Il binge watching: cos’è e quali sono gli effetti su adolescenti e adulti

Il binge watching è l’abitudine di guardare numerose puntate di una serie TV in successione. Negli adolescenti può influenzare negativamente l’umore, l’attività fisica e le interazioni sociali. È importante bilanciare questa attività con abitudini sane. Scopri come.

Il binge watching consiste nel guardare programmi televisivi, in genere serie TV, per un periodo di tempo molto superiore alla norma (molte ore consecutive).

Questo fenomeno si è diffuso quando le piattaforme di streaming hanno iniziato a mettere a disposizione le puntate dei contenuti tutti in una volta. Prima fare binge watching era molto più difficile, a causa delle pause pubblicitarie e del fatto che le serie, in particolare, seguivano una programmazione giornaliera o settimanale.

L’esplosione di questo comportamento ha dato vita a molti studi sui suoi effetti. La ricerca scientifica ha ottenuto risultati interessanti, che variano a seconda dell’età: esiste infatti una distinzione molto netta tra le conseguenze che il binge watching ha sulla mente adulta e quelle riscontrate sugli adolescenti.

Gli effetti sugli adulti

Per quanto riguarda gli adulti, il binge watching sembra non essere particolarmente pericoloso se attuato non troppo di frequente e con coscienza.

La società in cui viviamo ci spinge a una connessione perpetua: i social media, la messaggistica e le notifiche ci impediscono di prenderci delle vere pause. In questo contesto, il binge watching può aiutarci a staccare dalla tecnologia aggressiva e dai pensieri stressanti.

Chiaramente non si può parlare di un’abitudine sana ed equilibrata. Ma se adottata in casi particolari e con una frequenza molto ridotta – almeno qualche mese tra una “sessione” all’altra – può portare benefici a persone adulte e consapevoli, che abbiamo il controllo dei loro impulsi e che siano coscienti di come funzionano certi meccanismi.

I rischi per i giovani del binge watching

Se invece analizziamo gli studi sugli adolescenti e i giovani adulti, scopriamo che la storia è molto diversa. In questa fascia di età, spesso il binge watching nasce per cercare rifugio da una situazione che non si vuole affrontare.

A livello cerebrale, le reazioni chimiche dovute alla visione prolungata sono paragonabili a quelle di alcune dipendenze comportamentali: grazie alle endorfine, chi guarda può provare una sensazione di rilassamento, ma anche un desiderio costante di sperimentarla nuovamente.

Negli adolescenti questo aspetto è ancora più marcato, perché in questa fase della vita il cervello è più plastico, cioè più incline a modificare il proprio funzionamento in seguito agli stimoli esterni. I

noltre, la corteccia prefrontale si sviluppa completamente intorno ai 24 anni di età: prima, i meccanismi di regolazione delle emozioni e di controllo dell’impulsività non sono ancora pienamente sviluppati.

Prendendo in esame anche il funzionamento delle piattaforme di streaming, che ci portano a iniziare l’episodio successivo al termine di quello appena concluso – dobbiamo scegliere se interrompere, non scegliere se proseguire – è facile per un adolescente avvitarsi su un meccanismo di desiderio compulsivo.

Le funzioni della corteccia prefrontale regolano, tra le altre cose, anche la frustrazione: per le persone abituate al binge watching anche l’attesa diventa qualcosa di poco sopportabile e difficile da gestire, in particolar modo in una società che insegna a ottenere “tutto e subito”.

Un rischio ancora più grande è l’isolamento: il binge watching può spingere gli adolescenti a ridurre drasticamente i contatti, preferendo rimanere in disparte, nella propria zona di comfort, e mettendo a rischio un sano funzionamento sociale in un’età molto delicata.

Ultimi ma non per importanza sono i rischi correlati al sonno e a un corretto mantenimento del ciclo sonno/veglia. Molto spesso, il binge watching si fa di notte: questo va a minare i ritmi circadiani e biologici, con annesse problematiche che possono comparire a livello fisico e anche a lungo termine.

L’attenzione dei professionisti clinici

La preoccupazione clinica è focalizzata in particolar modo su questi due aspetti: le influenze sulla vita sociale e sui cicli del sonno.

Data la risonanza dell’argomento, ci sono nuovi strumenti per studiarlo, in particolar modo questionari che valutano:

  • i sintomi legati al binge watching;
  • la durata e la frequenza del comportamento;
  • l’influenza sulla vita quotidiana;
  • il livello di isolamento causato dal binge watching;
  • fino a che punto l’isolamento viene preferito alle relazioni sociali.

Prevenire i rischi del binge watching

Dato che il binge watching innesca meccanismi che mal sopportano la frustrazione e l’attesa, può essere complicato per i genitori porre limiti a un adolescente: le reazioni aggressive e gli scontri emotivi possono essere frequenti. Proprio per questo è importante prevenire il binge watching, cercando di legare alla visione di film e serie una dimensione di socialità e condivisione, magari guardando i programmi insieme ai figli e creando un’atmosfera piacevole, godendo insieme di tempo di qualità.

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Fonti

  • Gavrila M., Pastore, S., Le vie dell’immaginario: il videostreaming tra sorgente identitaria e nuove dipendenze, 115-142, 2020.
  • Gaito R., L’arte della pazienza: Come essere perseverante in un mondo frenetico, FrancoAngeli, 2021.
  • Costa A., Bugatti A., Lucchini G., Il fenomeno del Binge Watching tra gli adolescenti: uno studio osservazionale descrittivo, 80-108, 2022.
Dott.ssa Maria Vallillo

Approccio:
Titolo di studio
Descrizione
Psicoterapeuta ad orientamento Integrato Cognitivo-Sistemico Interpersonale iscritta all'albo degli psicologi della regione Lazio con il n° 25732. Specializzata in Lifespan Developmental Psychology, con expertise in psicodiagnostica, neuropsicologia e perfezionamento in psico-oncologia. Adotto un approccio completo e integrato al benessere del bambino, della persona e della famiglia, basato su moderne teorie neuroscientifiche ed evidence-based.

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Revisori

reviewer

Dott. Domenico De Donatis

Medico Psichiatra

Ordine dei Medici e Chirurghi della provincia di Pescara n. 4336

Laurea in Medicina e Chirurgia presso l'Università degli Studi di Parma. Specializzazione in Psichiatria presso l'Università Alma Mater Studiorum di Bologna.

reviewer

Dott. Federico Russo

Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale e Neuropsicologo, Direttore Clinico di Serenis

Ordine degli Psicologi della Puglia n. 5048

Laurea in Psicologia Clinica e della Salute presso l’Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti. Specializzazione in Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale a indirizzo neuropsicologico presso l’Istituto S. Chiara di Lecce.

reviewer

Dott.ssa Martina Migliore

Psicologa Psicoterapeuta specializzata in Psicoterapia Cognitivo Comportamentale

Ordine degli Psicologi dell'Umbria n.892

Psicologa e Psicoterapeuta cognitivo comportamentale, docente e formatrice. Esperta in ACT e Superhero Therapy. Membro dell'Associazione CBT Italia, ACT Italia e SITCC. Esperta nell'applicazione di meccaniche derivanti dal gioco alle strategie terapeutiche evidence based e alla formazione aziendale.