Work engagement: come evitare lo stress da lavoro

work engagement

Il work engagement è un concetto che appartiene all’ambito delle risorse umane e descrive il livello di coinvolgimento e dedizione che un lavoratore prova nei confronti del proprio lavoro.

I dipendenti che più si impegnano nel lavoro sono quelli che hanno a cuore il proprio ruolo professionale e sentono che i loro sforzi fanno la differenza nei risultati che ottiene l’azienda.

Il work engagement crea nel lavoratore una sensazione di benessere personale di solito associata all’idea che il proprio contributo sia determinante per il successo dell’azienda.

I datori di lavoro possono favorire il coinvolgimento dei dipendenti attraverso una comunicazione efficace, offrendo premi e creando un clima aziendale favorevole al confronto e alla collaborazione, intervenendo in maniera proattiva per limitare i rischi e affrontare i problemi sul posto di lavoro.

Migliorare il work engagement è dunque un obiettivo utile da perseguire per aumentare la motivazione del lavoratore e migliorare le performance aziendali.

Approfondiamo insieme che cosa vuol dire work engagement, perché è utile svilupparlo, come utilizzarlo per ottenere il successo aziendale e come migliorare il work engagement in azienda.

Cosa si intende per work engagement?

Le ricerche oggi dimostrano che il work engagement può essere fondamentale per il successo di un’azienda dati i suoi chiari collegamenti con la soddisfazione lavorativa e il morale dei dipendenti. I lavoratori più coinvolti in azienda hanno maggiori probabilità di essere produttivi e mantengono prestazioni più elevate. Normalmente questa condizione si verifica all’interno di organizzazioni attente al benessere organizzativo a 360° e con un numero minore di dimissioni registrate.

Il concetto di work engagement nasce a partire dagli anni ’90 ed è ancora oggi considerato un fattore estremamente importante nel settore delle risorse umane. Già lo psicologo e sociologo Elton Mayo aveva dimostrato che la motivazione lavorativa fosse direttamente correlata alle condizioni sociali.

Piuttosto che i bisogni di tipo economico ad essere maggiormente presenti nel dipendente sono bisogni relativi alla costruzione della propria identità sociale, professionale e soprattutto personale.

Secondo Mayo alla base della soddisfazione lavorativa non ci sono motivazioni di tipo economico ma la spinta a realizzarsi in quanto individuo. Il coinvolgimento personale nell’attività lavorativa è dunque lo strumento più importante per aumentare la motivazione intrinseca del lavoratore, per questo comprendere quale lavoro fare risulta essere un aspetto decisamente significativo.

Bisogna però stare attenti a non confondere il work engagement con il fenomeno del workaholism che invece riguarda un disturbo legato all’eccessiva dipendenza dal lavoro, dovuta spesso alla paura di perdere il proprio lavoro. Potrebbero verificarsi situazioni di stress talmente elevate da portare i dipendenti a sperimentare un forte timore nel rientro al lavoro. Il work engagement infatti non produce stress e dipendenza ma al contrario genera una condizione di maggior benessere per il lavoratore.

Quali sono le dimensioni del work engagement?

Il work engagement consiste nello sviluppo di un coinvolgimento del dipendente sia con il proprio lavoro che con l’azienda. Per questo il lavoratore sviluppa una maggiore propensione verso il raggiungimento degli obiettivi della propria organizzazione e desidera essere partecipe dei risultati ottenuti dall’azienda. Le dimensioni fondamentali del work engagement riguardano dunque il grado di coinvolgimento del dipendente.

  • proattività: i lavoratori sanno esattamente qual è il loro ruolo nell’azienda e si impegnano attivamente per offrire il proprio contributo personale grazie al senso di autoefficacia;
  • motivazione: i dipendenti sono motivati ​​a lavorare per la propria organizzazione e sanno quali strumenti utilizzare per ottenenerlo;
  • connessione: i lavoratori sono connessi razionalmente ed emotivamente con la loro azienda, provano gioia quando le cose vanno bene e sono dispiaciuti se qualcosa non funziona come dovrebbe;
  • pensiero positivo: il work engagement porta le persone ad avere un pensiero positivo riguardo il luogo di lavoro, i propri dirigenti e i colleghi. Quando il dipendente più coinvolto parla con altri del proprio lavoro tende a mettere in evidenza le qualità positive piuttosto che quelle negative;
  • fidelizzazione: raramente un soggetto coinvolto emotivamente nel proprio lavoro cercherà delle opportunità professionali alternative anche a fronte della possibilità di avere guadagni maggiori presso altre aziende;
  • lavoro extra: spesso chi ama il proprio lavoro è più disposto a svolgere un lavoro extra dedicando più tempo ed energie nella realizzazione di un obiettivo indipendentemente dal profitto personale che potrebbe ricavarne.

Come migliorare il work engagement in azienda

Molte volte accade che sul luogo di lavoro ci si senta poco apprezzati o riconosciuti e a lungo andare questo sentimento può trasformarsi in una condizione di ansia nei confronti dell’organizzazione e del proprio lavoro. Può anche succedere di vivere una sorta di esaurimento emotivo dovuto ad un carico eccessivo di stress sul lavoro. In questi casi si parla di burnout.

Alcune persone addirittura sono vessate, umiliate o perseguitate sul lavoro e si assiste al fenomeno del mobbing.

In tutti questi casi evidentemente in azienda non sono state create le condizioni per garantire il benessere dei dipendenti e la conseguenza per l’azienda sarà una riduzione della produttività dei lavoratori. Per evitare il crearsi di questi meccanismi è importante cercare di migliorare il work engagement in azienda.

L’obiettivo è quello di investire sulle risorse umane creando un sistema in cui i dipendenti sono spinti a dare il meglio di sé e a tirare fuori tutto il loro potenziale come la creatività o alcune soft skills che caratterizzano ognuno di noi.

I dipendenti coinvolti credono che il loro lavoro sia significativo, si sentono apprezzati e sostenuti dai loro datori di lavoro e hanno la sensazione che il successo dell’azienda sia affidato alle loro capacità.

Come coinvolgere i propri dipendenti

I datori di lavoro potrebbero costruire una strategia di coinvolgimento dei dipendenti a partire dalla teoria della piramide dei bisogni elaborata dallo psicologo americano Abraham Maslow.

Questo modello comprende i bisogni fondamentali di sopravvivenza e sicurezza, i bisogni psicologici di appartenenza e di stima e infine il bisogno di autorealizzazione.

Quest’ultimo è un elemento fondamentale per aumentare il benessere personale perché consiste nel bisogno umano di dare un significato alla propria esistenza anche attraverso i ruoli che interpretiamo nella società. La mancanza di attenzione all’identità dei lavoratori può portare ad un aumento degli stati depressivi nei dipendenti, spesso costretti a lasciare il proprio status lavorativo per abbracciare soluzioni più idonee alla loro condizione.

I datori di lavoro possono sviluppare il work engagement in molti modi:

  • comunicazione: comunicare chiaramente le aspettative e creare le condizioni per una comunicazione aperta, onesta e assertiva;
  • rinforzo positivo: offrire premi e promozioni per rinforzare positivamente i risultati del lavoro aumenta la motivazione;
  • feedback: tenere informati i dipendenti sulle prestazioni dell’azienda e fornire feedback regolari;
  • rispetto: far sentire i dipendenti apprezzati e rispettati e sviluppare la sensazione che le loro idee vengano ascoltate e comprese;
  • collaborazione: stabilire un clima di collaborazione, apertura al dialogo e fiducia reciproca;
  • entusiasmo: introdurre nuove idee e progetti innovativi che possono aumentare l’entusiasmo dei dipendenti;
  • responsabilizzazione: affidare compiti importanti per aumentare il senso di responsabilità nei confronti dell’azienda.

Perché il work engagement è così importante

Quando è presente un disimpegno da parte dei dipendenti si manifestano alcune caratteristiche:

  • dipendenti stressati: i lavoratori si sentono frustrati nei confronti di datori di lavoro, clienti e colleghi;
  • mancanza di motivazione: quando manca la motivazione si cerca di limitare lo sforzo facendo il minimo indispensabile;
  • prestazioni inferiori: le performance e la produttività sono scarse e gli obiettivi necessitano di tempi più lunghi per essere raggiunti;
  • stress da lavoro correlato: le conseguenze sul piano personale di un basso investimento aziendale sul work engagement possono riguardare lo sviluppo di vere e proprie psicopatologie.

Quando invece un’organizzazione dà priorità al work engagement i dipendenti si sentono più motivati, entusiasti e connessi emotivamente sia ai colleghi che all’azienda. L’investimento nel work engagement può contribuire a ridurre il turnover, migliorare la fidelizzazione, motivare i dipendenti e prevenire lo stress da lavoro consentendo all’azienda di rimanere innovativa e agile anche nei periodi di maggior cambiamento.

Il coinvolgimento dei dipendenti è solo uno dei tanti aspetti su cui un’azienda dovrebbe investire ma sicuramente svolge un ruolo fondamentale per costruire un clima positivo, di fiducia che guida e ispira i comportamenti dei dipendenti.

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Redazione

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Revisori

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Dott. Domenico De Donatis

Medico Psichiatra

Ordine dei Medici e Chirurghi della provincia di Pescara n. 4336

Laurea in Medicina e Chirurgia presso l'Università degli Studi di Parma. Specializzazione in Psichiatria presso l'Università Alma Mater Studiorum di Bologna.

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Dott. Federico Russo

Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale e Neuropsicologo, Direttore Clinico di Serenis

Ordine degli Psicologi della Puglia n. 5048

Laurea in Psicologia Clinica e della Salute presso l’Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti. Specializzazione in Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale a indirizzo neuropsicologico presso l’Istituto S. Chiara di Lecce.

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Dott.ssa Martina Migliore

Psicologa Psicoterapeuta specializzata in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale

Ordine degli Psicologi dell'Umbria n.892

Psicologa e Psicoterapeuta cognitivo comportamentale, docente e formatrice. Esperta in ACT e Superhero Therapy. Membro dell'Associazione CBT Italia, ACT Italia e SITCC. Esperta nell'applicazione di meccaniche derivanti dal gioco alle strategie terapeutiche evidence based e alla formazione aziendale.