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Quiet quitting: quando i dipendenti si allontanano silenziosamente

Il “quiet quitting” è un fenomeno sempre più diffuso nel mondo del lavoro, in cui i dipendenti si allontanano gradualmente e silenziosamente dall’azienda, svolgendo solo il minimo necessario previsto dal loro contratto. 

Un articolo del Wall Street Journal che afferma che il 50% della forza lavoro odierna ha scelto di limitare il proprio impegno verso il lavoro

Questo comportamento può avere serie implicazioni per le organizzazioni, ma è anche una risposta alle crescenti pressioni della “hustle culture” che promuove la dedizione totale al lavoro.

Ma da cosa è causato? Come si può prevenire? Che conseguenza ha sulle aziende e organizzazioni?

Risponderemo a queste domande durante il corso dell’articolo.

Cos’è il quiet quitting?

Il quiet quitting, noto anche come “abbandono silenzioso“, è una tendenza in cui i dipendenti decidono di limitare il loro coinvolgimento lavorativo alle sole responsabilità contrattuali. 

Ciò significa che rifiutano di fare straordinari, aderire a progetti aggiuntivi o assumersi ulteriori responsabilità al di fuori delle mansioni previste dal contratto.

Possibili cause del quiet quitting

Una ricerca del 2019 pubblicata su Gallup, evidenzia come molte persone si sentano mancate nelle responsabilità di leadership dei propri superiori, tra cui coinvolgimento, potenziamento e ispirazione dei dipendenti. 

Uno studio della Alabama A & M University, ha identificato 5 responsabilità di leadership a che molte organizzazioni hanno fallito nel comprendere appieno.

  1. Mancanza di adempimento delle promesse

Molte organizzazioni si sono impegnate a migliorare il valore proposto ai dipendenti e a prioritizzare il benessere dei dipendenti, ma hanno avuto difficoltà a mantenere tali promesse in modo rilevante per i dipendenti. Invece di dimostrare impegno verso il benessere a lungo termine dei dipendenti e valorizzarli come individui, alcune organizzazioni hanno trattato i dipendenti come meri strumenti e non hanno onorato gli impegni espressi o impliciti;

  1. Incapacità di dare priorità alla cultura aziendale

La mancanza di una cultura aziendale sana e inclusiva è spesso alla base del fenomeno del quiet quitting. Una cultura aziendale tossica, caratterizzata da disprezzo, mancanza di inclusione, pratiche non etiche, competizione spietata e abuso di potere, può negativamente influenzare la salute fisica e mentale dei dipendenti. Ciò porta ad alti livelli di stress e insoddisfazione lavorativa.

  1. Mancanza di valore verso i dipendenti

Un numero allarmante di supervisori e manager manca di empatia e compassione verso i dipendenti, trattandoli come meri oggetti e non come partner valorizzati. Questo comportamento contribuisce a un’insoddisfazione dei dipendenti e a un distacco dall’organizzazione. L’importanza di prendersi cura dei dipendenti, sia dal punto di vista del loro benessere fisico e mentale che dal punto di vista della loro valorizzazione come individui, è spesso trascurata.

  1. Disconnessione crescente dei dipendenti

La sensazione di appartenenza dei dipendenti all’organizzazione è un aspetto chiave della gestione delle risorse umane. Tuttavia, molte organizzazioni stanno fallendo nel promuovere l’engagement e un senso di appartenenza tra i dipendenti. Questa mancanza di connessione può portare al disimpegno dei dipendenti e influenzare negativamente il loro benessere complessivo.

  1. Incapacità di dare priorità al benessere dei dipendenti

Molte organizzazioni non hanno messo al primo posto il benessere dei dipendenti. Le aspettative di lavoro eccessive, la mancanza di equilibrio tra vita lavorativa e personale, salari bassi, mancanza di opportunità di crescita o sviluppo e altre situazioni stressanti possono influenzare negativamente il benessere dei dipendenti e la percezione di essere considerati solo come risorse da sfruttare.

Il declino dell’impegno dei dipendenti può essere attribuito al mancato adempimento delle responsabilità di leadership fondamentali da parte dei manager e dei supervisori. Questo porta alla mancanza di fiducia nei confronti dei leader odierni da parte dei dipendenti, con conseguente diminuzione sia della produttività sia della volontà di rimanere nell’azienda. 

Per esempio quando i dipendenti non vedono possibilità di sviluppo e crescita professionale all’interno dell’organizzazione, potrebbero sentirsi bloccati o privi di prospettive. Questa mancanza di opportunità può portare alla decisione di limitare l’impegno al lavoro e al “quiet quitting”. 

I dipendenti possono ritenere che non ci sia alcun vantaggio nell’impegnarsi oltre il minimo richiesto se non ci sono possibilità di crescita.

Inoltre, altre ricerche di vari studiosi di management confermano l’importanza del ruolo della leadership, dell’autonomia e del coinvolgimento dei dipendenti, nell’incrementare o diminuire il fenomeno del quiet quitting.

Come evitare il quiet quitting in azienda?

Strategie per migliorare il wellbeing aziendale

Una delle chiavi principali per evitare il quiet quitting in azienda è mettere al centro il benessere dei dipendenti. 

Questo significa creare un ambiente di lavoro che sostenga la salute mentale e fisica dei dipendenti. Le aziende possono implementare una serie di strategie per raggiungere questo obiettivo, come ad esempio fornire un supporto psicologico ai propri dipendenti, così come offrire flessibilità lavorativa

Se ti interessa saperne di più su come incrementare il wellbeing nella tua azienda, dai un’occhiata a questo articolo

Comunicazione efficace e coinvolgimento

Un altro aspetto cruciale è la comunicazione efficace e il coinvolgimento dei dipendenti. Questo significa instaurare un dialogo aperto e costante tra i manager e i membri del team, attraverso dei feedback regolari, obiettivi chiari e un coinvolgimento attivo

La mancanza di una comunicazione efficace da parte dei leader può impedire ai dipendenti di comprendere appieno le aspettative del lavoro o le direzioni strategiche dell’organizzazione. 

Questa mancanza di chiarezza può portare a una mancanza di impegno nel lavoro e alla scelta del quiet quitting come risposta alla frustrazione o alla confusione.

Quiet quitting vs quiet firing

Il “quiet quitting” e il “quiet firing” rappresentano due aspetti distinti delle dinamiche lavorative.

Come detto, il quiet quitting è il fenomeno in cui i dipendenti scelgono volontariamente di allontanarsi gradualmente dal lavoro, riducendo il proprio impegno e coinvolgimento senza comunicare apertamente la loro intenzione di andarsene. 

Dall’altro lato, il quiet firing è una strategia dei datori di lavoro in cui cercano silenziosamente di licenziare un dipendente senza una comunicazione diretta. In questo caso, l’azienda può iniziare a ridurre gradualmente le responsabilità o gli incarichi del dipendente, spingendolo verso un’uscita volontaria o licenziandolo in modo discreto.

È importante notare che mentre nel quiet quitting è il dipendente che prende l’iniziativa di allontanarsi silenziosamente, nel quiet firing è l’azienda che cerca di separarsi dal dipendente senza una comunicazione chiara o un processo di licenziamento formale. 

Entrambi questi fenomeni possono avere conseguenze significative per le organizzazioni, e la gestione adeguata delle risorse umane è essenziale per affrontarli in modo efficace.

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Revisori

reviewer

Dott. Raffaele Avico

Psicoterapeuta, psicotraumatologo e terapista certificato EMDR I

Ordine degli Psicologi del Piemonte num. 5822

Psicoterapeuta, psicotraumatologo e terapista EMDR. È membro della ESDT (European Society for Trauma and Dissociation) e socio AISTED (Associazione italiana per lo studio del trauma e della dissociazione).

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Dott. Rosario Urbani

Psicoterapeuta specializzato in cognitivo comportamentale

Ordine degli Psicologi della Campania num. 6653/A

Laureato in Neuroscienze presso la Seconda Università di Napoli. Specializzato presso l’istituto Skinner in psicoterapia cognitivo comportamentale. Analista del comportamento ABA e specializzato anche nella tecnica terapeutica dell'EMDR.

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Dott.ssa Maria Vallillo

Psicoterapeuta specialista in Lifespan Developmental Psychology

Ordine degli Psicologi del Lazio num. 25732

Laurea in Psicologia presso l'Università degli Studi di Chieti. Specializzazione in psicoterapia e psicologia del ciclo di vita presso l’Università la Sapienza di Roma. Esperta in neuropsicologia e psicodiagnostica e perfezionata in psico-oncologia.