nostro cervello predilige gli automatismi, è un economizzatore: preferisce esperienze già note, per le quali può attuare risposte immediate.

In alcuni casi, ci ritroviamo a ripetere compulsivamente situazioni spiacevoli in cui ci sentiamo passivi, simili a Sisifo che trasporta un masso sulla cima di una montagna solo per vederlo cadere giù e dover ricominciare. Questa dinamica può essere paragonata a una forma di manipolazione mentale, in cui ci si costringe a ripetere schemi dannosi senza rendersene conto.

Il Mito di Sisifo in psicologia

Come uscire dalla coazione a ripetere

Per uscire dalla coazione a ripetere, dobbiamo capire che non siamo una parte passiva. Prendiamo alcune delle classiche esperienze di ripetizione che potresti aver sperimentato in una relazione, o come genitore:

“Li trovo tutti io i traditori”

“Ogni persona che conosco mi abbandona”

“Mi comporto come si comportava mio padre con me”

Chi esprime questi pensieri, spesso pensa di essere inerme, come uno spettatore seduto in platea che guarda la propria tragedia, in quella che potremmo definire una profezia che si auto-avvera. La chiave per capire le dinamiche della coazione a ripetere, e per scrollarsele di dosso, è comprendere le proprie responsabilità: la forza del meccanismo sta nella mancanza di consapevolezza.

Se siamo poco consapevoli dei nostri stati emotivi ci è più facile mettere in atto meccanismi inconsci (come la coazione a ripetere) che aiutano il cervello a difendersi da un evento spiacevole. Quindi continuiamo a fare le stesse scelte, a circondarci di persone che potrebbero fare del male, a cercare l’amore o l’affetto in qualcuno che non può o non vuole darlo. E soprattutto, a sentirci vittime di un mondo arido e malvagio.

Questo circolo vizioso può portare a incomprensioni continue con sé stessi e con gli altri, alimentando ulteriormente il senso di frustrazione e insoddisfazione.

Il primo passo

Il primo passo per uscire dalla coazione a ripetere è divenire consapevoli della propria responsabilità attiva. La consapevolezza consente di focalizzare l’attenzione sulle proprie scelte ed emozioni. Non è un processo facile, ma può diventare più semplice con l’aiuto di un o di una professionista.

Questo processo aiuta a riconoscere e a distanziarsi dalle persone tossiche, aprendo la strada a relazioni più sane e soddisfacenti.

La psicoterapia

La psicoterapia può essere uno strumento utile per svegliare il proprio grado di consapevolezza e allenare l’attenzione, così da scovare i comportamenti volti a ripetere il trauma.

Come uscire dalla coazione a ripetere

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Fonti

  • Camus A., Il Mito di Sisifo, 1947
  • Freud S., Al di là del principio di piacere, 1920
Dott.ssa Roberta Pignatelli

Approccio:
Titolo di studio
Descrizione
Classe 1995, salto tra psicologia, attivismo e meme di gatti come la pallina del flipper. Giro per Ravenna, Cesena, Torino e Milano tessendo relazioni e mangiando piadine. Ho una laurea magistrale in Psicologia clinica a Torino. Attivista eco-sociopolitica, mi interesso di psicologia politica, ideologie, populismo e percezione delle disuguaglianze."

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Revisori

reviewer

Dott. Domenico De Donatis

Medico Psichiatra

Ordine dei Medici e Chirurghi della provincia di Pescara n. 4336

Laurea in Medicina e Chirurgia presso l'Università degli Studi di Parma. Specializzazione in Psichiatria presso l'Università Alma Mater Studiorum di Bologna.

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Dott. Federico Russo

Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale e Neuropsicologo, Direttore Clinico di Serenis

Ordine degli Psicologi della Puglia n. 5048

Laurea in Psicologia Clinica e della Salute presso l’Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti. Specializzazione in Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale a indirizzo neuropsicologico presso l’Istituto S. Chiara di Lecce.

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Dott.ssa Martina Migliore

Psicologa Psicoterapeuta specializzata in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale

Ordine degli Psicologi dell'Umbria n.892

Psicologa e Psicoterapeuta cognitivo comportamentale, docente e formatrice. Esperta in ACT e Superhero Therapy. Membro dell'Associazione CBT Italia, ACT Italia e SITCC. Esperta nell'applicazione di meccaniche derivanti dal gioco alle strategie terapeutiche evidence based e alla formazione aziendale.