Che cos’è il parenting?

Cosa implica il parenting nel mondo moderno? Un approfondimento sulle diverse tecniche e filosofie educative per guidare i bambini verso un’infanzia felice e una maturità equilibrata

Il termine parenting è una parola inglese che significa letteralmente “genitorialità“. Questo concetto ha iniziato a svilupparsi ed essere studiato perlopiù dall’inizio del ‘900 e viene tutt’ora approfondito da vari autori che trattano l’età evolutiva.

In particolare, nel 1900 ha iniziato a prendere maggior importanza il concetto di genitorialità e di ruolo genitoriale e pedagogico. In parallelo, hanno iniziato a diventare sempre più presenti gli studi e le teorie sui vari modelli educativi, che si basano sulla crescita e sul benessere del bambino.

Il parenting è, in estrema sintesi, il processo relazionale tra bambini e genitori.

Vediamo ora in modo approfondito quali sono le sue caratteristiche.

Cosa si intende per parenting?

Il parenting, come sopra accennato, può essere concepito come un processo relazionale determinato sia dai bambini che dagli adulti che si occupano di loro. In particolare, i genitori in questo caso vengono intesi come importanti figure di riferimento che hanno un ruolo centrale e attivo nella vita dei figli.

Essi hanno la possibilità di facilitare la vita dei propri figli aiutandoli a crescere e svilupparsi all’interno di una cultura specifica.

Nel concetto di genitorialità rientrano diverse variabili, tra le quali le risorse dei genitori stessi e la loro volontà di investimento sul proprio figlio, ma anche elementi esterni come quelli sociali e culturali.

Questi ultimi elementi, hanno un ruolo importante nel parenting, perché sono proprio tali fattori che definiscono quali sono le rappresentazioni sociali dei vari ruoli all’interno della famiglia.

Il parenting in letteratura

Sono diversi gli autori che hanno deciso di studiare e approfondire il concetto di parenting. Alcuni di loro che hanno contribuito maggiormente allo studio di questo processo sono: Winnicott, Bolwby, Stern, Borstein e Visentin.

Winnicott, Bowlby e Stern

Dalle ricerche e dagli studi svolti da questi autori emerge come la relazione tra madre e bambino sia una risorsa preziosa per il benessere e la crescita dei figli.

In particolare, gli autori hanno evidenziato che le cure genitoriali possono influire positivamente oppure negativamente nella formazione del sistema psichico del bambino, nella formazione della sua identità e in molte altre caratteristiche che lo accompagneranno poi durante tutto l’arco della vita.

Borstein

Borstein ha deciso di concentrarsi perlopiù sui genitori, andando ad approfondire maggiormente il ruolo e le funzioni di questi ultimi. Lo strumento principe, in questo caso, è stata l’osservazione della relazione e delle interazioni che intercorrevano tra genitori e figli.

L’indagine si è soffermata su quale fosse il ruolo dei genitori rispetto alle grandi sfide da compiere per il bambino. Alcune delle quali sono l’autonomia, lo stabilire relazioni sociali positive e gratificanti e infine l’apprendimento.

Visentin

Visentin propone un modello di genitorialità che si basa sugli obiettivi psicologici e sociali dell’accudimento del bambino.

Egli approfondisce nello specifico le funzioni genitoriali, termine con cui sono indicate l’insieme delle funzioni che vengono realizzate e portate avanti dal genitore per l’accudimento dei propri figli. L’autore individua 8 funzioni nello specifico, le quali possono determinare uno sviluppo positivo o meno del bambino.

Alcune delle funzioni genitoriali individuate da Visentin sono:

  • funzione protettiva: i genitori dovrebbero poter assicurare al bambino protezione fisica, sicurezza e infine delle cure adeguate alla sua età;
  • funzione affettiva: tale funzione implica la capacità di sintonizzarsi con il bambino e con i suoi stati emotivi dal punto di vista affettivo. Inoltre, l’adulto dovrebbe mettere in atto dei comportamenti che siano espressione dei sentimenti di affetto e di amore provati nei confronti del bambino;
  • funzione regolativa: l’adulto dovrebbe possedere delle strategie che gli permettano di regolare i propri stati emotivi. Allo stesso modo dovrebbe saper fornire al bambino delle strategie, che gli consentano in futuro di poter regolare i propri stati d’animo in autonomia;
  • funzione triadica: relativa alla capacità dei genitori di avere tra loro un’alleanza che viene vista e compresa dal bambino. Allo stesso modo il bambino potrà entrare in quella relazione ed essere riconosciuto come membro anche dai genitori stessi.

Cosa sono le competenze genitoriali?

Il termine competenze genitoriali spesso viene confuso o comunque considerato sinonimo delle funzioni genitoriali. Esistono in realtà delle differenze tra i due concetti.

Le funzioni genitoriali, come visto in precedenza, sono l’insieme di attività che andrebbero svolte dai genitori per poter garantire uno sviluppo e una crescita favorevole del bambino.

Differentemente, quando parliamo di competenze genitoriali ci riferiamo alle capacità effettive, nel presente, del genitore di far fronte ai compiti che l’evoluzione del bambino richiede. Tali competenze possono palesarsi sia quando la famiglia sta vivendo una fase serena e positiva, ma possono manifestarsi anche nelle situazioni di crisi e sofferenza della famiglia stessa.

Che cos’è lo stile genitoriale?

Uno degli argomenti salienti quando si parla di parenting è lo stile genitoriale. Anche in questo caso è importante non confondere questo termine con le competenze oppure con le funzioni genitoriali.

Con la parola stile genitoriale si intendono tutte le varie modalità con cui il genitore entra in relazione con il proprio figlio. Lo stile genitoriale ha una grande influenza sul benessere del bambino ma anche sul clima famigliare in generale.

Parenting funzionale

Il parenting può essere funzionale quando favorisce il processo di crescita del bambino in una situazione di protezione e accudimento. Si tratta dunque di una genitorialità in cui i vari bisogni del bambino risultano soddisfatti, in quanto i genitori riescono a rispondere alle richieste dello sviluppo in modo efficace e adeguato.

Quando ciò non accade si parla di parenting disfunzionale, il quale rischia di compromettere la salute fisica e psicologica del proprio figlio. Se questa disfunzionalità dovesse essere particolarmente negativa parliamo addirittura di parenting maltrattante.

In particolare, l’adeguatezza delle cure ricevute dal bambino nel corso della crescita forma il legame di attaccamento e la rappresentazione di sé e degli altri. In tal modo potrà andare a definire nel futuro la qualità delle relazioni nel corso della sua vita.

Parenting disfunzionale

In questo caso, come sopra accennato, il parenting risulta inadeguato a uno sviluppo sereno del bambino.

Una genitorialità di questo tipo può implicare un accudimento precario, imprevedibile e una difficoltà a sintonizzarsi sugli effettivi bisogni del bambino.

Spesso, i genitori in questa situazione faticano a fare al bambino delle richieste che egli può soddisfare, allo stesso tempo possono rispondere ai suoi bisogni in modo ambiguo. Al figlio arriverà in questo modo un messaggio di indisponibilità del genitore.

Inoltre, il genitore che mostra difficoltà a sintonizzarsi con le reali necessità del proprio figlio, spesso adatterà i bisogni del piccolo in favore dei propri. Ossia, sarà il genitore stesso a scandire i tempi e i bisogni del bambino, senza che quest’ultimo senta realmente quella specifica necessità in quel preciso momento.

Gli effetti del parenting nell’adulto

Un parenting funzionale, disfunzionale o maltrattante durante l’età evolutiva avrà una serie di conseguenze sull’individuo, sul suo benessere o malessere per tutto l’arco della vita.

In particolare, la letteratura e le ricerche presenti sull’argomento mostrano come un parenting funzionale durante la crescita abbia portato l’individuo a un desiderio di genitorialità e ricordi di serenità durante l’infanzia.

Al contrario, chi ha subito un parenting disfunzionale, manifesta anche in età adulta livello di emozioni negative maggiori nella vita personale e nelle relazioni con gli altri. Le emozioni negative riportate maggiormente sono ansia e paura.

La genitorialità viene inoltre concepita come un processo intergenerazionale. Ossia, uno specifico processo di accudimento molto probabilmente verrà tramandato di generazione in generazione. I propri figli saranno dunque accuditi e cresciuti con le stesse modalità che l’individuo ha conosciuto durante la fase dello sviluppo.

Alcuni, che hanno dovuto sperimentare una genitorialità disfunzionale oppure maltrattante hanno tuttavia la possibilità, generalmente tramite un percorso di elaborazione di quanto accaduto, di fornire un parenting ai propri figli più funzionale al loro sviluppo.

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Revisori

reviewer

Dott. Domenico De Donatis

Medico Psichiatra

Ordine dei Medici e Chirurghi della provincia di Pescara n. 4336

Laurea in Medicina e Chirurgia presso l'Università degli Studi di Parma. Specializzazione in Psichiatria presso l'Università Alma Mater Studiorum di Bologna.

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Dott. Federico Russo

Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale e Neuropsicologo, Direttore Clinico di Serenis

Ordine degli Psicologi della Puglia n. 5048

Laurea in Psicologia Clinica e della Salute presso l’Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti. Specializzazione in Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale a indirizzo neuropsicologico presso l’Istituto S. Chiara di Lecce.

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Dott.ssa Martina Migliore

Psicologa Psicoterapeuta specializzata in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale

Ordine degli Psicologi dell'Umbria n.892

Psicologa e Psicoterapeuta cognitivo comportamentale, docente e formatrice. Esperta in ACT e Superhero Therapy. Membro dell'Associazione CBT Italia, ACT Italia e SITCC. Esperta nell'applicazione di meccaniche derivanti dal gioco alle strategie terapeutiche evidence based e alla formazione aziendale.