Genitori iperprotettivi o helicopter parents: parliamone

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Helicopter Mom

I genitori protettivi in psicologia vengono anche definiti helicopter parents. Questo perché tendono, con tutte le loro forze, ad ottenere un controllo verticale sul figlio bombardandolo di richieste di informazioni o rassicurazioni.

Ora, il rapporto che intratteniamo con le figure genitoriali durante l’infanzia e l’adolescenza può avere effetti a lungo termine anche sulla nostra vita adulta. Nel dettaglio, crescere con dei genitori iperprotettivi può portare a problematiche come bassa autostima, disturbi d’ansia, dipendenza affettiva e altro ancora.

Ecco perché è necessario cercare di vivere la genitorialità in modo sano, rapportandosi alle preoccupazioni in maniera funzionale per non influenzare negativamente la vita e il futuro dei nostri figli.

In questo articolo ne parleremo nel dettaglio, analizzando la definizione di helicopter parents, il loro comportamento, gli effetti negativi sul lungo periodo e le possibili soluzioni.

Genitori iperprotettivi come riconoscerli

I genitori iperprotettivi hanno uno specifico stile genitoriale, parallelo a quello del genitore autoritario. Proprio come l’autoritario, l’iperprotettivo tende a fare continue richieste di informazioni al figlio, per rispondere a una sofferenza emotiva spesso causata dall’ansia e dalla preoccupazione.

Questi i segni distintivi di un genitore iperprotettivo o elicottero:

  • durante l’infanzia, fare tutto il possibile per esaudire i capricci del bambino per evitare ogni sua piccola delusione;
  • sostituire il bambino nei compiti quotidiani, come preparargli lo zaino per andare a scuola);
  • escluderlo da attività normali per la sua età a causa di angoscia e preoccupazione;
  • tentare di ottenere controllo sulla sua vita attraverso continue richieste, dialoghi con i professori, con gli amici e via dicendo.

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Genitori iperprotettivi: le cause

Le cause di questi comportamenti possono essere molteplici. Comprendono ad esempio:

  • relazioni disfunzionali con figure genitoriali, che portano il genitore a replicare il modello acquisito;
  • disturbi d’ansia o tendenza alla compulsione;
  • morali troppo rigide o educazione religiosa;
  • aspettative irreali sulla realtà e sulla relazione genitore-figlio.

Molto in generale, possiamo affermare che l’iperprotettività funge come una compulsione: il genitore sperimenta ansia, per rispondere all’ansia mette in campo dei comportamenti disfunzionali (controllo, richieste, sostituzione) che gli forniscono sollievo apparente. In questo modo, però, va a creare problematiche da non sottovalutare al bambino.

Quali sono le conseguenze sui bambini?

Partiamo da un principio: i modelli relazionali esperiti durante l’infanzia diventano la nostra norma di comportamento una volta divenuti adulti. Questo non significa che un bambino cresciuto con genitori iperprotettivi diventerà per forza iperprotettivo, ma che svilupperà problematiche legate a quelle relazioni.

Per esempio potrebbe:

  • sviluppare dipendenza affettiva e cercare relazioni fondate sul controllo e sulla protezione;
  • sviluppare ansia e bassa autostima, causate dalle affermazioni implicite nei comportamenti iperprotettivi (es. "Non sei capace di badare a te stesso, per questo devo farlo io");
  • sperimentare depressione;
  • isolarsi socialmente.

Ricordiamo inoltre che le paure dei genitori tendono a trasmettersi ai figli. Un bambino cresciuto con genitori iperprotettivi, in futuro potrebbe avere paura del mondo esterno, dei rapporti con gli altri, di partecipare ad eventi e altro ancora.

Potrebbe allora sviluppare fobia sociale o altre problematiche legate all’ansia del mondo esterno, come l’agorabia o la filofobia. In alternativa, potrebbe ribellarsi ai dettami genitoriali sviluppando un Disturbo Oppositivo Provocatorio.

Come comportarsi con dei genitori iperprotettivi?

Come genitori, bisogna comprendere che le proprie azioni hanno conseguenze a lungo termine. Conseguenze spesso drammatiche, come quando si insegna ad un figlio che l’amore è legato al controllo e al possesso. Divenuto adulto, il bambino potrebbe instaurare relazioni manipolatorie, fondate sul ciclo della violenza, sulle continue richieste emotive e addirittura sull’abuso.

Ma come comportarsi di fronte all’ansia che spesso ci opprime?

Bisogna agire su due fronti:

  • il fronte della consapevolezza;
  • il fronte di un aiuto sano.

La consapevolezza

La consapevolezza implica la conoscenza a breve e a lungo termine degli effetti dell’iperprotettività. Non parliamo solo degli effetti sul figlio, ma anche di quelli sulla psiche del genitore e degli eventuali problemi familiari.

In quanto comportamento compulsivo, l’iperprotettività tende a fornire un istantaneo sollievo dai sintomi di ansia, tranne poi peggiorarli nel tempo e rendere necessaria una nuova richiesta di informazioni e cioè un nuovo tentativo di controllo.

Chiedere un supporto è fondamentale per capire come gestire i momenti di ansia che è naturale vivere in quanto neogenitori. Gestendo lo stimolo ansiogeno, ed evitando il tentativo di controllo, a lungo andare lo stimolo perderà di intensità e il genitore sarà in grado di agire in vista del benessere del bambino.

Un aiuto sano

Non bisogna pensare che abbandonare lo stile di comportamento iperprotettivo implichi "abbandonare il bambino a se stesso". Significa aiutarlo quando è lui stesso a chiedere un aiuto, prendendo in carico i suoi timori e aiutandolo a trovare una soluzione sana e funzionale.

Si può avere un rapporto protettivo con un figlio anche lasciandogli lo spazio per una scoperta autonoma del mondo circostante, delle bellezze che offre e (appunto) anche dei pericoli che può nascondere.

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Domenico De Donatis
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Domenico De Donatis è un medico psichiatra con esperienza nella cura dei disturbi psichiatrici. Laureato in Medicina e Chirurgia presso l'Università di Parma, ha poi ottenuto la specializzazione in Psichiatria all'Università Alma Mater Studiorum di Bologna. Registrato presso l'Ordine dei Medici e Chirurghi di Pescara con il n° 4336, si impegna a fornire trattamenti mirati per migliorare la salute mentale dei suoi pazienti.

DsMDott.ssa Martina Migliore
Dott.ssa Martina Migliore
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Romana trapiantata in Umbria. Laureata in psicologia e specializzata in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale. Ex-ricercatrice in Psicobiologia e psicofarmacologia. Visione pratica e creativa del mondo, amo le sfide e trovare soluzioni innovative. Appassionata di giochi di ruolo e cultura pop, li integro attivamente nelle mie terapie. Confermo da anni che parlare attraverso ciò che amiamo rende più semplice affrontare le sfide della vita.

FRFederico Russo
Federico Russo
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Psicologo e psicoterapeuta con 8 anni di Esperienza. Iscrizione all’Ordine degli Psicologi - Regione Puglia, n° 5048.

Laurea in Psicologia clinica e della salute, Università degli Studi di Chieti. Specializzazione in Psicoterapia presso l'Istituto S. Chiara.

Crede che la parte migliore del suo lavoro sia il risultato: l’attenuazione dei sintomi, la risoluzione di una difficoltà, il miglioramento della vita delle persone.