Guida ai meccanismi di difesa: la scissione dell’io

Il meccanismo di difesa della scissione dell’io, studiato sin dai primi lavori di Freud, si manifesta quando una persona suddivide la propria esperienza emotiva in modi estremi e incompatibili

In questo articolo esploreremo cosa è la scissione dell’Io, la sua funzione nella psiche umana, l’influenza delle teorie di Freud e le conseguenze che può avere sulla salute mentale e sulle relazioni interpersonali. 

Inoltre, analizzeremo come la terapia può svolgere un ruolo cruciale nel favorire la consapevolezza, l’integrazione e la flessibilità emotiva per superare gli effetti negativi di questo meccanismo di difesa. 

I meccanismi di difesa

La struttura difensiva dell’individuo è plasmata da una complessa interazione di 4 fattori intrinsecamente connessi

  1. Il temperamento costituzionale

Rappresentato dalle predisposizioni innate della personalità, influenza il tipo di difese che un individuo potrebbe sviluppare. 

  1. Le esperienze negative vissute durante la prima infanzi

Gli eventi traumatici o le esperienze negative durante l’infanzia possono influenzare lo sviluppo di difese specifiche.

Le difese potrebbero essere adottate come meccanismi per proteggersi da ansie o stress emotivo.

  1. Le difese insegnate da adulti significativi

Gli adulti significativi, fungendo da modelli e guide, insegnano implicitamente o esplicitamente modalità specifiche di difesa. 

  1. Le conseguenze derivanti dall’uso di particolari difese

Le esperienze personali giocano un ruolo chiave nello stabilire l’efficacia di una difesa.

Se una difesa è efficace nel fornire un senso di sicurezza o nel gestire lo stress, l’individuo potrebbe essere incline a utilizzarla nuovamente in situazioni simili.

Le difese possono essere divise in primarie e secondarie.

  1. Difese primitive o primarie

Queste difese sono spesso associate a risposte automatiche e istintuali alle minacce percepite.

Possono coinvolgere la negazione, la proiezione e la regressione. 

Sono considerate “primitive” perché sono presenti già nei primi stadi dello sviluppo psicologico.

  1. Difese mature o secondarie

Queste difese coinvolgono una maggiore consapevolezza e controllo da parte dell’individuo.  

Possono includere la razionalizzazione, la sublimazione e l’umorismo. 

Sono considerate “mature” perché riflettono una maggiore capacità di gestire le sfide in modo più adattivo.


Cos’è la scissione dell’io?

La scissione dell’io è un complesso meccanismo di difesa psicologica che si manifesta quando una persona suddivide la propria esperienza emotiva o le percezioni personali in due polarità. 

In altre parole, questa difesa psichica comporta la divisione o la separazione di aspetti della realtà psicologica al fine di semplificarli e renderli più gestibili dal punto di vista emotivo.

La scissione dell’io è considerata generalmente come una difesa primaria.

Una delle caratteristiche fondamentali della scissione dell’io è la tendenza a percepire se stessi, gli altri o le situazioni in termini assoluti e polarizzati. Ad esempio, un individuo potrebbe vedere se stesso come completamente buono e competente in un contesto, mentre in un’altra situazione si percepirebbe come completamente incapace e inadeguato. 

Lo stesso principio si applica alle percezioni degli altri: una persona potrebbe essere vista come totalmente positiva o totalmente negativa, senza spazio per le sfumature o le ambivalenze.

Freud e la scissione dell’io

Freud esplorò il concetto di scissione sin dai suoi primi lavori, affrontandolo in continuità con le idee di Breuer e Janet. Inizialmente, la scissione era vista come una forma di dissociazione della coscienza, un meccanismo di difesa psichica contro traumi emotivi. 

Nel corso del tempo, Freud sviluppò e affinò il concetto, utilizzando il termine “scissione dell’Io” nel 1915 per descrivere la contrapposizione di una parte dell’Io all’altra, specialmente nei casi di melanconia.

Freud approfondisce il concetto di scissione come meccanismo difensivo nei suoi lavori più maturi. La vede come una lacerazione dell’Io che persiste nel tempo, risultante da una reazione a un trauma e alimentata dal diniego. 

Questa lacerazione non si risana, ma si approfondisce nel tempo, mantenendo reazioni antitetiche come nucleo della scissione dell’Io.

La scissione, da un punto di vista metapsicologico, incorpora aspetti economici e dinamici

Freud introduce il concetto di “forza” economica e sottolinea l’esistenza di due impostazioni contrastanti ed indipendenti nella vita psichica, una appartenente all‘Io e l’altra all‘Es

La scissione è quindi considerata come un processo ubiquitario, presente tanto nel sogno quanto nella formazione del Super-Io, e agisce sia inconsciamente che come meccanismo difensivo.

Qual’è la sua funzione?

La scissione dell’Io, secondo Freud, svolge diverse funzioni cruciali nella psiche umana. Nel contesto della melanconia, diventa evidente come questo meccanismo permetta la formazione di ciò che Freud chiama “istanza critica“. 

Inoltre, la scissione è coinvolta nel passaggio dal principio di piacere al principio di realtà, e contribuisce ai processi di sviluppo dell’apparato psichico, differenziandolo in sistemi distinti. 

Persino la formazione del Super-Io avviene attraverso un atto di “separazione” dall’Io.

Andando oltre Freud, questo meccanismo di difesa è spesso attivato come risposta a esperienze emotive intense o situazioni traumatiche: la mente cerca di semplificare e proteggere l’individuo dalla complessità delle emozioni contrastanti o degli elementi ambigui, creando una divisione netta tra il “buono” e il “cattivo”. 

La scissione dell’io può essere considerata come un tentativo di affrontare l’ansia derivante dall‘incapacità di integrare in modo armonioso aspetti contraddittori della propria identità o delle relazioni interpersonali.

Esempi di scissione dell’io

Gli esempi di scissione dell’io si manifestano in vari contesti della vita quotidiana, riflettendo la tendenza umana a semplificare le esperienze emotive complesse.

In un contesto lavorativo, un individuo può percepire il proprio capo come un leader straordinario quando si sente apprezzato e supportato, ma come un nemico quando riceve critiche o feedback negativo.

Allo stesso modo nell’ambito delle relazioni interpersonali, una persona potrebbe percepire il proprio partner come perfetto quando soddisfa le sue esigenze e come completamente negativo quando sorgono conflitti o desideri non appagati.

Conseguenze della scissione dell’io

La scissione dell’io, come meccanismo di difesa psicologica, può produrre un impatto significativo sulla salute mentale e sulle relazioni interpersonali di un individuo. 

Questo processo comporta la separazione di aspetti incompatibili dell’esperienza emotiva o delle percezioni personali, portando a una visione del mondo polarizzata e semplificata.

Vediamo alcune conseguenze.

  1. Limitazione della comprensione emotiva

Quando le emozioni vengono suddivise in estremi opposti, si perde la capacità di cogliere la complessità delle sfumature emotive che caratterizzano l’esperienza umana. 

Questa semplificazione e categorizzazione eccessiva delle emozioni possono impedire di affrontare in modo adeguato la gamma completa delle proprie risposte emotive.

  1. Rigidezza mentale

Le persone che adottano questo meccanismo di difesa spesso vedono il mondo in termini di “tutto o niente”, senza riconoscere la ricchezza delle possibilità e delle sfumature che caratterizzano la realtà. 

Ciò può portare a un pensiero rigido e a una resistenza al cambiamento o alla considerazione di nuove prospettive.

  1. Difficoltà nelle relazioni

Le relazioni interpersonali possono essere notevolmente influenzate dalla scissione dell’io. 

Quando si percepisce se stessi o gli altri in termini estremi, si creano basi per: 

  • malintesi;
  • conflitti;
  • difficoltà comunicative

La mancanza di spazio per le sfumature e le complessità delle relazioni può portare a un isolamento emotivo e a una difficoltà nel costruire legami significativi.

  1. Difficoltà nell’accettazione di sè

Accettare sé stessi diventa un compito arduo quando la scissione dell’io è predominante

La visione polarizzata di sé stessi può ostacolare la formazione di un’immagine equilibrata e realistica, poiché si tende a ignorare o negare parti della propria personalità che non si adattano alla visione estrema.

Come la terapia può aiutare?

La terapia può svolgere un ruolo significativo nel mitigare gli effetti della scissione dell’io e favorire una maggiore consapevolezza, integrazione e adattabilità emotiva. 

Ecco alcuni modi in cui la terapia può essere utile.

  1. Esplorazione delle origini

Attraverso la terapia, gli individui possono esplorare le origini della scissione dell’io, comprendendo meglio come questo meccanismo di difesa si sia sviluppato

Capire le esperienze passate e le dinamiche familiari può essere il primo passo per affrontare e superare i modelli di pensiero polarizzato.

  1. Consapevolezza emotiva

La terapia può aiutare le persone a sviluppare una maggiore consapevolezza emotiva, incoraggiandole a riconoscere e accettare una gamma più ampia di emozioni senza giudizio. 

Questo favorisce un approccio più flessibile alle proprie risposte emotive.

  1. Integrazione delle parti

Lavorando con uno psicoterapeuta, gli individui possono imparare a integrare le diverse parti della propria esperienza emotiva e percezione di sé. 

Questo processo mira a ridurre la polarizzazione e a consentire una visione più completa e sfumata di sé stessi e del mondo.

  1. Sviluppo della flessibilità cognitiva

La terapia cognitivo comportamentale può essere particolarmente efficace nel promuovere la flessibilità cognitiva

Gli individui imparano a sfidare e ristrutturare i modelli di pensiero rigidi, sviluppando una prospettiva più equilibrata e adattabile.

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Ludovica Feliziani

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Descrizione
Anima solare e (quasi) psicologa clinica, sono la blog manager di Serenis. Qui unisco il mondo della psicologia a quello del copywriting. Credo nell'importanza di imparare dagli errori, nella comunicazione aperta e nella condivisione, cuore di tutto ciò che faccio.

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Revisori

reviewer

Dott. Domenico De Donatis

Medico Psichiatra

Ordine dei Medici e Chirurghi della provincia di Pescara n. 4336

Laurea in Medicina e Chirurgia presso l'Università degli Studi di Parma. Specializzazione in Psichiatria presso l'Università Alma Mater Studiorum di Bologna.

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Dott. Federico Russo

Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale e Neuropsicologo, Direttore Clinico di Serenis

Ordine degli Psicologi della Puglia n. 5048

Laurea in Psicologia Clinica e della Salute presso l’Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti. Specializzazione in Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale a indirizzo neuropsicologico presso l’Istituto S. Chiara di Lecce.

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Dott.ssa Martina Migliore

Psicologa Psicoterapeuta specializzata in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale

Ordine degli Psicologi dell'Umbria n.892

Psicologa e Psicoterapeuta cognitivo comportamentale, docente e formatrice. Esperta in ACT e Superhero Therapy. Membro dell'Associazione CBT Italia, ACT Italia e SITCC. Esperta nell'applicazione di meccaniche derivanti dal gioco alle strategie terapeutiche evidence based e alla formazione aziendale.